1.34
Shu Lien sentiva la testa dolere, i continui battibecchi fra suo padre e Yong l'aveva portata a scappare fuori dalla loro tenda per osservare il profilo delle montagne all'orizzonte. Aveva un mantello sulle spalle che cadeva leggero fino a terra, la seta rossa si increspava con l'organza blu notte dello hanfu. I suoi cari e amati hanfu, che profumavano di casa.
Shu Lien sorrise nel momento in cui udì il suono di un legnetto spezzato provenire da dietro di lei, e non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per scoprire chi avesse provocato quel rumore. «Didì."
La risata calda di Dalang le carezzò le orecchie, alla stregua della dolce brezza estiva. Quando il suo fratellino uscì dal folto del bosco, coi capelli lievemente allungati che scivolavano sulle spalle e una meravigliosa shenyi verde posta a fasciare il suo corpo allenato, Shu Lien rimase ferma a fissarlo.
Si erano visti solo la scorsa stagione, erano passati tre mesi.
Eppure sembravano trascorsi tre autunni.
Dalang le si avvicinò a passo lesto e la strinse in un abbraccio che le fece mancare il fiato. Shu Lien non aveva avuto modo di coccolare il fratello o scrivergli, durante quei giorni. Ora, finalmente, poteva donargli tutte le sue attenzioni. «Mi sei mancato, non credevo davvero di poterlo dire.»
«Jiejie» la chiamò Dalang, affondando le dita sulla sua schiena. Era ancora più basso di lei, Shu Lien puntellò la sua fronte con un buffetto affettuoso ed entrambi scoppiarono in una risata flebile. «Non abbiamo parlato prima, ma mi dispiace per il brusco arrivo che avete subito a Xuliang. Tuo marito si è subito precipitato a scomodare fuqin, non che lui l'abbia presa bene.»
«Eppure è qui, a due passi da Kaewang. Entro domani avremmo lasciato la contea di Qiong e ci troveremo a mezzo dì di distanza dalla capitale» asserì Shu Lien, sedendo sulla radice sporgente di un albero.
Dalang sedette al suo fianco e accavallò le gambe, oltre il tessuto della shenyi si intravedevano gli stretti pantaloni bianchi. Alle caviglie portava degli stivali di cuoio. Si stava facendo sempre più elegante e bello. Avrebbe avuto successo fra le nobili donne di Xuliang. «Se fuqin è partito non è stato per le suppliche di tuo marito, nostra madre lo ha minacciato. Ha detto che quando l'ha presa in moglie ha sposato anche Kaewang e che se non avesse portato qui il suo esercito sarebbe salita in groppa al primo cavallo e avrebbe guidato personalmente le armate di nostro padre fino alla capitale.»
Shu Lien rise di cuore, perché sapeva benissimo quanto la madre fosse brava a minacciare il padre. Tae-ri aveva quel particolare ascendente su di lui, era capace di fargli cambiare idea. «Mi dispiace non aver avuto nemmeno tempo di parlarle... Non appena siamo scesi dalla portantina è arrivato quel maledetto piccione con una richiesta di aiuto da parte del re.»
Shu Lien si passò le mani sulle guance, cercando di gettare via la pesantezza di quelle giornate. L'unica cosa che aveva desiderato durante il viaggio era tornare a casa, stravaccarsi sul materasso della sua dimora, e inspirare l'odore degli incensi della madre.
Voleva tornare a vivere la sua vita. Invece non aveva potuto fare niente, se non risalire in portantina e dirigersi con il marito e il padre in direzione delle porte della capitale. Il dovere chiamava, e lei era sempre stata sorda.
Dalang la guardò di sbieco, incurvando le labbra in un sorriso tenero. «Muqin sente molto la tua mancanza, Shu Lien. Quando ha saputo che era stata declassata a seconda moglie ha dato di matto. Non ci sarà alcuna pace fra Qiong e Kaewang se tuo marito non onora la sua parte del patto.»
«Non siamo tenuti a parlare di politica, noi due» asserì Shu Lien, appoggiando la testa sulla spalla del fratello minore e inspirando il suo odore di muschio. Era rimasto tutto come lo ricordava. «Kaewang non mi piace.»
«Non avevo dubbi a dire il vero» la prese in giro Dalang, accarezzandole una mano e intrecciando le dita alle sue. Era sempre stato affettuoso, per questo le posò un bacio sulla fronte. «Cos'è che non ti piace? Il clima rigido? Il freddo?»
«La solitudine» asserì Shu Lien, sentendo la voce incrinarsi.
Con Dalang poteva essere sincera. Almeno con lui, se lo sarebbe concesso.
Quando lui udì quelle parole, le cinse le spalle con un braccio e la strinse a sé, sollevando il viso pallido verso la luna piena. «Potevi scrivermi, non lo hai fatto...»
«Era troppo doloroso» asserì Shu Lien, sollevandosi da quell'abbraccio e sgranchendosi le gambe ancora doloranti. «Pensare a te, a muqin, a Qiong... Non hai idea di quanto quel posto, quel palazzo, sia deleterio. Non puoi fidarti di nessuno, devi guardarti le spalle persino dal tuo gemello! E poi... è claustrofobico. Tutti quei corridoi, quei servi che abbassano la testa quando passi, temendo che tu possa fare loro del male... Ti guardano come se fossi un mostro.»
Dalang rimase seduto, aveva notato il modo in cui camminava e si era incupito. Shu Lien non gli aveva detto niente riguardo ciò che era accaduto nelle prigioni, non lo aveva detto nemmeno al padre. Voleva evitare altre insurrezioni, spargimenti di sangue inutili. «Non è questo il peso del potere? Sei la favorita, a quel che ho sentito. Il principe Yong è follemente innamorato della sua seconda moglie, tanto da trascurare la prima moglie. Il fiore di loto ha battuto la peonia.»
«No, Dalang. Il fiore di loto e la peonia sono state punite a causa di una faida tra fratelli, gemelli, nati dallo stesso grembo! Per tutti i Cieli, come si può essere così meschini?!» asserì Shu Lien, che non comprendeva il fratello nell'istante in cui cominciava a ragionare come il padre. L'indole di Yan Kai era presente in quella di Dalang e ciò la spaventava. «E ora ci ritroviamo qui, a due passi dal combattere di nuovo, per qualcosa che non ci riguarda.»
Ci fu un momento di silenzio. Solo uno, prima che Dalang soffocasse una risata, cominciando a cantare nella piacevole lingua di Qiong. «Qí zài fǔ xià rán, dòu zài fǔ zhōng qì.»
Sotto la pentola i fagioli bruciano, nella pentola i fagioli piangono.
Shu Lien aggrottò le sopracciglia. Riconosceva quella canzone, l'avevano canticchiata spesso da bambini, trovandola divertente e ignorandone il vero significato. Era stata composta durante la guerra fra i due regni, dai generali di Qiong. E ora Dalang la guardava, in attesa che continuasse a intonarla.
Così lo fece.
«Běn shì tóng gēn shēng» siamo nati dalla stessa radice.
Yong e Areum.
Shu Lien continuò, con la voce tremante. «Xiāng jiān hé tài jí.»
Perché tanta fretta di uccidermi?
Dalang annuì, come se avesse finalmente colto nel segno. Il peso del potere era quello.
Shu Lien si posò le mani sul naso e chiuse gli occhi, mentre il fratello riprendeva il discorso.
«Io e te abbiamo sangue di Kaewang per via di nostra madre. Ciò che succede in quel regno ci riguarda, e anche da vicino. Siamo i figli della sorella del re» sospirò Dalang, alzandosi in piedi e offrendole il braccio. Non fece domande, si limitò solamente a portarla con sé in direzione dell'accampamento. Yong e Yan Kai stavano ancora discutendo in tenda. «Ascolta Shu Lien, io lo so che questa non era la vita che volevi.»
«No, infatti non lo era...»
«Ma non è detto che questa sia la cosa peggiore che ti sia mai capitata» la bloccò Dalang, un attimo prima di avvicinarsi alla tenda più grande dell'accampamento, in feltro giallo oro, sopra cui correvano dragoni rossi. La notte era illuminata da fiaccole brucianti, le lingue di fuoco si agitavano nel vento. «Nostro padre sta premendo su Yong affinché ti nomini prima moglie.»
Shu Lien serrò le labbra, e anche la stretta sul braccio del fratello, soffocando una risata. «Yong non è nemmeno il principe ereditario.»
«Lo sarà. Sai che la regina Rong Le è dalla nostra» asserì Dalang, ponendosi di fronte a lei. Shu Lien rimase sconcertata di fronte la familiarità mostrata dal fratello nelle trame di Kaewang, lui, però, non le diede il tempo di fare domande. «Fidati se ti dico che entro poche stagioni Yong diverrà principe ereditario, e tu con lui.»
La giovane si morse le labbra, sentendo la voce di Yong sopraelevarsi oltre la tenda. Suo marito doveva star raggiungendo il limite della sopportazione. «Ma la principessa Areum...»
«Nessuno vuole una donna sul trono» replicò Dalang, forse con troppa irruenza, puntando gli occhi onice nei suoi. «La principessa Areum non è favorita dalla corte. Il consiglio di Kaewang non la vede di buon occhio, tutti gli sguardi sono puntati su Yong. Questa è tutta una questione di tempo. Lo sai anche tu che ho ragione.»
Sì, Shu Lien lo sapeva. Sapeva che nessuno voleva una donna sul trono, a parte il re di Kaewang.
E quanto valeva la parola del consiglio, se era il re a decretare il suo comando? Shu Lien si umettò le labbra nell'istante in cui un nuovo messo raggiunse le porte dell'accampamento a cavallo, suonando un corno. In groppa al destriero nero vi era un soldato dall'armatura scintillante, e dietro di lui sostava una donna che Shu Lien aveva già incontrato da qualche parte.
Solo quando la vide scendere da cavallo, comprese.
Ling. La prima dama di corte della regina Rong Le.
Shu Lien sgranò gli occhi quando i suoi occhi incrociarono quelli sottili di Ling. La donna la guardò con freddezza, i lunghi capelli neri erano stati abbandonati lungo la schiena, le labbra carnose erano dipinte di rosso e l'hanbok nero si confondeva con l'oscurità della notte. «Mi preme conferire con il primo principe di Yong. Ordini di sua maestà, la regina Rong Le.»
Shu Lien era turbata, non riuscì a spiccicare nemmeno una parola, ci pensò Dalang a voltarsi in direzione delle guardie del padre e fare loro un cenno. «Chiamate sua altezza reale.»
Le guardie aprirono di scatto i tendaggi e si inoltrarono all'interno della tenda, dopo pochi istanti, Yan Kai fuoriuscì prima ancora di Yong. Shu Lien nemmeno guardò il padre.
Lo odiava. Con ogni fibra del suo essere. Non riusciva a vederlo come il grande generale che era sempre stato, nemmeno in quel momento, con la corazza grigia sul corpo possente, i rilievi di dragoni che percorrevano la cinta che teneva insieme la cintura, e i lunghi capelli castani sollevati in una coda alta, così da mettere in risalto quel viso che era sempre stato troppo simile al suo.
Yong fuoriuscì subito dopo, con il viso affannato e le gote arrossate. La veste color malva che veniva increspata dal soffiare del vento e i capelli bruni che scivolavano imperterriti sulle spalle. «Ling! Cosa ci fai qui? Non dirmi che è successo qualcosa a mia madre, lei sta...»
Ling congiunse le braccia al petto e si inchinò.
Anzi no, si inginocchiò, ma non davanti a Yong.
Davanti a Yan Kai.
Shu Lien si morse le labbra per soffocare un'ingiuria, e ascoltò ciò che quella dama aveva da dire. «Mio generale, vostra altezza reale» chinò il capo Ling, per poi sfiorare anche lei, con lo sguardo. «Principessa consorte.»
Yong aggrottò le sopracciglia quando udì quelle parole. Così come anche Shu Lien, la quale trattenne il respiro nel vedere la dama sollevarsi in piedi a uno sguardo del padre, per sottrarre dallo scollo del suo hanbok un rotolo di pergamena che portava il sigillo reale.
Yan Kai si avvicinò, alla dama e posò una mano sulla sua spalla, come se la conoscesse da lungo tempo. «Quale nuove ci giungono da Kaewang? La regina ha scoperto qualcosa che potrà perorare la causa di Qiong?»
Ling annuì e sollevò la pergamena. Yan Kai la raccolse e, dopo aver strappato il sigillo, la lesse velocemente. Yong si avvicinò a Shu Lien e la guardò, più confuso di quanto non fosse lei. «Cosa succede? Tuo padre conosce Ling e...»
Shu Lien non ebbe modo di rispondere che Yan Kai gettò con violenza la pergamena ai loro piedi, facendoli scattare all'indietro. Solo Dalang rimase immobile, perfettamente rigido come una lastra di ghiaccio. «Fuqin, cosa avete...»
«La prima principessa di Sunju vi ha tradito, daegun mama» asserì Yan Kai, fissando gli occhi neri in direzione di Yong, il quale aggrottò le sopracciglia in una smorfia indignata.
«Cosa state dicendo?»
«Vostra madre mi ha fatto sapere che la principessa Mi-sun e vostro cugino, il terzo principe, Junoh, hanno chiesto di sposarvi al re in persona. Si suppone abbiano una relazione illecita» Yan Kai, nel proferire quelle parole, non usò alcuna delicatezza. Era perfettamente consapevole dell'effetto che avrebbe provocato, perché Yong si stava innervosendo. Shu Lien lo sentiva fremere al suo fianco.
Il principe si abbassò e afferrò il rotolo, osservando gli ideogrammi precisi della madre con gli occhi sgranati. «Voi non potete dire sul serio.»
«Dunque la parola della regina è falsità?» domandò di nuovo Yan Kai, avanzando in direzione di Yong.
Shu Lien osservò quella scena con distacco, perché era come se una tigre si stesse avvicinando alla sua gazzella spaurita. «Fuqin, la principessa Mi-sun amava sinceramente Yong...»
«C'è chi dice che sia stata sorpresa a giacere nello stesso letto con il principe Junoh» replicò Ling, con voce secca. «Vostra altezza, vostra madre vi chiede di tornare a palazzo e punire personalmente i due traditori con le vostre stesse mani. Date modo di vedere al consiglio di vedere fin dove può spingersi la giustizia reale.»
Yong respirava a stento, le sue mani tremavano, e non dal freddo, bensì dalla rabbia. Shu Lien lo vide sbattere al suolo il rotolo e diede loro le spalle, indietreggiare e abbassare lo sguardo, incredulo.
«Quella... quella donna... Non è nient'altro che una puttana! Prima principessa?! Non le hanno nemmeno insegnato a rispettare suo marito!»
Shu Lien sentì la presenza del padre dietro di lei, la sua mano grande che la spingeva dolcemente in direzione di Yong. Il loro primo contatto dopo mesi di assenza. Shu Lien sentì la carne bruciare oltre il tessuto dello hanfu, ma comprese subito cosa il padre volesse che facesse. «Non vi smentite mai, fuqin. Nemmeno in un momento come questo.»
Yan Kai sbuffò una risata sagace, mentre Yong batteva un pugno contro il fusto di un albero. «Sto per farti diventare la donna più potente di Kaewang, Shu Lien. Fa' ciò che devi.»
Ciò che devi.
Shu Lien sapeva di non avere scampo, aveva imparato a sue spese che non le conveniva sfidare il padre. E poi, a conti fatti, quella situazione avrebbe giocato a suo vantaggio. Avrebbe vinto, e Mi-sun sarebbe stata declassata. Quella giovane ingenua si era rovinata con le sue stesse mani.
«Yong!» lo chiamò Shu Lien, avanzando verso di lui. Una folata di vento freddo le si insinuò sotto la gonna, risalì le gambe nude. «Sei un uomo intelligente, lo sai quello che devi fare, adesso, prima che l'intero regno si prenda gioco di te!»
Yong si voltò a fissarla, aveva gli occhi lucidi di nervosismo, le mani insanguinate a causa della forza che aveva usato nello spingere le unghie sui palmi. «Cosa devo fare, Shu Lien? Areum mi ha pugnalato alle spalle e Mi-sun mi ha tradito! Di chi posso fidarmi a questo mondo?!»
«Puoi fidarti di me!» esclamò Shu Lien, puntando gli occhi nei, e avanzando a falcate. Gli afferrò le mani e le strinse, macchiando le proprie dita con il sangue del marito. Quel marito che non riusciva ad amara, ma che, a modo proprio, aveva imparato ad apprezzare. Yong non meritava tutto quel dolore. «Andremo a Kaewang insieme, sbaraglieremo l'esercito nemico e tu punirai quei due traditori.»
Yong sgranò gli occhi di fronte quelle parole, una lacrima scivolò lungo la sua guancia destra, ma Shu Lien gli afferrò il viso fra le mani. Non c'era tempo per piangere, lei lo aveva imparato tardi. «Non osare versare nemmeno una lacrima. Non per una sgualdrina e un bastardo. Tu farai ciò che è giusto.»
«Ciò che è giusto?» rise appena Yong, stringendole i fianchi in un abbraccio. «Non so più cosa è giusto, Shu Lien. Tutto mi si sta rivoltando contro.»
La ragazza gli accarezzò la guancia e scosse la testa, incurvando le labbra in un sorriso speranzoso. «I Cieli mettono alla prova un grande uomo, prima di affidargli il potere. Dimostra ai Cieli che sei all'altezza" asserì, prima di stringerlo in un abbraccio serrato. Yong affondò il viso fra i suoi capelli e inspirò l'odore dei suoi capelli, mentre Shu Lien appoggiava il mento sulla sua spalla.
Solo che, quando la ragazza socchiuse gli occhi, si trovò davanti una pattuglia di uomini.
E fra quelli, vi era Sheng.
Lui, che la guardava distante, stretta fra le braccia di Yong.
Forse aveva visto tutto. Aveva visto come lo aveva manipolato. Aveva visto chi era diventata.
Shu Lien gliel'avrebbe fatta pagare.
Si distaccò dall'abbraccio di Yong e, mentre Sheng li fissava, in lontananza, premette le labbra contro le sue, in modo che vedesse.
Vedesse che era passata avanti, nonostante tutto.
***
Eunji aveva insistito affinché lui e Hana consumassero i pasti all'aperto, per godersi la brezza che di tanto in tanto amava prendersi gioco dei loro capelli.
Il secondo principe, una volta terminato il suo pranzo, chiuse gli occhi e ascoltò distrattamente la moglie dare adito a ogni pensiero. La parlantina di Hana era inarrestabile, ma di grande aiuto per lui, che aveva bisogno di trovare la calma prima di far scoppiare la tempesta.
«Eunji, mi stai ascoltando?» gli domandò a un certo punto la ragazza, sventolandogli una mano di fronte agli occhi. «Sono davvero afflitta, non riesco a concepire!»
Il concepimento era una questione femminile, non doveva essere Eunji a consigliarla a riguardo. Quello era un dovere delle dame, e dei medici, eppure la moglie pretendeva le sue attenzioni e lui non se la sentiva di negargliele.
«Ci sono degli infusi che le serve ti portano ogni mattina, adatti a indurre una gravidanza, ma se questi non bastano, potresti farti visitare per capire se c'è qualcosa che non va» le suggerì Eunji, appoggiando il viso alle nocche.
«Qualcosa che non va?» Hana storse le labbra e il naso in un'espressione allarmata. «No, sono sicura che non ci sia niente di sbagliato in me. Solo che per un principe la discendenza è fondamentale, e io non voglio deluderti.»
Eunji aggrottò le sopracciglia. Non doveva abbassare la guardia, dopotutto Hana aveva una nemica nel suo palazzo. Una donna gelosa, da cui guardarsi le spalle.
«Sei certa che non ci sia niente di sbagliato, ma così non sembra essere.» Le disse, portandosi una mano dietro la testa, dove una parte dei propri capelli erano stati avvolti alla base della nuca con uno spillone d'argento. «Hai notato nel tè e nell'acqua che ti hanno servito qualcosa di strano?»
Hana abbassò lo sguardo sulla ciotola colma d'acqua, e annuì. «Sì, effettivamente mi è parso di sentire un retrogusto amaro. Sembrava muffa.»
«Un retrogusto?» Eunji non attese oltre, si sfilò lo spillone e affondò la punta nel liquido trasparente, notando l'estremità del pendaglio annerirsi. Quella fu una prova più che sufficiente, a conferma dei suoi sospetti. «Sei stata avvelenata, Hana.»
«Avvelenata?!» la ragazza impallidì, i suoi occhi si sgranarono di terrore. «Ma chi avrebbe potuto?»
Eunji gettò lo spillone in un impeto di rabbia e si alzò dal cuscino. «Sarà di sicuro colpa di Chae-ryeong. L'ha già fatto una volta, non avrebbe problemi a farlo di nuovo.»
«Chae-ryeong...» Hana si alzò a sua volta e si portò le mani al ventre. «Quella donna ha davvero superato ogni limite.»
«Dovevi aspettarti che prima o poi avrebbe colpito. Ti ho favorita molto in questi ultimi giorni» rifletté il secondo principe, senza pentimenti. Ciò che aveva condiviso con Chae-ryeong, oltre a passioni e segreti, non era altro che una parvenza d'alleanza. Con Hana, invece, c'era di più. Ed era strano, troppo strano per Eunji, abituarsi a quella sorta di piacevole compagnia. «Vieni, andiamo da lei.»
La ragazza lo prese per mano e, insieme, i due si incamminarono verso i quartieri di Chae-ryeong. La nobildonna era dispersa nei suoi giardini, osservava le farfalle posarsi sui fiori colorati e innalzarsi verso il cielo. Sul suo viso non c'era un'espressione serena, bensì una di rabbia che si accentuò ancora di più non appena posò gli occhi su di loro.
Eunji provò a parlarle, in modo da rendere quell'incontro pacifico, ma Hana non era dello stesso avviso. Infatti, non appena ebbe avvistato la concubina, gli lasciò la mano e si diresse con furia verso di lei.
«Perché stai cercando di farmi del male?!» le chiese, urlando. «Io non ti ho mai fatto niente, ma tu continui a usare metodi meschini pur di indebolirmi!»
Chae-ryeong scoppiò in una risata sprezzante. «Non mi hai mai fatto niente? Forse non ricordi di avermi schiaffeggiata, umiliata, stupida puttana di Haruna?»
Hana, per la collera, aveva finito col prendere colore sulle gote. «Io non ho portato via nessuno. Ho trattato Eunji con sincerità e lui ha capito i miei sentimenti. Sei gelosa solo perché non sarai mai dolce quanto me. Sei troppo cattiva, Chae-ryeong, e invidiosa.»
«Invidiosa? Dovrei essere invidiosa di te?!» le domandò Chae-ryeong, stizzita.
Eunji decise allora di interporsi tra le due, non voleva finire col dare spettacolo.
«Ora basta, Chae-ryeong, so che hai avvelenato mia moglie, quindi farai meglio a darmi l'antidoto se non vorrai andare incontro a una punizione.» Sibilò con astio, guardandola ridere un'altra volta.
«Sono felice che abbiate capito» disse lei, avanzando verso Hana con strafottenza. «E mi dispiace, ma non vi cederò l'antidoto perché non esiste. State pur certi che non riuscirà a concepire per molti mesi. Forse anni.»
Hana cercò di non far scendere le lacrime, sebbene queste ultime le avessero reso gli occhi lucidi. «Pensi che io abbia paura di te, Chae-ryeong? Beh, non è così. Un giorno troverò il modo per espellere il veleno e riuscirò a dare un figlio a mio marito.»
La concubina incurvò la testa da un lato e le sue narici si dilatarono a causa della rabbia. «Spero che il tuo ventre resti una landa arida per l'intera durata della tua miserabile vita!»
Detto ciò, la donna sollevò una mano e fece per schiaffeggiarla, ma prima che questo potesse avvenire, Eunji afferrò il suo polso e la spintonò con brutalità al suolo, adirato.
Hana osservò quella scena stupefatta e replicò con la voce ridotta a un flebile soffio. «Io... Io non ti perdonerò mai per ciò che hai fatto!»
Chae-ryeong fece leva sui gomiti per sostenersi, ma anche lei era incredula. Quando si voltò a fissare Hana, quasi non respirò pur di urlarle contro. «Io non ho bisogno del tuo perdono, maledetta puttana. E tu...» si voltò a fissarlo, ed Eunji non distolse lo sguardo. Non aveva paura di lei. «Sappi che me la pagherai. Pagherete entrambi! Io vi rovinerò con le mie mani!»
Il secondo principe rise, divertito. «Fino a prova contraria, sei tu quella a esserti rovinata. Non pensare che ti favorirò più dopo quanto accaduto.»
«Eunji...»
Non le diede retta. Il giovane afferrò Hana per mano e fece per trascinarla via da quel giardino, ma, di nuovo, la voce stridula di Chae-ryeong irruppe malvagia dietro di loro.
«Presto capirai che uomo ti sei scelta, Hana!» urlò quella donna, facendolo innervosire.
«Andiamo via...» mormorò però la moglie, avanzando in fretta fuori dai quartieri di Chae-ryeong.
Eunji se ne andò con più calma, covando un sentimento talmente aspro che, era sicuro, gli si sarebbe rivoltato contro.
**
Fuqin: padre
Muqin: madre
Didi: fratello minore
La canzone che cantano Dalang e Shu Lien è una canzone realmente esistente scritta durante il periodo dei tre regni. Cao Cao, un grande generale e condottiero, aveva due figli Cao Zhi e Cao Pi. Il maggiore era negligente, per questo lasciò in eredita tutto al minore. Cao Pi allontanò tutti i suoi fratelli dal regno, che si sparpagliarono, dando vita a una guerra civile. I fagioli sono proprio i fratelli.
Il pezzo intonato da Dalang e Shu Lien parte al secondo 56, vi consiglio di ascoltarla perché è molto bella!
Detto ciò, quanto sono fighi i Lu? A me la famiglia di Shu Lien piace davvero tanto, sono tutti degli infami manipolatori che SANNO come sfruttare la persona giusta e acquisire il potere. Yan Kai e Rong Le soprattutto, che quatti quatti stanno portando la contea di Qiong a liberarsi dalla presa di Kaewang. Chissà se anche Shu Lien riuscirà a farlo, dato che ora è ufficialmente principessa consorte e anche lei è riuscita a cucinarsi bene il maritino (e prendersi la rinvincita su Sheng).
Detto ciò cosa succederà quando Yong arriverà a palazzo? EH. Vedrete.
Nel frattempo Chae-ryeong si svela per la STR***... Figlia di buona donna che è sempre stata, e si svela che ha sempre avvelenato Hana. E ora la farà pagare pure ad Eunji, pensate ^^. Noi ci vediamo mercoledì.
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