1.14
I dolci lunari brillavano sotto la luce delle lanterne. Shu Lien li dispose con ordine su un piatto di ceramica che affidò ad una dama, poi tornò a fissare la porta che si affacciava sul cortile del suo palazzo, quello della Luna Splendente, in attesa di scorgere Yong attraversarla, come aveva promesso.
Non che ci sperasse tanto, in realtà. Aveva smesso di provare fiducia da quando aveva lasciato la contea, si sentiva svuotata dal giorno in cui Sheng le aveva voltato le spalle, ma lei non poteva farci niente. Le cose erano andate così, e gli eventi non potevano cambiare.
Dopo qualche istante, però, Yong arrivò davvero, in compagnia di un eunuco. Quando Shu Lien scorse la sua figura attraversare il giardino rimase colpita, talmente tanto da sgranare gli occhi. «Dunque non è un bugiardo.»
«Il principe non potrebbe mai esserlo, gongju!» esclamò la dama con entusiasmo.
Yong si avvicinò alla veranda, con i capelli interamente legati in cima alla testa e le rivolse un sorriso cordiale. «Sono venuto da te» le sorrise il giovane, debolmente. Il pallore del volto si fece più acceso sotto al bagliore della lanterna di pietra che il piccolo eunuco aveva subito fatto accendere. «Come ti avevo promesso.»
«Daegun mama» lo richiamò il servo, tenendo le mani sotto il ventre fasciato da una veste azzurra. Il cappello cilindrico si inclinò. «Non vi sentite bene, perché non tornate domani? La vostra seconda moglie capirà.»
Shun Lien si morse le labbra e si sporse sotto la veranda. Un malore momentaneo non glielo avrebbe portato via, era la prima volta che Yong si presentava lì e desiderava conoscerlo davvero. Si era guadagnata con fatica una simile occasione e non aveva intenzione di sprecarla.
«Qualsiasi cosa tu abbia, marito, non sarà niente che del buon cibo non possa curare» asserì Shu Lien, prendendo uno dei biscotti quadrati per allungarlo in direzione dello sposo. «Andiamo dentro, di sicuro stare al caldo ti farà riprendere.»
Lui prese il biscotto e lo addentò. «Hai ragione, basterà questo e del vino di riso a rendermi in forze. Oltre che la tua compagnia, ovviamente.»
Shu Lien rise e decise di lasciarsi alle spalle il passato, seppur in maniera forzata. Doveva diventare regina, era quello il suo obiettivo e non poteva farlo se prima non entrava fra le grazie di Yong. Gli prese così una mano e lo trascinò dentro. Lui fece cenno all'eunuco di congedarsi, poi le porte si chiusero e il calore della sala da pranzo li avvolse. Era una stanza semplice, illuminata dalle varie candele rosse poste sui candelabri in ferro battuto. Dal soffitto ciondolavano dei pendenti di giada e le finestre aperte erano coperte da sottili tende rosate.
«Mi hanno detto che non apprezzi la carne, il che è davvero strano» cominciò Shu Lien, posando il piatto di biscotti insieme alle altre pietanze disposte sul tavolo basso, attorniato da quattro cuscini azzurri. «Voi nobili di Kaewang non dovreste amare la selvaggina.»
«Non nel mio caso, io... In realtà, quando addento della carne, è come se profanassi la natura» le confesso Yong, inginocchiandosi. «Sono l'unico in famiglia a sentirmi così, a dire il vero, ma soffro di questo disturbo fin da bambino. Percepisco la terra, gli animali e tutto ciò che sta al di là.»
Shu Lien sbatté le lunghe ciglia di fronte quella confessione. Aveva indagato abbastanza da sapere che il primo principe di Kaewang si fosse fatto sottoporre a un esorcismo, in tenera età, perché si supponeva che degli spiriti lo tormentassero.
Eppure, non pensava che i disturbi si fossero protratti fino all'adolescenza.
«Come gli sciamani?» gli domandò lei, inginocchiandosi dall'altro capo del tavolo. Yong era sempre più pallido, si passò una mano sulla fronte e premette le dita su una tempia, come a voler scacciare il malessere. «Percepisci il mondo al di là come loro? Riesci a vedere... i draghi?»
«Draghi... Sì, ho visto dei draghi, quando ero piccolo. Insieme ad Areum...» Yong fece correre le dita verso il piatto con i biscotti, e ne prese un altro. Almeno quelli sembravano piacergli e stuzzicare il suo appetito. «Abbiamo sempre pensato fosse un segno del destino.»
Shu Lien afferrò le bacchette e cominciò a riempirgli il piatto di riso e verdure. A lei non erano mai piaciute, odiava l'orzo, ma a quanto pare il principe sembrava amarlo anche più del riso. «Quale grande onore, per un principe, poter osservare i draghi che discesero dai Cieli...»
Yong la guardò di sbieco, doveva aver notato la sottile ironia della sua voce. «Non credi ai draghi, o alla volontà dei Cieli, Shu Lien?»
La giovane rise appena, portandosi alle labbra un chicco d'orzo, condito con un filo di brodo. «Credo alla volontà dei Cieli. Mia madre è una donna fervente, ha istruito me e mio fratello sulle antiche tradizioni, ma mio padre... Lui è diverso. Mio padre è un uomo...» Shu Lien avrebbe voluto dire altro, avrebbe voluto parlare di suo padre, Yan Kai, come se potesse provare stima e affetto nei suoi confronti. Eppure, non riuscì. «Mio padre è un uomo di guerra.»
«Il generale Yan Kai, di Qiong. Si raccontano tante storie su di lui» sorrise appena Yong, sembrava starsi riprendendo, più mangiava più il suo viso diventava roseo. «Ho avuto il piacere di incontrarlo qualche mese fa durante il consiglio ufficiale. Ricordo il suo viso. Tu gli somigli molto.»
Shu Lien posò le bacchette sopra la ciotola e lasciò vagare lo sguardo sulle candele che brillavano nella stanza, mesta. Non riusciva a credere alle sue orecchie. «Non voglio somigliare a mio padre. Lui è senza cuore. Non mi ha mai voluta bene... A volte penso che si vergogni di me e...»
No, no, no. Stava sbagliando tutto. Non poteva gettare fango sulla famiglia Lu in questo modo, ma cosa poteva farci se quella era la verità? Preda delle sue emozioni, Shu Lien si coprì il naso con entrambe le mani e chiuse gli occhi, liberando un sospiro. «La verità è che voi uomini siete tutti uguali.»
Yong sgranò gli occhi sottili di fronte quell'insinuazione, prima di scoppiare in una tenue risata. «Non mi dirai che è stato lui a costringerti a sposarmi.»
Shu Lien alzò gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire un gesto d'approvazione. «Perspicace, vostra altezza, ma sì. Mio padre mi ha mandata qui per sposarti, crede di potermi muovere come una pedina sulla sua scacchiera, ma io non sono quello che vuole lui. E non lo sarò mai.»
Yong smise di mangiare e posò una mano sulla sua, era calda, morbida al tatto. Tuttavia, Shu Lien rimase rigida, perché quella stretta le ricordava la stessa Sheng. «Anche io non sono ciò che mio padre vorrebbe che fossi, sai? Lui ha sempre preferito Areum a me, per questo non mi nomina principe ereditario. Non mi sorprenderei se alla fine fosse la mia gemella a ereditare il trono.»
Quella che Shu Lien sentiva era forse insicurezza? La ragazza ammorbidì lo sguardo, congedando la dama di corte con un gesto della mano. Gli argomenti erano diventati troppo intimi per essere condivisi con orecchie diverse. «Ma sei tu il figlio maschio, insomma... Di solito sono gli uomini a ereditare il potere, anche se a Kaewang ci sono state due o tre regine.»
«Tre, per l'esattezza» la corresse Yong, carezzandole le nocche. «Areum vorrebbe essere la quarta. La sua determinazione a volte mi spaventa, vorrei possederla io, ma siamo...»
«Diversi» concluse per lui Shu Lien, rivolgendogli un sorriso dolce, sincero. Inclinò il viso da un lato e i lunghi capelli bruni scivolarono sulla spalla destra, liberando il loro profumo. «Anche io ho un fratello, si chiama Dalang ed è... il figlio perfetto. Fa tutto quello che mio padre vuole, e non si ribella mai, ma non lo fa perché aspira alla grandezza, lui è semplicemente così. Farebbe di tutto per compiacere fuqin.»
«Ma tuo fratello non è l'erede al trono.»
«Nemmeno tu lo sei» ribatté Shu Lien, facendolo ridere di nuovo.
Yong le sferrò un buffetto sulla guancia, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «E a te piacerebbe essere la moglie di un principe che non è riuscito ad avvicinarsi al trono, perché scavalcato dalla sua dirompente sorella?»
Obiettivi. Shu Lien sapeva di avere degli obiettivi. Yan Kai glielo aveva ripetuto fino allo sfinimento. Doveva raggiungere il trono, solo così la contea di Qiong avrebbe avuto qualche possibilità di scardinarsi dal potere di Kaewang. Però... a lei importava davvero così tanto, quello scranno?
«Yong» si permise di chiamarlo, abbassando lo sguardo sulle gonne spumose dell'hanbok. «A me piacerebbe amare ed essere amata" asserì, sforzandosi di non pensare a Sheng, al modo in cui l'aveva visto giacere fra le cosce di quella concubina, ubriaco fradicio, pronto a rinnegarla. «Mia madre è una principessa e mio padre è un magistrato. Nella mia famiglia si è sempre parlato di potere, a me invece interessa l'amore. So che non voglio vivere con una persona che non amo e non rispetto, quello sarebbe il mio peggiore incubo.»
Yong la ascoltò in silenzio, prima di raccoglierle nuovamente entrambe le mani. Una ciocca era sfuggita all'acconciatura e cadeva all'altezza delle labbra, dondolante. «Non possiamo amarci solo perché lo vogliamo, Shu Lien, però possiamo provare a costruire qualcosa. Ho intenzione di renderti felice, come ho intenzione di rendere felice Mi-sun.»
Ah, la principessa di Sunju.
Shu Lien trattenne un respiro sul nascere. Non aveva provato alcuna simpatia per quella ragazza quando l'aveva vista, ma era meglio tenere per sé le sue impressioni. «So che sono la seconda moglie. Gli onori saranno diversi.»
«Niente sarà diverso. Siete entrambe mie mogli e io farò di tutto per farvi stare bene. Te per prima. Mi-sun mi ha scelto, ma tu no. So che tutto questo potrebbe sembrarti simile a una gabbia» si raccomandò Yong, avvicinandosi a lei, al suo viso, pericolosamente. «Quando sei arrivata a palazzo avevi gli occhi tristi.»
Shu Lien aveva pianto. Per tutto il viaggio dalla contea di Qiong al regno di Kaewang. Non aveva potuto fare altro che sfogare il proprio dolore, la propria solitudine, in quel modo. In silenzio, senza che nessuno la vedesse. «Mi dispiace averti turbato, allora» sussurrò, con un'amara ironia.
Yong le sollevò il mento, costringendola a incrociare il suo sguardo. «Posso renderti felice, se me lo permetti. Posso provare a darti quello che vuoi, Lien'er.»
Lien'er.
Era così che la chiamava Sheng.
Shu Lien strinse le labbra, lasciando che una lacrima scivolasse via dalle sue ciglia, l'ennesima che versava per quella persona, per quell'uomo, per il suo passato. «Non chiamarmi così.»
Yong aggrotto le sopracciglia, senza perdere il sorriso. «Sono tanto pessimo con gli appellativi di Qiong?»
«No, solo che...» la ragazza si asciugò quella lacrima, permettendosi di ridere. Doveva mentire. «Mi piace come suona il mio nome, per intero. Shu Lien.»
«Fiore di loto.» Pronunciò Yong, con una certa fierezza.
«Lo ha scelto mio padre» gli confessò la giovane, ridendo di nuovo, come se si fosse già ubriacata. Non ci aveva mai riflettuto, non così a fondo almeno. «Mi dispiace di averti tediato, volevo che passassi una bella serata, invece hai finito per consolarmi.»
Yong scosse la testa, come a dirle di non scusarsi. «Non è forse questo il dovere di un marito? Essere una spalla per sua moglie» asserì, prima di unire le loro labbra in un bacio, un bacio inaspettato ma profondamente dolce.
Shu Lien aveva già baciato Sheng, e per ogni bacio che aveva ricevuto era stata impacciata. Aveva lasciato che fosse lui a trascinarla, a schiuderle le labbra per primo, a toccare il suo corpo con attenzione e desiderio. Anche se, in fin dei conti, non si erano mai spinti più oltre di quanto non fosse loro concesso.
Yong, invece, era diverso. Muoveva le labbra con lentezza, le stringeva i fianchi come se avesse timore di lasciarla scivolare via, le accarezzava i capelli come se avesse fra le mani fili d'oro. Shu Lien ci mise poco a rilassarsi sotto quel tocco, posare le mani sul suo petto e schiudere la bocca, in modo che le lingue si unissero in un gioco ancora più profondo. Quando il primo sospiro sfuggì alle sue labbra, Yong la aiutò a sollevarsi in piedi e cominciò a sciogliere la fascia che le serrava la vita, facendola cadere al suolo. Shu Lien sentì la prima veste dell'hanbok scivolare al suolo, infrangersi sul pavimento lucido con uno sbuffo leggero, e poi, indietreggiò. Yong la condusse, con calma, verso il letto a baldacchino che sostava sul fondo della stanza.
Lei lasciò correre le dita lungo il suo collo, sforzandosi di tenere gli occhi chiusi, ma era impossibile. Ogni volta, il suo pensiero correva a Sheng, perché, dannazione, Shu Lien avrebbe voluto sentire lui al posto di Yong. Per lunghe notti aveva desiderato di poter giacere con l'unico uomo che avesse mai amato, e invece, lui l'aveva tradita. Le aveva raccontato belle parole, le aveva fatto ogni sorta di promessa. E cos'era rimasto?
Niente.
Shu Lien soppresse un singhiozzo sul nascere quando Yong la fece sdraiare sul letto, e lei armeggiò, pur di togliergli di dosso la casacca, ma usò troppa irruenza e finì per strappare uno dei lacci che la componevano. Il principe si allontanò dalle sue labbra, e le sorrise. «Oh, è la migliore seta del regno questa, viene direttamente da Qiong. Dovrei farti punire.»
«Davvero?» Shu Lien soffocò una risata di fronte quella tenera presa in giro. E allora capì, capì di poter apprezzare Yong e gli sforzi che stava facendo, pur di renderle quel momento meno fastidioso possibile. «Mi dispiace, io non so...»
«Nemmeno io» le confessò Yong, togliendosi la casacca e la sottoveste, rivelando la pelle nuda del petto, snello, con un accenno di muscoli sviluppati sicuramente grazie alle lunghe cavalcate. «La mia prima esperienza è stata tre giorni fa. Perdonami se non sarà il massimo, ma ci proveremo.»
Shu Lien si rilassò, sempre più a suo agio, mentre Yong le sfilava la sottoveste, per lasciar affiorare i primi lembi di pelle nuda. Inevitabilmente, la ragazza finì per arrossire quando si ritrovò priva di ogni velo su quel letto. Consapevole di essere a un passo dal consumare la sua prima notte di nozze, con suo marito. «Dimmi, la prima moglie è rimasta soddisfatta?»
«Non voglio saperlo» scherzò di nuovo Yong, soffermandosi a guardare il suo corpo, con lo sguardo perso, affascinato quasi. Shu Lien sbatté le palpebre, mentre lui la sfiorava con delicatezza sul petto, quasi stesse toccando della porcellana. «Ora, però, fidati di me. Ti prometto che...»
«Non promettermi niente. Non voglio promesse. Voglio solo... te» asserì Shu Lien, pur pensando a Sheng. Nel viso di Yong, continuava a rivedere i lineamenti di Sheng, e non poteva fare niente per evitarlo, così decise di scacciare via ogni pensiero, ogni mestizia, coinvolgendo il marito in un altro bacio, stavolta determinato, impetuoso, ma necessario.
Doveva dimenticare il passato, e dare inizio al futuro.
***
La rabbia che Mi-sun aveva provato in quei giorni era stata incontenibile. Non poteva credere che Yong l'avesse dimenticata per quella stupida seconda moglie, che favoriva non solo durante la notte, ma anche durante alla luce del sole. Da giorni, Yong pranzava e passeggiava insieme a quella puttana di Qiong, mentre Mi-sun si struggeva nella rabbia e nella solitudine.
La principessa di Sunju sedette sul dondolo che aveva fatto recapitare in veranda e attese, speranzosa che almeno quella notte Yong l'avrebbe trascorsa nel suo letto. Avrebbe fatto di tutto pur di ammaliarlo e trattenerlo con sé. Eppure il tempo scorreva, ma del principe nessuna traccia.
Quando la luna fu alta nel cielo, Mi-sun cominciò a sentire la frescura insinuarsi sotto le gonne azzurrine e sbuffò un'altra volta, ancora più forte. Avrebbe voluto che il gelo si insinuasse anche nel proprio cuore, così che la piantasse di farla stare male per quelle inutili mancanze di rispetto. Cos'aveva quella Shu Lien più di lei? Lei, che era prima principessa! Quella donna non era nemmeno degna del suo dito mignolo, come poteva Yong trovarla affabile?
Mi-sun chiuse gli occhi e si dondolò in un verso di rabbia, udendo però una risata beffarda provenire dal giardino. Qualcuno sembrava divertirsi nel vederla da sola. Qualcuno che avrebbe dovuto avere una lezione.
«Tutta questa attesa è inutile, gongju, lui non verrà.»
La principessa spalancò le palpebre e notò un ragazzo fermo a pochi passi da lei, con le dita strette intorno a una brocca piena di vino. Doveva essere ubriaco.
«Chi ha lasciato entrare questo folle nel mio palazzo?» domandò Mi-sun, lanciando un'occhiataccia alla sua dama di compagnia, Su-Jin. «Mandatelo via, non ho intenzione di farmi rovinare l'umore anche da lui! La mia vita si è rivelata già abbastanza tragica!»
«Gongju, non posso mandarlo via...» mormorò la dama, facendola innervosire ancora di più.
Mi-sun non ebbe il tempo di rimproverarla, che il giovane piantò un piede sopra il pavimento della veranda e fissò gli occhi sottili nei suoi, senza alcun timore. «Io non sono un folle. Presto il palazzo sarà mio, perciò ho tutto il diritto trovarmi qui!»
La ragazzina si lasciò sfuggire una risata colma di nervosismo e la mano si strinse sul ventaglio che utilizzò, dopo essersi alzata, per indicare la via d'uscita a quel giovane strafottente. «Vattene via, razza di balordo! Ho già abbastanza preoccupazioni, non mi serve che tu...»
Le parole le morirono in gola quando l'eunuco di Yong attraversò la porta circolare. Il principe, però, non era presente. Mi-sun strinse le labbra e indietreggiò, sapendo già cosa quell'uomo le avrebbe riferito.
Il piccolo eunuco non riuscì a inchinarsi, che il ragazzo folle lo afferrò per lo scollo delle vesti azzurre e lo avvicinò al proprio viso. «Allora, diglielo. Il principe non si trova forse con la donna della contea di Qiong?» Quando il servo annuì, il ragazzo lo colpì al fondoschiena con un calcio che lo fece piombare sul terreno, poi si voltò a fissarla incurvando nuovamente le labbra in un sorriso.
«Visto? Io dico sempre la verità.»
In tal caso, Mi-sun avrebbe preferito avere davanti un uomo menzognero che uno sincero. La principessa sentì le lacrime salire agli occhi. Strinse i pugni e aprì il ventaglio, per posarlo sopra le labbra e coprire buona parte del viso, mentre l'eunuco si congedava.
«Ma perché? Per tutti i Cieli...» si lamentò Mi-sun, senza fissare nessuno dei presenti. «Quell'ingrato, stupido, bastardo» singhiozzo appena, sentendo gli occhi farsi lucidi. «Come osa trattarmi in questo modo? Ha forse dimenticato che sono la figlia prediletta dei sovrani di Sunju?»
Il principe ubriaco non la derise, stavolta. Al solo vederla piangere, parve addolcirsi e con fare premuroso estrasse dalla manica un fazzoletto che le porse. «Non piangere, gongju, o quel bel visetto si rovinerà.»
«Peccato sia già stato rovinato.» Mi-sun accettò il fazzoletto e si asciugò le lacrime, gettando il ventaglio sul dondolo. «Chi sei tu? E cosa sei venuto a fare qui nel mio palazzo? Credevo che l'harem fosse un luogo proibito agli uomini.»
A quella domanda, il ragazzo si fece più serio. Ogni traccia di allegria venne cancellata e sostituita dall'amarezza della verità. «Non sono un uomo qualsiasi, sono uno dei principi di Kaewang: l'inutile cugino di tuo marito. Non mi conosci perché nessuno bada mai a me.»
«E l'inutile cugino di mio marito avrebbe il coraggio di dire che presto il palazzo gli apparterrà? Non credo proprio» la principessa gli porse di nuovo il fazzoletto, non voleva più piangere, anche a costo di sopprimere ogni sentimento. Era cresciuta con Eunji, non si sarebbe fatta rovinare la serata dall'assenza di Yong. Aveva sperimentato molto peggio. «Qual è il tuo nome?»
«Mi chiamo Junoh» rispose, nascondendo il pezzo di stoffa nella manica. «E sappi che tuo marito comincerà ad avere paura di me.»
«Paura di te?» Mi-sun lo guardò stranita, non era mai stata brava a leggere negli occhi delle persone, ma non ci voleva un grande acume per capire che quel ragazzo fosse qualcuno da cui stare alla larga. «E perché dovrebbe averne?»
Junoh scrollò le spalle, bevendo un altro sorso. «Vedrai, prima o poi, e... lascia che ti dia un consiglio: circondati di persone che ti siano amiche, perché Yong continuerà a farti del male.»
Mi-sun serrò le labbra quando un conato di vomito la sorprese. Non era il primo, già da una settimana accusava delle strane sensazioni. Solo dopo aver deglutito si sentì libera di difendere il marito. Lo aveva osservato per molto tempo, durante gli incontri tra i principi e le battute di caccia che si tenevano durante le festività annuali. Aveva avuto modo di guardarlo da lontano e amarlo in silenzio, convinta che quel principe sarebbe stato l'uomo dei suoi sogni, e non avrebbe permesso che delle parole infondate le facessero cambiare idea.
«Non posso davvero credere che Yong sia una persona cattiva, mi dispiace. Lui tornerà e si renderà conto chi gli conviene avere al suo fianco» si limitò a dire.
Junoh strinse il contenitore con più forza. Dei ciuffi ribelli gli cadevano sopra la fronte e lui non osava scacciarli. «Non badare alle mie parole, bada alle sue azioni. Un giorno sarà lui a tradirti e ti ricorderai di ciò che ho detto.»
«Non voglio sentire parlare male di mio marito» lo zittì Mi-sun, tentando di incutergli timore. «E se sei venuto qui per cercare di farmi cambiare idea, sarà meglio per te andare.»
Junoh scoppiò a ridere e le tirò un giocoso buffetto sul mento, che le fece sgranare gli occhi. «Adesso non capisci, ma un giorno te ne pentirai. Questa non è Sunju, non è il tuo regno, non puoi fare il bello e il cattivo tempo, gongju. Sei una prigioniera di Kaewang, proprio come me.»
Mi-sun si strinse nelle spalle e indietreggiò di un passo, prima di voltare le spalle al principe, a causa di un altro conato di vomito. Non poteva restare fuori, o si sarebbe sentita ancora peggio, così corse all'interno del suo palazzo, lasciandosi alle spalle quel principe ubriaco per riversare le sue impurità nel primo vaso che le capitò a tiro.
**
daegun mama: vostra altezza
gongju: principessa
Ma voi tipo... non credete che Mi-sun possa essere incinta? Perché io ho come questo sentore.
E tipo... non pensate che quelle di Junoh siano parole pericolose?
Beh, che dire, complimentoni a Yong per aver sviato la sua attenzione su Shu Lien anziché che su Mi-sun, ma si vedeva quanto il nostro principe fosse rimasto colpito da LienLien, più che da Mimì. ( Sì, li abbrevio tutti). A parte tutto, ricordatevi bene le parole che ha detto Yong su Areum, perché sono degli strumentopoli che ci serviranno più tardi. Come non dimenticate nemmeno le parole di Junoh, che ora ha preso ad aggirarsi come un avvoltoio intorno alla piccola Mi-sun.
Per quanto riguarda Lien, pensate che riuscirà mai ad allontanare il ricordo di Sheng dalla sua vita? Quanto sono rosee le vostre aspettative? u.u
Io nel frattempo vi do appuntamento a lunedì con un capitolo tutto d'azione u.u eh sì, era anche ora, non trovate?
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