1.30
Sapere che Mi-sun si fosse sposata poco tempo dopo la sua partenza era stato per Song un gran dispiacere, avrebbe voluto salutare la sua sorellina, ma gli eventi si erano susseguiti troppo velocemente. Una parte della colpa spettava a Eunji, che era venuto meno ai propri doveri rifiutandosi di sposare la prima principessa di Kaewang. Una mossa stupida, aveva pensato Song, visto che se avesse davvero convolato a nozze con quella ragazzina avrebbe potuto vantare grande potere su un vastissimo territorio, ma forse era meglio così.
Song decise di scacciare via quei pensieri e portò le mani, coperte dalle larghe maniche bianche, dietro la schiena. Aveva lasciato che i capelli, tirati indietro sulla testa, scivolassero sulla schiena, com'era stato solito a fare tra gli Shonin. D'altra parte, voleva far sentire Saran a suo agio.
Ora la stava aspettando, in piedi sulla veranda del palazzo che le aveva donato, trepidante al pensiero di vederla vestire uno degli hanbok tipici di Sunju.
«Che oscenità!» esclamò la giovane, uscendo sgraziata fuori dalle porte. Indosso aveva un abito blu e giallo, che sembrava quasi abbracciare le forme minute del suo corpo, ricadendo ben oltre le caviglie. «Non pensavo che questi vestiti fossero una simile tortura.»
«Li paragoni davvero a una tortura?» Song si lasciò andare a una risata, poi le carezzò le guance, incorniciate da lunghe ciocche abbellite da fermagli tintinnanti. «Esageri, Saran, sei davvero bellissima.»
La ragazza arricciò il naso pur di non arrossire, ma le gote si imporporarono ugualmente, dandole un aspetto ingenuo. «Spero sia come dici, però sappi che sono molto infastidita. Le dame non hanno fatto altro che guardarmi come se fossi pericolosa, per non parlare di come fissano te! Sembra che non vedano l'ora di poterti mettere le mani addosso.»
«Deduco tu sia gelosa, se la cosa ti infastidisce tanto» Song soppresse una risata, intrecciò le dita alle sue e la scortò con sé verso uno dei giardini. «Non temere, farò in modo che tutti possano vedere quanto siamo uniti.»
Il primo principe non stava mentendo, voleva davvero che tutti comprendessero l'affetto che li legava. Aveva già sbagliato con Saran e non voleva rischiare di perderla ancora, lei rappresentava una via di fuga da quel mondo fatto di perle avvelenate. Non voleva allontanarsi da lei, perché l'affetto che provava nei suoi confronti era sincero. Senza contare che gli aveva portato la tecnica dei Cieli di Sangue, per lui era stata simile a una benedizione, quella ragazza.
Song provò il desiderio di baciarla, ma dovette contenersi.
«Sai cos'è davvero strano?» domandò poi Saran, cambiando argomento. «Le vostre tende! Sono enormi e piene di oggetti inutili!»
Un'altra risata. Song pensava di non essersi mai divertito così tanto in vita sua.
«Queste non sono tende, ma palazzi, lo sai bene» le disse, arrivando al giardino e inoltrandosi tra l'erba e i fiori. Da quel punto, si riuscivano a scorgere molte delle alte costruzioni regali. «Guarda, lì c'è il Palazzo della Suprema Gioia, e invece là quello della Tranquillità Celestiale e...» Song si voltò e sollevò l'altro braccio in direzione di un padiglione. «Quello è il Padiglione delle Nubi.»
Saran si guardò intorno, spaesata. «Trovo sia inutile dare dei nomi ai posti in cui si dorme. Come trovo che sia inutile vivere in un palazzo! Molto meglio una tenda, da poter spostare ovunque si voglia.»
«Il palazzo è il centro del potere, non può essere spostato» le spiegò Song, fermandosi sulle sponde di un lago artificiale, dove galleggiavano placidi i fiori di loto. Accarezzò le nocche di Saran, parlando con una dolcezza che riusciva a tirare fuori solo quando era con lei. «Restando con me ti abituerai.»
La ragazza sorrise di nuovo a quei contatti, ma non riuscì a dire nulla che la voce cortese di Shin si insinuò nel giardino, spezzando la tenera atmosfera che si era venuta a creare tra di loro.
«Hyungnim» lo chiamò, facendolo voltare. Il terzo principe era a pochi passi da loro, seguito da una dama che reggeva tra le mani uno scrigno di giada.
«Shin» lo salutò di rimando Song, osservandolo inchinarsi formalmente davanti a lui. «Sono felice di rivederti.»
«Anche io» sorrise il fratello, facendo cenno alla dama al suo fianco di avvicinarsi. «Nostro padre mi ha chiesto di far dono alla tua donna di questi gioielli.»
Song vide Saran contrarre il viso in una smorfia. Era chiaro che non apprezzasse quei gingilli, sopportava a stento i lunghi orecchini che le pendevano dai lobi, ciononostante, non poteva permetterle di mostrare ineducazione.
«Guardali pure» la sospinse, facendo poi cadere la propria attenzione sul terzo principe, in maniera che ogni altra questione passasse in secondo piano. «Fratello, che ne dici di passeggiare con me per qualche istante?»
Shin annuì e, dopo aver fatto cenno alla sua dama di seguirlo a distanza, in compagnia di Saran, si affiancò a lui. Song cominciò così a saggiare bene le parole, pima di pronunciarle. Non voleva essere frainteso, non quando si trattava di una questione delicata.
«Shin, sai che nostro padre è molto vecchio e che gli rimangono solo pochi anni di vita. Quando lui se ne andrà sarò io a salire sul trono» gli disse, voltandosi più di una volta a guardarlo, cercando di decifrare i mutamenti del suo viso. «E vorrei fare in modo di avere meno nemici possibili.»
Shin non tradì alcuna emozione, né quando parlò né quando si voltò per rispondergli.
«Mi stai chiedendo se sarò tuo nemico?»
«Ti sto chiedendo di essere mio amico» Song sperava che così dicendo avrebbe scongiurato ogni sorta di ribellione da parte sua. Le lotte per il trono, tra i fratelli, non erano poi così rare, e lui temeva avvenissero a causa del secondo principe, colui che lo guardava con maggiore astio a corte. «Io temo che Eunji possa condizionare le tue idee. Siete fratelli di sangue e sicuramente avrete parlato di me, in negativo.»
Shin abbassò il viso e distolse lo sguardo dal suo, osservando le porte del giardino che, maestose, si innalzavano davanti a loro. «Non è come credi. Per quanto possa ascoltare Eunji, rimango delle mie idee, e tra le mie idee la più importante è quella di non immischiarsi negli affari del trono.»
Song si sentì più leggero a quelle parole e represse a fatica un sorriso di contentezza. «Sono felice di sentirtelo dire. Allora, potrò considerarti un fratello il giorno in cui diventerò re.»
«Se non mi farai del male, io me ne starò da parte, Song» gli riferì, inchinandosi come se volesse concludere al più presto quella conversazione.
Il principe ereditario annuì e poi sollevò una mano verso Saran, facendole cenno di raggiungerlo. «In tal caso ti saluto, Shin. Devo ancora andare a porgere i miei omaggi alla madre reale, ho saputo che è incinta del mio nuovo fratello già da parecchi mesi.»
Shina bozzò una smorfia impercettibile, che Song riuscì a notare.
«Allora ti chiedo di portarle i miei omaggi.» Gli disse, indietreggiando insieme alla sua dama.
«Lo farò di certo» replicò Song, avviandosi insieme a Saran fuori dal giardino, con la mente ancora pervasa dai dubbi.
***
I giorni erano trascorsi tranquilli nel palazzo e Song aveva deciso di passare una notte nella dimora di Saran. Dormire da solo, ora che c'era qualcuno con cui poteva, e voleva, condividere ogni istante, ora sembrava inutile.
Quando il principe entrò nella sala da pranzo, le serve si inchinarono e lui si inginocchiò sui cuscini di fronte il tavolino, attendendo che la padrona di casa si presentasse.
Saran si mostrò dopo pochi istanti, a piedi nudi e con il corpo fasciato dalla sottoveste bianca. Un sorriso si formò sulle sue labbra, dipinte di un rosso rovinato di morsi.
«Quindi mangeremo persino insieme?» gli chiese, avanzando con più naturalezza. «Sono più assetata che affamata.»
«Questo è il trattamento che si riserva a una prima moglie» Song non mancò di afferrarle un polso per sospingerla sui cuscini. Quando fu seduta, le avvolse un braccio intorno ai fianchi e appoggiò il mento sulla sua spalla, facendole adagiare la schiena contro il proprio petto.
«Scommetto che vorresti del vino di riso.» Le disse, sorridendo. «Chiederò di fartelo portare.»
«Non aspetto altro» sussurrò Saran, mentre lui faceva cenno alle dame di eseguire gli ordini. Le donne si inchinarono e uscirono, lasciandoli soli. Allorché Saran gli chiese: «Non ti senti perennemente osservato?»
Song scosse il capo e le accarezzò i fianchi. «No, ci sono abituato a dire il vero. Essendo il principe ereditario, non ho mai vissuto senza qualcuno che non mi controllasse.»
Saran si voltò a guardarlo, rabbuiandosi appena. «A proposito... quel tuo terzo fratello, Shin, sembrava così viscido.»
«Viscido?» Song scosse il capo e lasciò scivolare le dita sulle costole della giovane, coperte dalla veste da notte. «Se lo trovi viscido, è perché non hai ancora incontrato Eunji. Allora cambierai idea.»
«Il secondo principe?» gli chiese Saran, mentre le dame rientravano, adagiando sul tavolo una brocca di porcellana e due tazze della stessa fattura. Si congedarono ancora, sotto lo sguardo inquisitore della giovane. «Mi pare di averlo sentito chiamare da una ragazza vestita di rosa.»
«Oh, sì, ha preso moglie» il buon umore di Song sbiadì, quando si ricordò dei propri doveri. Smise di toccare Saran e versò per entrambi il vino nelle ciotole, porgendone una alla ragazza, con gentilezza. Doveva fare in modo di rabbonirla, prima di chiederle informazioni.
Lei sorrise nel ricevere il liquido profumato, che ingollò in un gesto veloce.
«Saran» la chiamò Song, prendendo da sotto la fascia la pergamena che aveva sottratto agli Shonin per metterla sopra il tavolo. «Devo chiederti un favore.»
Lei sgranò gli occhi e si irrigidì, posando in un impatto troppo violento la tazzina sul tavolo. «Quale favore?»
Song non la lasciò andare, continuò a stringere il braccio intorno sui suoi fianchi, come se temesse di vederla svanire. «Insegnami come usare la vostra tecnica del Cielo di Sangue.»
«No, non lo farò» sibilò Saran, versandosi altro vino. «Ti ho portato la tecnica, ma non ti ho mai detto che ti avrei svelato i segreti che la avvolgono. Doveva essere un simbolo, per te. Niente più di questo.»
Song le sottrasse la brocca di mano. Non voleva che ne abusasse, e non voleva nemmeno che gli fosse ostile. «Non la userò senza il tuo consenso. Noi due resteremo insieme, dunque ci sarai tu a guidarmi.»
Saran si morse il labbro inferiore e passò una mano dietro il collo, mantenendo lo sguardo basso. Song si allontanò, per permetterle di riprendere fiato, ma lei non lo guardò negli occhi, neanche una volta.
«Questa tecnica è molto pericolosa, Song, e ti spiegherò perché non potrai mai usarla» sussurrò, appoggiando il gomito al tavolo. «Innanzitutto, la presenza di uno sciamano del Khusai è necessaria per far in modo che i cieli piangano sangue. Molti uomini devono sacrificarsi, perché se solo uno lo facesse, andrebbe incontro a pericoli non indifferenti.»
«Del tipo?»
«Potrebbe perdere la sensibilità di un arto, oppure tutta la sua energia interna, rischiando la vita.» Dichiarò Saran, bevendo le ultime gocce di vino che era riuscita a versarsi prima di venire fermata.
Song la guardò senza dire nulla, inizialmente. Si passò una mano sulla fronte libera e poi diede voce a un sospiro.
«Grazie per avermelo detto» mugugnò, consapevole che non sarebbe mai stato in grado di usare quella tecnica. Song non avrebbe potuto fare altro che offrirla a suo padre come abbellimento, ma non era questo ciò che gli premeva. Aveva un altro peso sul cuore, che riguardava la piccola donna seduta accanto a lui e che ora, il principe, stava guardando. «Saran, tu non ti fidi ancora di me, vero?»
«Mi fiderò delle tue azioni, Song» mormorò lei, sollevando gli occhi. «E se mi tradirai una seconda volta, sta' certo che non ti perdonerò.»
«Non ti tradirò mai più» le promise Song, in un tono veemente che fu accompagnato da una carezza gentile sulla sua guancia. «Non lo farò, Saran, non voglio perderti.»
Lei lo guardò con quegli occhi zampillanti di fuoco, avvolgendo poi le braccia intorno al suo collo e poggiare le labbra sulle sue. Song ebbe appena il tempo di stringerle le mani sui fianchi, che avvertì la lingua di Saran schiudergli le labbra e unirsi alla sua, in una danza familiare quanto seduttiva.
Allora, il giovane le passò una mano sotto le gambe e l'altra dietro la schiena e, senza distaccarsi dalla sua bocca, la sollevò e la trascinò sul letto. Dopo averla posata sul materasso, le salì sopra e le prese il viso tra le mani, guardandola, per un istante, dall'alto.
«Sarai la mia donna» le disse, scivolando a baciarla sul collo.
Saran diede voce a un leggero sospiro, poi appoggiò le dita sulla schiena e prese a tirargli giù la veste. «Devo essere la sola.»
La sola? Song si bloccò e morse le proprie labbra, preoccupato.
Era vero, le aveva promesso che sarebbe stata la prima moglie e non sarebbe mai venuto meno alla sua parola, ma Saran non sarebbe mai potuta essere la sola. Lui era il principe ereditario, il futuro re di Sunju, aveva bisogno di altre donne, figlie di uomini importanti, che gli portassero in dote maggiore potere. Avrebbe vantato un harem, un giorno, e se non avesse tenuto fede alle tradizioni il consiglio gli si sarebbe rivoltato contro.
Questo, però, non poteva dirglielo. Non in quel momento almeno, così soppresse tutto in un tiepido bacio, che avrebbe posto fine a ogni discussione.
**
Oh, che vi devo dire, Song è figlio di Sunju e, come tutti i suoi fratelli, è un bugiardone. Anche se fino a un certo punto, non possiamo biasimarlo, e non ditemi che lo state facendo. In quanto principe ereditario ha dei doveri, avere un harem era un dovere, non andava solo a beneficio del suddetto re. Song deve mantenere la pace a corte, e i matrimoni sono un ottimo modo per tenere sotto scacco i ministri.
Questo, però, Saran potrebbe anche non capirlo. A tal proposito, sembra quasi si sia dimenticata dei suoi doveri, non trovate? Assuefatta dall'innegabile attrazione che prova nei confronti di Song. Pur tuttavia, ha evitato di spiegargli come funziona la tecnica in modo categorico. Dunque forse proprio sprovveduta non è.
Tra le altre cose, cosa ne pensate del comportamento di Shin? Ambiguo, fa il doppio gioco. Pochi capitoli fa ha detto a Eunji che lo avrebbe aiutato nello spodestare Song, e adesso...
Le cose sono cambiate?
EH BEH! Io vi aspetto venerdì per il prossimo capitolo. A proposito, -7 capitoli alla fine del primo atto uwu
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