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Alla fine della raccolta degli aforismi su Seneca che ho pubblicato su questo stesso profilo tre anni fa, avevo annunciato l'intenzione di scrivere un'altra raccolta simile. Ecco, ho finalmente deciso di realizzarla e la mia scelta è caduta su Cicerone, come avevo ipotizzato.
Non è stato facile scegliere le frasi da inserire, perché egli fu uno scrittore estremamente prolifico, del quale si traduce moltissimo al liceo: al pensiero delle tante ore passate sui libri in sua compagnia, a tradurre frasi e versioni, forse alcuni lo ricorderanno con nostalgia, altri con indifferenza oppure addirittura con un certo fastidio per la sua innegabile tendenza ad autoelogiarsi. Ciò che non si può negare è, però, anche la sua straordinaria capacità oratoria, della quale diede sfoggio nelle sue numerose orazioni, giudiziarie e deliberative: ce ne sono giunte 58, ma è noto che egli ne scrisse e pronunciò più di 100. Inoltre, ebbe anche l'immenso merito di aver diffuso la filosofia greca a Roma e di aver praticamente creato un linguaggio filosofico latino.

Personalmente, è uno scrittore di cui apprezzo lo stile: i suoi periodi presentano solitamente una struttura chiara, armoniosa e articolata, in quanto sono spesso simmetrici e caratterizzati da parallelismo, secondo l'ideale della concinnitas; abbondante è l'uso delle figure retoriche e, soprattutto nelle orazioni, concepite per essere pronunciate e sentite, è evidente la cura nella disposizione delle parole in base al ritmo e al suono. Tutto ciò ha contribuito a far sì che lo stile di Cicerone si imponesse nel corso dei secoli come lo stile classico per eccellenza, quello da imitare e studiare come modello, soprattutto grazie agli umanisti.

Prima di lasciarvi alle citazioni - seguite da traduzione e titolo dell'opera da cui sono tratte - traccerò un breve profilo biografico dell'autore, per dare modo ai lettori che non lo conoscono o non lo ricordano bene di poterlo inquadrare nel contesto storico delle turbolenti vicende della Roma repubblicana del I secolo a.C.