1.28
In accordo con l'arrivo della stagione estiva, gli albicocchi avevano cominciato a fiorire. Shu Lien osservava i loro boccioli ogni volta che passeggiava lungo il viale del proprio giardino, con le braccia ciondolanti sulle ampie gonne che riuscivano a nascondere i terribili lividi che le avevano deturpato le gambe.
Il medico le aveva detto di non affaticarsi, ma lei ne aveva abbastanza di starsene a letto a rimuginare. Sapere quanto Yan Kai fosse stato sfacciato nell'attaccare Kaewang l'aveva resa nervosa, e ciò si era ripercosso su di lei. Ogni sensazione d'afflizione l'aveva avvolta in una soffocante morsa che, temeva, l'avrebbe distanziata da Yong. Quest'ultimo comparve dopo pochi istanti sulla soglia del palazzo, attraversò la porta circolare senza l'eunuco a suo seguito. Non era sicuro, come ogni volta che Shu Lien aveva avuto modo di osservarlo. Sembrava timoroso e stanco.
«Shu Lien» la chiamò, quando furono a pochi passi l'uno dall'altra. Al solo vederla versare in quelle condizioni, Yong strinse i pugni, e la giovane capì che avrebbe fatto meglio passare sul proprio volto del belletto per nascondere il pallore.
«Yong» lo chiamò lei, senza inchinarsi. Gli fece cenno di sedere su una panca marmorea, sotto un albero fiorito. «Ti andrebbe di farmi compagnia?»
Lui incurvò le labbra in un sorriso forzato, poi le afferrò la mano e l'aiutò ad accomodarsi sulla panca. «Certamente.»
Shu Lien non lasciò la sua mano, bensì la strinse e passò un pollice sulle nocche. Doveva parlargli, ma non voleva che reagisse male. Il marito era già fragile e i suoi occhi erano illuminati da un'inconsueta patina lucida, segno di pianto trattenuto.
«Anche quest'oggi sembri turbato» gli sorrise lei, cercando di apparire incoraggiante.
«Come potrei non esserlo, dopo quanto accaduto a mia sorella?»
Shu Lien non smise di cercare il suo sguardo. «Che cosa le è successo?»
Yong si voltò all'istante, come se si vergognasse troppo. Allontanò persino le mani e appoggiò i gomiti sulle ginocchia, fasciate da stretti pantaloni blu.
«Ha cercato di gettarsi in un pozzo, per togliersi la vita. E se non fosse arrivato Dier...» la sua voce si arrochì, e lui cercò di prendere controllo delle proprie emozioni, deglutendo. Si sentiva in colpa, era evidente. «Se non fosse arrivato lui, se ne sarebbe andata.»
Shu Lien avvertì una stretta al cuore, opprimente e ferrea, che le fece sollevare lo sguardo in direzione dei fiori rosa e bianchi, sospinti da aliti di vento talmente fievoli da provocare a stento lo stacco dei petali.
«La principessa deve essere pervasa dai sensi di colpa» mormorò la giovane, chiudendo le dita sul grembo. Non provava astio nei confronti di Areum, sebbene le avesse fatto del male, non aveva dimenticato in che modo si era messa a rischio per salvarla. «Sei già andato da lei?»
Yong scosse il capo, stancamente. «No, affrontarla diventa sempre più difficile.»
Shu Lien sollevò una mano e passò le dita sulla guancia di Yong, là dove una lacrima solitaria stava scivolando. «Quella ragazza non merita di essere biasimata, lo sai?»
Lui si scansò, come se quelle parole lo avessero colpito dov'era più vulnerabile. «No, non merita di esserlo.»
Shu Lien abbassò di nuovo la mano e ficcò i denti sul labbro inferiore. Yong era così bravo a nascondere ciò che provava, a confonderla con il minimo sforzo. Stavolta, però, non si sarebbe coperto sotto la sua rigida compostezza. No, quel giorno non glielo avrebbe permesso. «Dimmi, lo pensi davvero o stai solo mentendo a te stesso?»
Yong si innervosì, le sue labbra si incrinarono in una smorfia e il suo corpo si protese in avanti. Una volta alzato, il principe tirò un lungo respiro, come se volesse prendere tempo. Alla fine, però, le rispose nella maniera più generica possibile. «Non è a questo ciò che devi pensare. Non ti sei ancora ripresa, perciò, per favore, concentrati su ciò che ti concerne.»
Shu Lien soffocò una risata acerba, e sollevò il viso verso gli alberi.
«Voglio solo capire che tipo di uomo ho davanti, Yong» lo provocò, perentoria. «Voglio solo comprendere se sei disposto a rischiare tutto per prenderti ciò che vuoi, o se sei pronto a metterti in ombra per lasciare ciò che desideri agli altri.»
Domanda pericolosa, forse Shu Lien avrebbe fatto meglio a restare silente, ma se doveva seguire le direttive della regina Rong Le per placare la sete di potere di suo padre così sarebbe stato. Yong doveva ascendere al trono e lei doveva diventare regina, solo così Yan Kai avrebbe smesso di spadroneggiare in suo nome.
«Io non lo so» Yong si voltò a guardarla, stavolta senza rifuggire. Aveva una mano ferma sopra il petto, con le dita artigliava la stoffa della veste, come se volesse sfogare su di essa la propria indecisione. «Perché sto cambiando, sto cambiando senza potermi fermare. Ciò che voglio ora non è ciò che volevo prima. E non riesco più a stare nell'ombra.»
Finalmente, lo aveva detto.
Shu Lien lo guardò con un sorriso mesto, poi gli fece un'altra domanda. L'ultima. «Quindi non riusciresti ad eclissarti in favore di tua sorella, nemmeno di fronte al suo dolore?»
«No. Ho sempre permesso che Areum prevaricasse, ho sempre fatto in modo di spianarle la strada, di aiutarla... ma sono stanco. Soprattutto dopo quanto mi ha fatto.»
La donna allungò una mano verso la sua e, quando la prese, la strinse con le poche forze rimaste. «Io penso che Kaewang si meriti un sovrano come te.»
Lui le sorrise e sedette di nuovo, più tranquillo. Di nuovo sicuro. «Lo penso anche io.»
«Però hai anche due nemici, che devi tenere a bada per assicurarti ciò che vuoi» Shu Lien abbassò il tono della voce e appoggiò il viso sulla sua spalla.
«Di chi stai parlando?»
«Di Mi-sun» Shu Lien parlò a bassa voce, per timore che qualcuno la sentisse. Oramai era tempo di sollevarsi anche per lei, aveva sopportato e incassato ogni provocazione che la principessa le aveva riservato. Ora era stanca. «Dopo quello che è successo, cercherà di fartela pagare. Lei ti odia.»
Yong rise appena e le passò un dito sulle guance, vicino alle labbra. «Mi-sun è innocua, non riuscirebbe a far del male a nessuno. Men che meno a me. Per quanto riguarda il secondo nemico, invece?»
Shu Lien avrebbe voluto metterlo in allerta, non si fidava di quella donna. Sapeva quanto una ragazza infelice potesse essere pericolosa, specialmente se vendicativa. Ciononostante, era ancora troppo presto per parlarne apertamente. Doveva prima superare l'argomento più difficile.
«Il secondo nemico è...» stavolta fu lei a deglutire e ad allontanarsi dalla spalla del marito. «Mio padre.»
«Tuo padre? Cosa intendi dire?» gli chiese Yong, di nuovo serio.
«Lo sai che è stato mio padre a guidare l'assalto a palazzo» ammise Shu Lien, guardando il principe alzarsi e passarsi una mano sulla fronte, quasi quella consapevolezza lo avesse prevaricato. Lei, però, doveva continuare. «Si è sentito preso in giro fin da quando gli accordi sono cambiati. Mi ha detto di riferirti che, se non mi farai diventare la prima moglie, mobiliterà l'intera contea di Qiong ad attaccare non solo Gwajin, ma anche le vostre città più potenti.»
«Come potevo rispettare i patti? Ho dovuto sposare una principessa di Sunju, non una dama di corte. Non posso declassarla solo perché la desidero, a meno che non sia lei a compiere un passo falso» Nonostante Yong si fosse lasciato prendere dal nervosismo, continuava a essere lucido. «Devo parlare con tuo padre.»
Shu Lien si alzò dalla panca con velocità, e i polpacci cominciarono a dolere e le cosce a bruciare. Trattenne il dolore per sé e si avvicinò al marito. «Allora andiamo Xuliang, ti farò parlare con lui, affinché possiate risolvere questa situazione.»
Yong annuì e le prese una mano, sostenendola durante la camminata in quel viale fiorito.
«Non temere» le sussurrò. «Ne usciremo fuori.»
Shu Lien non voleva uscirne fuori.
Ciò che voleva era essere la moglie legittima di Yong e la futura regina di Kaewang, per non essere umiliata, ingabbiata e torturata mai più.
***
Mi-sun strinse il pennello fra le mani e si passò una mano fra i capelli, ancora scompigliati. Junoh li aveva tirati, fino a farle male, durante l'atto. L'aveva baciata, morsa fino a lasciarle dei bozzi sulla pelle, e l'aveva posseduta senza nemmeno farle riprendere fiato. Quell'urgenza, quella violenza, eccitavano la principessa più di quanto volesse accettare, ma più di una volta si era ritrovata a chiedersi se la loro non fosse semplice passione.
Stupida, stupida ragazza. Si ripeté la principessa, delineando sottili ideogrammi sulla carta di riso. Non doveva cercare l'amore, l'aveva già fatto una volta e si era rivelata un'idea terribile.
Eppure...
Eppure era quel bisogno di essere amata la rendeva debole, e Mi-sun non sapeva come allontanare da sé quella vulnerabilità. Stava cominciando a sentire freddo, la notte stava calando e la sottile veste da notte non la copriva abbastanza. Junoh, al contrario, sembrava perfettamente a suo agio, disteso sul letto con le gambe avvolte dalle lenzuola e il petto nudo.
Mi-sun lasciò il pennello sul tavolo e soffiò sugli ideogrammi eleganti, poi si incamminò verso il letto, dove il suo amante faticava ad alzarsi.
«Junoh» lo chiamò, sedendo sul bordo del materasso e sollevando la mano contenente il foglio. «Potresti fare in modo che questa lettera finisca nelle mani del mio terzo fratello senza che venga controllata da altri? Temo che le guardie leggano la mia corrispondenza.»
Il principe sorrise e si mise a sedere di scatto. Riuscì ad afferrare il foglio e a leggerlo senza chiederle il permesso. Mi-sun si adirò di fronte quel comportamento e lo spintonò sulla spalla, infastidita. «Non ti hanno mai detto che è irrispettoso leggere la corrispondenza altrui, razza di balordo?»
Junoh scoppiò in una risata tiepida e le strinse il polso fra le mani, per poi avvicinarla a sé e posare le labbra sul suo collo, lasciando su di esso baci lenti e umidi. Mi-sun chiuse gli occhi e lo lasciò parlare, astenendosi dal sorridere. Amava sentirsi desiderata, l'aveva scoperto solo in quel periodo. «Lo faccio solo per evitare che tu scriva sciocchezze.»
«Io non scrivo sciocchezze...» la principessa si allontanò da quel contatto e sedette al suo fianco, appoggiando una spalla contro la sua, mentre i veli del baldacchino scivolavano leggeri di fronte i loro occhi. «Non al mio terzo fratello, almeno. Lui mi ascolterà e, quando arriverà il momento, parlerà a mio padre della situazione.»
Junoh le passò una mano sulla pelle nuda, e lei si sentì fremere. «Quali sarebbero i tuoi piani, allora, affinché il tuo terzo fratello ti dia una mano?»
Mi-sun si morse il labbro inferiore pur di non lasciarsi andare a un sospiro. Doveva restare lucida. «Voglio che svergogni Yong davanti al re, per mio conto» gli rivelò, posando una mano su quella con cui lui le stava stringendo la coscia. «Gli racconterà come Yong non abbia fatto altro che mancarmi di rispetto, dal primo all'ultimo giorno, ignorandomi persino nel momento del bisogno, offendendomi e offendendo anche Sunju. Quando mio padre saprà tutto, chiederò il divorzio, ma resterò fedele ai patti originari sposando un altro principe di Kaewang... Magari te.»
Poteva essere un piano azzardato, ma Mi-sun avrebbe preferito qualsiasi cosa pur di evitare di sopportare la compagnia di Yong in eterno e Junoh sembrava essere un'ottima alternativa, nonché l'unica. Non vi erano altri principi a Kaewang e lei non poteva tornare a Sunju o sarebbe stata lo zimbello del palazzo, oltre che dei suoi genitori.
«Magari?» Junoh si innervosì davanti a quell'incertezza. Si allontanò dal suo corpo e la guardò infastidito, affondando con la schiena fra i cuscini. «Credevo avessimo una buona intesa, noi due.»
«Al punto da volermi sposare?» gli domandò Mi-sun, appoggiando la testa sopra il suo petto, restando supina. Junoh aveva il corpo caldo, come il sole di Sunju.
Lui le accarezzò le clavicole sporgenti e il collo sottile con due dita, lo stesso che aveva stretto quando l'aveva presa, facendole mancare l'aria. Mi-sun si morse l'interno guancia, e sbatté le palpebre, mentre lui le rispondeva con calma. «Non ho mai pensato alla possibilità di sposarmi a dire il vero, ma sarebbe...» sussurrò lui, quasi con fatica, come se fosse difficile abituarsi. «Bello poterti chiamare moglie.»
Mi-sun intrecciò le dita sul ventre, sentendo un nodo di dolore nello stomaco. Non sapeva se fidarsi di quelle parole o meno, potevano essere l'ennesima presa in giro. Yong aveva fatto lo stesso, ma Junoh non era Yong. No, Junoh era completamente diverso. «Niente concubine?»
«Niente concubine» rise lui, abbassandosi sul materasso e voltandosi di fianco. Mi-sun lo imitò, guardandolo negli occhi, quei profondi occhi neri che aveva conosciuti pieni di odio e che ora vedeva languidi, rilassati.
Junoh le accarezzò la linea del viso, spostando le ciocche lunghissime dietro un orecchio e incurvando le labbra in un sorriso ambizioso. «Dopo che ci saremo sposati, potremo anche ambire a qualcosa di più grande. Come diventare re e regina.»
Mi-sun sbottò una risata e gli prese la mano, per giocare con le sue dita. «Non diventeremo mai re e regina se prima non togliamo di mezzo Yong.»
Junoh la lasciò fare, attirandola poi vicino al proprio corpo per sussurrarle, all'orecchio, una frase capace di farle gelare il sangue nelle vene. «Allora facciamolo.»
Mi-sun gli avvolse le braccia dietro il collo. Odiava Yong, dal profondo del suo animo, ma non al punto da volerlo morto. No, lei non era così. Non poteva scendere così in basso, ma non voleva nemmeno deludere Junoh. Se si fosse negata, forse lui non l'avrebbe guardata più con gli stessi occhi.
«Facciamolo...» sussurrò, prima che Junoh la trascinasse sotto di sé e la coinvolgesse in un bacio capace di farle dimenticare di qualsiasi turbamento. Solo lui riusciva, e Mi-sun sapeva di non volersene distaccare. Avrebbe protetto quell'affetto, che oramai aveva accettato, senza curarsi delle conseguenze.
**
E nulla raga, Mi-sun e Junoh ormai si stanno dando alla pazza gioia. No, non è vero. Lei si sta di nuovo lasciando andare ai sentimenti mentre lui, di certo, e vi assicuro, che non mente quando sta con Mi-sun. Però c'è sempre quella parte di lui, quella che ama la vendetta e ambisce a eliminare ogni membro della famiglia reale, che ci frega. Anzi, che lo frega. Junoh è ambizioso, davvero tanto, e Mi-sun vuole solo essere amata. Secondo voi icome andrà a finire?
Yong invece si è rivelato per lo stronzo che è HAHAHAHAHA. Ci mancava poco che dicesse a Shu Lien statte zitta che la politica non sono affari tuoi :D, un uomo d'altri tempi, letteralmente, ma LienLien se l'è giocata bene la partita. Sta cominciando a capire come vanno le cose a Kaewang e di conseguenza cerca di manipolare Yong, perché sa che non le rimane altra scelta.
Detto ciò, Shin, sei tutti noi se vogliamo mandare avanti sto divorzio.
Noi ragazzi ci vediamo venerdì per ritrovare la nostra Hana, so che vi mancava, ad AppleAnia in particolare!
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