1.27
Saran legò il velo trasparente che le era sfuggito dal viso, mentre attraversava parte del deserto con il vento che gonfiava nugoli di sabbia. Lì, da sola, lontana dalla sua tribù, aveva modo di pensare a mente fredda a ciò che era accaduto. Le parole della sciamana le erano rimaste impresse a fuoco sulla pelle, si fidava di lei e di ciò che il futuro le sussurrava nelle orecchie. Non importava se avesse incontrato la morte, l'avrebbe fronteggiata a testa alta pur di raggiungere il suo scopo.
Lo doveva ad Altan, e a suo padre.
Non appena il profilo della muraglia si stagliò con imponenza davanti ai suoi occhi, Saran fermò il cavallo solo per un attimo. Questo si impennò, per poi cadere di nuovo con gli zoccoli nella sabbia. Quelle grandi mura separavano il suo mondo da qualcosa che le era sconosciuto, qualcosa da cui suo padre l'aveva sempre messa in guardia.
Abbassando lo sguardo, vide il piccolo accampamento da cui sventolavano gli stendardi di Sunju, che danzavano al vento: gialli come l'oro, ornati con il simbolo di un airone.
Era arrivata al momento giusto, per un attimo aveva temuto di non averli recuperati.
Saran spronò il cavallo, tenendo una mano ferma sulla coscia. La frusta era legata in vita e le dava sicurezza e la tecnica dei Cieli di Sangue giaceva nella sua sacca. Non era certa che i soldati l'avrebbero lasciata passare indenne, dopo quanto accaduto. Aveva portato la tecnica per creare un diversivo, donarla a Song al momento opportuno, abbindolarla con esso prima di tagliargli la gola di netto.
Non sapeva se ci sarebbe riuscita.
Song era lì, insieme ai suoi uomini, portava ancora gli abiti degli Shonin e i lunghi capelli disciolti. Non appena il cavallo di Saran nitrì, lui parve riconoscerlo. Si alzò di scatto da una roccia levigata e calpestò velocemente la sabbia, allontanandosi dalle tende.
Saran strinse i pugni con rabbia. Era così adirata con lui, per ciò che aveva fatto, per come l'aveva tradita, avrebbe voluto ucciderlo subito. Tuttavia, il padre le aveva raccomandato di ammazzarlo poco a poco.
Smontò da cavallo, affondando con gli stivali nel suolo malleabile. Song si irrigidì, gli occhi si fissarono nei suoi. Aveva intenzione di andarle incontro, ma si tratteneva.
«Saran» la chiamò ad alta voce, mentre le sue guardie rimanevano dietro ad osservarla, pronti a difendere il proprio principe.
Saran sciolse, per quanto possibile, la tensione che aveva reso immobili i muscoli. Si tolse il velo trasparente, sollevando il mento.
«Durante l'attacco mi avevi detto che eri disposto a darmi una vita migliore» lo provocò, con un tono impositivo, poi si rese conto di aver fatto il passo più lungo della gamba e ritentò. «Portami con te, nel tuo regno.»
Song inarcò un sopracciglio, era evidente che fosse titubante. «Cosa significa? Credevo mi odiassi per quanto successo alla tribù.»
Oh, se lo odiava. Fino a star male, ma questo non poteva dirlo. «Mio padre mi ha cacciata dagli Shonin, ha detto che non sono degna di lui, del suo sangue. Sono considerata una traditrice anche dalle altre tribù del deserto, quindi non ho altra scelta se non abbandonare tutto e seguirti.»
«Abbandonare tutto...» Song scosse il capo, una ciocca di capelli sfuggì danzò accanto al suo viso. «Non sono uno stupido, Saran, so che il rancore è vivo in te, te lo leggo negli occhi. Se sarai disposta a perdonarmi, ti porterò con me.»
Sostenere il suo sguardo era impossibile. Saran abbassò il proprio, sentendo il senso di colpa assalirla, perché ancora una volta stava avendo potere su di lei.
«Perdonarti... Non potrò mai perdonarti per quello che hai fatto, ma posso chiudere un occhio sulla faccenda, perché non mi rimane scelta. E tu mi devi un favore, bastardo di Sunju» Finse di riflettere, poi si costrinse a pronunciare frasi che mai avrebbe voluto proferire. «Perciò dacci un taglio. Io ti ho salvato dal sole, dalle dune del Biyu che ti avrebbero arso vivo. Ora tu salva me.»
Song la guardò con le labbra incurvate in un abbozzo di sorriso. Non sembrava si stesse fidando, per tanto, le rispose con una sottile ironia. «Salvarti per poi essere ucciso? Chi mi dice che non sei venuta qui per ordine della tua tribù, con lo scopo di ammazzarmi?»
Maledizione. Doveva essere abituato, quel ragazzo, a pensare in mille maniere diverse. Ad anticipare gli attacchi ancor prima che questi si palesassero.
Saran affondò una mano nella casacca e tirò fuori il rotolo contenente la tecnica dei Cieli di Sangue. Boloorma non era stata felice di concedergliela, ma suo padre aveva insistito. Aveva detto che era fondamentale, affinché il principe si fidasse di lei. E forse era davvero così.
Saran gettò la tecnica ai suoi piedi e avanzò di un passo, mostrandogli un'espressione vinta dal ribrezzo. «Ho rubato la tecnica a mio padre, quando mi ha ripudiata. Oggi non ha perso solo una figlia, ma anche la sua arma più potente. Si pentirà di avermi cacciata, quando scoprirà quello che ho fatto.»
Song si avvicinò al rotolo di pelli, annodato con un filo di spago, e si chinò per stringerla fra le mani. «Me la stai davvero donando?»
«Sì» asserì Saran, restando rigida. «Ma voglio che tu mi sposi. Prendimi come prima e unica moglie. Non accetterò la presenza di nessun'altra. Voglio il mio rispetto, il mio onore. Quello che ho perso a causa tua.»
Il principe sorrise, allungando una mano verso di lei. Il sole si inchinò all'orizzonte, dipingendo il cielo di ambra. «Allora ti porterò a Hyejie, la capitale di Sunju, ed entrerai a palazzo al mio fianco.»
Saran fissò le loro ombre intrecciarsi in quel gioco di luce, poi allungò una mano verso la sua, senza osare sfiorarla del tutto. Si sforzò solo di sorridere. «Come si vestono le donne a Sunju?»
Song intrecciò le dita alle sue e le strinse la mano. «Con lunghe gonne di seta, a cui ti dovrai abituare.»
«Abituare?!» una volta sfiorate le sue dita, badò più al fastidio delle gonne, che non a quella stretta naturale. «Dubito che indosserò qualcosa di simile. Non ho intenzione di sentirmi scomoda.»
«Invece dovrai farlo» le sorrise Song, dirigendosi con lei verso le tende bianche che i soldati avevano montato. «D'altra parte, sarai ospite del principe ereditario» si rivelò, con un certo orgoglio. «Dovrai adattarti come ho fatto io, ed evitare di mettermi in imbarazzo.»
Ereditario, aveva detto? Non solo un principe, ma persino colui che un giorno sarebbe salito sul trono. Però, quel pensiero svanì a favore di uno ben più frivolo. Saran gonfiò le guance, indispettita. Pensava davvero che lo avrebbe messo in imbarazzo? Piuttosto, lo avrebbe riempito di coltelli nel cuore. Lasciò la sua mano, per poi entrare nella tenda.
«Posso adattarmi a tutto, anche ai vestiti di seta, ma io non sono motivo di imbarazzo per nessuno.»
«Non intendevo dire che fossi motivo di imbarazzo, solo... Ci vuole davvero poco per sfigurare a Sunju. Non è come nel Biyu, tienilo a mente.» Disse, entrando con lei nella tenda, molto più elegante delle gher degli Shonin. «Dormiremo qui stanotte e domani attraverseremo la muraglia.»
Lo sfoggio della tenda presagiva qualcosa a cui Saran non era abituata. Vi erano lucenti tappeti di damasco per terra e un tavolo in cipresso sopra cui erano state sistemate delle teiere di porcellana. Si guardò attorno, ascoltando a stento le sue parole. Girò a piacimento, finché non pensò che avrebbe dovuto dormire con lui per tutta la notte.
«Hai ancora quel... come si chiamava, vino di riso?»
Song si lasciò andare a una risata e sedette su delle pellicce profumate e bianche, come la neve.
«No, l'ho finito quella sera» sussurrò, senza guardarla.
«Non ne hai più?» si voltò a fissarlo, sgomenta. Si chinò su una gamba, posandovi il braccio sopra. «Hai detto di essere il principe ereditario, ma i tuoi soldati non hanno nemmeno pensato di portarti del vino prezioso. Forse non sei preso in gran considerazione.»
«Proprio perché sono preso in gran considerazione non mi consentono di perdere la lucidità. Ho troppi compiti da sbrigare, tra cui quello di rappresentare la famiglia reale» le spiegò lui, vagando al suolo con lo sguardo. «Te l'ho detto. Ci vuole poco per sfigurare a palazzo.»
«Uhm» Saran evitò di sbadigliare annoiata. «Perché devi essere lucido fino a questo punto? Insomma, i principi non hanno tutto ciò che desiderano? Non dovrebbero fare niente. Ci sono altri che possono fare al posto loro.»
Una risata sfuggì alle labbra di Song e lei si sentì una sciocca. «Hai un'idea sbagliata dei principi, ognuno ha la sua occupazione e deve commettere meno errori possibili. Non tutti possono fare ciò che facciamo noi.»
Saran tornò a fissarlo, questa volta con una punta di acredine. «In effetti, hai fatto uccidere gran parte dei miei compagni senza nemmeno sfoderare la spada. Hai delle capacità encomiabili.»
Song le scagliò un'occhiataccia. «Sai, ho scelto io di venire nel Biyu, nonostante fosse una questione che non mi riguardasse. Ho chiesto a mio padre il permesso di mediare con gli Shonin, perché volevo evitare che un esercito grande tre volte la tua tribù potesse costringervi a sottomettervi.»
Di fronte a quelle parole Saran si ammorbidì. E se fosse stato un altro trucco per abbindolarla? No, non poteva essere. Non aveva senso raccontarle delle fandonie. Se avesse voluto, Song l'avrebbe potuta uccidere con un colpo solo. Dopo che aveva affrontato una tigre, lei era una minaccia da poco.
«Posso davvero fidarmi delle tue parole?» Si avvicinò, inginocchiandosi accanto a lui, sulle pellicce.
«Sì, avendo la tecnica dei Cieli di Sangue, mio padre placherà le sue mire espansionistiche e non ci sarà alcun tipo di ripercussione sul Biyu» le disse lui, prendendole di nuovo la mano per accarezzare le nocche. «Saran, se avessi voluto davvero uccidervi, non pensi che avrei mirato subito a tuo padre? Mi hai persino detto che non è più in grado di combattere e io ero in vantaggio, ma non ho lasciato avvicinare nessuno alla sua tenda.»
Per quanto si sforzasse, Saran non trovava menzogne in quelle parole e per un attimo sentì di potersi fidare, di nuovo. Dovette trattenersi dal crederci davvero.
La voce diminuì fino a diventare un sussurro. «E di me, allora, cos'hai da dire? Ti sei avvicinato solo per ricavare le informazioni che volevi, o perché ti piacevo?»
«Tu mi piaci davvero» Ammise, accarezzandole il viso. «Mi piaci perché sei diversa dalle altre ragazze di Sunju. Sei libera, e non hai paura di niente. Sei più veloce del vento e bella come la luna. Non ho mai visto nessuna come te» le disse, senza smettere di sfiorarle il dorso della mano.
Di fronte a quel tocco Saran provò un brivido lungo la schiena.
Doveva ammaliarlo, lo stava facendo solo per quello, per non mancare alla parola data, eppure era lui che la stava affascinando. Saran trattenne il fiato e posò una mano sulla sua spalla, le labbra accanto a quelle di lui, per fargli capire che in qualche modo lo aveva perdonato.
Song sorrise e le posò un bacio leggero e impercettibile tra le labbra.
«Non commetterò altri errori con te» le promise.
Saran sorrise flebilmente. Qualcosa, dentro di sé, le urlava di non fidarsi delle sue parole, ma in quel momento non riuscì a contestarlo.
***
I ministri, vestiti da lunghe sete bianche e ocra, avevano già preso posto con i loro alti copricapi su un lato della grande sala, piena di candelabri. Le luci fioche gettavano ombre lunghe sulle pareti, rendendo quella oscurità quasi disarmante.
Shin si guardò attorno, mentre faceva il suo ingresso al fianco di Yuki, la quale si era occupata di acconciarlo per il grande evento. Uno a cui avrebbe volentieri rinunciato a partecipare. Trovò subito il suo posto, dalla parte opposta della sala. Il tavolo basso che spettava a lui era in seconda fila, dove sedevano i figli delle concubine, come la regina aveva ordinato di disporre.
«Finirà presto, mi auguro» sussurrò più a se stesso che alla propria dama.
«Troverai un modo per rendere lo scorrere del tempo veloce» gli sorrise Yuki, camminando al suo stesso passo lento.
Shin riconobbe il fratello, seduto su dei cuscini di seta, insieme a Chae-ryeong. La donna, bella ed elegante come suo solito, teneva la spalla appoggiata a quella del secondo principe, mentre beveva con sensualità il vino dalla ciotola.
Cercava di farsi notare da Eunji, che sembrava troppo nervoso per darle retta.
«Fratello» lo salutò Shin, non appena si sedette al tavolo accanto al suo. Le bordature dorate si intrecciavano in lunghi rami che ricalcavano il legno laccato di bianco.
«Shin» rispose apatico Eunji, bevendo il vino. «Finalmente sei arrivato. Mi chiedevo se non avessi tentato la fuga in vista del grande evento della serata» aggiunse ironicamente, battendo la ciotola sul tavolo con troppa forza.
Shin fece accomodare Yuki dietro di lui, perché gli fosse sempre accanto. Anche lei doveva aver notato che Hana non era presente. Doveva essere ancora chiusa nel suo palazzo.
«Scapperei solo vedendo in che condizioni il matrimonio ha ridotto te» rispose piccato. Non era in vena di scherzare. «Hana piange ancora?»
Chae-ryeong si voltò di scatto quando sentì quelle parole. «Quella donna dal carattere vergognoso è stata rinchiusa nelle sue stanze, in modo che possa sfogare le sue frustrazioni. Io ed Eunji riusciamo, in compenso, stare da soli» sorrise, adagiandosi al suo petto.
Eunji non ricambiò quel caloroso abbraccio, ma Yuki, mentre versava il vino di riso in una ciotola, si irrigidì. Notando il suo fastidio, Shin decise di rispondere per lei, che non poteva farlo. «Tuttavia, Hana è alquanto bella e compensa con il suo carattere difficile. Credo sia seconda solo a sua sorella in tutto il palazzo. Non pensi, Eunji?»
«Lo penso» replicò il fratello, e Chae-ryeong si allontanò come se fosse stata punta da uno scorpione. Allora, Eunji cambiò discorso. «Parli così bene di questa piccola dama. Hai forse deciso di prenderla come concubina in un momento del genere?»
Shin afferrò la propria ciotola, appena riempita, e spostò lo sguardo verso il centro della sala dove erano entrate alcune danzatrici dalle lunghe maniche di seta. Non era interessato alle bellezze offerte in dono al proprio padre, perciò masticò malamente la saliva e finalmente rispose. «Ho accettato il matrimonio per rispetto verso la nostra madre reale, ma ho intenzione di circondarmi di persone di cui mi fido.»
Rivolse a Yuki un sorriso dolce. Sì, di lei sentiva di potersi fidare. Da quando era entrata al palazzo, aveva avuto la sensazione di essere meno solo, addirittura di essere compreso. E non l'avrebbe persa solo per rallegrare la futura moglie.
Yuki gli sorrise di rimando, ed Eunji contrasse il viso in una smorfia, come a volerlo mettere in guardia. «Fidarsi di una donna è la cosa peggiore che si possa fare.»
Shin si lasciò andare a una risata, nascondendo le labbra dietro la lunga manica della veste chiara. «Semmai, è un errore fidarsi della donna sbagliata.»
Eunji si incupì notevolmente. Lanciò un'occhiataccia al fratello e raddrizzò la schiena. «Visto che questa sera sei così fastidioso, credo che farei meglio a cambiare posto e lasciarlo libero in vista dell'arrivo della tua futura sposa.»
Shin rimase in silenzio per qualche istante, pentendosi per il modo in cui lo aveva trattato. Eunji era il suo fratello di sangue, il solo che avesse saputo in che modo aveva vissuto fino ad ora. Il solo, oltre Yuki, di cui potesse fidarsi. «Perdonami, ho parlato in modo scontroso, ma il fatto di incontrare la mia futura moglie mi innervosisce.»
Il secondo principe si rilassò di nuovo, per poi farsi versare altro vino da una dama. Non lo guardò, attendendo che i primi piatti fossero adagiati sui tavoli. «Anche io sono nervoso, Shin, per qualcosa di ancora peggio.»
Shin non poté ribattere, perché dalle grandi porte, seguita da numerose donne che trascinavano dei gayageum, entrò una donna vestita da abiti dorati.
Un eunuco la annunciò come la nobile Koryen. Eccola, dunque. Colei che sarebbe entrata a far parte del suo palazzo, colei che avrebbe rotto ogni equilibrio nella sua vita. Dopo che le suonatrici si disposero lungo la navata centrale della sala, per pizzicare le corde di seta dei gayageum, la donna si inchinò ai sovrani. Poi fu scortata verso di lui. Shin la osservò a lungo, in quello scintillio di veli impreziositi da minuscole perle preziose. Era incantevole e ne sorrise.
Gli parve di vedere Yuki avere un fremito, difatti abbassò il viso quando Koryen si avvicinò leggiadramente verso il tavolo.
«Terzo principe» sorrise, inchinandosi poi anche davanti ad Eunji e alla moglie. «Ti ricordi di me? Ci siamo visti molte volte alle feste della nobile Chae-ryeong.»
Shin le indicò di sedersi accanto a lui. «Temo di no. Durante quelle feste sono troppo preso dal vino per ricordarmi di qualcuno.»
Il volto di Koryen illuminato da una sottile e uniforme strato di polvere rosa si adombrò, mentre si sedeva. «Di solito tutti si ricordano di me, com'è possibile che per te sia diverso?»
«Immagino sia perché tutti si scordano di me, perciò evito di ricordare chi non mi terrebbe nella propria mente» replicò, senza guardarla.
Eunji rise, come se li stesse prendendo in giro per quei battibecchi. «Sarete una splendida coppia» commentò, prendendosi la sua piccola vendetta.
«Oh, non ne dubito» aggiunse Koryen, scansando Yuki con eccessiva forza e inginocchiandosi sul cuscino. «Avrai modo di ricordarti di me, Shin, visto che passeremo il resto della vita assieme.»
Shin dovette trattenersi quando la vide spingere in quel modo la sua dama, perciò la attirò dalla parte opposta. «Yuki, siediti qui» le disse, tornando poi a fissare la donna. «Cercherò di essere un buon marito, Koryen.»
Mentre Yuki si sedeva lì accanto, Koryen la guardava stizzita. «Oh, se vogliamo dirla tutta, un marito non tiene altre donne vicino a sé al primo incontro ufficiale con la moglie.»
Shin strinse un pugno. Il carattere di quella donna voleva prevaricare sul proprio, come succedeva spesso, facendolo sentire frustrato. Il suono dei tanti gayageum prese a infastidirlo. «Oltre che un marito sono anche un principe ed è un bene che abbia molte donne per garantire degli eredi forti e sani.»
«Certo, lo comprendo. Ma almeno per i primi anni, non sarebbe meglio stare da soli, per conoscerci e costruire un rapporto, senza nessuno tra i piedi?» sibilò la donna, mentre Yuki cercava di ignorarla.
«Oh, io credo che non serva stare da soli per costruire un rapporto che funzioni» sorrise mellifluo per poi versarle, quasi come sfida, del vino in una ciotola.
«Ci sono io adesso, e sua maestà la regina mi ha raccomandato di starti vicino come una foglia attaccata al ramo» replicò lei, accettando il vino.
Shin passò una mano sulla fronte. Fissò le suonatrici che si allontanavano dalla sala, permettendo ai convitati di parlare fra loro. Era così adirato e colmo di risentimento, ma non ebbe la forza di rispondere. «Io penso che il modo migliore per costruire un rapporto sia quello di lasciar respirare l'altra persona» intervenne Yuki al suo posto, provocando la collera della nobile.
«Colpiscila sui denti, così imparerà a stare zitta» disse Koryen, inasprita.
Shin sgranò gli occhi. Come poteva mostrarsi tanto crudele? Posò una mano su quella della sua dama, stringendola con fare protettivo. Non importava se Koryen si fosse adirata. «Può parlare, perché glielo concedo io, visto che mi appartiene.»
Koryen si allontanò dal suo braccio, gli occhi ardenti. «In quale senso ti appartiene?»
«Lei sarà la mia concubina.»
Yuki si voltò a fissarlo ed Eunji si mise di nuovo a ridere. Koryen, al contrario, gettò i piatti a terra, creando un frastuono che attirò l'attenzione dei commensali. «Non voglio concubine, non avrai concubine.»
«Io avrò tutte le concubine che vorrò!»
La regina Soseono li richiamò perché riprendessero contegno, ma in quel momento un eunuco entrò in sala per annunciare a gran voce: «Il principe ereditario è tornato dal suo viaggio ed è qui per omaggiare il re e la regina.»
Shin smise di badare a quella donna tanto fastidiosa e lanciò uno sguardo pieno di timore al fratello. Ecco per cosa temeva Eunji. Ecco perché era stato tanto perso nei suoi pensieri, da quando Shin era entrato nella sala dei banchetti. Song era davvero tornato troppo presto.
«Alzatevi tutti!» esclamò la regina, esplodendo in un riso di gioia. Posò una mano sul ventre come a volerlo proteggere. «Il mio amato figlio è tornato!»
Shin notò quel gesto e lo fece anche Eunji.
Entrambi si capirono senza avere bisogno di dire una sola parola.
Le porte rosse della sala si aprirono, rivelando la figura del loro fratello, seguito da una ragazzina dalle forme appena accennate. Aveva lunghi capelli corvini che scivolavano sulla schiena, un abito giallo e verde, dalle gonne ampie, che la faceva camminare con difficoltà, e la pelle di un candore quasi lunare. Song, invece, aveva la sua solita aria elegante. Un lungo abito bianco ricadeva gentile suo corpo muscoloso, atletico, i capelli erano stati lavati e la sua pelle, invece, notevolmente abbronzata, attirò non pochi sguardi da parte della corte.
«Hai idea di chi sia quella donna?» domandò Shin al fratello.
«Sicuramente una selvaggia del Khusai. Non vedi com'è impacciata? Non riesce nemmeno a camminare con una gonna indosso» sibilò lui, stringendo le braccia al petto.
Tutti i membri della corte si levarono in piedi, inchinandosi al passaggio di Song. Tranne Eunji. Lui non faceva che fissare il ventre della regina, adirato come non mai.
Re Muyeol scoppiò in una risata vigorosa, accogliendo il principe ereditario. «Finalmente, il migliore dei miei figli è tornato.»
Il migliore, certo. Ai suoi occhi esisteva soltanto lui, il figlio legittimo.
«Abamama» Song si fermò davanti ai sovrani, inchinandosi a entrambi. «Sono felice di potervi riferire che i membri degli Shonin sono inoffensivi, e, forse, tra poco tempo potremo mediare con loro. Sono riuscito a recuperare ciò che avevate richiesto» detto ciò, il principe tirò fuori la pergamena, sollevandola in aria come un trofeo.
«I Cieli di Sangue» Re Muyeol sorrise quando Song annuì, facendo esclamare i commensali in un brusio non da poco. Giravano troppe leggende a Sunju su quella tecnica, e ora si erano concretizzate in realtà. «Sapevo che non mi avresti deluso, Song. Come posso ricompensarti?»
«Concedendomi di tenere e onorare questa donna» il principe prese la mano della giovane dietro di lui, lasciando che lo affiancasse. «Sarà la mia compagna. Possiate darle un'ala del palazzo dedicato solo a lei, Abamama.»
Il re sospirò, guardando la ragazza con una smorfia di disapprovare sul volto. «Se questo è ciò che vuoi, le darò ciò che chiedi.»
La regina stentò a sorridere, nemmeno lei sembrava apprezzare la presenza di quella giovane, ma si rivolse comunque con aria tronfia ai figli delle concubine. E a lui e a Eunji, in particolare. «Ricordatevi di prendere esempio dal principe ereditario, che riesce egregiamente in ogni compito, e alla prima principessa Mi-sun, che pur di garantire la pace si è sposata in terra straniera.»
Shin si chinò verso il fratello, soffocando un verso di stizza. «Quindi dovremo prendere come concubina una selvaggia per essere all'altezza di Song?»
Eunji rimase serio, composto in un inchino mai avvenuto. «Come se in questo palazzo non ci fossero già abbastanza presenze selvagge...» sussurrò, con lo sguardo ancora fisso sul ventre gonfio della regina.
Shin strinse lentamente i pugni. Non solo il principe ereditario era tornato, ma la madre reale era incinta. Entrambe le cose erano forse peggio del suo imminente matrimonio.
**
Sì, oggi effettivamente un capitolo non privo di colpi di scena. In primis quello di Saran, che pur di non destare alcun dubbio baratta se stessa e la tecnica dei Cieli di Sangue, per convincere Song delle sue buone intenzioni, quando in realtà sono MALVAGEH.
Anche se lei non è così MALVAGIAH come vuole far credere. Prova ancora dei sentimenti nei confronti di Song, come lui li prova nei suoi confronti, ma sono divisi, nemici, enemies to lovers, mi piace definirli. Dunque, voi che dite, sarà stata saggia la mossa di Saran o manco per il ... ?
Invece, Shin incontra la sua futura moglie: Koryen. Una tipetta dal carattere... frizzante. E voi che pensavate che Mi-sun fosse viziata, EH CI AVETE CREDUTO MA AL PEGGIO NON C'è MAI FINE.
Koryen, la figlia del ministro dei commerci, sarà una presenza importante nella vita di Shin, perciò non scordatevi di lei. E non scordatevi nemmeno delle belle occhiate che Eunji lancia al ventre della regina :3
Per tutti coloro che si sentissero confusi, lo so, troppi nomi t.t, si pronuncia CORIEN.
E Chae-ryeong (CIAE-RIEONG)
Se volete vi faccio un capitolino con le pronunce, fatemi sapere ✨❤️
Detto ciò, noi ci rivediamo venerdì, perché torniamo diretti dal vostro personaggio preferito: YONG <3
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