7

Volgo lo sguardo alla sveglia non funzionante posta sul comodino. 00:30. Dovrei essere nel mondo dei sogni, o incubi, da un pezzo ormai ma il sonno ancora una volta non sembra volermi pervadere. Come sempre ho salutato il mio ragazzo con un "ci vediamo domani" e una volta a casa ci siamo mandati il messaggio della buonanotte però non riesco a stare tranquillo. L'idea di tornare sul balcone con la speranza di trovare Chen Fu a farmi compagnia è svanita non appena, aperta la finestra in camera, ho sentito un gelo assurdo invadermi. Le temperature si sono decisamente abbassate e probabilmente neanche con il mio cappotto pesante e una coperta intorno riuscirei a stare sul balcone.

Per cui il pensiero di prendere il computer e vedere il terzo video della raccolta di Jimin mi attraversa la mente. Senza pensarci due volte mi alzo, accendo il pc portandolo a letto, apro la cartella e con il cursore punto al terzo video. È datato al 1 maggio sempre del 2011. Come copertina vi è la mia faccia spaventata ma non ricordo esattamente cosa accade nel video per cui non perdo tempo e lo avvio.

A tenere la mia videocamera questa volta non sono io poiché la visuale non è per nulla ferma, anzi trema in continuazione, segno che a tenere la telecamera sono delle mani inesperte. Dopo qualche borbottio e vortice di immagini finalmente il tutto si stabilizza e nella visuale appare il volto raggiante del cugino del mio attuale fidanzato. Sta facendo molta fatica nel tenere la videocamera ferma rivolta verso di lui. «Signori e signore del futuro, benvenuti in questo nuovo pezzo di ricordo! Oggi che giorno è?» chiede a bassa voce rivolgendosi a qualcuno alla sua sinistra.

«Primo maggio, imbecille» è la voce divertita di Hoseok che sembra essere concentrato a fare qualcosa, nascosto dall'inquadratura.

«Giusto! Oggi, primo maggio dell'anno duemila undici, il nostro meraviglioso, unico, intelligente, prestigioso...» l'inquadratura si muove per un attimo e sul viso di Taehyung compare una smorfia dopo aver sentito un rumore sordo.

«Oh scusa dovevo mirare alla faccia» la voce di Jimin riempie le mie orecchie e la sua risata acuta mi scalda il cuore. A volte quasi dimentico com'era prima che la debolezza bussasse alla sua porta.

Taehyung alza gli occhi al cielo e alza l'inquadratura, solo ora si riesce a vedere il suo volto per intero e noto che le ciocche dei suoi capelli sono avvolte da carta stagnola. «Dicevo, oggi il nostro Yoo per la prima volta in vita sua proverà l'ebrezza di avere dei capelli colorati! Per di più tinti dal nostro meraviglioso e bellissimo Jungkookie». L'inquadratura vortica di nuovo prima di fermarsi su un Jungkook sedicenne rosso in viso ed un me diciottenne terrorizzato in volto.

Il ragazzino sta spennellando i miei capelli con estrema attenzione avvolgendoli poi nella carta stagnola. Il me giovane è rigido come un tronco d'albero e sorride a stento. Mi avevano raccontato più volte che Jungkook pur essendo il più piccolo era il parrucchiere del gruppo e che mi sarei dovuto fidare ciecamente delle sue abilità ma la verità era che avevo paura mi rendesse pelato prima del previsto.

«Smettila di elogiarmi» dice Jungkook lanciando uno sguardo furtivo alla telecamera, tornando a concentrarsi sui miei poveri capelli. Si sente Taehyung ridacchiare dietro la telecamera.

«E smettere di vederti arrossire in modo così carino? Mai» risponde il maggiore ricevendo l'effetto desiderato ossia le guance di Jungkook che diventano campi di pomodoro. «Hey Yoo! ̶ il soggetto del video torno ad essere io in primo piano, ricordo che avevo davvero la telecamera ad un palmo dal viso perché Taehyung era incapace di usare lo zoom ̶ Una parola per il te del futuro che guarderà questo video fatto da un meraviglioso cameraman?».

I miei occhi colmi di spavento si posano sulla telecamera e sbatto le palpebre un paio di volte. «Dei piccoli consigli dopo questa giornata: non entrare mai a casa di Hoseok, neanche in futuro, e se a partire da oggi entro due anni ti ritroverai pelato fai causa a Jungkook».

Si sentono varie risate di sottofondo, l'inquadratura si sposta repentinamente verso un giovane Hoseok che tiene l'obiettivo con le mani. «Hey Yoongi del futuro! Invece di dirmi male potresti ringraziarmi perché se non mi avessi conosciuto probabilmente non avresti scoperto di avere una fobia!».

«Yoo sarai bellissimo!» urla Jimin da dietro Hoseok aprendosi in un gran sorriso.

«Ed io sarò bellissimo Kookie?» chiede Taehyung concentrandosi sul più piccolo di tutti il quale ha appena finito di avvolgere l'ultima mia ciocca nella carta stagnola.

Il sedicenne guarda Taehyung mordendosi l'interno guancia per poi distogliere lo sguardo e borbottare qualcosa che non si riesce ad udire. La telecamera trema nuovamente ma questa volta in maniera più disastrosa. Il video si conclude con un mio urlo e l'espressione terrorizzata di Taehyung.

«Jimin!».

Una risata liberatoria e sinceramente felice riempie le quattro mura della camera da letto che fino a qualche settimana fa condividevo con Jimin. Ora ricordo quel giorno! È stato il giorno in cui ho scoperto diverse cose ma soprattutto di essere entrato a far parte di una banda di matti, nonostante per il momento avessi conosciuto solamente quattro di quei matti. Me ne mancavano ancora due.

Come aveva detto Hoseok quel giorno grazie a lui avevo scoperto di avere una fobia, una piuttosto comune che, però, non avevo mai contemplato personalmente. Ma andiamo per gradi.

Era il primo maggio ed eravamo tutti euforici poiché avevamo appena iniziato il countdown per la fine della scuola. Noi dell'ultimo anno avevamo appena finito il meraviglioso esame per vedere in quale prestigiosa università statale o privata saremmo potuti entrare una volta diplomati quell'anno. Ci eravamo ammazzati di studio fino al giorno prima ed eravamo stremati. Non uscivo da settimane per cui gli incontri con i ragazzi si erano ristretti come agli inizi solo alla ricreazione. Era un mese esatto che avevo conosciuto i due più piccoli ed ero felice.

La campanella era suonata da poco per determinare la fine delle lezioni ed io mi stavo dirigendo a passo strascicato verso l'uscita per tornare a casa quando sentii qualcuno saltarmi sulla schiena. Spalancai gli occhi e mi sbilanciai in avanti e sarei sicuramente caduto se la persona dietro di me non fosse scesa immediatamente. Ovviamente sapevo già di chi si trattava perché solo lui era così espansivo con me e solo lui riusciva a spaventarmi con i suoi attacchi a sorpresa, come la prima volta che ci eravamo conosciuti.

«Dove credevi di andare così di fretta mister Min?» mi si parò davanti con il gran sorriso che lo distingueva da qualsiasi altro adolescente della sua età che sembrava aver già perso la voglia di vivere. A dire il vero li capivo quei ragazzi apatici: l'inizio delle superiori per ogni studente coreano era un biglietto di sola andata per l'inferno ed il tasso di suicidi si alzava anno dopo anno nella fascia compresa tra i sedici e quarant'anni. Il motivo per la maggior parte delle volte era lo stress insopportabile dato dallo studio fin troppo intenso.

Ridacchiai e scrollai le spalle infilandomi le mani nelle tasche dei pantaloni. «A casa: sto morendo di fame e ho bisogno di un attimo di riposo» sospirai affranto desiderando solo di stendermi sul mio amato letto e svegliarmi direttamente la mattina seguente. Vidi Jimin imbronciarsi prima di porgermi la mano.

«Dammi il telefono» mi ordinò con fare autoritario ma lo trovai solo adorabile con quel broncio e la sua statura. Era ancora poco più basso di me mentre ricordavo che Jungkook si era sviluppato in altezza molto prima del suo migliore amico, di fatti era più alto di entrambi di svariati centimetri.

Lo guardai stranito e gli chiesi a cosa gli servisse il mio telefono ma mi disse semplicemente di fidarsi e di dargli il mio cellulare. Sospirai e mi arresi dandogli l'apparecchio che gli serviva. Digitò qualcosa per poi portarsi il cellulare all'orecchio. «Kwan! Ciao, sì sono io! Sì non preoccuparti sta benissimo, è qui accanto a me» spalancai gli occhi quando mi resi conto che stava parlando con mia madre. Provai a richiamarlo e stargli addosso per riprendermi il cellulare ma era molto veloce e riusciva a schivare ogni mio tentativo di ripresa. «Volevo solo dirti che Yoo starà con me questo pomeriggio se per te e tuo marito non è un problema. Sì volevamo festeggiare la quasi fine della scuola e l'esame appena dato da Tae, Yoo e un altro nostro amico. Sì staremo a casa sua...oh ma non preoccuparti, gliela offro io la cena! Nessun problema Kwan, davvero. D'accordo, grazie! A presto!» e così dicendo riattaccò porgendomi il cellulare con un enorme sorriso sulla bocca.

«Uno, da quanto hai così confidenza con mia madre? E due, cos'è appena successo?» domandai riponendo il cellulare nella tasca destra dei miei pantaloni. Jimin scrollò le spalle ridacchiando felice.

«Da quando lei mi ama e succede che oggi conoscerai un membro della nostra ristretta setta. Anche se credo tu lo conosca già di vista, hai detto che frequenti il club di cinematografia vero?» spostò lo sguardo oltre la mia spalla agitando una mano in aria. Dunque era così che ci si sentiva ad avere un amico? Sentire quella piacevole sensazione di felicità nel vederlo parlare così tranquillamente con mia madre, fidarsi di lui così tanto da ritenere che qualsiasi persona mi avrebbe presentato sarebbe stata una brava persona. Non mi fidavo ciecamente di Jimin e gli altri, c'era da dire che li conoscevo solo da un mese, ma mi fidavo abbastanza da sapere che frequentavano gente per bene.

«Ciao Jiminie! È lui il tuo amico?» una voce estranea mi arrivò alle orecchie costringendomi a voltarmi per vedere chi fosse la persona. Constatai, a prima vista, che lui lo conoscevo eccome. Non avevo idea di quale fosse il suo nome o la sua età ma lo vedevo molto spesso al club di cinematografia e sapevo si occupasse di editing. Ricordai anche che mi incuteva un certo timore quel ragazzo dal momento che mai una volta l'avevo visto sorridere. Una volta mi aveva beccato a guardarlo e l'occhiata che mi aveva lanciato mi aveva fatto venire i brividi di paura, lo ammetto.

Mi rassicurai quando dietro di lui vidi arrivare anche Taehyung e Jungkook che stavano parlando allegramente di qualcosa a me sconosciuto. Una delle poche volte in cui entrambi parlavano felici e non con Taehyung che sembrava un maniaco sessuale e Jungkook in procinto di svenire per l'imbarazzo. «Sì, lui è Yoongi. Credo frequentiate lo stesso club!» Jimin mi presentò facendomi tornare con i piedi per terra.

Sorrisi intimidito facendo un piccolo inchino di cortesia. «Sì, uhm ti occupi di editing vero?» tentai di moderare il mio nervosismo ma dalla mia voce trasparivano tutte le emozioni che stavo provando.

Il ragazzo mi squadrò attentamente da capo a piedi, annuendo in maniera lenta facendomi rabbrividire ancora una volta. Poteva una persona incutermi così tanta paura senza neanche conoscerla? A quanto pareva sì. Ma come ho detto, non lo conoscevo ancora. «Sono Hoseok, tu sei il tizio silenzioso che ogni tanto mi fissa?» la sua voce era neutra ma riuscii a percepire un nonsoché di divertito.

Arrossii per l'asserzione appena fatta da Hoseok e balbettai qualche parola prima di farmi capire per bene dagli altri. «No, cioè sì ma è perché mi incuriosisce il lavoro di editing. Sembri molto abile» mormorai nascondendo il vero motivo ossia che lo guardavo perché mi chiedevo come una persona potesse essere così seria e spaventosa. Dopo aver conosciuto Jimin mi veniva ancora più difficile comprendere come qualcuno potesse essere così apatico.

«Sì, possiamo dire che ho talento ma mi impegno molto» parlò il nuovo ragazzo alzando per una frazione di secondo l'angolo della bocca che poi tornò ad essere una linea piatta. Sorrisi nervosamente cercando con lo sguardo Jimin per chiedergli silenziosamente di tirarmi fuori da quell'imbarazzante conversazione. Mi stavo sentendo maledettamente a disagio.

Il mio amico incontrò il mio sguardo e sorrise divertito lasciando suo cugino ed il suo migliore amico per mettermi in salvo. «Forza andiamo ragazzi, casa Jung ci aspetta!» esclamò prendendomi per mano e trascinandomi verso i parcheggi. «So che ti mette a disagio Hoseok ma credimi che non è affatto come sembra, quando lo conoscerai meglio capirai. Si comporta così solo per studiare le persone e capire se può farci amicizia» mi spiegò a bassa voce fermandosi davanti alla macchina di Taehyung.

Annuii leggermente rassicurato dalle parole del ragazzino, ma non così tanto da sentirmi tranquillo vicino al loro amico. Capivo che era solo una tattica ma metteva paura! Per fortuna mi rilassai totalmente durante il tragitto in macchina poiché avevo Jungkook vicino il quale mi aveva raccontato della sua giornata scolastica chiedendomi poi della mia.

Casa di Hoseok non era molto lontana e arrivammo piuttosto in fretta al condominio che ospitava l'appartamento suo e della sua famiglia. Prendemmo l'ascensore tutti e cinque arrivando in pochi secondi al quinto piano. L'atmosfera di quell'appartamento era davvero confortevole e ricordo che mi piacque in particolar modo l'acquario posto sul muretto più alto tra la cucina ed il salotto.

Mentre Hoseok era andato a prepararci una fresca spremuta d'arancia ̶ imparai più avanti che era un ragazzo dalle abitudini sane ̶ mi avvicinai ad una teca molto simile a quella che aveva anche Taehyung in casa sua. Arricciai il naso sentendo un leggero fastidio al braccio e lo grattai. Sentii solletico sulla nuca e rabbrividii un po' ma lasciai perdere. «Ha anche lui un riccio?» domandai a Taehyung che si era avvicinato a me curioso di sapere cosa stessi facendo.

«Non esattamente, vedi-» si bloccò di colpo guardandomi con una strana espressione. Aggrottai la fronte e mi grattai la nuca sentendo fastidio anche lì. Che mi avesse fatto allergia qualcosa? Non capivo. Vidi Taehyung guardare i miei capelli e mi chiesi se avessero qualcosa che non andava. «Yoo, non muoverti» mormorò portando avanti le mani.

«Perché?» domandai confuso rimanendo comunque fermo come mi aveva consigliato. Non avevo idea di cosa stesse succedendo e onestamente non ero sicuro di volerlo sapere.

«Non andare nel panico ma hai una tarantola sulla testa» sussurrò facendo piccoli passi verso di me. Nel sentire quelle parole ricordo di aver sentito il sangue congelarsi nelle vene, la testa girare e la vista annebbiarsi completamente. L'ultima cosa che sentii prima di svenire fu Hoseok dire allegramente: «Oh vedo che hai conosciuto Araknesh!».

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Quando mi svegliai ero steso sul divano con quattro teste che mi fissavano preoccupate. Feci una smorfia sentendo leggermente male alla testa e, con l'aiuto di Jimin, riuscii a mettermi seduto. «Non mi avevi detto che eri aracnofobico. Se l'avessi saputo avrei rinchiuso subito Araknesh e Kaneki nella loro teca» mi disse Hoseok facendomi capire che le tarantole erano ben due.

«Teoricamente non sapevo neanche io di avere il terrore dei ragni dal momento che non me ne sono mai trovato uno in testa» borbottai un po' acido a causa dello spavento che mi ero preso.

Hoseok mi sorrise imbarazzato passandosi una mano nei capelli. Rimasi stupito nel vedere le sue labbra stendersi mostrando anche i denti. Aveva un bel sorriso, anche se imbarazzato. «Mi dispiace Yoongi, sono abituato a tenerli sempre in libertà perché so che a loro non danno fastidio. Avrei dovuto avvertirti. Ma hey ora sai qualcosa in più su te stesso che prima non sapevi!» tentò di farmi vedere il lato positivo, spintonandomi scherzosamente.

Abbozzai un sorriso a mia volta e bevvi il bicchiere di spremuta che mi stava porgendo Jimin, forse più pallido di me. «Stai bene? Mi hai fatto prendere un colpo! Sei svenuto per venti secondi!» esclamò con gli occhi spalancati.

Gli chiesi scusa per averlo fatto preoccupare e mi abbracciò per poi darmi un leggero scappellotto dietro la nuca. Passammo l'ora successiva semplicemente a parlare scoprendo varie cose su Hoseok. Si rivelò essere un ragazzo fantastico, carismatico e con una risata davvero contagiosa. Scoprii che sorrideva più di quanto avessi pensato, che odiava la scuola ma che era un grande appassionato di animali esotici e robot. Era un piccolo genio della tecnologia e se solo avesse voluto avrebbe fatto molta strada. Scoprii che le sue tarantole non erano velenose e che erano due maschi che aveva da quando erano piccolini. Rimasi abbastanza sorpreso da quella sua passione per i ragni ma non giudicai poiché ognuno aveva i propri gusti.

Poco più tardi Hoseok parlò a bassa voce, forse tra sé e sé ma tutti lo sentimmo. «Dovrei rifarmi assolutamente la tinta ai capelli. Si vede la ricrescita».

Taehyung, colto probabilmente da un'idea improvvisa, balzò in piedi con uno strano scintillio negli occhi. «Ragazzi, vogliamo fare una pazzia? Tingiamoci tutti i capelli!».

Lo guardai come se fosse davvero impazzito e scossi velocemente la testa non volendo provare a rimanere calvo a diciotto anni. «Passo!».

«Oh forza! Abbiamo un promettente parrucchiere qui! Jungkook è bravissimo con i capelli» lo elogiò Taehyung facendo arrossire il più piccolo che fece spallucce dicendo di cavarsela. Continuai a protestare dicendo che non mi ero mai tinto i capelli e che di certo non sarebbe stata quella la prima volta. Poi, con tutto il bene che volevo a Jungkook, non mi fidavo di lasciare i miei capelli in mano ad un ragazzino.

Le mie lamentele non servirono a nulla perché Taehyung e Jimin riuscirono a persuadermi facendomi finire tra le mani, sorprendentemente esperte, di Jungkook. I due sedicenni non fecero nulla poiché i loro genitori non avrebbero voluto ma si promisero a vicenda che un giorno da grandi si sarebbero fatti entrambi biondi. Dieci anni dopo mantennero la promessa.

Quel giorno scoprimmo che Taehyung non stava affatto male con i capelli rossi ̶ ma scoprì anche di detestare le tinte per cui un mese dopo tornò al suo colore naturale ̶ ; che Hoseok amava l'arancione e che io stavo davvero bene con i capelli verdi per cui in futuro decisi di tenerli così, tranne poi quando crebbi. Ebbi la certezza, poi, che da quel fatidico giorno avevo sviluppato una forte aracnofobia e non potevo neanche sentir parlare di ragni poiché avrei iniziato a sentire un forte prurito per tutto il corpo.

«Quasi dimenticavo! Ecco la canzone di oggi da aggiungere alle altre» sorrise Jimin dopo che Taehyung spense la videocamera. Mi porse un fogliettino e lo aprii leggendo il titolo della canzone ed il nome dell'artista. Just the way you are di Bruno Mars. Ricordo che il titolo mi ispirava molto e che poi quando la ascoltai per la prima volta me ne innamorai. Io e Jimin passammo giorni a parlarne e mi fece scoprire altre canzoni dello stesso artista scoprendo di avere un debole per la sua musica.

A riportarmi nel presente è lo squillare del cellulare. Sobbalzo afferrandolo e rispondendo senza neanche controllare il numero. È mezzanotte passata e sicuramente è qualcosa di importante. «Pronto?».

«Min Yoongi?» una voce autoritaria giunge alle mie orecchie e trasalisco. Ci metto un paio di secondi a rispondere poiché allontano il cellulare dall'orecchio per controllare il numero che mi ha chiamato. Conosco queste cifre. È l'ospedale.

«S-sì, sono io. Mi dica».

«Mi perdoni per l'orario ma mi hanno chiesto di chiamarla. Si tratta del suo ragazzo: sta male. Riuscirebbe a venire qui?».

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