1.11

Il palazzo del terzo principe era colmo di dipinti, rappresentavano per lo più montagne innevate e foreste di conifere. Yuki apprezzava osservarli quando si trovava in servizio, specialmente nell'istante in cui accendeva le lanterne alla sera e la luce si faceva soffusa.

Quella notte, però, sarebbe stato diverso.

Yuki si sistemò le larghe gonne gialle intorno alle gambe, annodando una cinta stretta in vita. Le era stato detto di farsi bella dalla dama anziana a capo delle inservienti di palazzo, perciò aveva cercato di picchiettare sul suo viso della polvere di pesca che la rendesse meno pallida.

Eppure, aveva delle cattive sensazioni. Queste si intensificarono quando Shin aprì le porte dello studio in cui Yuki si era rintanata. Quando la ragazza sentì le porte scorrevoli scivolare verso l'interno, sobbalzò, voltandosi di scatto. Shin, invece, rimase imperturbabile. Indossava una sopravveste verde che donava un pizzico di colore ai suoi abiti bianchi, nulla di più. «Mi hanno detto che sei stata chiamata a servire al padiglione delle Nubi Brumose. Chae-ryeong ha deciso di festeggiare il suo ultimo giorno da nubile con una grande festa.»

Yuki deglutì a stento, Shin non era arrabbiato con lei per essersi permessa di oziare. Era già un buon inizio. «Voi avete accettato di farmi servire lì, perché? Credevo mi sarei occupata delle questioni interne al vostro palazzo e...»

«Credo sia giusto che tu possa assaporare un po' della vita mondana di Sunju» rise Shin, senza reale allegria, scivolando nello studio illuminato da una singola lanterna. C'era troppo oscurità nel suo palazzo, come ve n'era in lui. Yuki lo aveva percepito fin dal loro primo incontro. «Stai attenta quando entri qui dentro. Non tutto ciò che sembra innocuo lo è.»

Yuki aggrottò le sopracciglia, osservando il suo padrone circospetta. Lui le fece cenno di abbassare lo sguardo sulla cesta che sostava al fianco della sua gonna. Era di vimini, dipinta di nero. Shin diede a quest'ultima un lieve calcio, facendola crollare su di un fianco. Fu allora che Yuki indietreggiò, notando un lungo serpente fuoriuscire da quel contenitore. Aveva le scaglie bianche, che quasi rilucevano ai bagliori della luna che penetravano dalla veranda aperta.

Il fresco della notte era paralizzante.

«Non credevo ci fossero serpenti nei vostri alloggi» mormorò Yuki, indietreggiando di un altro passo, quando la serpe cominciò a strisciare verso di lei. «Prendetelo, per favore... Non mi piacciono... Daegun mama...»

Shin rimase perfettamente rigido, come un blocco di ghiaccio, incurante di fronte la sua paura. Poi, Yuki lo vide incurvare le labbra in un sorriso, sollevare una mano e tendere due dita in direzione del rettile, che si fermò di scatto, quasi il suo flusso di energia interno fosse stato bloccato. Yuki sgranò gli occhi, inebetita, mentre il terzo principe si chinava sul serpente, per stringerlo in un braccio. Bastò un solo tocco per lasciare l'animale libero da quella tecnica, ma prima che esso potesse affondare i denti sul braccio del terzo principe, Shin gli afferrò la testa. Aveva le fauci spalancate. «Hai davvero paura di un serpente? Un parente dei grandi draghi che discendono dai Cieli?»

Yuki tossì appena, sforzandosi pur di mantenere una postura che non tradisse il suo reale stato d'animo. «Ho paura del veleno, daegun mama

«Allora temi la morte» replicò Shin, facendole cenno di prendere la cesta. Yuki si chinò sul contenitore e lo sollevò di fronte al principe, mentre lui riponeva all'interno il serpente, che aveva ormai chiuso le fauci.

Yuki deglutì appena, permettendosi di respirare solo nel momento in cui Shin chiuse la cesta con il coperchio. «Ho paura di tante cose, daegun mama, ma non della morte. So che non arriverò alla vecchiaia da quando ero una bambina. Ciò che mi spaventa è la sofferenza. E quando soffrite di problemi al qi, come me, il dolore diventa insopportabile...»

Shin le sottrasse la cesta dalle mani e la carezzò, come se al suo interno vi fosse chissà quale tesoro, poi la ripose su un tavolino basso, guardandola di sbieco. «Sei nata così? Il tuo qi è sempre stato squilibrato all'interno del tuo corpo?»

Yuki annuì, perché da quando ne aveva memoria non aveva fatto altro che avere dolori a ogni membra. C'erano momenti, come quelli, in cui il male era latente, e la colpiva solo in maniera superficiale, giorni invece in cui si alzava dal futon senza nemmeno riuscire a respirare. Si fece coraggio e mostrò le dita irritate al principe, la pelle appena sotto le cuticole era gonfia e rossa. «A volte gli squilibri del qi si manifestano così, con effetti visibili sulle mie dita o sulla pelle. A volte colpiscono i miei organi interni.»

Shin le prese entrambe le mani e le strinse fra le sue, facendola sentire di nuovo vulnerabile, ma inconsciamente al sicuro. Yuki sollevò gli occhi in quelli neri del principe, che le sfiorò appena la superficie cutanea, prima di annuire. «Posso provare ad aiutarti, con lo shugendo

«Conoscete lo shugendo?» domandò la giovane, sbattendo le lunghe ciglia. Ma certo, altrimenti come avrebbe fatto a fermare in quella maniera il serpente? Però... Lo shugendo era una pratica esoterica diffusa fra le montagne di Haruna, era strano che un principe di Sunju ne avesse imparato i precetti. «Credevo che i monaci delle montagne tenessero...»

«Cosa? Certe pratiche al sicuro?» Shin rise d'amarezza, lasciandole le mani gonfie che Yuki si sbrigò a nascondere sotto le larghe maniche dell'hanbok. «Mia madre, la Nobile Consorte Eri, mi ha insegnato a praticare lo shugendo per timore che non riuscissi a difendermi dai colpi bassi del palazzo. Ha sempre avuto scarsa fiducia nelle mie capacità, sai?»

Yuki percepì l'amarezza celata dietro le parole del principe, per tanto si incolpò per aver riportato alla sua memoria dei ricordi spiacevoli. «Vostra madre avrà agito così solo per lasciarvi un'eredità che potesse tornarvi utile...»

«Non mi è tornata utile, mai una volta nella mia vita ho avuto il coraggio di usarla su un essere umano» la voce di Shin era sempre più greve, provata. Yuki lo vide umettarsi le labbra e stringere i pugni sulla veste bianca che scivolava fino ai piedi, prima di liberare un sospiro. «Anche io ho sangue di Haruna nelle mie vene, Yuki. Mia madre proveniva da quelle montagne insormontabili che hai citato prima. Hanno discriminato lei, qui a palazzo, e, dopo la sua morte, me ed Eunji. Mio fratello però è in grado di difendersi, di farsi portare rispetto... Io no. Preferisco stare in silenzio, come uno stupido senza spina dorsale.»

«Rispondere all'odio con altro odio non sempre è la scelta giusta» provò a confortarlo Yuki, parlando senza pensare. Si avvicinò alla sua schiena e, facendosi coraggio, posò una mano in mezzo alle sue scapole. «Vostro fratello non è ben visto, né a Sunju, né ad Haruna, né in qualsiasi altra parte dell'impero...»

«Io non sono nemmeno considerato, invece. Non so cosa sia peggio» replicò Shin, aspro, rassegnato. Liberò infine un sospiro d'amarezza e si voltò a fissarla, ammorbidendo i lineamenti del viso. «E va bene così. Giocherò a fare il principe invisibile finché mi converrà.»

Yuki non capiva perché quell'uomo si stesse aprendo tanto con lei, ma non poteva fare altro che ascoltarlo, cercare di capire cosa ci fosse sotto quella coltre di fredda apatia, sperando che sul fondo non si trovasse un giovane pieno di rancore. «Fate attenzione a non bruciarvi con il fuoco, allora.»

«Il ghiaccio può bruciare molto più del fuoco, Yuki» la chiamò affettuosamente, facendole cenno di andare con il viso, al solo scoccare del gong, il cui suono dirompente segnava l'inizio dell'ora del cane. «Dirigiti al Padiglione delle Nubi Brumose, arriverò tra poco.»

Yuki lasciò ciondolare la mano destra lungo il fianco e annuì, rivolgendo un breve inchino al suo padrone. «Certo, daegun mama» lo ringraziò, avviandosi fuori dalla veranda, oltre i giardini del palazzo, seppur il vento ancora fresco della primavera riuscisse a irrigidirle le spalle.

Era rimasta turbata, da tutto in verità, ma anche profondamente in pena per ciò che aveva scoperto.

Shin non sembrava essere un uomo cattivo, quanto ferito. Il trauma della scomparsa della madre doveva aver lasciato segni indelebili nella sua anima, e in quelli del secondo principe. La domanda, però, le sorgeva spontanea.

Com'era morta la Nobile Consorte Eri?

Al mausoleo correvano leggende oscure, voci di corridoio, che restavano solo e soltanto tali. L'unica cosa che si sapeva, è che fosse morta a causa del ghiaccio.

Lo stesso di cui Shin aveva parlato poco prima.

Yuki si fermò a metà strada, voltandosi verso il palazzo del terzo principe. Del ragazzo non c'era più traccia, era scomparso.

Come un fantasma.

**

Eunji osservò il proprio riflesso nello specchio dorato, infelice. Aveva infilato un abito di seta blu intenso, dai ricami argentati. Niente di troppo sfarzoso ma nemmeno poco elegante.

Adatto per presenziare a una festa che avrebbe volentieri evitato.

La verità era che Eunji non voleva vedere Chae-ryeong e subire una delle sue vendette, eppure non aveva scelta. Doveva farlo per il proprio bene, e per quello delle sue ambizioni.

A passo svelto, il secondo principe si diresse verso il palazzo della moglie e senza farsi annunciare spalancò le porte del salone d'ingresso, sperando di non ascoltare qualche futile lamentela sull'infelicità di quel matrimonio.

«Hana, sei pronta?»

Lei non lo degnò di uno sguardo, i suoi occhi erano fissi sulla veranda illuminata dalla flebile luce delle lanterne. Indossava un abito bianco, sulla cui gonna risplendevano delle venature rosee, che ben si accostavano allo spillone con cui aveva fermato parte dei capelli sulla nuca. Dal gioiello pendevano due fiori di ciliegio che tintinnavano ogni volta che si scontravano. Lo stesso che Eunji le aveva tolto la volta che l'aveva portata all'incontro ufficiale con la principessa di Kaewang.

«Sono pronta» gli rispose lei, atona, alzandosi dal cuscino.

Eunji la guardò con attenzione, soffermandosi sul suo viso dalle guance piene, rosee, e sugli occhi grandi, contornati da lunghe ciglia. Nonostante fosse petulante, quella ragazza era davvero di bella presenza. Se solo non si fosse imposta così tanto, come se lui le dovesse qualcosa, forse avrebbe potuto apprezzarla. «Allora andiamo, la festa sarà già cominciata e detesto arrivare in ritardo» le disse, porgendole una mano.

Lei non la prese e lo affiancò, ancora arrabbiata. «Così si sentirà di più la tua mancanza, Eunji.»

Un brivido freddo corse sulla schiena del principe, che rispose intrecciando le loro dita in una morsa ferrea. Poteva fargliela pagare quanto voleva, ma non in quel momento, non in quella situazione.

«Farai meglio a non abbandonare la mia mano quando saremo arrivati.» Si raccomandò, uscendo con lei nella notte primaverile.

Le gote della giovane si arrossarono. «Non la lascerò, se tu non mi abbandonerai per un'altra.»

Un sospiro fuoriuscì dalle labbra di Eunji, ormai con il palazzo alle spalle e mille pesi posti a giacere sulle spalle. Quello che lo opprimeva di più, però, era il rancore. «Io e te non condividiamo niente, Hana, non ci conosciamo nemmeno. Come puoi chiedermi fedeltà?» le domandò, passando in rassegna tra corridoi di pietra e giardini rigogliosi.

«Ti chiedo fedeltà perché...» lei si morse le labbra, quasi le parole le fossero morte in gola. Eunji non fece caso a quella titubanza e attraversò con lei una porta circolare, dipinta di rosso. «Io non lo farei.»

«Cosa non faresti?» le domandò il principe, ritrovandosi davanti al padiglione delle Nubi Brumose, il preferito di Chae-ryeong. Le tegole grigie risplendevano d'argento, le colonne rosse su cui si attorcigliavano serpenti di pietra sorreggevano la tettoia e il pavimento marmoreo si stagliava in larghezza, affacciandosi su un lago verde. «Umiliarmi o tradirmi?»

«Entrambe le cose» mugugnò Hana, respirando insieme a lui gli odori dolciastri che provenivano dal padiglione, che già pullulava di tutti i giovani rampolli di Hyejie, invitati a palazzo per l'occasione. «Per te questo sarà stato anche solo un matrimonio di convenienza, ma per me non è così.»

Eunji lo aveva immaginato nell'istante in cui l'aveva vista accettare con tanta fretta la sua proposta. Era stata persino felice, quella ragazza, di maritarsi con uno dei principi peggiori di Sunju.

Eunji credeva che dietro ci fosse solo un interesse monetario, invece non era così.

Il principe ammorbidì la presa delle loro mani e lasciò che le dita si intrecciassero in modo più naturale. Forse aveva sbagliato a giudicarla, era molto più sensibile di quanto credesse.

Non appena il suono di una melodia seducente raggiunse le loro orecchie, gli occhi della ragazza si illuminarono e le sue gambe si mossero velocemente verso l'entrata del padiglione in festa. Eunji le strinse di nuovo le nocche. Doveva metterla in guardia. Le feste di Chae-ryeong erano conosciute nel palazzo come luoghi di perdizione, poteva accadere di tutto quando queste avvenivano: orge, rituali e risse erano all'ordine della serata.

«Non essere così impaziente e restami vicino per tutta la durata della festa» si raccomandò Eunji, avanzando l'entrata. Sentiva che Chae-ryeong avrebbe fatto qualcosa, qualcosa di grosso. E non lo avrebbe colpito personalmente. Per certo, avrebbe puntato al bersaglio più debole. «Ce ne andremo il prima possibile, con una scusa.»

Hana sorrise alle sue parole, era di nuovo felice. Tutta la sua rabbia sembrava essersi dissolta, grazie all'ausilio di un contatto più dolce. «Non mi allontanerò da te! Anche se sono molto curiosa, non ho mai partecipato a feste simili. Nemmeno quando servivo a palazzo...»

«Non ti sei persa niente, se è per questo» la redarguì Eunji, varcando finalmente la soglia del padiglione.

Davanti a lui si presentarono ballerine in abiti succinti che avevano preso possesso della centralità della sala. Scuotevano i fianchi facendo muovere piccole campanelle dorate cucite sulla gonna, sollevavano le braccia e roteavano su loro stesse, a ritmo delle percussioni e degli strumenti a corda e a fiato. Strumenti esotici, che non appartenevano a Sunju o a Kaewang, bensì alle lande incontaminate del deserto Biyu.

Eunji voltò lo sguardo verso il parapetto, dove una lunga coda di cuscini colorati correva lungo i lati del padiglione. Su di essi erano sistemati nobili che fumavano oppio da varie pipe, che poi venivano passate a ragazze o cortigiane. Le dame, invece, se ne stavano a un lato della sala, pronte a essere richiamate con dei vassoi colmi di vino stretti tra le dita.

Hana starnutì quando due ragazzi dai vestiti impregnati di fumo le passarono accanto. Eunji non fece in tempo a chiederle se stesse bene, che vide il fratello minore sopraggiungere dietro di loro. Shin aveva un'aria vagamente inebetita, sollevata e allegra. Doveva essersi fatto trascinare troppo dall'atmosfera della festa.

«Hyugninm, cognata, che piacere rivedervi» li salutò, inchinandosi e ridendo. «Vi aspettavo, cominciavo ad annoiarmi. Sedetevi accanto a me.»

Eunji si avvicinò al fratello, vestito di bianco. Shin cercava sempre di indossare abiti chiari, a dispetto della preferenza di Eunji per i colori scuri, come se volesse dimostrare a tutti le loro differenze.

«Non ti smentisci mai, vero, fratello?» gli domandò il secondo principe, aiutando la moglie a inginocchiarsi su di un cuscino. Voleva trattarla bene, almeno per mitigarla.

Shin sedette in maniera scomposta, posando la guancia sulle nocche. «Perché dovrei smentirmi? Questi sono gli unici momenti in cui... non mi sento solo.»

«Non ti senti solo?» Eunji gli lanciò uno sguardo preoccupato. Era da un po' che si era reso conto della tristezza del fratello, ma aveva sempre creduto che quel sentimento fosse causato dalla morte della madre e, quella più recente, della nonna. Forse c'era qualcosa di più profondo sotto. «Dovresti trovarti una moglie, Shin.»

«Una moglie? Così che debba soffrire le mie stesse pene? Sarebbe... ridicolo» borbottò, lanciando degli sguardi a delle dame vestite di giallo che attendevano accanto le porte del padiglione.

Eunji cercò di nuovo la mano di Hana, e quando una delle ragazze venne a offrirgli del vino la congedò prima che la moglie potesse afferrare una ciotola. «Non ne abbiamo bisogno.»

«Rifiutarsi non è da maleducati?» gli domandò Hana, scontenta.

Shin, al loro posto, afferrò una delle ciotole di porcellana dipinta e se la portò alle labbra. Eunji scosse la testa e si rivolse alla moglie. «Il vino è diluito con degli afrodisiaci, non ti conviene berlo e rischiare di...» il principe non riuscì a completare quella frase, che notò gli occhi affilati del fratello seguire una delle nuove dame. La giovane in questione aveva i lunghi capelli d'ebano e una pelle così chiara da far invidia persino alla neve. Anche lei lanciava di tanto in tanto alcuni sguardi al terzo principe, come se volesse percepirne la presenza per sentirsi al sicuro. «Shin, invece di annebbiare la mente, perché non chiedi a quella dama di donarti delle attenzioni? Sono certo che non si rifiuterà.»

«Quella dama è la sorella di tua moglie» sorrise Shin, lasciando la ciotola vuota al suolo. «Le ho permesso di servire al mio palazzo. Deve ancora ripagarmi per i favori che le ho fatto quando sono stato al mausoleo...»

«Mia sorella?!» Hana si tese con la schiena e quando incrociò lo sguardo della fanciulla sollevò le labbra in un sorriso. «Allora è vero, Yuki è qui... Lo ha fatto per me.»

Eunji scrutò la ragazza, intenta a servire vino ai vari invitati, ebbri quanto Shin. Era di bella presenza, ma non aveva la minima idea di come portare un vassoio senza far scolare dalla brocca il prezioso vino giallo delle pianure centrali. «Sorella o meno, ti farebbe bene un po' di compagnia. Visto e considerato che hai bevuto quell'afrodisiaco...»

«Un afrodisiaco servirebbe a te e alla tua prima moglie» rise il terzo principe.

Hana arrossì ed Eunji scosse la testa, seccato. «Non immischiarti nella mia vita coniugale.»

«Era solo una battuta, hyungnim. In fondo, anche tu ti sei immischiato nella mia, di vita» continuò a ridere lui, notando lo strano modo in cui le dame si erano riunite al centro della sala, vittime di una musica estremamente sensuale.

«Volevo solo darti un consiglio» puntualizzò Eunji, un attimo prima che il cerchio delle danzatrici si allargasse e, al centro, Chae-ryeong si esibisse in una giravolta che sollevò le sue gonne d'organza, scoprendo le lunghe gambe.

In un attimo, tutti gli sguardi si concentrarono su di lei. La giovane si muoveva sinuosa, in un abito che racchiudeva tutte le sfumature del sangue, mentre sulla fronte risplendeva una tiara d'oro fulgido. I folti capelli si agitavano a ogni passo, sciolti come di consueto, e le larghe maniche dell'abito presentavano degli spacchi che lasciavano intravedere le braccia adorne di cerchietti dorati.

Eunji non poté fare a meno di sorridere, compiaciuto. Aveva sempre ammirato Chae-ryeong danzare, così consapevole del proprio corpo e dell'effetto che poteva provocare sugli altri. Era libera e impudica, a discapito dei comportamenti modesti che le principesse e le nobili erano obbligate a mantenere. A lei non importava, non era mai importato niente dei pregiudizi sociali.

Hana notò il suo sorriso, e, preda della tristezza abbassò lo sguardo, come se si sentisse da meno. Fu in quell'istante che Chae-ryeong si distaccò dal corteo di dame e si mosse verso di loro, bella come una sposa al suo matrimonio.

«Dongseng» la chiamò, con un pizzico di strafottenza nella voce. «Alla fine sei venuta, e hai portato il nostro caro marito.»

Hana non rispose ed Eunji ne approfittò per farlo al suo posto. «Come vedi siamo qui.»

Chae-ryeong incurvò le labbra lucide in un sorriso velenoso, prima di rivolgersi a Shin. «Spero che almeno tu stia apprezzando la mia festa, cognato.»

«Sì, la apprezzo come sempre» rispose lui, sollevando la ciotola vuota. «Ma dovresti viziare i tuoi ospiti con altro vino. Ho saputo che tuo padre ha portato alla capitale i migliori alcolici delle pianure.»

«Hai udito bene, mio padre non ha badato a spese. Non abbiamo mai avuto, d'altronde, problemi monetari» asserì la giovane, lanciando un'occhiata di superiorità ad Hana. «Fate portare il mio vino speciale!»

Eunji si alzò dal cuscino mentre Yuki si accingeva a camminare verso di loro, tra le mani sorreggeva un vassoio con una teiera dal lungo becco di cigno. C'erano solo tre tazze, dipinta ognuna con un fiore diverso. Chae-ryeong versò personalmente l'alcolico in ogni ciotola. «Facciamo un brindisi, per festeggiare la nostra felice convivenza?»

«Felice?» domandò Eunji, intercettando il piccolo sguardo che Yuki aveva lanciato ad Hana. Un'occhiata piena di preoccupazione, che la ragazza non colse, intenta com'era a mettersi in piedi e ad afferrare la tazza che Chae-ryeong le aveva offerto.

«Mi auguro che questo brindisi possa renderci unite» asserì Hana, con freddezza, sollevando la ciotola e portandosela alle labbra.

Yuki sgranò gli occhi quando la vide bere e Chae-ryeong sorrise come solo un serpente avrebbe potuto fare. Quelle due reazioni furono abbastanza per Eunji, che capì subito di dover portare Hana via e controllarla prima che qualche veleno le togliesse la vita.

Il secondo principe posò la tazza sopra il vassoio e fece per circondare le spalle della moglie, ma Chae-ryeong lo superò, afferrò i polsi di Hana per portarla con sé sulla pista da ballo.

«Dongseng, perché non mi fai vedere se sei in grado di danzare? Ho saputo che le danze di Haruna sono le più belle di tutto l'impero!»

Hana le cadde quasi tra le braccia e scoppiò a ridere, Eunji strinse i pugni e conficcò le unghie nei palmi delle mani.

No, era impossibile che un solo bicchiere di vino le avesse fatto quell'effetto.

«Danzerò... Lo farò per mio marito» mormorò Hana, voltandosi a fissarlo, come se avesse aspettato quel momento da tutta una vita. «Lui preferirebbe vedere me al tuo posto.»

Chae-ryeong la derise, lasciandole i polsi. «Io ne dubito fortemente, ma se vuoi provare... Mi piacciono le sfide, ragazza.»

Hana strinse i pugni a quelle parole. «Perché? Posso essere migliore di te se voglio, stai a vedere!»

Eunji avrebbe voluto fermarla e andare via, ma ormai era troppo tardi. Hana si ridicolizzò, con passi scoordinati e movenze inadeguate. Ci mise davvero poco ad attirare le risate degli ospiti, e persino quelle delle dame, incoraggiate dal suono squillante della voce di Chae-ryeong, la quale si era adagiata con la schiena a un pilastro e aveva incrociato le braccia al petto.

«Guardatela!» esclamò, quando Hana inciampò sull'orlo della gonna e piombò a terra, a carponi. «Sembra non avere nemmeno il senso del ritmo.»

Hana provo a rimettersi in piedi, ansimando. Aveva le guance rosse, gli occhi lucidi, ma non a causa delle lacrime. «Io... sto bene...»

Chae-ryeong inarcò un sopracciglio, scambiandosi uno sguardo complice con una donna al suo fianco. «Ad Haruna vi insegnano a sguazzare nel fango come maiali, vero?»

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Eunji attraversò la sala e si inginocchiò accanto alla moglie, fremente di rabbia. «Era questo quello che volevi? Umiliarla per qualcosa che ho fatto io? Se hai coraggio, prova a colpire me, Chae-ryong» le disse, passandole una mano sotto le ginocchia e l'altra dietro la schiena, sollevandola.

Chae-ryeong gli sorrise di nuovo, serafica. «Credi che non ne sia in grado, Eunji? Non temere, mi prenderò cura anche di te, per avermi umiliata.»

Eunji non credeva che un solo matrimonio avrebbe potuto ritorcerglisi contro in quella maniera, ma doveva immaginarlo. Chae-ryeong era pericolosa, e non solo a causa di suo padre. Si diceva che armeggiasse con le arti oscure, che avesse portato al suicidio delle donne. Donne che si erano erroneamente avvicinate a lui.

Donne con cui Eunji aveva passato delle notti, trovate annegate in laghi o impiccate nei giardini di palazzo. Tutti avevano additato il secondo principe come responsabile, quando era sempre stata Chae-ryeong a essere stata l'ultima a parlare con loro.

Il giovane, però, non ebbe modo di risponderle che Hana singhiozzò. Lui la strinse al petto, sospirando. «Andiamo via.»

Hana si aggrappò al suo collo con le braccia e lo guardò ansimante. Eunji distolse lo sguardo, provando una sensazione che odiava: la colpa.

Il principe si alzò, scortando la moglie fuori dal padiglione e dirigendosi verso l'uscita di quel giardino che oramai odiava. Non avrebbe più rimesso piede al Padiglione delle Nubi Brumose, almeno non per le feste della sua concubina.

«Tutto questo...» mormorò Hana, con la fronte premuta contro il suo mento. Sembrava sul punto di vomitare. «Tutto questo è successo per colpa tua...»

Eunji strinse le labbra, percorrendo velocemente i confusionari corridoi di palazzo. «Sei tu che hai voluto metterti in mostra. Non accusarmi.»

«Io volevo solo che tu... mi guardassi come guardi lei. Sembri... così innamorato di quella donna» ammise Hana, con un singhiozzo doloroso.

Eunji si fermò una volta entrato nel giardino che circondava il suo palazzo. Non poteva davvero credere alle sue orecchie. Non poteva credere che Hana fosse così ingenua da aver scambiato un mero rapporto carnale per amore. «Io non sono innamorato di Chae-ryeong, Hana. Io non amo nessuno.»

«E non è una vita vuota, la tua?» gli domandò lei, cominciando a tossire e a scuotere le spalle, come se un improvviso crampo l'avesse resa vulnerabile. «Sei così freddo... Come se fossi già morto.»

«E tu parli come se potessi giudicarmi...» Eunji la portò nella sua camera da letto e la adagiò sul materasso, premunendosi di una ciotola. Sollevò poi l'indice e il medio e la colpì con una certa violenza sotto lo sterno, premendo su un meridiano che la portò a vomitare. Hana si piegò in due sulla ciotola, gettando via tutti i liquidi. Una dama fece per avvicinarsi, ma Eunji la congedò con lo sguardo, tenendo i capelli della moglie in una mano. Tuttavia, quando vide che Hana aveva cominciato a tossire via del sangue, si allarmò.

Il secondo principe la aiutò a drizzare la schiena e le raccolse il viso fra le mani, sentendo lo stranamente freddo. «Guardami, d'accordo?» le chiese, accarezzandole via del sangue dalle labbra. Era più scuro del previsto, l'odore forte era diverso da quello tipico e ferroso del sangue. «Dannazione... Chae-ryeong deve averti avvelenata con l'essenza del fiore scheletro.»

Hana sgranò gli occhi, il viso era stanco. «Questo significa che... Morirò?»

«No, non morirai» le promise Eunji, passandole una mano dietro la nuca. «Ora ti farò dormire e quando riaprirai gli occhi sarà tutto finito, fidati di me.»

Hana annuì, poi Eunji fece pressione sui suoi nervi e la fece crollare in un sonno profondo, che l'avrebbe ristorata. Il principe la sistemò sui cuscini e si avviò verso il suo studio, dove conservava tutte le erbe necessarie a preparare un antidoto.

Non l'avrebbe lasciata morire, aveva già abbastanza vite innocenti sulla coscienza e Hana, per un istante, era riuscita ad alleggerirla quella sera.

**

shugendo: Si ritiene che lo Shugendō sia frutto dell'incontro tra gli antichi riti sciamanici shintoisti con le dottrine e i rituali del buddhismo esoterico, in cui è anche possibile ritrovare una componente taoista. 

qi: energia interna.

daegun mama: vostra altezza.

futon: materasso tradizionale della cultura giapponese.

Hyungnim: fratello maggiore.

Ora del cane: Va dalle 21 alle 23.

Dunque dunque, Shin comincia a mettersi a nudo di fronte a Yuki, la quale ascolta silenziosa tutto quello che si cela dietro la coltre di freddezza che questo ragazzo ha instaurato attorno a sé. Dal loro confronto, scopriamo che tutti i traumi e i rancori di Eunji e Shin sono causati dalla morte prematura della madre, che proveniva dal DISCRIMINATISSIMO regno di Haruna e che è morta nel ghiaccio. Già da questo possiamo cominciare a capire la situazione. Ricordiamo poi che né Eunji né Shin amano la regina Soseono (la madre di Mi-sun e Song), tanto che Eunji schifa pure i suoi figli. Cosa vi dice la vostra mente a riguardo? In quale modo orrendo può essere morta la nobile consorte Eri? 

Lo scopriremo leggendo. E non scopriremo leggendo una cosa che vi dico io, perché  ovviamente non posso parlare chiaro fra i capitoli dato che il periodo storico non me lo permette. 

Yuki, di che malattia soffre esattamente? Ebbene, nella storia viene detto che ha un qi poco equilibrato, ma in realtà Yuki soffre di Lupus, una malattia autoimmune. Per dirla in parole povere, il suo sistema immunitario è impazzito e non riconosce i suoi organi, la sua pelle e i suoi apparati come parti del suo corpo, e li attacca come se fossero "intrusi". Ci sono momenti in cui è latente, altre volte che si manifesta in maniera più violenta. 

Infine, Eunji e Hana. Io lo so che non vi aspettavate niente di tutto questo, non vi aspettavate che Eunji avesse un cuore e, soprattutto, che avesse a cuore Hana, e invece sorpresa delle sorprese, si è inca***** con Chae-ryeong per averle fatto del male. Io ho goduto mentre scrivevo, mi auguro anche voi, perché sì, Hana è veramente ingenua, ma non si meritava niente del genere. Ci auguriamo tutti che stando nel palazzo possa crescere anche lei, anche se non è del tutto una cosa negativa il suo carattere così "Puro", se può far del bene a qualcuno.

Come ad Eunji.

Detto ciò, vi aspetto lunedì per il prossimo capitolo <3, torniamo nel deserto!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top