Non so dare,
alle cose,
il giusto valore.
Né tantomeno un nome,
perché il pensiero è offuscato
e le parole di uscir dalla mia bocca
non vogliono saperne.
Non so dare un titolo a un film,
a una canzone,
a un dipinto,
a una poesia
perché per me non sono altro
che spettrali frammenti di sofferenza
dai quali l'artista
non riesce a liberarsi.
Non so dare un bacio,
una carezza,
un abbraccio,
perché l'essere solo
ha portato lontano da me
ogni residuo di bene e d'affetto.
Non so vivere,
e nemmeno morire,
perché l'anima è evasa
dalla prigione del corpo
facendo di me un automa,
a cui il tempo,
non lascia alcun segno
sul petto.
Non ho un giorno
per sentirmi felice
e credere a ciò
che il bugiardo mi dice.
Non ho paura
di essere prigioniero
della mia libertà
e di credere che il mondo 
non sia altro
che un teatro in cui
sarò spettatore,
con le mie opere,
fino al suo crollo.