1.33
Shin teneva i pugni serrati, le unghie si conficcarono nel palmo fino a stritolare la carne. Ogni volta che omaggiava la regina madre usciva con il veleno sotto al palato. Era stancante, oltre che umiliante, essere sempre paragonato a Song e Mi-sun, solo perché emergessero i suoi difetti.
Una volta rientrato nelle proprie stanze non badò a nessuna delle dame e andò a sedersi sui cuscini di seta, fissando il pavimento lucido dove batteva la luce ancora chiara della mattina.
Riconobbe i passi delicati di Yuki avvicinarsi. Camminava come una libellula. Non appena comparve dal corridoio, dopo aver attraverso le ante scorrevoli rimaste aperte, lo raggiunse.
«Shin, sei tornato» lo accolse, sistemandosi dietro di lui per poi posare le mani sulle sue spalle. Ormai non gli dava più del voi.
«Sì, temevo rientrare troppo tardi» mormorò il terzo principe, lasciando che lo sfiorasse in quel modo dolce. Sorrise, mentre avvicinava la tazza con il tè caldo che veniva portato ogni volta che entrava in stanza. «Mi hai aspettato a lungo?»
«Sì, ma gli insegnamenti del pomeriggio mi hanno tenuto impegnata...» gli spiegò, massaggiandogli le spalle. «Come mai sei così teso?»
«Impari in fretta e sei elegante, Yuki, molto più equilibrata di tua sorella» rise appena, soffiando dolcemente sul tè. «La regina non ha fatto altro che discorrere del matrimonio con la Nobile Koryen. Credevo di impazzire.»
E di certo non sarebbe andata meglio. Il primo incontro con Koryen era stato terribile, la sola idea di doverla rivedere e di prenderla in sposa lo angosciava, ma non poteva rifiutarla.
«Perché ti preoccupi così tanto del matrimonio? È solo un accordo tra famiglie, niente di più» sussurrò lei, lasciando che i polpastrelli premessero sul suo collo.
Shin socchiuse le palpebre, beandosi di quel tocco.
«Dovrò comunque rispettare la prima moglie» le spiegò, stringendo la tazza con troppa enfasi. «E come hai potuto vedere anche tu, Koryen non è facilmente gestibile. Temo che qualcosa possa andare storto.»
«Non temere, invece. Il rispetto riesci a dimostrarlo a chiunque ti si pari davanti, con lei non sarà diverso» rise la dama, abbassando le dita sulle scapole. «Anche se Koryen ha un carattere difficile...»
Yuki era davvero la sola persona in tutto il palazzo che avesse una buona considerazione di lui e questo lo faceva sentire bene. La sua futura sposa, invece, stava pretendendo di derubarlo di ogni energia, solo per puro egoismo.
«Ho paura per te» confessò Shin, allungando una mano indietro, quasi a voler cercare la sua. «Quando sarai ufficialmente la mia concubina, dovrai stare attenta.»
Yuki posò il mento sulla sua spalla, dandogli modo di guardarla. Era così bella, con quel viso senza spigoli, i capelli neri che sembravano aver rubato le tenebre del manto notturno, e quegli occhi pieni di luce. «So che quella donna è orgogliosa e che mi guarderà con astio, ma non temere. Anche io sarò accorta.»
Shin fissò il proprio riflesso nello specchio liquido della ciotola, per poi lasciarla a metà sul tavolo.
«Il palazzo è pericoloso. Ricorda cosa è accaduto alla donna di Song, che è il principe con più potere. So che sei accorta, ma nessuno è al sicuro.»
«Ciò che è accaduto alla donna del principe ereditario è stato causato da tuo fratello» mugugnò Yuki, sedendosi di fronte a lui, in ginocchio. «Dovresti stare lontano da lui, se non vuoi entrare nelle sue trame.»
«Dovrei ritirarmi in un tempio, allora, per rimanere al sicuro» Shin le prese la mano riscaldata dal tè e la guardò con un mezzo sorriso. «Farò il possibile per rimanere da parte.»
Lei sembrò più tranquilla e serrò la presa sulle sue dita, per poi avvicinarsi. «Quando sarò la tua concubina, ti terrò impegnato. Così che tu possa stare davvero lontano dai guai.»
Shin posò la fronte alla sua e sussurrò: «Potresti sempre tenermi impegnato ora.»
Yuni sorrise in modo flebile, sfiorandogli dolcemente il mento con le dita.
«Solo se sarai tu a guidarmi.»
**
Saran mugugnò quando una dama finì di stendere uno strato di unguento sulle ferite. Erano ancora fresche e bruciavano di umiliazione, più che di dolore. Saran cacciò via la ragazza, sdraiandosi sul letto con le spalle scoperte e il mento appoggiato alle braccia. Infuocò lo sguardo fino a incenerire qualunque cosa trovasse davanti.
Non si era pentita di aver risposto al secondo principe, scatenando quella assurda punizione. Non si sarebbe mai abituata a piegare la testa e a rimanere in silenzio. Meglio subire dei colpi sulla schiena, che passare per una debole donna qualunque.
La giovane si accorse che Song era appena entrato nella camera, ma non osò guardarlo. Lasciò che si accomodasse sul bordo del letto con un frusciare di seta.
«Saran» la chiamò, sfiorandole la pelle rimarginata. «Dimmi che stai meglio...»
Come osava pensare che stesse meglio? Al suo tocco, Saran voltò il viso dalla parte opposta, sistemandosi su un fianco. Scacciò via i capelli dalla schiena per lasciarla libera. Non aveva intenzione di parlare con lui, non subito, almeno. Un uomo che aveva abbattuto una tigre temeva così tanto il proprio fratello da non avere la forza per difenderla?
Song non smise di sfiorarla, passando le dita sui capelli, per poi tirarli dolcemente.
«Eunji me la pagherà per ciò che ti ha fatto» la avvisò, senza lamentarsi del suo silenzio. «Te lo prometto, non gliela farò passare liscia.»
Saran sospirò. Non era capace di rimanere in silenzio troppo a lungo e in verità non era nemmeno adirata con lui. Con un grande sforzo si mise seduta, lasciando che Song la aiutasse a coprirsi con una veste leggera sulle spalle. A volte temeva di aver dimenticato i suoi doveri.
«Come fai a vivere in un posto come questo? Siamo cinti da mura, le persone ci riservano inchini di falsa cortesia e non possiamo entrare in nessun luogo senza prima essere annunciati. Tutto ciò è snervante» si lamentò Saran, che già percepiva la mancanza del suo amato deserto.
Il principe ereditario sorrise, contento per il solo fatto che avesse risposto. «È stato il mio titolo, finora, a proteggermi dalle calamità di palazzo e dai colpi bassi del secondo principe.»
Vivere in quel modo doveva esser stato difficile. Saran se ne dispiacque. Le vennero in mente molte delle sue parole, ora più facilmente interpretabili. Sistemò i capelli su una spalla, intrecciandoli alle dita. «Perché non togli di mezzo tuo fratello? Mi pare di capire che sia il maggior problema per te.»
«Perché non voglio macchiami le mani del sangue dei miei parenti. Come suole dire sempre mio padre, siamo tutti una grande famiglia» le spiegò, per poi alzarsi e dirigersi verso uno dei bauli dorati che avevano portato in precedenza nelle sue stanze. Afferrò un abito dalle sfumature blu e glielo consegnò. «Comunque, anche se ci provassi non sarebbe semplice. Eunji è furbo...»
«Anche i furbi hanno un cuore che può essere colpito» gli disse, scostando via le lenzuola con i piedi. Si sollevò e gettò via la veste per indossare l'hanbok che scendeva fino a sfiorare le caviglie. A dir poco fastidioso. «Però... se un giorno dovessi stancarti di tutto questo, potresti venire via con me.»
Sì, aveva decisamente scordato ogni cosa. La tribù, Altan, suo padre, la tecnica dei Cieli di Sangue. Saran non sapeva perché, ma quando stava con Song, era felice. Si scordava di tutto il male che le aveva fatto, poteva passarci sopra. Lui, d'altro canto, le stava dimostrando di tenere a lei.
Song sorrise, prendendole il viso fra le mani e accarezzando le guance con i pollici.
«Non sarebbe una possibilità così brutta... Saran» sussurrò, mentre le legava una fascia gialla in vita per fermare l'indumento dalle larghe gonne. «Farò in modo che tu possa essere riaccolta dagli Shonin... Così potremo andare e tornare quando vorremo.»
Saran deglutì a vuoto. Tutto ciò sarebbe stato impossibile. Lui era ancora Song, il principe ereditario di Sunju che aveva distrutto la sua tribù. Saran non sarebbe mai potuta tornare indietro con lui al proprio fianco, nemmeno con delle spiegazioni in mano. Anzi, se avesse continuato a farsi assuefare dall'innegabile attrazione che provava nei suoi confronti, forse non sarebbe tornata affatto.
Preferì non rispondere e lo baciò in modo quasi impercettibile sulle labbra. Song ricambiò per qualche altro istante, poi si allontanò.
«Adesso, però, dovrai essere tu a venire fuori con me. In giardino mia madre mi sta aspettando per sorseggiare del tè. Vuoi accompagnarmi?»
Quella terribile donna che l'aveva guardata quasi non fosse che uno scarto del deserto?
«Sarà un piacere» finse, per quanto dentro stesse morendo dal desiderio di non andare.
«Bene, avviamoci.» Song la prese per mano e uscì insieme a lei, percorrendo i giardini reali.
Saran non aveva mai visto così tanto verde, in confronto al mare di sabbia scura. Si fermarono davanti a un padiglione sotto cui la regina lo attendeva in compagnia di una donna vestita con le sfumature del mare.
«Il mio primogenito!» esclamò la sovrana, facendosi aiutare dalla ragazza ad alzarsi in piedi. Quest'ultima si illuminò. Aveva un piccolo fiore rosso dipinto sulla fronte e una perla che scendeva su di essa.
Saran fece una smorfia. Che utilità aveva indossare gingilli simili?
«Daegun mama» mormorò la ragazza, rivolgendosi a Song, con voce dolce. «Vi ricordate di me? Quando eravamo bambini trascorrevamo spesso il tempo insieme.»
Saran strinse un pugno, adirata, mentre Song si inchinava alla madre e poi alla ragazza.
Le sorrise, persino!
«Mae» la chiamò, avanzando sotto il padiglione. «Sarebbe impossibile scordarsi di te. È un piacere incontrarti di nuovo.»
Impossibile scordarsi di lei? Saran avvampò, sentendo il sangue ribollire nelle vene. Lo avrebbe preso a schiaffi per quella mancanza di rispetto nei suoi confronti. Maledetto principe ereditario. Dove era finito il suo mercante di spezie che sembrava non avere occhi che per lei?
La regina Soseono si sedette con attenzione, sfiorando il ventre gonfio con una mano. «L'ho portata qui per questo, mio caro ragazzo, non vedeva l'ora di incontrarti.»
«Io non so chi sia, lei» ringhiò Saran, facendosi avanti. Per la giovane non era un problema parlare la lingua di Sunju. I nobili credessero fosse ignorante, ma il Biyu era un crocevia di scambi commerciali e se si voleva sopravvivere si doveva imparare a contrattare.
Ma mai, in tutta la sua vita, Saran avrebbe pensato di dover usare le sue abilità linguistiche per interrompere quella scena odiosa.
Mae le rivolse un sorriso e si premurò di rivolgere un sorriso alla regina. «Temo che questa esotica fanciulla sia ancora spaesata dall'arrivo a palazzo. Perdonatela, mama.»
Song si adombrò e replicò immediatamente, volendo difenderla. «Non dovete arrabbiarvi, non è colpa di Saran. È appena arrivata a palazzo e sta imparando come comportarsi.»
La regina contrasse le labbra in una smorfia, mentre Mae si premurava di versare il tè con estrema eleganza, attenta a sollevare la manica della veste. Saran si accomodò al fianco di Song, senza perdere di vista i movimenti morbidi di quella nobile ragazza di Sunju.
«È un comportamento che tollererò, visto il suo basso grado. È una concubina, dopo tutto, e resterà tale» insisté la regina, prima di sollevare la ciotola laccata di rosso e assaggiare la fragranza dolce che si sparse in aria.
Mae replicò con un sospiro: «Imparerà quando sarà scelta la prima moglie, mama.»
La prima moglie? Saran guardò Song, furiosa. Quegli abiti ora cominciavano a stringerle il petto. «Immagino sia preferibile essere scelti che non imposti» mormorò verso Mae, ma questa mentre le passava una tazza piena di tè.
«Madre, siete venuta fin qui per dirmi di prendere una prima moglie, per caso?» le chiese il principe, afferrando la tazza di tè che Mae offrì anche a lui..
La regina Soseono annuì, soddisfatta. Gli spilloni tintinnarono al movimento della testa, su cui troneggiava una voluminosa acconciatura posticcia. «Mae è la figlia del primo ministro, un uomo potente che la rende una personalità di spicco nella corte. Eunji la figlia del ministro della guerra, Shin sta per prendere in moglie quella del ministro dei commenti. Tutti i tuoi fratelli hanno sposato donne di un certo calibro, e tu non puoi certo essere da meno.»
«Sarebbe un vero onore, mama...» asserì Mae, coprendo le labbra con un dito. Aveva quel tono così sommesso, anzi, sottomesso.
Saran strinse i pugni, sgomenta, e attese solo la risposta di Song. Lui ci impiegò così tanto tempo da farle male. «Se Mae vuole essere la mia donna, non le dirò di no. Ma la prima moglie sarà Saran, e lei dovrà portarle rispetto.»
La regina sorseggiò il tè per poi ridere, battendo infelicemente la tazza sul tavolo. «Questo è impossibile, Song. Non ti permetterà di compiere gli stessi errori di Eunji, prendere come prima moglie una donna da nulla è inconcepibile per un principe ereditario.»
Era troppo per Saran, per il suo carattere fumantino. Aveva dimenticato che a Sunju si usasse prendere più mogli. Ora che si trovava faccia a faccia con quella situazione, sentiva il sangue bollire. Non voleva che Song sposasse altre donne. Non voleva condividerlo con nessuno. Batté i pugni sul tavolo e si alzò, allontanandosi arrabbiata e con le lacrime agli occhi. I capelli sciolti, che non aveva nemmeno curato di acconciare, si mossero al vento.
«Saran!»
La voce di Song, che si era alzato dal tavolo per correrle incontro, la raggiunse insieme al vento. Il principe la fermò prima che potesse attraversare un basso ponte di pietra e la voltò verso di sé. Saran sentiva ancora addosso gli sguardi attoniti della regina e di Mae, rimaste immobili sotto al padiglione.
«Non sono venuta fin qui per farmi punire, umiliare, deridere, e poi doverti guardare mentre sposi altre donne, Song!»
Lui le strinse di più il polso e abbassò lo sguardo, come se si vergognasse. «Saran, io un giorno sarò il re e avrò un harem di donne disposte a servirmi. Non posso venire meno a questo dovere, o mi inimicherò l'intero consiglio. Ma amo te, questo devi saperlo. Nessuna sarà nel mio cuore, perché sarà solo tuo.»
La stava forse accontentando?
Saran gli prese il viso fra le mani, accarezzandolo con la punta delle dita e rifletté. Poteva davvero mettere tutto da parte per un solo uomo? Aveva già dimenticato i suoi doveri, si era scordata della tecnica, aveva scelto di seguirlo a Sunju e aveva compreso di non avere abbastanza fegato per poterlo uccidere.
Tornare nel Biyu, con la coda fra le gambe, era inconcepibile. Perciò Saran sarebbe dovuto scendere a compromessi, ma sarebbe stata chiara.
«Se mi ami, non toccarle. Non riesco a sopportare niente del genere, è troppo per me. Sposa tutte le donne di cui hai bisogno, so di non avere potere e di non capire come funzionano le cose qui al palazzo ma... non consumare con loro. Questo puoi promettermelo?»
Aveva bisogno di quella certezza. Stava dimenticando poco a poco i suoi scopi, i suoi doveri con la tribù, ma voleva qualcosa in cambio.
Song rimase in silenzio, poi con timore abbassò lo sguardo.
«Lo prometto» le disse, abbracciandola. «Pur di averti con me, sono disposto a farlo. Non dubitarne.»
Saran mollò la presa sul suo viso e si rifugiò sul suo petto, attenta a non soffrire per le ferite ancora brucianti sulla schiena. Chiuse gli occhi, lasciando dei baci lungo la sua guancia.
Sperava davvero che quella promessa fosse vera e sentita.
**
Daegun mama: vostra altezza (usato per i principi)
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA SARAN STA SOGNANDO, SI STA FACENDO I MIGLIORI FILM MENTALI. Mi rendo conto che ormai a ogni capitolo stiamo giocando a chi sfotte meglio i personaggi e le loro scelte del cavolo, ma godetevi questo clima di DECISIONI INFELICI E PROMESSE INFONDATE finché dura perché dal secondo atto, vi avviso già, ci sarà un salto temporale e i personaggi saranno più adulti e consapevoli <3
Ci sarà poco da ridere.
PER IL MOMENTO PERò DIVERTIAMOCI. Song che dice bugie come non mai, io onestamente avrei dei problemi a stare con uno come lui, avrei sempre paura che mi stia dicendo il falso, ma Saran questo problema non se lo pone. Lei ha già dimenticato i suoi doveri e io non la biasimo.
PERCHE' ANCHE IO STO VOLUTAMENTE PASSANDO SOPRA IL FATTO CHE THIMOTEE CHALAMET STIA USCENDO CON KYLIE JENNER, UN TRADIMENTO IN PIENA REGOLA, MA STO FACENDO FINTA DI NON VEDERE.
Quella che se la passa meglio è Yuki, possiamo dirlo? Consapevole che diventerà una concubina sta già usando tutte le sue carte per farsi favorire da Shin, e fargli dimenticare la simpaticissima prima moglie, CHIAMALA SCEMA. NOH E' LA PIù FURBAH.
Noi ragazzi ci vediamo venerdì con il prossimo capitolo! -3 alla fine del primo atto
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