1.18
«Eunji.» Hana non si era ancora abituata alla dolcezza del suo nome, ma le era stato semplice smettere di chiamarlo formalmente daegun mama. Così semplice, che ogni volta le labbra tradivano una certa emozione. «Vorrei andare a trovare mia sorella, ma non posso presentarmi al palazzo del terzo principe da sola.»
Il marito, intento a parlare fitto con uno dei suoi eunuchi, sollevò lo sguardo su di lei. Una lunga ciocca di capelli gli sfiorò la guancia. Aveva gli occhi cupi, di chi aveva appena appreso una notizia che non gli era per niente piaciuta.
«Bene, andiamo da lui. È da qualche tempo che non vedo Shin» le disse, porgendole un braccio.
Hana cercò di alleggerire l'atmosfera con una risata leggera, contenta che avesse accettato la sua richiesta. Sistemò un fiore rosa fra i capelli, che aveva raccolto dal giardino poco prima, e si appoggiò a lui. «Sono davvero felice che mia sorella sia qui.»
«Siete molto legate, a quanto pare» commentò Eunji, scendendo dalla veranda insieme a lei e dirigendosi verso il palazzo a ovest, dove dimorava il terzo principe.
«Lo siamo, in effetti. Quando sono entrata a palazzo non credevo che l'avrei più rivista facilmente, invece ora che è qui possiamo proteggerci a vicenda» gli confidò, sentendo che quella rivelazione avrebbe potuto avvicinarli. «Mi sono sempre sentita così sola, fra queste mura.»
Eunji sbuffò una risata, ammorbidendo i lineamenti del viso pallido.
Hana, da quando si era ripresa, aveva passato molto tempo con lui. Il secondo principe si era lamentato della sua presenza ogni volta, ma alla fine non le aveva mai intimato di andarsene, permettendole di restare a dormire nelle sue stanze.
Sebbene lei non si fosse ancora ceduta.
E Hana sperava immensamente di riuscire a conquistarlo. Non per mera convenienza, non era mai stata attaccata al denaro o alle cose materiali. In realtà, era lui a piacerle, davvero molto. Ogni suo movimento, la sua voce, i suoi occhi scuri... Tutto di Eunji la affascinava.
Prima che i due potessero oltrepassare il ponte ad arco, una voce melliflua riecheggiò nell'aria, frenando la loro avanzata. «Marito, eonni.»
Hana sentì un brivido percorrerle la schiena, e desiderò sprofondare.
Quando si voltò, vide Chae-ryeong avvicinarsi a passo lento. Vestiva con un abito color peonia dal lungo scollo, come era abituata a portare, rivelava di nuovo il suo incredibile fascino. «Che magnifica coincidenza incontrarvi.»
Hana si indispettì e finì per irrigidirsi. Non voleva salutarla, quella donna non si meritava nemmeno una briciola di educazione da parte sua.
«Chae-ryeong.» Fu Eunji a salutarla, senza eccessivo trasporto. Strinse il braccio di Hana, come monito, affinché salvasse le apparenze.
Chae-ryong chinò il capo in una riverenza, prima di rivolgersi a lei. Hana si umettò le labbra, ascoltandola mentre dava aria alla bocca. «Come stai, eonni?» le chiese, con sorriso velenoso posto ad attraversarle le labbra dipinte di rosso.
Osava addirittura mostrarsi così sfacciata? No, Hana non le avrebbe permesso niente di simile. «Ti interessa conoscere le mie condizioni, dopo che mi hai avvelenata? Se sono quasi morta, è per colpa tua.»
I domestici che stavano attraversando il ponte lanciarono loro delle occhiate atterrite, mentre Chae-ryeong sgranava gli occhi, fingendo assoluta innocenza. Il suo sguardo guizzò verso quello di Eunji, l'unico a essere rimasto impassibile di fronte la scena.
«Marito, perché la tua prima moglie mi accusa in questo modo?»
Hana sperava che il secondo principe prendesse le sue parti, ma l'unica cosa che fece Eunji fu rivolgerle uno sguardo colmo di rimprovero. «Non prendere troppo sul serio le sue parole, è confusa e deve ancora riprendersi dalla convalescenza.»
Hana rimase esterrefatta. Confusa? Non riusciva a capire. Credeva che Eunji fosse adirato con quella donna, allora perché la stava difendendo davanti a tutti? «Non ho le idee confuse. So quel che dico. Perciò, d'ora in poi cerca di starmi lontana.»
Chae-ryeong, rise di sdegno e i suoi occhi brillarono di malizia. «Che razza di moglie ti sei preso, Eunji? È una pazza accusatrice, e se non mi chiederà scusa in ginocchio gliela farò pagare.»
«Hana...» sussurrò Eunji, affondando le dita nel suo braccio, come a chiederle di eseguire gli ordini.
Quel tocco, per la prima volta, la ustionò. Hana deglutì a vuoto, sentendosi improvvisamente inerme e sola. Si era illusa, di nuovo, e non era cambiato niente. Credeva di aver fatto dei passi avanti, invece era solo tornata indietro. «Io non sono pazza, e di certo sono una moglie preferibile a una che sa solo avvelenare!»
«Una moglie preferibile?» le domandò Chae-ryeong, inclinando il viso da un lato. Hana la vide sollevare una mano, le unghie erano stranamente nere, così come i polpastrelli. «Tu sei solo una scrofa di Haruna, che ha aperto le cosce al momento giusto. In questo palazzo, non vali niente»
«Smettetela di discutere» sibilò il secondo principe, zittendole prima che i domestici potessero udire più di quanto non avessero già fatto.
Tuttavia, quelle parole ferirono Hana più del previsto.
Dunque, era davvero sola. Non poteva credere che suo marito non l'avesse aiutata. Non lo faceva mai in pubblico, solo all'ombra, quando nessuno poteva vederli. Quando lui poteva restare nascosto da sguardi indiscreti.
Chae-ryong si scostò una ciocca dietro l'orecchio, rivelando un prezioso orecchino in lapislazzuli. «Non ho intenzione di farmi insultare dall'ultima arrivata. Io sono la figlia del ministro della guerra, lei che cos'è? A malapena possiamo considerarla una donna.»
La rabbia offuscò lo sguardo di Hana, che finì per slanciarsi sulla donna, tirandole uno schiaffo in pieno volto. Lo schiocco secco provocato da quel colpo riecheggiò nell'aria, e Chae-ryeong cadde a terra in un gesto fin troppo teatrale.
Eunji agì all'istante, guardandola con rabbia e puntandole un dito al petto. «Come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? Sarai anche la prima moglie, ma non hai alcun diritto di colpire le mie concubine, sono stato chiaro?» non attese una risposta e si inginocchiò accanto a Chae-ryeong, abbracciandola, seppur con freddezza.
Hana indietreggiò di un passo. Gli occhi si inumidirono di lacrime e la mano con cui aveva colpito Chae-ryeong cominciò a tremare. Era stata umiliata e poi avvelenata.
Perché Eunji si ostinava a favorire quella donna? Perché la stava di nuovo lasciando in un angolo?
Chae-ryeong si strinse al petto di Eunji, ma il principe teneva di nuovo lo sguardo fisso su di lei. Hana voleva scappare, perciò indietreggiò di un passo, facendo adirare ancora di più il marito.
«Non osare muoverti, o le conseguenze saranno serie» la minacciò.
«Non le ho già affrontate, le conseguenze?» gli domandò Hana, soffocando un gemito in gola.
La giovane cercò di trattenere le lacrime, ma continuavano a scendere, vedendoli così vicini.
«Dovresti divorziare... Eunji» gli sobillò Chae-ryeong, ormai più calma. «Una donna bugiarda e invidiosa non ti porterà prestigio. Non può arrivare dove ti posso portare io.»
Il principe non rispose, nonostante continuasse a tenerla stretta. Hana capì che la minaccia di Chae-ryeong si sarebbe facilmente realizzata. Quella ragazza avrebbe potuto scalzarla così facilmente per diventare la prima moglie e lei non avrebbe saputo difendersi. «Non ho fatto niente, non sono una bugiarda.»
Eunji si alzò di scatto, sovrastandola con la sua altezza. «Hai usato violenza su Chae-ryeong, quando lei era solo preoccupata per te. Sei stata incapace di trattenere le tue emozioni sfigurando davanti alla servitù del palazzo.»
«Preoccupata per me? Lei non era preoccupata per me e non lo sei nemmeno tu!» alzò di nuovo la voce, Hana non voleva più rimanere lì a farsi umiliare ancora.
«Osi urlarmi contro? Sei davvero priva di ogni contegno!» Eunji la afferrò per un polso. «Resterai rinchiusa nelle tue stanze finché non avrai imparato cosa significa comportarsi con modestia.»
Hana cercò di sfilarsi via dalla sua presenza, senza riuscirvi. «No! Non mi farò rinchiudere per colpa di quella donna!»
Eunji fece per accusarla di nuovo, ma Yuki sopraggiunse in quell'istante e colpì Eunji con entrambe le mani su una spalla, allontanandolo. Hana sgranò gli occhi nel vedere sua sorella puntare lo sguardo in quello del secondo principe e urlargli addosso, come se non si trovasse nemmeno di fronte a un nobile.
«Lasciate stare mia sorella!» urlò, coprendola con il suo corpo.
Quando Hana inspirò il profumo agrumato di Yuki, sentì di poter abbassare la guardia e i singhiozzi emersero con più violenta dalla sua gola. Si sentì inutile e sciocca in quel momento. Si appoggiò alla sua spalla, chiedendole silenziosamente si allontanarsi.
«Come osi rivolgerti a me in questa maniera?» sibilò Eunji, avanzando verso di lei con la stessa calma di un felino rabbioso. «Non temi la frusta?»
Yuki congiunse le braccia al petto e si inchinò, con una freddezza tale da ricordare ad Hana quella della loro madre. «Se desiderate frustarmi, daegun mama, farete meglio a domandare il permesso al terzo principe. Appartengo a lui, non al palazzo.»
Eunji soffocò una risata mesta, che fece quasi paura ad Hana. C'era qualcosa di strano in lui, e di ancora più strano in Chae-ryeong, che si era limitata ad osservare la scena con una punta di soddisfazione riflessa sul viso.
«Sparisci dalla mia vista» asserì alla fine Eunji, e Hana sentì Yuki tornare a respirare.
Sua sorella annuì e si voltò, per cingerle le spalle con un braccio. «Vieni. Ti porto nelle mie stanze» le sussurrò, avviandosi con lei oltre il ponte ad arco, in direzione del palazzo bianco del terzo principe, le cui lanterne già si stavano illuminando in vista dell'ora del vespro.
***
«Daegun mama!» Yong si fermò non appena il suo eunuco lo affiancò, affannato. Le guance glabre del servo erano colorate di rosso, come se avesse corso da un palazzo a un altro in poco tempo. Il mezz'uomo si sistemò il copricapo allungato e, appena riprese fiato, continuò: «Sua Altezza, la principessa di Sunju, chiede che vi rechiate da lei per il tempo della cena.»
Quelle parole oscurarono il volto del principe. Yong passò una mano dietro al collo e gettò la testa all'indietro. Si era ripromesso che le avrebbe fatto visita, dopo esserle stato lontano per giorni, ma i suoi piedi non ne volevano sapere. O forse era solo il suo cuore, nutrito da un desiderio diverso.
Mi-sun aveva adempiuto al proprio compito di moglie, lasciando crescere un erede reale nel suo grembo. La notizia in principio lo aveva reso felice, e anche ora lo era. Le aveva mandato dei regali, rotoli di seta e gioielli provenienti da Miryang, una delle città più prospere dopo la capitale, pensando che sarebbero bastati a compensare la sua assenza. Invece, niente di tutto ciò sembrava risollevare il morale di Mi-sun, sempre più arrabbiata e indisponente.
«Informa la principessa di Sunju che cenerò con lei domani sera.»
Sì, il giorno avvenire sarebbe stato perfetto. Così non avrebbe dovuto rinunciare alla compagnia di Shu Lien, per quella sera.
L'eunuco si inchinò, riluttante, e ubbidì alla richiesta.
Yong non provò nessun rammarico per il modo in cui si stava comportando. Al momento desiderava solo stare bene con chi era capace di allietarlo davvero. Erano giorni che il suo corpo aveva cominciato a risentire di energie esterne, estremamente negative, ed era sempre più stremato.
Quando raggiunse il palazzo della ragazza della contea di Qiong, il principe non si fece annunciare e risalì in fretta la veranda, sopprimendo iu sorriso in procinto di sbocciare. Era sempre felice quando si recava da Shu Lien, eppure, lei ci metteva sempre un po' a sciogliersi.
Anche quella volta, Yong la vide ferma in camera da letto, seduta sul letto matrimoniale coperto da lenzuola rosse. La ragazza stava fissando il vuoto, coi capelli che scivolavano lungo una spalla e le dita strette su un flauto di bambù che non riusciva a suonare.
Yong strinse un pugno.
A chi stava pensando, per avere uno sguardo così malinconico? Che avesse avuto un altro uomo alla contea di Qiong?
Il solo pensiero offuscò la ragione di Yong, riempiendogli il cuore di gelosia. Eppure, non appena Shu Lien si accorse di lui, un piccolo sorriso le incurvò le labbra di pesca. Le gonne celesti si gonfiarono ai suoi passi rapidi, quando si alzò per camminargli incontro. «Yong'er.»
Il principe, con le mani ancora strette in pugni, attraversò le tende di velo e varcò la camera da letto entro cui dormiva da molte notti. Un improvviso baluginio lo accecò. Si coprì il volto, per poi sbattere lentamente le palpebre e una sensazione di freddezza congelò le punte delle dita.
«Shu Lien.»
«Sono felice che tu sia venuto» gli disse lei, posando una mano sulla sua spalla, forse nel vederlo rigido. «Non ti senti bene?»
Quel contatto caldo entrò in contrasto con il gelo che aveva appena immerso il suo corpo.
Yong scoprì il volto, poi percepì una presenza estranea. Accanto alle gonne di Shu Lien vi era un bambino di due anni appena. Le guance livide, due gemme scurissime incastonate negli occhi. Un fumo bluastro vorticava sulla sua testa.
«Io...» mormorò Yong, passando una mano sulla fronte. «Devo sedermi.»
Shu Lien lo accompagnò verso il letto, mentre la dama di compagnia scostava i veli del baldacchino.
Yong si sedette sul bordo, infilando le unghie nella carne.
«Cosa ti sta accadendo?» gli domandò la seconda moglie, passando una mano sulla sua guancia e spostandogli i capelli dietro le orecchie.
Un conato di vomito salì nella gola di Yong, che represse, facendo sorgere una smorfia di fastidio sulle labbra. Quel bambino, quella presenza, si ostinava a rimanere attaccato alle gonne di lei, stringendole con la mano pallida.
«Vattene...» sibilò Yong.
Il ringhio prodotto dalla sua voce spaventò il bambino, che svanì in una nube infuocata, soffocata in se stessa. La stanza divenne più luminosa, meno fredda e anche le sue mani tornarono a muoversi con più facilità.
«A chi hai detto di andare via?» sussurrò Shu Lien, sgomenta.
Yong si morse le labbra, consapevole di trovarsi in una situazione priva di via d'uscita. Non voleva che Shu Lien sapesse delle sue stranezze. Anzi, a dire il vero, non voleva che nessuno sapesse nulla.
«Preferisco che tu non sappia.»
«Come potrò prendermi cura di te, altrimenti?» gli domandò, dopo essersi seduta accanto a lui e aver congedato la dama con un cenno del capo.
Non appena Yong l'ebbe accanto, posò una guancia alla sua spalla e intrecciò le loro mani. Sì, con lei stava incredibilmente bene. Persino le sensazioni sgradevoli scomparvero, lasciando solo un sentimento di dolcezza dentro di lui.
Ma poteva fidarsi davvero di quella donna?
Poteva confessare davvero ciò che aveva sempre nascosto alla corte?
Aveva bisogno di svelarsi, di scaricare quel peso che gli occludeva il respiro.
«Ho mandato via un bambino che si ostinava a starti accanto» le rivelò, aumentando la presa sulla sua mano. «Sin dall'infanzia percepisco ciò che occhi normali altrimenti non vedrebbero.»
Shu Lien rimase in silenzio per qualche istante, quasi stesse soppesando le sue parole. Poi gli circondò le spalle con l'altro braccio. Si stava fidando di lui?
«Cosa intendi... Un bambino?» domandò in un sussurro, restando per un attimo in silenzio. Dopo dei secondi interminabili, la giovane riprese a parlare. «Di che cosa stai parlando? Non ci sono bambini in questo palazzo e...»
Yong aggrottò le sopracciglia e socchiuse gli occhi, cercando di rammentare. «Ne sono morti alcuni, però.»
Difficilmente defunti estranei si avvinghiavano alle persone vive. Accadeva solo con sua madre. Rong Le era costantemente attorniata dai fantasmi dei suoi bambini morti, abortiti. Ma quelli erano stati i suoi figli, in passato, e non le facevano del male.
Non era raro, però, che facessero del male agli altri. Specialmente coloro che avevano uno spirito debole, afflitto. Ad Areum non si avvicinavano mai, Dier ne restava sopraffatto, per questo era sempre angosciato. Junoh, invece, subiva l'influenza di altri tipi di spiriti. Non erano fantasmi, ma Yong riusciva a vedere delle ombre nere avvolgere il suo corpo, quando gli stava vicino. Ombre fatte di rancore.
«Com'è possibile che tu abbia sviluppato la capacità di vedere i fantasmi?» gli domandò Shu Lien, lasciandosi accarezzare. «Com'è possibile che tu sia in grado di percepire gli spiriti altrui?»
Yong sospirò con pesantezza, chiudendo gli occhi. «Non lo so, io credo solo che... che sia stato il Drago di cui ti ho parlato il giorno del nostro primo incontro, la causa di tutto. Lo ricordo bene, aveva le scaglie bianche, il colore era quello del lutto. Gli occhi così azzurri da sembrare uno specchio d'acqua limpida. Studiando ho scoperto che si trattava di Jung-Eum, il drago della morte.»
E quando lo aveva scoperto, quando aveva capito che il peso di una maledizione era ricaduto su di lui, Yong aveva cominciato ad impazzire. Ad Areum era spettata la benedizione di Mireu, dannazione, il drago del sangue e della vita, mentre lui era stato segnato per tutta la vita.
Shu Lien strinse la stoffa delle sue vesti tra le mani, come se quelle parole l'avessero turbata, ma non si allontanò da lui nemmeno di un passo. «Qualcuno conosce i tuoi problemi?»
Yong capì dalle sue parole che non ci aveva creduto fino in fondo, ma non se ne preoccupò. «Mia sorella lo sa, e i miei genitori, nessun'altro, nemmeno i miei cugini. Perciò, Shu Lien, non dovrai dirlo a nessuno o finirò per perdere potere. Me lo prometti?»
Riaprì gli occhi e si distaccò da lei, solo per poterla fissare e trovare maggiore appoggio.
Non aveva rivelato a nessuno i suoi progetti futuri. Forse, il vero segreto da tutelare era quello, soprattutto affinché sua sorella non lo venisse a scoprire: prendere il trono, a prescindere tutto.
Perché lo meritava, più di chiunque altro. Yong si era sempre impegnato, fin dall'infanzia, aveva studiato, si era prodigato nell'arte della spada e della guerra, oltre che nella diplomazia. Anche in quei mesi si era immolato, sottoponendosi a due matrimoni per salvare la faccia di Kaewang.
Non c'era nessuno che dovesse sedersi su quello scranno, se non lui.
«Te lo prometto, ma Yong...» ritentò lei, passando le dita affusolate fra i suoi capelli. «Non c'è un modo per evitare che tu veda queste... Presenze?»
«Se ci fosse me ne sarei liberato molto tempo fa» le sorrise Yong, posando la fronte sulla sua e dandole un bacio sulla guancia. «Ormai sono abituato, ho sopportato situazioni peggiori.»
Shu Lien avvolse anche l'altro braccio intorno al suo collo, attirandolo a sé. Quando parlò, lo fece con un velo di timore nella voce, che si sforzò di reprimere. «Se avrai bisogno d'aiuto, io ci sarò sempre... Questo devi saperlo.»
Quelle parole lo colpirono.
Lei ci sarebbe stata, sempre?
Una sensazione di tepore si espanse dentro di lui. Nessuno, prima di Areum, era riuscito a farlo sentire apprezzato, benvoluto.
Così, Yong sprofondò sul suo collo, scostandole i capelli lucidati da olio di camelia e le baciò la pelle diafana. Le labbra scivolarono fin sul mento, in cerca poi delle sue labbra, dove si trattenne per morderle scherzosamente.
«Non mi sono mai sentito così bene con nessuno prima di te» mormorò, aspettando una sua reazione.
«Nemmeno io. Sto bene quando sei con me e mi manchi quando non ci sei... Spero di riuscire a darti un figlio anche io, un giorno» gli confessò Shu Lien, sebbene la sua voce fosse tremula, acuta, come se fosse sul punto di scoppiare a piangere. Yong temette che lo stesse dicendo solo per compiacerlo, ma... ma non era possibile.
Shu Lien lo amava, lui ne era certo.
Le accarezzò così una guancia, prima di lasciarle un bacio leggero sulle labbra. Bacio che lei non ricambiò. «Lo avremo, prima o poi.»
Ne era convinto. Shu Lien era esattamente il pezzo che mancava a renderlo davvero felice.
E lui l'avrebbe resa regina.
**
No, Shu Lien non riesce a dimenticare Sheng se ve lo state chiedendo, e si sta sforzando con tutta se stessa pur di rendere la sua recita credibile. Ma fidatevi se vi dico che non lo fa con cattiveria.
Non è da biasimare, nessuno in realtà lo è, solo Sheng, forse, per averle spezzato il cuore. Per il resto, Lien vorrebbe davvero innamorarsi di Yong, quando è chiaro come il sole che le viene davvero difficile.
Però, un passo avanti lo ha fatto: Yong vuole renderla regina e vuole prendersi il trono. Alla faccia del fratello gentile e onesto, Areum ci aveva visto lungo nel notarlo così felice di avere un erede :'). Io questi due li vedo sempre più distanti, voi no?
Però, non dimenticatevi delle benedizioni dei due draghi. Anche questi sono strumentopoli che ci serviranno più tardi u.u
Nel frattempo, a Sunju Chae-ryeong riesce a prendersi una bella rivincita su Hana e a far litigare i due allegri sposini. Come si dice? Tra moglie e marito non mettere il... ah no, qualcuno fermi Yuki, perché si sta mettendo in dei guai grossi per difendere l'altra grande ingenua di questo libro, dopo Mimì: Hana.
Detto ciò, io vi aspetto venerdì per il prossimo capitolo. Che fine avranno fatto Song e Saran? Lo scopriremo presto, e potrebbe non essere piacevolissima la cosa.
No, niente tigri, qualcosa ci peggio: Altan.
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