22 (Epilogo)
Non sono stati mille gli altri giorni felici che la vita ci ha riservato. Mi piacerebbe poter dire che ne sono stati di più, molti di più, infiniti, ma non è stato così. Sono stati diciassette ma siamo riusciti a viverli come meglio abbiamo potuto. Senza luna di miele, senza poter allontanarci dalla nostra città natale, senza sbilanciarci troppo, ma li abbiamo vissuti tutti insieme come la famiglia che eravamo un tempo.
Diciassette giorni in cui abbiamo riso, guardato film mai visti prima, fatto passeggiate notturne in mezzo alle bancarelle del paese con tutte le decorazioni natalizie ancora appese, nonostante Natale fosse passato da un mese. Ho fatto altri diciassette video dove non è successo niente di particolare o emozionante ma Jimin rideva e tutti sembravano aver dimenticato in che situazione eravamo per quei diciassette giorni.
Ho cucinato ogni cibo richiesto da Jimin, soprattutto quello italiano. Hoseok è dovuto ripartire il giorno dopo il matrimonio ma ogni sera l'abbiamo passata in videochiamata. Ho portato Jimin con me nello studio fotografico e mi ha aiutato a sistemare varie foto di matrimoni a cui ho lavorato e che avrei spedito presto. Siamo usciti anche con Chen Fu, andando al suo bubble tea ogni qualvolta Jimin lo desiderasse. Jungkook e Taehyung non sono ancora tornati ufficialmente insieme ma hanno finalmente ammesso di starci riprovando, con calma, e Jimin ha sorriso come non mai per poi stritolarli in un abbraccio. Un paio di notti hanno dormito con noi, non per una ragione dolce ma piuttosto perché avevamo visto dei film horror e non volevano tornare a casa. Trent'anni ed hanno ancora paura del mostro sotto il letto. Ma ci ha fatto piacere ed in parte anche comodo poiché quelle mattine trovavamo una colazione stupenda ad aspettarci a tavola.
E poi, il diciassettesimo giorno all'alba, è crollato di nuovo tutto. Quel nido famigliare di gioia e fantasia che avevamo creato si era infranto come una bolla di sapone. Mi avevano svegliato i lamenti di Jimin, o meglio i suoi rantoli. Mi ero svegliato nel panico più totale solo per vederlo ancora più giallo in viso mentre boccheggiava e cercava a tentoni la mia mano. Non riusciva a respirare. Il suo respiro era come un fischio, un annaspare sott'acqua. Avevo chiamato immediatamente l'ambulanza e avevo cercato nel mentre di aiutarlo come meglio potevo. Aveva vomitato sangue pochi istanti dopo. Avevo notato che le mani avevano dei lividi, che in realtà aveva da molti giorni anche per tutto il corpo, ma quella mattina erano come la pece. Con le stesse mani esili e tremanti si teneva la pancia lamentando dolori che non riusciva più a sopportare.
Quello stesso giorno, più tardi in ospedale, dovettero aspirargli diversi litri di liquido alla pancia. Ci comunicarono che sarebbe stata una routine da lì in poi e che la cirrosi era avanzata velocemente, troppo velocemente, come un mostro nell'ombra. E che presto il liquido avrebbe raggiunto i polmoni. Due giorni dopo Jimin aveva già smesso di andare di corpo. Un paio di giorni più tardi aveva anche smesso di urinare.
La notte mi stringeva la mano piangendo e ripetendo che non ce la faceva più, che così non poteva vivere. Io gli ripetevo che avrebbe superato anche quella, che era l'uomo più forte che avessi conosciuto, che aveva superato cose peggiori. Ma lui non ce la faceva.
I medici, giorno dopo giorno, avevano smesso di darci speranze. Ogni giorno per loro era l'ultimo e nonostante questo Jimin aveva continuato a lottare inconsapevolmente, attaccato alla vita più che mai. Non aveva più abbandonato la bombola dell'ossigeno da quel giorno. In meno di una settimana Jimin era diventato così piccolo, così fragile da non essere più riconosciuto. In meno di una settimana era invecchiato di novant'anni, era stanco, sussurrava, non riusciva a parlare. La pelle era costellata da ematomi, cerotti, ferite alle gambe ormai troppo gonfie per un ragazzo di ventisei anni.
Ho lasciato il mio lavoro, non riuscivo a lavorare con Jimin in quelle condizioni. Dovevo stargli accanto, devo stargli accanto. Jungkook e Taehyung non hanno potuto lasciare il lavoro ma non tornano più a casa e stanno con noi. Ieri ci hanno fatto riportare Jimin a casa. «Ha bisogno di casa sua, state con lui.» avevano detto spezzandoci il cuore.
Oggi è due febbraio. Questa notte il respiro di Jimin ha cambiato suono, non riesco a spiegarlo. Era più disperato ma allo stesso tempo più debole. Oggi Jimin non parla, a malapena mi stringe la mano. Ma mi guarda, ci guarda. Taehyung è seduto ai piedi del letto, gli sta carezzando le gambe con gentilezza, io sono steso accanto a lui e lo coccolo come meglio posso, Jungkook è seduto dall'altra parte e gli accarezza le dita. Gli ho cantato la vie en rose cinque volte nell'arco di queste ore e posso giurare di averlo visto sorridere, piano. Ora è il più piccolo del gruppo a cantare dolcemente quella che sembra una ninna nanna, baciandogli il dorso della mano.
«Hey Chim» lo chiama con lo sguardo basso. Mi scosto leggermente per permettere a Jimin di voltare la testa quanto basta per vedere il suo migliore amico. «Stavo riflettendo sul fatto che abbiamo passato una vita insieme, io e te. Ma, sai, una vita infondo non ci basta» vedo una lacrima silenziosa percorrergli la guancia. «Per cui io ti prometto e ti giuro che ci rincontreremo in un'altra vita. Magari saremo di nuovo ragazzini e tu mi dirai innocentemente che sembro un angelo e passeremo il resto di quella vita ad insultarci e ridere.» Sospira posando la testa contro la sua spalla ed io li osservo in silenzio, con un groppo alla gola. «Magari saremo in un'altra città più bella di questa, che dici? Il nostro paradiso personale. E poi incontreremmo tutti gli altri e tu ti innamorerai ancora una volta di Yoo ed io lo stuzzicherò e sarò felice di essere anche il suo migliore amico.»
Abbasso lo sguardo su Jimin e lo vedo ricambiare debolmente la stretta alla mano di Jungkook, il quale sorride amaramente. Taehyung non parla da quando sono arrivati qui alle sette, si limita ad accarezzarlo e guardarlo di tanto in tanto. È domenica mattina e avrei voluto che dormissero di più ma Jimin non sta bene e volevo che stessero qui con lui, con me.
«A pranzo ti cucino il ramen più buono del mondo, ci stai?» gli accarezzo i capelli, baciandoli dolcemente. Lui annuisce e le labbra guizzano all'insù per un solo istante. «Dobbiamo fare la spesa, però. Credo di aver finito gli ingredienti per cucinare un ramen decente. Se fra poco vado al supermercato state voi con lui?» Mi rivolgo ai miei due amici.
«Sì certo, non preoccuparti. Mi metterò a leggergli il suo libro preferito. Ieri l'ho lasciato sul più bello e penso voglia sapere come continua. Anche se effettivamente già lo sa» La risata di Jungkook non sembra neanche reale, sincera. È solo un suono secco, il tono monocorde anche se la dolcezza nella voce è distinguibile. Annuisco con un piccolo sorriso e poso lo sguardo su Taehyung che si è irrigidito di colpo. Non sta muovendo neanche più le mani sulle gambe del cugino. Provo a chiamarlo ma la sua voce mi precede, piena di panico, paura, terrore.
«Jimin?» Mi volto verso il mio uomo e lo vedo con ancora la testa posata contro la mia spalla, gli occhi socchiusi come li aveva anche prima. Abbasso lo sguardo sul suo addome.
Fermo.
Immobile.
«Sta solo respirando più lento» Sussurro scorgendo un lieve movimento sotto il pigiama. Taehyung allunga repentino una mano sulla sua pancia e rimaniamo in silenzio per due secondi.
La mano non si solleva neanche per sbaglio.
No.
«Jimin?» Lo scuoto lievemente con le mani tremanti e la voce ridotta ad un sussurro.
No.
Ed inaspettato come un tuono che squarcia il silenzio assordante di una tempesta alle porte, arriva l'urlo di Jungkook. Un suono che avrei preferito non sentire per tutta la mia vita. Un suono straziante, indescrivibile, così tanto che mi fa a brandelli l'anima. In men che non si dica la vista mi si appanna ed il viso si inonda di lacrime. Mi guardo intorno come se il caos regnasse intorno a me. Continuo a sentire il cuore lacerarsi ad ogni urlo di Jungkook, ad ogni suo "Non posso farcela senza di te", a Taehyung che lo stringe contro il suo petto, io che non riesco ad emettere nessun suono. Lo abbraccio e lo cullo tra le mie braccia, posando mille baci sul suo viso.
«Come faccio senza di lui?!» Continua ad urlare Jungkook, la voce ovattata dalla felpa di Taehyung che non riesce a reprimere i forti singhiozzi che lo scuotono. Il suo cuginetto, la nostra vita intera.
Stringo gli occhi e porto le labbra al suo orecchio, sussurrandogli la nostra canzone per la sesta volta. Non può sentirmi, ma non riesco a fare altro. Mi fischiano le orecchie e Jungkook continua ad urlare. Lancio uno sguardo alla sveglia sul comodino. Sono le 9:23.
Il suo migliore amico, la sua anima gemella, mio marito, la mia metà, il cuginetto preferito di Tae che avrebbe protetto ad ogni costo. Se n'è andato silenziosamente così com'era arrivato quel primo aprile del 2011.
🎥🎥🎥
Non sono entrato in chiesa, non ce l'avrei fatta e sarebbe stata una presa per il culo per i veri credenti. Ma sono rimasto fuori dalla porta ad ascoltare il discorso di Jungkook tra i singhiozzi. Gli ha promesso che in un'altra vita si sarebbero ritrovati perché ha bisogno di lui al suo fianco. Ha parlato della sua felicità costante e di come ci ha resi tutti fieri; ha parlato di me e di quanto ci amassimo, di quanto Jimin mi amasse e ha fatto male. Troppo male. Così tanto che non sono riuscito a sentire la fine del suo discorso poiché mi sono rinchiuso in macchina a piangere.
È febbraio e si gela come se fosse pieno gennaio. Osservo da lontano il prete che benedice la bara, come tutti si stringono tra di loro e piangono per il mio Jimin. La foto che abbiamo scelto credo sia una delle migliori. Lo raffigura sorridente, con gli occhi che quasi spariscono per quanto sorride ed i capelli biondi e folti. Nel pieno della sua salute.
Taehyung mi ha guardato più volte ma non mi ha detto nulla: sa che non voglio stare con nessuno ora. Al momento voglio stare solo, accetto solamente la presenza dei miei amici. Anzi, solo quella di Jungkook e Taehyung ad essere sincero. Loro c'erano, loro hanno visto ed hanno sentito. Gli altri possono solo immaginare, per quanto possa voler bene a tutti loro.
Non sono un fan dei cimiteri, li ritengo più legati alla religione di quanto qualcuno possa immaginare. Tuttavia ho promesso di venire qui ogni giorno per portare sempre nuovi fiori, nuove peonie, a Jimin e tenere sempre pulita la sua pietra. Merita questo ed altro, il mio Jimin.
Osservo tutti uno ad uno: i suoi genitori e parenti sono lacerati ma so che si stanno controllando e so che si erano preparati ormai da tempo a questo momento; i nostri amici sono scossi dai silenziosi singhiozzi e mormorano piccole preghiere; i miei genitori continuano a cercarmi mentre piangono stretti a quelli di Jimin; Taehyung continua a piangere in silenzio mentre fa da sostegno a Jungkook...Jungkook è quello che sta reagendo peggio di tutti. Nei giorni di veglia non ha lasciato un attimo la mano del suo migliore amico, continuando a parargli in bisbigli, non ha smesso di piangere un momento ed anche nel sonno si lamentava. Quando hanno chiuso la bara era come se Jimin fosse morto di nuovo: ha singhiozzato e soffocato le urla contro Taehyung che lo ha tenuto stretto di nuovo, baciandogli la testa.
Credevo che sentire il pianto di un genitore che perde un figlio fosse straziante, ma sentire quello di una persona che perde il suo migliore amico di una vita, colui a cui per primo ha donato cuore ed anima, è mille volte peggio.
Ed io? Io non sento nulla. Sono inghiottito dal vuoto più totale. Apatia. Non riesco a reagire. Ho versato solo qualche lacrima e mi limito a fissare il vuoto. Ognuno ha i suoi modi di affrontare un lutto e credo che questo per me sia il primo step. Non so se tornerò mai a sentire qualcosa, non lo so. Ma so che al momento devo permettermi di star male e prima o poi riuscirò a tirar fuori tutto il male che ho dentro.
Vedo sua madre avvicinarsi a me con una scatola in mano ed io mi raddrizzo. Una volta davanti a me riesce ad abbozzare un piccolo sorriso che ricambio a malapena. «Tae mi ha detto che non te la senti di venire lì con tutti. Come ti senti tesoro?»
La sua voce mi ricorda quella di Jimin. «È possibile dire di sentirsi come inghiottiti da un buco nero?» La mia invece è arrochita, come se non parlassi da giorni. Ed in parte è così.
La donna annuisce, accarezzandomi il viso. «Io sento come se mi avessero strappato via il cuore.» Sussurra con gli occhi arrossati. «Voglio che tu sappia, Yoongi, che rimarrai sempre della famiglia e per qualsiasi cosa noi ci saremo sempre per te. Hai reso mio figlio la persona più felice di questo mondo e non potrei mai ringraziarti abbastanza» Le asciugo una lacrima e le do un bacio sulla guancia, stringendola in un veloce abbraccio.
«Sei sempre stata come una seconda madre per me»
Ci separiamo e lei pare ricordarsi di avere qualcosa tra le mani perché me la porge. «I ragazzi mi hanno dato questa. So che hanno le ultime volontà di Jimin e...mi hanno detto che questa era esclusivamente per te. Non l'ho aperta, è una cosa vostra. Spero solo possa aiutarti».
🎥🎥🎥
Guardo la scatola abbandonata sul divano con accanto un paio di bottiglie di birra ormai finite. Ho l'ennesima in mano e la finisco in un sorso. Non ho avuto ancora il coraggio di aprire quella scatola e sto prendendo tempo bevendo birra come un ubriacone. Ma so che se non lo faccio ora, non lo farò mai più. Mando al diavolo tutto e la porto in camera da letto.
Ci sono tutte le nostre foto che aveva deciso di stampare, piccoli oggetti che rimandano a ricordi speciali e- non ci credo che ha addirittura tenuto la custodia della mia primissima videocamera! Souvenir dei nostri primi appuntamenti, il suo diario ai tempi del liceo ̶ che leggerò ogni notte prima di andare a dormire ̶ , spartiti di canzoni, la nostra playlist con le canzoni che mi consigliava ogni giorno quando eravamo ragazzi, la sua lista di cose da fare almeno una volta nella vita. E poi, infondo a tutti i vari oggetti trovo una chiavetta. La prendo con le mani tremanti e leggo l'etichetta: "Per Yoo".
Non perdo ulteriormente tempo ed accendo il pc e la inserisco. Anche qui ci sono varie foto ed un video. Senza accorgermene ho già cliccato su di esso.
Campeggia Jimin sullo schermo. È in ospedale, indossa il suo cappellino ed il volto è segnato da profonde occhiaie ma lui sorride a trentadue denti. «Ciao Yoo! Se stai vedendo questo vuol dire che non ce l'ho fatta, ma hey, sapevamo che sarebbe successo. Oggi è stata una giornata un po' pesante, tu te ne sei appena andato e non ho potuto fare a meno di pensare che devo lasciarti qualcosa di pragmatico da rivedere ogni volta che vorrai sentirmi più vicino. Ho in mente di creare una box-ricordi ma non ho idea di cosa metterci: credo avrai trovato cavolate varie come il mio diario del liceo. Imbarazzante.» Fa una pausa prendendo un bel respiro.
«Per la cronaca, questo è solo dedicato a te perché agli altri deficienti farò un altro video. Voglio che siano personali anche se significherà farne altri sei con la stessa introduzione. Non so quanto tempo è passato dal giorno in cui sono diventato vento ma immagino tu stia male in questo momento. Non posso dirti di non essere triste perché quando morì la mia amata nonna ero diventato la perfetta reincarnazione di un'ameba, credimi. Posso solo dirti che passerà, farà meno male e mi ricorderai con il sorriso un giorno, senza piangere. Oh Dio, scusami è che non ho preparato nessun discorso, sto parlando di getto e probabilmente ti sto solo confondendo.» Grugnisce portandosi le mani sul viso e abbozza una risata.
«So che non sei una persona religiosa e che non hai mai creduto in tutto quello che credo io ma Yoo, sono certo che adesso sono diventato il tuo, il vostro angelo custode e non vi lascerò neanche per un secondo puoi starne certo! Sarà difficile per te pensarlo ma sarò sempre con te. Finché sentirai la mia voce, finché mi penserai, finché parlerai attraverso le canzoni e finché mi ricorderai io non ti lascerò mai. Yoo, non ti ho mai chiamato in modi diversi ma questa credo sia la volta buona per farlo, amore mio. Sei sempre stato l'amore della mia vita e non ho dubbi della reciprocità della cosa. Per favore non abbandonarti a te stesso e non pensare neanche per un secondo che non meriti di essere felice perché potrebbe essere una mancanza di rispetto nei miei confronti! Sono qui, davanti a te e ti sto dicendo che quando sarai pronto potrai ricominciare a vivere, per me e per te. Sei l'uomo più bello di questa galassia e non intendo solo fisicamente: sei semplicemente meraviglioso nel tuo modo di essere e sono fiero di dire di essere stato il primo ad innamorarmi di te perché sei riuscito a darmi tutto.
«Onestamente non ho molto da dire, nessuna confessione super segreta perché tutto ciò che avevo da dire sono certo che sono riuscito a dirlo. So che ti sarebbe tanto piaciuto diventare padre, anche a me sarebbe tanto piaciuto ma va bene così. Sei comunque uno zio fantastico e i piccoli di Nam e Jin ti amano, quasi quanto ti amo io. So che ora starai pensando che non sarai più in grado di dirmi "ci vediamo domani" ma ah! Guarda come ti frego adesso!» Ride puntandomi un dito contro, poi torna serio anche se sorride dolcemente.
«Amore mio, guarda questo filmato ogni sera prima che tu chiuda gli occhi e fallo finché te la sentirai, non obbligatoriamente ogni giorno. Perché guarda cosa sto per dirti. Hey Yoo, non scappare perché ci vediamo domani!» Il video termina con lui che scuote una mano e si avvicina al cellulare per fermare il filmato.
Le lacrime che scorrono veloci sulle mie guance mi impediscono di avere una vista perfetta, ma riesco a vedere i suoi lineamenti dolci e stanchi e riesco a sentire la sua voce acuta. Il cuore mi batte all'impazzata e allo stesso tempo le sento frantumarsi nuovamente.
Porto una mano sullo schermo e accarezzo il viso del mio uomo cercando di ricordare ancora vividamente com'era il contatto contro la sua pelle liscia. «Ci vediamo domani, distruttore di telecamere.»
Fine.
OHAYOO
Questo capitolo è stato così difficile scriverlo, a livello emotivo. Non solo perché è effettivamente l'ultimo ed è straziante, piuttosto perché purtroppo inconsciamente mi sono ritrovata a scrivere il 90% di ciò che ho visto, sentito e provato quando questo ottobre ho perso mia nonna. Mi sono sentita come Yoongi, ho vissuto quella domencia mattina come lui nel pallone più totale, nell'apatia più grande. E poi qualche settimana dopo è arrivato il dolore, scoppiato come una bomba nel pieno della notte.
Il processo di metabolizzazione di un lutto è lungo, è forte. Io tutt'ora non riesco a stare bene del tutto ma un giorno ce la farò e dico a tutti coloro che stanno passando lo stesso brutto periodo che ce la farete, anche se ora sembra una cosa impossibile. Non mettetevi fretta, permettetevi di stare male ma ad un certo punto cercate di avere la forza di reagire. Io ho avuto il terrore di poter cadere in un buco nero senza ritorno e se non fosse stato per la mia migliore amica probabilmente ora non so come starei.
Ho scritto questa storia in contemporanea quando mia nonna era allettata e ogni giorno sembrava l'ultimo. Passavo ogni sera accanto a lei a parlarle e a scrivere questa storia perché lei anche nei suoi 69 anni e nella sua malattia è sempre stata come Jimin e questa storia posso dire che è come un tributo a lei. Quando se n'è andata credevo di voler abbandonare questo libro ma in realtà scriverlo in parte mi ha aiutato. Completandola spero che possa definire il percorso verso l'accettazione totale e dunque tornare a stare bene.
"Ci vediamo domani" è sempre stato ciò che le ho detto ogni sera prima di tornare a casa con il terrore addosso.
So che magari questa non era la spiegazione che vi immaginavate perché solitamente sono più allegre, ma questa volta sento il bisogno di mettermi a nudo così. Voglio che siate consapevoli che avendo letto questa fanfiction avete assistito automaticamente a parte, non tutta, della mia vita in quel periodo in cui tentavo di essere un appiglio per tutti e per me stessa.
Passando a qualcosa di più leggero, avete colto l'easter egg di Angel with a shotgun quando Jungkook dice che si sarebbero rincontrati in un'altra vita, nel loro paradiso personale? Eh sì ragazzi, è proprio così. Avevo in mente questa piccola cosuccia da tantissimo tempo e finalmente sono riuscita ad inserirla.
Credo sia lo spazio autrice più triste della storia, scusatemi ma giuro che di solito sono un arcobaleno di felicità! Avevo solo bisogno di mostrare anche la mia vulnerabilità.
Ricordatevi che per qualsiasi cosa io sono sempre disponibile e che amo parlare con voi e fare conoscenza🌼
Vi auguro una buona vita e noi ci vediamo con AWAS (che spero di riuscire a portare per lunedì dato che finalmente sono tornata a casa dopo cinque giorni di Sicilia)❤️
Always yours,
Yourlittlecarrot
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