1.16

Erano passati solo pochi giorni dalla sua entrata a palazzo e Yuki poteva già dirsi una dama favorita. Shin le aveva comandato di servire dentro le sale, sotto il suo sguardo attento, in modo tale che nessuna ragazza invidiosa le desse filo da torcere.

Yuki, in cuor suo, lo aveva ringraziato tante di quelle volte da perderne il conto, ma a parole non era mai riuscita a dirgli niente. Bastava un semplice sguardo, un minuscolo sorriso, e il terzo principe intuiva tutto.

La giovane dama attraversò leggiadra i corridoi del palazzo. Essendo stata richiamata nelle stanze del suo padrone non voleva ritardare più di quanto avesse già fatto. Una volta giunta di fronte alle porte scorrevoli, si preoccupò di tirarle indietro facendo meno rumore possibile, poi si insinuò nella fessura creata e si inchinò ancor prima di incrociare lo sguardo del terzo principe.

«Daegun mama, sono qui.»

Shin le fece cenno di alzarsi. Sembrava nervoso, eppure le rivolse uno sguardo tiepido. «Non speravo quasi più di vederti.»

Yuki sorrise furbesca. Voleva scherzare, non era raro che lei e il terzo principe si lasciassero andare a un'atmosfera più leggera. «Spero di non avervi infastidito troppo. Sembrate nervoso, potreste chiedere a un'altra dama di servirvi. Ne sarebbero estasiate.»

«Non starai diventando troppo intraprendente perché ti favorisco, Yuki? Pochi giorni fa non mi avresti risposto in maniera così tagliente» Shin non rispose allo scherzo, era severo, nonostante quello non sembrasse un vero e proprio rimprovero. «Aiutami a cambiarmi d'abito.»

La ragazza aggrottò le sopracciglia, capendo che qualcosa non stesse andando per il verso giusto. Di solito, il principe non era mai così teso. «Avete ragione, sono stata scortese. Vi porgo le mie scuse» si inchinò, voltandosi poi verso la veste indicata, disposta su un sostegno di legno accanto alla grande finestra. Il sole baciava i ricami dorati cuciti sulla stoffa chiara. «Vi piace vestire di bianco, daegun mama? Da quando sono arrivata a palazzo, indossate solo questo colore.»

Il principe rimase rigido e i suoi occhi si tinsero di malinconia. «Il bianco mi ricorda la neve delle montagne di Haruna. L'inverno è una stagione che mi è cara. Quando anche il cielo è solo, mi sento sollevato.»

Yuki strinse le labbra e quando fu di fronte al principe, posò le mani sulla fascia che gli stringeva i fianchi, cominciando a scioglierla. Era sempre ansiosa quando si trattava di vestirlo, e non solo perché aveva ben capito che vi fosse desiderio negli occhi di Shin. Senza vestiti, si era vulnerabili. «Vi piace l'inverno e la neve, forse è per questo che mi apprezzate tanto?»

«Tu...» il principe si morse le labbra al loro contatto e tese le braccia, per aiutarla a sfilare l'abito che aveva indosso. «Tu sei davvero come la neve. Al contatto subito fredda, ma dopo poco si scioglie sulla pelle e brucia.»

Yuki sentì le guance farsi calde e gli sfilò le due vesti, senza osare togliergli quella intima. Ogni volta che lui le faceva un complimento, finiva per sentirsi lusingata. «Voi sapete come utilizzare le parole, daegun mama

Shin sospirò e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. «Ci sono anche molte cose che non so fare, come liberarmi dalla mia angoscia.»

«E da cosa è scaturita? Dall'incontro di oggi?» gli domandò Yuki, prendendo la nuova veste e portandola con solennità verso il legittimo proprietario. La seta era morbida e profumata, aveva paura di sgualcirla.

«La regina desidera la mia presenza, e io non so come liberarmi da questo incontro senza sembrare impertinente» le spiegò Shin, tendendo nuovamente le braccia per permetterle di infilare la veste nella maniera corretta.

Yuki stirò la seta raggrinzita sulla schiena e sulle spalle, sfiorandogli i lunghi capelli d'ebano che scivolavano fin sulle anche. «L'unico modo per liberarsi dell'incontro è affrontarlo, non abbiate paura.»

«Paura?» Shin rise, amaramente. «Non è paura, la mia. Temo sia una condizione perenne, un malessere impossibile da debellare. Quando sono davanti alla regina, è come se tutto scomparisse. Resta solo il mio odio. E sono costretto a soffocarlo.»

Yuki sovrappose i due lembi della veste sul petto e li chiuse con una nuova fascia argentata. Capire il principe era difficile. Se in Eunji vi era rancore nei confronti della propria condizione, in Shin c'era qualcosa in più. 

Qualcosa che sarebbe potuto sfociare nel desiderio di vendetta, un giorno.

«Non dovete nulla alla regina, non è la vostra madre di sangue, dunque perché sforzarsi di mostrarle gentilezza?» Lo rassicurò la giovane, indietreggiando di un passo. «Non temete, daegun mama. Siete il terzo principe, figlio del re in persona. Cosa mai potrà farvi quella donna?»

Shin la guardò, di nuovo, con quegli occhi bramosi, e Yuki abbassò il viso per mascherare il rossore che le aveva pervaso le guance. Poi, il ragazzo le posò le dita sotto il mento e la costrinse a guardarlo, sfiorandole la bocca con il pollice. Yuki si irrigidì, diventò di ghiaccio, e non se n'è spiegò il motivo. Aveva solo parlato, lasciandosi guidare da se stessa, eppure sembrava aver rinnovato lo spirito di quel giovane con nuovo coraggio.

«Accompagnami all'incontro ufficiale» sussurrò, facendo ricadere la mano. «Vedrai con i tuoi occhi la regina Soseono.»

«Ma sono solo un dama...» Yuki indietreggiò di un altro passo, infilzando le unghie nei palmi.

Shin sollevò una mano, come a dirle di non preoccuparsi. «Hai detto tu che sono il terzo principe, figlio del re in persona. Cosa potrà mai farmi quella donna?»

Il principe si distanziò e le fece cenno di seguirlo oltre le mura di palazzo. Yuki non poté fare a meno di sospirare e raccogliere le gonne color canarino fra le mani, procedendo. Un eunuco li attendeva fuori, pronto a scortarli verso il palazzo della regina. La giovane percorse in silenzio i corridoi cremisi del palazzo di Sunju, ristorandosi del piacevole tocco del sole sul viso, fino a raggiungere la residenza della sovrana.

Quest'ultimo si ergeva entro un giardino di peonie dai colori sgargianti, che ben si accordavano alle pareti rosse e alle tegole dorate della struttura. Yuki sgranò gli occhi neri, colpita dallo sfarzo che ricopriva ogni parte del palazzo di Hyejie. Sfarzo che trovò il suo culmine nella sala delle udienze, dove la regina li stava aspettando, seduta su un trono coperto da cuscini di seta e vestita da un abito blu provvisto di un lungo strascico. Tra i capelli della donna risplendevano gemme preziose mentre sulla fronte era disegnato un elegante fiore rosso. Il viso ovale era abbellito dalla polvere di pesca che dava colorito al suo incarnato pallido, dai lobi pendevano orecchini pesanti, gli occhi a mandorla erano allungati da una sottile striscia di carboncino nero.

Yuki si inginocchiò sul pavimento lucido insieme all'eunuco, mentre Shin si limitò a inchinarsi formalmente di fronte alla sua madre ufficiale.

«Mama, il terzo principe vi rende omaggio.» La salutò, atono, senza nemmeno guardarla in viso.

La regina sorrise di fronte la loro sottomissione, prima di far loro un cenno con una mano. «Alzatevi pure» comandò, mettendosi in piedi e posando il braccio tra le mani di una serva, per farsi aiutare nella camminata. Pareva fosse affaticata. «Shin, è da molto tempo che non godo della tua compagnia. Oggi ho pensato di convocarti visto la buona notizia che ho in serbo per te.»

Yuki seguì con la coda dell'occhio il profilo di quella donna. Era estremamente bella, nonostante i segni dell'età avanzata fossero presenti sul suo volto dipinto di bianco e una leggera sporgenza si affacciasse dalle gonne dell'abito. Doveva essere incinta.

Shin tornò composto, continuando però a tenere la testa bassa. «Una buona notizia?»

La regina si fermò a pochi passi dal principe, con uno sguardo vittorioso. «Sì, ti ho trovato una moglie. Si chiama Koryen, è la figlia del ministro dei commerci. Possiede una buona dote, è molto bella e piacevole. Sicuramente ti darà prestigio.»

Yuki si morse le labbra, sperando di riuscire a sopprimere il procinto di gelosia nata nel suo petto. Non avrebbe dovuto provare niente di simile, era solo una... povera ragazza di Haruna. A cosa poteva aspirare? Forse al concubinaggio, ma niente di più. 

Oltre a ciò, la sua mente cominciò a riflettere, lesta come una lepre. Per quale motivo accasare la figlia del ministro dei commerci con un principe di terzo rango?

Shin le lanciò uno sguardo, quasi alla ricerca di un appiglio, rivolgendosi poi alla regina con fastidio. «Mama, non vi è bisogno di mostrare tanta cortesia. Al momento, non ho alcun bisogno di prendere moglie.»

La regina Soseono diede vita a una risata schernitrice. «Sei così modesto, mio caro! Koryen è mia nipote, sposandola i nostri rapporti diventeranno ancora più forti e, forse, riusciremo a estinguere questo rancore che ci perseguita da tempo...» sibilò, quasi con sdegno. «Shin, la mia Mi-sun e quel balordo di Eunji hanno deciso di mettere la testa a posto. Anche tu dovresti fare lo stesso. Presto anche Song si sposerà, io e il re abbiamo già scelto una moglie di tutto rispetto per lui.»

Shin strinse i pugni a quelle parole, come se fosse stato colpito dov'era più sensibile. «Il secondo principe ha scelto da solo chi sposare, perché io non posso fare lo stesso?»

«Eunji è stato furbo ed estremamente irrispettoso, spero tu non voglia percorrere le sue orme» lo accusò la regina, sedendo di nuovo sul suo piccolo trono. «O quelle di tua madre. Una donna sciocca morta in modo sciocco. Il karma gira. Colpirà tuo fratello, come ha fatto con la Nobile Consorte Eri, ma se tu ti comporterai in modo adeguato sarai salvo.»

Yuki si permise di avvicinarsi al suo padrone e gli sfiorò le dita, come a volergli far sentire la sua presenza. Lui però le afferrò la mano, stringendola con forza, le fece quasi male. Sembrava quasi stesse sfogando tutte le parole che non riusciva a proferire in quella morsa.

«Non mi opporrò ulteriormente, mama. Ma ora mi perdonerete, devo prendere congedo» replicò velenoso Shin, inchinandosi e indietreggiando, senza lasciarle mai la mano.

La regina aveva notato quel gesto ma Yuki si sforzò di ignorare i cattivi presentimenti e si avviò verso l'uscita con il principe.

«Vieni più spesso a trovarmi, mio caro» esordì la regina, un istante prima che varcassero la soglia. Yuki riuscì a notare distintamente un sorriso di vittoria deformarle gli angoli della bocca, mentre con una mano si andava a sfiorare il ventre florido. «Le porte del mio palazzo sono sempre aperte per te.»

***

«Hwa, non correre!» urlò Areum, vagando fra gli immensi giardini del palazzo. Inutile quanto ci provasse, la piccola volpe era dispettosa e aveva deciso di distoglierla dai suoi allenamenti con l'arco e condurla verso il padiglione della Gru Gialla: una grande struttura verde, che si ergeva sulle sponde di uno stagno sopra cui nuotavano cigni e anatre. Il tetto aveva la forma di un fiore rovesciato, ma brillava d'amaranto alla luce del sole.

Areum si fermò quando notò il fratello maggiore bere e scherzare in compagnia della seconda moglie. Yong teneva una mano sopra quella della ragazza e lei sorrideva di gioia. Si guardavano in un modo così complice, che la principessa ne fu quasi invidiosa. 

Il pensiero le corse spontaneamente a Dier, erano passati solo pochi giorni dalla sua partenza ma le sembrava che fossero trascorsi tre autunni. Ed era dura confrontarsi con quella malinconia, cercando di ignorare i propri sentimenti.

Hwa la richiamò con un verso e Areum annuì verso il padiglione, come a dirle di entrare. La volpe doveva essere attratta dall'odore del cibo, ma la principessa pensò che fosse una buona idea distrarsi e passare del tempo in compagnia del gemello.

Si avviò quindi verso l'interno del padiglione e sorrise quando incrociò lo sguardo di Yong.

«Orabeoni.» Lo chiamò, in modo confidenziale. Lo vedeva sempre più distante e se quello era il prezzo da pagare per poterlo abbracciare, sarebbe scesa a patti con piacere.

Lui ricambiò il sorriso e sollevò una mano per invitarla a sedere. «Areum, sei arrivata giusto in tempo! Shu Lien prepara degli ottimi biscotti lunari e ho proposto di farteli assaggiare.»

Areum si portò i lunghi capelli corvini dietro le spalle e prima di voltarsi a salutare la cognata, ella si sollevò dai cuscini e si inchinò, porgendole i dovuti rispetti. «Per me è un piacere incontrare la prima principessa di Kaewang, io sono Shu Lien e...»

Areum roteò gli occhi, spazientita. Non ne poteva più di quella stupida etichetta. «Cognata, possiamo lasciare da parte le cortesie? Vorrei potermi rivolgere a te come se fossimo davvero sorelle» le sorrise, mentre Hwa saltellava sinuosa sopra la panca di marmo, agitando la folta coda arancione.

Shu Lien ammorbidì lo sguardo e annuì di fronte le disposizioni di Areum, prima di allungare la mano in direzione del musetto di Hwa. «Yong, non mi avevi parlato di questa piccola volpe.»

Areum rise, prendendo posto accanto al fratello e accavallando le gambe, aveva indosso una veste dalla gonna morbida, e aveva fasciato le gambe con degli stretti pantaloni. Quando si allenava, prediligeva l'assoluta comodità. «Hai una moglie estroversa a quanto pare. Credevo che a Qiong fossero tutti rigidi e formali.»

«Effettivamente, Shu Lien non ha timore quando si tratta di esternare ciò che prova» rise Yong, osservando la moglie accarezzare il pelo folto della volpe. «Hwa è la fedele compagnia di mia sorella, la sua guardiana, potremmo dire.»

«Una guardiana?» domandò Shu Lien, passando le dita sotto il muso del furbo animale, intento a bearsi tra le carezze. «Yong ha ragione. Sono estroversa, spero che per te non sia fonte di disturbo.»

«Affatto» le sorrise Areum, inclinando il viso da un lato. «Sembrate davvero complici, devo forse prepararmi a diventare zia? Anche nostra madre se lo stava chiedendo» domandò ambigua, una volta seduta di fronte al fratello.

Yong soffocò una risata, rivolgendo poi uno sguardo alla moglie, la quale era arrossita. «Non ancora, ma spero che presto Shu Lien potrà darmi un erede.»

Un erede. Areum si irrigidì lievemente di fronte quel termine e osservò la volpe zampettare ai piedi del tavolo.

«Yong...» Shu Lien si lasciò andare a una piccola risata imbarazzata e Areum distolse lo sguardo, fissandolo verso una delle colonne del padiglione. Le sembrava di aver intercettato un piccolo movimento in lontananza, un fruscio di vesti violacee.

«Quindi» continuò la principessa, versandosi del tè. «Sembri preferire la compagnia di Shu Lien a quella di Mi-sun.»

«Areum» la riprese Yong, addentando nervosamente un biscotto lunare. «Non è un bene che io faccia preferenze.»

Areum sbuffò di sdegno. Il fratello doveva smetterla di giocare a fare l'incorruttibile eroe del regno. «Ma piantala di fare la persona corretta. Non fai visita a Mi-sun da almeno una settimana, è chiaro come il cielo che ti trovi meglio con la tua seconda moglie.»

«Oh, non litigate» li riprese Shu Lien, posando una mano sulle nocche del marito, sebbene fosse soddisfatta. Glielo si leggeva in faccia. «Yong'er cerca di attenersi alle regole. Mio padre diceva che non c'è niente di più nobile di un uomo ligio al dovere.»

«Mio fratello non è ligio al dovere, mio fratello vive per il dovere» sospirò Areum versandosi del tè in una tazza di ceramica dipinta. «E sbaglia. Che male c'è nell'ammettere di trovarsi meglio con una persona anziché con un'altra?»

«Areum, ricordati che siamo in un palazzo» la rimprovero Yong, come aveva fatto a Sunju il giorno del suo incontro ufficiale con Eunji. «Non puoi parlare in modo tanto avventato.»

«Smettila di essere così noioso!» esclamò Areum, spazientita da quel severo rigore. «Vivremo anche in un palazzo, ma non siamo in una prigione.»

Yong non ebbe modo di risponderle, che Mi-sun interruppe ogni discussione con la sua presenza. Aveva il viso spento da qualsiasi sorriso, la seta violacea, la stessa che Areum aveva notato pochi istanti prima, la rendeva ancora più pallida.

Non appena la sua figura minuta raggiunse il padiglione, Yong si sollevò subito in piedi e la stessa cosa fece Shu Lien, rivolgendole un inchino rispettoso. Areum fu l'unica a restare accomodata e rivolgerle una mezza riverenza con il viso.

«Mi-sun» la salutò Yong, improvvisamente a disagio. Lei non si degnò di rispondere. Aveva il viso pallido, a dir poco giallastro. «Sembri stanca, perché non ti siedi qui con noi?»

«Non voglio sedermi con voi» replicò lei, con il tono colmo di tristezza. I suoi occhi nocciola si fecero lucidi. «Sono venuta qui per comunicarti una notizia. Avrei voluto riferirtela giorni fa, ma non sei venuto al mio palazzo neppure per pranzare.»

La principessa notò il volto di Yong mutare in un'espressione triste, che cancellò via tutta l'allegria dimostrata pochi istanti prima. «Perdonami, sarei dovuto venire. Sono stato vergognoso, ma non temere. Passerò del tempo anche con te questa settimana» tentò di difendersi Yong, in un tentativo a dir poco penoso. «A proposito... cosa volevi dirmi?»

Mi-sun gli sorrise stavolta, più sicura di se stessa. Pareva che avesse atteso quel momento per tutta la giornata. «Volevo solo dirti che aspetto un bambino.»

Areum sgranò gli occhi a quella notizia, le sue mani si strinsero sulle gonne e il cuore cominciò a battere più velocemente. Quella notizia poteva essere anche lieta, ma per lei non rappresentava altro che una disgrazia. Yong era già sposato, con due donne che gli avevano conferito potere. Era favorito dai ministri, dalla corte e dai genitori, tutti a palazzo parlavano bene di lui. Se il bambino fosse nato maschio, lo avrebbe designato com erede al trono di Kaewang. Nemmeno suo padre avrebbe potuto esimersi dal conferirgli il titolo.

E Areum non poteva permettere che una cosa del genere accadesse, non poteva permettere che il gemello le strappasse via dalle mani tutto ciò che aveva sempre desiderato.

«Un bambino? Questo è... uno splendido avvenimento» Yong sorrise di gioia, insieme a Mi-sun. Si era totalmente scordato di Shu Lien, intenta a fissare il vuoto con le labbra tremanti.

«Sono felice di sentirtelo dire» mormorò la principessa di Sunju. «Allora posso prenderti in parola? Durante questi giorni verrai a trovarmi più spesso?»

Areum non aveva voglia di sentire la risposta. Con uno schiocco di dita richiamò Hwa a sé e si alzò in modo fluido dai cuscini. Aveva bisogno di sfogarsi con una cavalcata, immediatamente. «Fratello, ti faccio i miei migliori auguri, ma ora prendo congedo.»

Yong le lanciò uno sguardo distratto e lei approfittò di quel momento di confusione per lasciare il padiglione.

Doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa per evitare di perdere il suo posto sulla linea di successione. Per quanto terribile ed egoista fosse, Areum sapeva di doversi difendere da sola, perché nessuno in quel palazzo avrebbe mai tifato per lei.

**

Mama: vostra maestà(usato per le regine)

daegun mama: altezza (usato per i principi)

karma: è un termine in uso nei Veda, dove è inteso come «atto», «evento rituale», e traducibile nelle lingue occidentali come «azione». Il karma indica il generico agire per raggiungere un fine, secondo il principio di «causa-effetto» ma viene inteso nel contesto delle vite successive e precedenti. Se fai una buona azione ti reincarnerai in un essere nobile, altrimenti no.

E quindi! Tanti auguri a Yong e Mi-sun, qualcuno aveva già intuito che la nostra principessa fosse incinta, ma non ci aspettavamo così presto, e invece ci ha colti tutti di sorpresa ehehehe. Di certo la notizia non è stata presa bene, né da Shu Lien, né tanto meno da Areum. Dovreste preoccuparvi di lei, a proposito, o di quello che potrebbe fare per trattenere i suoi privilegi sulla linea di successione. Può l'affetto verso un fratello impedirti di compiere cattive azioni?

Io non spoilero nulla, ma lo scopriremo presto.

E che dire di Shin. Finalmente abbiamo conosciuto la regina Soseono, madre di Song e Mi-sun, dalla lingua tagliente e subdola come solo un serpente a sonagli potrebbe essere. Non avendo il controllo su Eunji sta cercando di esercitarlo, invece, su Shin. Ci chiediamo solo se il nostro terzo principe riuscirà a ribellarsi o accetterà tale matrimonio con codesta Koryen. 

A proposito, non vedo l'ora di farvela conoscerla.

Come non vedo l'ora di farvi conoscere la promessa sposa di Song. AHAHAHAHA, non credevate mica che se ne sarebbe stato nel deserto tutto tranquillo con Saran, vero u.u?

Ci vediamo venerdì con un nuovo capitolo ragazzi <3

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