1.24
Il tempio della Peonia Gloriosa si ergeva a est del palazzo di Sunju, in un giardino ornato di alberi di pesco. I rami ossuti erano stati abbelliti con schiere di lanterne che pendevano dall'alto, il fuoco custodito al loro interno riempiva di colori la notte. Giallo, rosa, verde e azzurro.
Eunji si fermò a fissarli, stretto nella sua veste blu, in silenzio. Odiava lo Yudu, si cercava di scacciare via gli spiriti dal palazzo, quando lui voleva che questi restassero, per sempre, a tormentare suo padre.
Re Muyeol passeggiava insieme alla sua amata consorte nel largo giardino, salutando i ministri presenti e i membri della Corte con un cenno del viso. Aveva gli occhi stanchi, i capelli scuri raccolti sulla nuca e fermati da uno spillone dorato. Le pesanti vesti nere e rosse e che scivolava o sul prato sopra cui gli eunuchi stavano adagiando numerosi tamburi. Vi erano delle sacerdotesse vestite di nero e oro nei pressi del tempio, pronte a dar vita ai canti esorcistici che avrebbero purificato l'intero regno.
«Tuo padre è sempre stato così distante. Non è nemmeno venuto a salutarci» rise Chae-ryeong, sopraggiungendo con un ventaglio alla mano.
Eunji la guardò di sbieco, schioccando poi la lingua sotto il palato. «Parli come se me ne importasse qualcosa.»
«Ti importa di tuo padre, ti è sempre importato» asserì la giovane, lasciando ciondolare un braccio sulle gonne amaranto. Gli occhi erano stati allungati da un filo di carboncino, le labbra erano rosse come pesche mature. «Puoi mentire alla tua stupida nuova moglie, non a me. Ti conosco bene.»
«Non come pensi» sospirò Eunji, notando la regina Soseono sostenersi il pancione con una mano. Il giovane serrò le labbra, avvertendo il tocco delicato di Chae-ryeong su un braccio. «La maledetta è incinta. Si dice che a breve partorirà. Il palazzo non ha bisogno di un altro principe pronto a scannarsi per il trono.»
Chae-ryeong appoggiò il mento sulla sua spalla, ed Eunji avvertì il suo fiato caldo solleticargli un orecchio. «Dunque vuoi agire come le altre volte? Se continui così nemmeno i Cieli ti perdoneranno.»
«I Cieli non perdoneranno lei, per quello che mi ha fatto» sibilò Eunji, nel momento in cui lo sguardo del padre si soffermò nel proprio. Il principe avvertì una scossa di fastidio scivolare lungo la schiena, nell'istante in cui il re gli fece cenno di avvicinarsi.
Chae-ryeong gli sorrise serafica, lasciando scivolare un braccio intorno al suo. «Andiamo a porgere i nostri omaggi al re e alla regina.»
Eunji non le rispose, preferì incamminarsi lento in direzione del padre, sull'erba umida di rugiada, nascosto da numerosi bagliori, fino a raggiungere l'imponente figura paterna.
«Eunji» lo chiamò il re, con la sua voce bassa, baritonale. Il suo sguardo si spostò poi dietro di lui. «Shin.»
Anche suo fratello doveva essere arrivato, perché il re fece cenno a lui di avvicinarsi. La regina Soseono non si lasciò sfuggire nemmeno un commento, li fissava in silenzio, trionfante, nelle sue vesti color verde mare e le palpebre appesantite da strati di trucco.
Quando Shin fu al fianco destro di Eunji, lui gli lanciò uno sguardo. Yuki sostava dietro di lui, con il viso chino e le mani congiunte in grembo.
Fu allora che la regina Soseono si lasciò sfuggire un sospiro, sollevando gli occhi dalle lunghe ciglia verso il cielo stellato. «Il secondo e il terzo principe hanno forse dimenticato come inchinarsi al cospetto del loro padre reale? Si sente la mancanza di Song, siete meno rispettosi quando vostro fratello non è presente.»
Eunji emise a una risata sprezzante, ma non osò replicare. Piuttosto restò sollevato, mentre Shin congiunse a le mani al petto, pronto a inchinarsi. «Saluto i miei genitori reali.»
Muyeol annuì, senza fissare il terzogenito nemmeno di sfuggita. No, i suoi occhi neri erano fissi in quelli di Eunji, il quale continuò a tenere le labbra sollevate in un sorriso strafottente. «Abamama, per quale motivo mi state guardando?»
«Abbassa lo sguardo, Eunji» sibilò Muyeol, mentre Chae-ryeong si allontanava di un passo, forse su consiglio del ministro della guerra, suo padre, fermo al fianco del sovrano.
Eunji scosse la testa, ignorando gli sguardi del fratello al suo fianco. «Mi inchinerò a voi, padre, solo quando la regina si sarà allontanata di almeno dieci passi.»
Soseono scoppiò in una risata inviperita, portandosi una mano dalle lunghe unghie alle labbra imbellettate. Nel cortile, si sparse un improvviso brusio. «Ma sentitelo, questo bastardo. Osa persino dare ordini alla regina?»
«Oso, mama» replicò Eunji, che ne aveva abbastanza di quella donna. Orribile, dentro e fuori. Copriva i suoi peccati sotto strati di trucco, prendendosi gioco di lui e Shin come se non fossero nemmeno di sangue nobile. «Oggi è la festa dello Yudu, si ricordano gli spiriti. Dovreste onorare quello di mia madre, la Nobile Consorte Eri, invece di stare qui a vantare vostro figlio.»
Di fronte quel nome, il brusio cessò di esistere. I ministri si cambiarono alcuni sguardi stupefatti e Shin si alzò in piedi, forse pronto a difenderlo dalla furia che la regina avrebbe gettato su di loro. Per l'appunto, Soseono sollevò un braccio e fece per colpirlo con un ceffone. «Come osi pronunciare il nome di quella donna?!»
Eunji non si mosse nemmeno di un li, fu suo padre a farlo, bloccando il polso della regina prima che questo potesse abbattersi su di lui. Soseono lanciò uno sguardo inebetito al marito, il quale la costrinse ad abbassare il braccio.
«Non avete il permesso di colpire i principi mia regina» sibilò il re, facendo aggrottare le sopracciglia di Eunji, il quale non si aspettava una risposta del genere. «Oggi onoreremo tutti la Nobile Consorte Eri. Sono passati vent'anni dalla sua morte e il palazzo dovrà ricordarla, mi avete sentito?»
Re Muyeol si abbandonò a un gemito, di fronte i membri della Corte, che costrinse tutti quanti ad allontanarsi. Sapevano quando il re potesse essere suscettibile, se lo voleva.
Il sovrano si volto verso Eunji e Shin, sbattendo le palpebre. Aveva gli occhi umidi di lacrime non versate. «Voi due pregherete in prima fila, per l'anima di vostra madre.»
«Abamama» mormorò Shin, stupefatto quanto il fratello. «Cosa state dicendo?»
Muyeol si avvicinò a entrambi i principi e li afferrò per le spalle, costringendoli ad avvicinarsi a sé. Sembrava turbato, le sue dita salde tremavano. Eunji, però, rimase impassibile. Ancor di più, quando udì il padre dare voce a parole piene di sconforto. «Vostra madre... tormenta i miei sogni. Voi dovete aiutarmi, dovete intercedere affinché il suo rancore venga placato...»
«Mia madre smetterà di tormentarvi solo se ripudierete la regina» Asserì Eunji, senza alcun ripensamento, o dubbio. Se suo padre era debole, doveva agire, prima che Song tornasse. «Lo sapete anche voi, abamama. Lo sapete che è stata lei a ucciderla."
Muyeol aggrottò le sopracciglia di fronte quelle parole, almeno un attimo prima che Soseono lo raggiungesse, in un tintinnio di pendagli che rilucevano sul suo capo. «Mio signore, sarebbe meglio chiamare il medico di corte. Voi state di nuovo male.»
«Mio padre sta benissimo, forse siete voi a stare male, mama» la rimbrottò Eunji, guardandola con tutto il disprezzo che sapeva di possedere.
Soseono incurvò, invece, le labbra in una smorfia di puro odio. «Se continuerai a mancarmi di rispetto in questo modo, ti prometto che...»
«Mi farete fare la stessa fine che avete fatto fare a mia madre?» sibilò Eunji, consapevole che quelle parole avrebbero prodotto uno scandalo.
I presenti sgranarono gli occhi, Shin dietro di lui sussultò, e il re sollevò il mento, ritrovando la lucidità di un tempo. «Eunji... non è stata la regina a uccidere Eri.»
«Che motivo ne avrei avuto, poi?» sibilò Soseono, passandosi una mano sul ventre florido. «Dalle tue labbra esce solo veleno. Sei un infame e un ingrato. Non fai che sputare sui tuoi privilegi e dare da parlare della famiglia reale ogni volta che ti è concesso. Dovresti prendere esempio dal terzo principe.»
A Eunji venne quasi da ridere. Non erano rare le volte che la regina cercava di mettere lui e Shin l'uno contro l'altro, ma non ci sarebbe riuscita. «Io e mio fratello non siamo uguali e non ambiamo ad esserlo. Siamo cresciuti memori degli insegnamenti di nostra madre.»
«Ed è proprio questo il problema» sibilò Soseono, posando entrambe le mani sul suo ventre.
Eunji incurvò le labbra in un sorriso, e si avvicinò alla regina.
Per tutti i Cieli, se la odiava. Le avrebbe tagliato la gola in quello stesso momento, se avesse potuto.
«Eunji, non ti avvicinare a lei!» urlò Muyeol, avanzando di un passo, solo uno, prima di bloccarsi. Eunji gli lanciò uno sguardo di sbieco, notando come Shin continuasse a tenere una mano posata dietro la sua schiena.
Suo fratello aveva uno sguardo freddo, concentrato. Stava usando lo shugendo, sul loro stesso padre, per la prima volta dopo anni. Eunji gli lanciò un'occhiata complice, prima di voltarsi in direzione della regina.
«Lasciate che vi dica una cosa» sibilò, posando una mano sul ventre della donna, in un gesto intimo, che nessuno avrebbe dovuto replicare. «Pensate di essere al sicuro, ma non lo siete» le rivelò, in modo che nessuno potesse sentirlo. «Credete che il vostro caro figlio ascenderà al trono, ma vi sbagliate anche qui.»
«Toglimi le mani di dosso, lurido cane!» strillò Soseono, facendo per scrollarselo di dosso con uno spintone. Eunji, però, strinse le stoffe del suo hanbok, fino a strapparle la fascia che le teneva insieme le vesti. La prima cadde al suolo, mentre il re chiamava le guardie, incapace di muoversi.
Eunji si lasciò sfuggire una risata, mentre due uomini lo afferravano per le braccia, distaccandolo dalla regina, la quale era stata avvolta dalle sue a celle per nasconderla dagli sguardi pubblici. Indosso aveva solo la veste intima di pura organza, le sue nudità erano esposte.
Anche quello sarebbe stato uno scandalo, la regina in veste intima al centro del palazzo, ma Eunji se lo sarebbe goduto tutto, fino all'ultimo. «Pregate, Soseono, pregate che possiate morire per malattia anziché per mano mia! Perché vi prometto che vi farò ripagare fino all'ultima goccia di sangue che avete versato dal corpo di mia madre!»
«Taci, ti farò impiccare per quello che hai fatto stanotte!» urlò Soseono, mentre Shin si allontanava dal re, venendo afferrato a sua volta dalle guardie.
Muyeol ricade al suolo, con una mano sul cuore e la tosse posta a scuotergli la cassa toracica. «Portate... via il secondo principe... portatelo nelle segrete...» mormorò il re, in procinto di svenire.
Eunji non oppose resistenza. Non era la prima volta che veniva chiuso dentro una gabbia. Prima di venire allontanato dal giardino, però, fissò gli occhi in quelli di Soseono e le sorrise, con disprezzo. «Vi tornerà tutto indietro, mama.»
**
«Hai perso il senno, fratello! Completamente!» gli urlò addosso Shin, dopo esserlo venuto a tirarlo fuori dalle prigioni alle prime luci dell'alba.
Eunji lo ascoltava, ma era come se non lo facesse. Nessuno aveva alzato un solo dito su di lui, ma le occhiate di disprezzo delle guardie gli erano bastate per metterlo di cattivo umore. L'odore di urina si era appiccicato alle narici e le chiacchiere notturne gli avevano impedito di chiudere occhio e riposare. «Non essere tanto paranoico.»
«Ah, no?!» Shin lo afferrò per il bavero della casacca e lo costrinse a voltarsi verso di lui. Aveva il viso cinereo, gli occhi sgranati illuminati dai raggi tiepidi del primo sole del mattino. «La regina non ha fatto altro che chiedere a nostro padre di tagliarti un braccio, o un a gamba. Voleva renderti un principe monco, per ripagare l'offesa che le hai arrecato.»
Eunji sollevò un braccio e allontanò quello di Shin dal proprio corpo, restando lucido, quando il fratello evidentemente non lo era. «Sì, ma io sono ancora qui. Non importa quanto quella puttana cerchi di distruggermi, non ci riuscirà. Non hai visto com'era turbato nostro padre?»
Shin sospirò, gettando la testa all'indietro e lasciando che i lunghi capelli ciondolassero nel vuoto. «Nostro padre è logorato dai sensi di colpa. Ha indetto una processione straordinaria, le campane dei templi dovranno suonare per due settimane cento otto volte per scacciare gli spiriti malvagi da Hyejie.»
«Nostra madre non è uno spirito malvagio» sibilò Eunji, la freddura dell'alba stava scivolando sotto le pieghe delle vesti, raggiungendo la pelle nuda. «Per questo non se ne andrà mai.»
Shin incrociò le braccia al petto, liberando un sospiro affaticato. Sembrava spento, preoccupato. «No, ma tu andrai a farle compagnia se continui così. Va bene ignorare gli ordini di nostro padre, mancare di inchinarti alla regina, ma oggi le hai strappato le vesti di dosso. Dei nobili sono morti per molto meno.»
«Tu hai fatto di peggio» lo interruppe Eunji, trafiggendolo con lo sguardo. «Da quanto riesci a utilizzare così bene lo shugendo?»
Shin inarcò un sopracciglio e, in maniera quasi istintiva, si portò una mano dietro la schiena. «Non lo so...»
«Me lo tenevi nascosto» Sospirò Eunji, cominciando a incamminarsi verso il proprio palazzo, fiancheggiato dal fratello minore.
«Non ti ho mentito» replicò Shin, mentre alcuni eunuchi attraversavano i corridoi bui con delle lanterne di carta, diretti verso il palazzo del re. «Quando ti ho visto aggredire la regina, ho desiderato solo... aiutarti. E così ho fatto.»
Eunji incurvò le labbra in un sorriso. Sapeva che era solo questione di tempo, sapeva che presto Shin si sarebbe aperto. Doveva solo attendere, arrivare al limite. «Volevi vedere Soseono venire umiliata quanto lo volevo io. Non avere paura di dirlo.»
Shin si fermò di fronte la porta d'entrata al loro giardino, immerso nel buio. Il grosso salice si muoveva lento al soffio della brezza, l'erba era colma di rugiada. «Umiliata? Io voglio vederla morta.»
Quelle parole furono come un toccasana per Eunji, fecero sì che una sorta di piena soddisfazione si adagiasse sul suo petto con dolcezza. Così si volto a fissare il fratello e gli posò una mano sulla spalla, sorridendogli. «Lei morirà. Di questo puoi starne certo. Forse dovremo aspettare ancora qualche anno, ma...»
Shin aggrottò le sopracciglia guardandolo di sottecchi. «Che cosa stai dicendo?»
«Ho corrotto alcune delle sue dame di corte, con l'aiuto di Chae-ryeong" gli rivelò Eunji, senza alcun timore. «La avveleno già da due mesi. Un po' alla volta, faccio aggiungere ai suoi cibi il succo del gujang.»
«La pianta della follia?» gli domandò Shin, sempre più sconvolto. Non doveva aspettarsi niente di simile.
Eunji, però, era felice di potersi liberare. Suo fratello era pronto e non lo avrebbe tradito. «Sì. Presto o tardi il veleno agirà sulla sua mente, portandola a impazzire. Quando cadrà lei, ci occuperemo di Song.»
Shin rimase in silenzio, ma non osò battere ciglio. Teneva i pugni stretti, le nocche erano più bianche della veste che aveva indosso. «Perché non sei stato sincero con me fin dall'inizio?»
«Perché vuoi bene a Mi-sun» gli rispose in fretta Eunji, avviandosi all'interno del giardino. «Non sapevo se le avresti raccontato qualcosa, spinto dal senso di colpa.»
Shin lo seguì silenzioso all'interno del giardino, soffermandosi in direzione del grande salice, laddove le loro strade di sarebbero separate. «Il mio rapporto con nostra sorella non ha niente a che vedere con la vendetta.»
Eunji soffocò una risata mesta e nascoste le braccia dietro la schiena, mentre il vento gli lambiva le lunghe ciocche corvine. «Ad ogni modo, ora sai tutto, perché sei pronto ad agire. Oggi lo hai fatto. Hai agito, hai cessato di essere la mia ombra.»
Eunji vide Shin rilassare la presa delle dita sul palmo della mano. Dalla capitale, cominciavano a provenire i primi rintocchi delle campane. «Cosa intendi fare con Song?»
Ora si ragionava.
Eunji sollevò lo sguardo verso ovest, il luogo in cui si ergeva il palazzo dorato del principe ereditario.
Sarebbe dovuto spettare a lui.
Song era nato solo con pochi mesi di anticipo, perché la regina Soseono si era iniettata delle misture al fine di poter partorire prematuramente. Almeno, era questo che si diceva a palazzo. Altrimenti, sarebbe stato Eunji il primogenito.
«Uccideremo anche lui, ma in maniera più eclatante. Soseono si merita di crepare sola, come la lurida pazza che è sempre stata. Con Song faremo qualcosa di meglio, te lo assicuro» proferì Eunji, pronto a mettere a ferro e fuoco il palazzo se fosse stato necessario. «E lo faremo insieme, fratello.»
**
Abamama: padre reale
mama: maestà (usato per le regine)
ed eccoci qui, Eunji che finalmente si espone come si deve. C'è chi lo mette a confronto con Junoh, ma qui si vede la differenza fra tutti e due. Eunji si è mantenuto calmo, quasi strafottente, fino alla fine. Junoh si abbandona alla rabbia. Tutti e due hanno due modi contrastanti di utilizzare questa emozione, ma il percorso è ancora lungo, fidatevi di me u.u
Ad ogni modo la regina ha avuto ciò che si meritava, e se si comporta in questa maniera adesso, pensate come sarà dolce e gentile quando il nostro amato principe Song sincero oltre ogni misura farà ritorno a casa AHAHAHAH.
Io vi dico soltanto che nel prossimo capitolo ritorniamo fra gli Shonin e rivediamo la nostra piccola Saran. Ci vediamo venerdì!
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