21
Tum tum tum. Tum. Tum tum. Credo di aver superato una normale frequenza cardiaca ormai da tempo. Il rimbombare dei miei battiti è tutto ciò che riesco a sentire nonostante attorno a me le persone continuino a parlare, forse tra di loro, forse addirittura con me.
Fisso il mio riflesso allo specchio davanti a me e mi sembra tanto di guardare un idiota. Taehyung direbbe esattamente la stessa cosa se non fosse in una totale crisi. Sento la sua voce profonda ma resa più acuta di qualche ottava arrivarmi ovattata alle orecchie per cui non comprendo tutto ciò che dice.
Sono davvero io allo specchio? Suppongo di sì. Credo di non essere mai stato così...bene in un abito elegante e con i capelli sistemati in un ciuffo basso. Avreste mai detto che il blu è il mio colore? Io no, per niente. Non avrei neanche immaginato di indossare i miei occhiali da vista su uno smoking, eppure mi stanno bene.
Un grugnito esasperato mi riporta alla realtà, facendomi smettere di somigliare ad un Narciso imbecille. «Dove sono le mie maledettissime Peonie?! Ho i tulipani, le orchidee, le rose ma non vedo le peonie! Non possono non esserci le peonie!» Taehyung urla al telefono facendo avanti ed indietro nella stanza, passandosi nervosamente le mani nei capelli. Sorrido divertito alzandomi dalla scrivania e gli vado vicino. Mi guarda esasperato e noto che è quasi sull'orlo di una crisi di pianto forse per il nervoso, forse i fiori sono solo un pretesto.
«No, non capite. Ho bisogno delle peonie! Sono il fiore preferito di mio cugino e-» prende un respiro profondo stritolandomi la mano che gli sto porgendo. «Sono importanti, d'accordo. Quindi, mandatemi quelle cazzo di peonie che ho ordinato due settimane fa!» Chiude la chiamata urlando più di prima. Si lascia cadere sul letto come se si fosse prosciugato di energie. «Organizzare un matrimonio in dodici giorni è da suicidio.»
Ridacchio, accarezzandogli dolcemente la schiena. Avevamo previsto che sarebbe stato difficile ma non potevamo aspettare troppo. Non sappiamo quanto tempo abbiamo per cui abbiamo cercato di arrangiarla alla bene e meglio. «Va tutto bene Tae. Apprezzo tanto il fatto che tu ti sia voluto occupare di gran parte delle cose, ma va bene così. Jimin ama tutti i fiori, non darà peso ad un mazzo che non c'è»
«No! Deve essere tutto perfetto. Deve ricordare ogni cosa magicamente, deve essere felice. Deve...deve ricordare» Mormora quasi con voce rotta il mio amico, rigirandosi il cellulare tra le dita.
«Lo so Tae, lo so. Ma credo davvero che non starà a guardare quali fiori ci sono e quali no. Apprezzerà ogni minima cosa senza ombra di dubbio» Cerco di rassicurarlo facendo del mio meglio.
«Ma sarebbe meglio se ci fossero» brontola allungandosi completamente sul materasso mentre fissa il soffitto. Gli do delle pacche sul ginocchio perché è il massimo delle carezze che so dare, a differenza di Jimin che con i suoi abbracci è capace di riparare un cuore spezzato.
Sto per dire qualcosa ma qualcuno bussa alla porta, costringendomi a tacere. Taehyung non si preoccupa neanche di alzarsi e rendersi presentabile: sembra un vegetale. «Posso?» la voce è inconfondibilmente quella di Jungkook ed infatti un istante dopo sbuca la sua testa da dietro la porta. «Come sta lo sposo?»
Gli sorrido ampiamente, accennando una piccola risata. «Oh io sto alla grande, mai stato meglio. È lui che sta affrontando una crisi» indico Taehyung sul letto.
Neanche al sentire la voce del suo ragazzo si scompone. Ma entrambi hanno visto il peggio dell'altro in tempi più duri. «Che c'è, Tae?» il più piccolo aggrotta la fronte, raggiungendo il cugino di Jimin.
«Non ho le peonie. Sai quanto sono importanti le peonie, tu più di tutti!» sbraita, agitando le mani. Inarco un sopracciglio chiedendomi se c'è qualcosa che mi sfugge. Vedo Jungkook abbassare le spalle e si inginocchia accanto al ragazzo, mi lancia un'occhiata e capisce la mia confusione.
«Non sono solo i suoi fiori preferiti. Lui...uhm...non dovrei dirtelo Yoo, ma lui...ecco- vuole-»
«Vuole sulla tomba le peonie» Finisce la frase Taehyung, monocorde. Anche la disperazione nella sua voce è andata via.
Sento il cuore spezzarsi un po' di più a quell'informazione. «Perché non lo sapevo?»
«Perché sa quanto tu non voglia affrontare l'argomento quindi ha...lasciato a noi un paio di cose. Ultimi desideri.» Jungkook scrolla le spalle, giocherellando con le dita. «Sua nonna coltivava le peonie ed entrambi le amavano. Passavano giornate intere insieme a prendersene cura. Hanno un significato speciale. Anche sulla tomba della nonna ci sono costantemente delle peonie»
Annuisco, comprendendo il punto di vista di Jimin. Detto sinceramente apprezzo, a questo punto, il fatto che non me l'abbia detto. Come al solito avrei evitato l'argomento senza arrivare ad una conclusione.
«C'è un fioraio a pochi minuti da qui. Vuoi che vada a prendere le peonie? Sicuramente le avranno. Anche un mazzo soltanto va bene» Riprende parola Jungkook, risvegliando Taehyung dai suoi pensieri.
Lui lo guarda con occhi sgranati. «Lo faresti per me?»
Vedo Jungkook arrossire ed alzare gli occhi al cielo con una smorfia. «Sì, stai zitto. Alzati dal letto e riprenditi, Tae. Oggi è un bel giorno» Gli punzecchia il fianco e sorrido divertito dalle loro interazioni.
Taehyung sorride appena e si tira su, sistemandosi i capelli scompigliati e sistemati in delicate onde che sembrano quasi naturali. «Grazie, Kook»
Prima che possa andarsene, fermo Jungkook col cuore in gola. «Come sta Jimin? Ci ha ripensato? Si sente male?»
E basta un sorriso tutto denti del suo migliore amico a farmi rilassare visibilmente. «Sta alla grande, Yoo. Non sta più nella pelle, posso giurartelo. Namjoon è con lui e stanno...scaricando la tensione»
Vedo con la coda dell'occhio Taehyung aggrottare la fronte, rilassare i muscoli del viso e sospirare affranto. «Stanno cantando?»
«" Voglio diventare presto un re". Me ne sono andato non appena hanno finito quella di Rapunzel. Non chiedetemi come si chiama» Jungkook spalanca gli occhi ed esce con un teatrale inchino che ci fa ridere.
A quanto pare nella stanza accanto si sta tenendo un musical. Se rimaniamo in silenzio riusciamo a distinguere le urla stonate di Namjoon. Non voglio neanche immaginare come sia casa Kim. Jia deve essere una vera santa. «Va meglio?» Mi volto a guardare il più grande che abbozza un sorriso, annuendo.
«Va meglio. Jungkook è il migliore» Ridacchia, abbassando la testa. Gli do una gomitata in tono scherzoso e mi mordicchio il labbro inferiore. Gli poso una mano sulla spalla e la stringo leggermente.
«Questa volta non lasciartelo scappare. Voi due sì che siete destinati a passare una vita assieme» Gli scocco un occhiolino, poi mi alzo e mi guardo un'ultima volta allo specchio. Lascio fuoriuscire un sospiro pesante dalla mia bocca e faccio qualche saltello sul posto.
«Questo è il tuo modo di scaricare la tensione, Yoo? Andiamo, nell'altra stanza stanno cantando» Taehyung indica con il pollice la porta, alzando gli occhi al cielo.
Inarco un sopracciglio stringendomi nelle spalle. «Come dovrei scaricarmi? Sono una persona calma, lo sai». E sembra che io abbia detto la cosa giusta poiché Taehyung si apre in un enorme sorriso, quasi inquietante. Due minuti fa si stava disperando e adesso sorride come non mai? Taehyung cambia umore più velocemente di quanto un bambino debba cambiarsi il pannolino.
«Esattamente! Avrai tanta adrenalina e nervoso dentro, per cui esternali in un potente urlo. Oggi è il giorno più felice della tua vita, diamine Yoo! Stai per sposare il ragazzo che hai sempre amato, con cui hai passato undici anni stupendi della tua vita. Sarà tutto perfetto. OGGI TI SPOSI, CAZZO!»
Reprimo una grossa risata quando lui mi afferra per le spalle ed inizia a scuotermi per avere una reazione da parte mia. Così lo accontento, urlando: «OGGI MI SPOSO, CHE CAZZO!»
Mentirei dicendo che mi serviva più di ogni altra cosa: stavo benissimo anche prima di urlare poiché ho i miei metodi per scaricare la tensione e li avevo già usati tutti nelle ore prima. Ma credo sia servito più a Tae che a me: sembra più sereno. «E adesso andiamo!»
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Afferro le mani tra di loro poiché le sento tremare come foglie, così come le gambe che minacciano di cedere sotto il mio peso. Mi guardo attorno per distrarmi ed osservo la location: fa freddo per cui abbiamo deciso di allestire la sala di casa dei miei genitori come se fosse la navata di una chiesa. Ci sono i fiori scelti da Taehyung posati su pilastri e a terra per delineare il percorso di Jimin. Dei nastri bianchi sono legati ai braccioli delle sedie, dal soffitto pendono lampadine spente decorate con corone di fiori finti e dietro di me c'è un arco con ai lati delle tende a velo bianco.
Alla mia sinistra, a farmi da testimoni e sostegno morale, ci sono Taehyung ed Hoseok il quale ha prenotato immediatamente un volo per questa giornata non appena gli avevamo dato la notizia. Alla mia destra, come testimoni di Jimin, ci sono Jungkook e Seokjin che fissano impazienti la porta d'ingresso. Dietro di me, intento a ripassare ciò che avrebbe dovuto dire per consacrare il matrimonio, Namjoon. Tra gli invitati ci sono i nostri familiari e Nives la quale sta già piangendo. E la cerimonia non è ancora iniziata!
Improvvisamente la marcia nuziale si fa spazio nelle nostre orecchie e tra le mura di casa: Chen Fu sta suonando alla tastiera e ciò significa che Jimin sta per entrare. Prendo un gran respiro tremante nell'esatto momento in cui la porta si apre, ma non espiro: il fiato mi si mozza in gola non appena vedo il mio fidanzato entrare accompagnato da suo padre e preceduto da Aura che, mano nella mano con Jia, sparge i petali di rosa a terra.
«Cazzo» Sento sussurrare da Jungkook ma non mi giro, rimango ad ammirare Jimin vestito di bianco. Sembra un angelo. Non riesco a fermare le lacrime che si formano nei miei occhi e che in fretta scorrono sulle mie guance. È meraviglioso. E voglio ricordarlo esattamente così, per sempre.
«Yoo, stai già piangendo» Ridacchia quando mi è finalmente davanti. Il padre lo bacia in fronte, poi lascia un bacio sulla guancia a me. Lascia a Jimin una stampella per sorreggersi e va a sedersi accanto alla moglie.
«Grazie, Sherlock, non me n'ero reso conto» Mormoro asciugandomi le guance e rido, prendendogli delicatamente la mano libera. «Sei da togliere il fiato»
Jimin mi regala uno dei suoi migliori sorrisi, strizzandomi la mano. «E tu sei perfetto».
Namjoon si schiarisce la voce e si posiziona davanti a noi con un sorriso enorme e gli occhi lucidi di felicità. Dal momento che sarà solo un'unione simbolica, purtroppo, abbiamo optato per un rito misto tra il civile ed il religioso per rispetto di entrambi. Per cui la cerimonia ha inizio con Namjoon che inizia a recitare la prima parte della cerimonia religiosa, poi prosegue recitando gli articoli della costituzione. Io nel frattempo mi perdo a guardare Jimin che ricambia lo sguardo, non smettendo di sorridere.
«Signor Min Yoongi, intende prendere in marito il qui presente Park Jimin?»
Annuisco accarezzando il dorso della mano del mio futuro marito. «Sì, chiaro»
«Park Jimin, vuoi accogliere Min Yoongi come tuo sposo nel Signore, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita?»
Jimin rimane in silenzio, lentamente si volta dandomi le spalle e si riunisce a Jungkook e Seokjin abbracciandosi come farebbero i giocatori di una squadra per decidere le prossime mosse. Iniziano a parlare in modo fittizio ed alzo gli occhi al cielo con fare divertito. Non posso credere che lo stia facendo per davvero. Al termine, Jimin torna davanti a me con fare serio. Si schiarisce la gola e parla: «Sì, abbiamo deciso che è all'altezza» Al che tutti scoppiano in una fragorosa risata, me compreso.
Namjoon pronuncia parole che non riesco a capire bene, ho ancora le risate che mi risuonano nelle orecchie. Ma un istante dopo vedo i figli di Jin correre verso di noi, vestiti di tutto punto, mentre ridono. «Io li do a zio Yo!» esclama divertito il maschietto, allungando le braccia verso di me mostrandomi la fede nuziale che abbiamo scelto insieme io e Jimin. La bimba invece fa una giravolta, porgendo l'anello al mio futuro marito. Li ringraziamo con un gran sorriso e loro mi prendono alla sprovvista avvinghiandosi alle mie gambe.
Spalanco gli occhi e mi aggrappo a Namjoon per non perdere l'equilibrio. «Non ti lasciamo più!» urla la bambina, seguita dal fratello e dalle loro risate cristalline. Un tempo erano soliti farlo più a Jimin che a me. Lui se la ride sotto i baffi e si stringe nelle spalle, guardandomi.
Hoseok corre subito in nostro soccorso, prendendo entrambi i bambini con la promessa di comprare loro il gelato dopo la cerimonia. Conoscendolo non l'ha fatto solo per loro: è un amante sfegatato dei gelati.
«Se volete, potete scambiarvi le promesse di matrimonio» Ci sorride Namjoon dopo essersi ripreso dalla scena alquanto divertente. Mi schiarisco la voce e guardo Jimin che annuisce, raggiante. Mi afferra una mano, rigirandosi la fede nell'altra. La guarda per qualche attimo, poi incastona i suoi occhi nei miei.
«Non potevo scegliere persona migliore con cui passare il resto dei miei giorni. Yoo tu sei stato e sei tutt'ora più di un fidanzato, più di un futuro marito. Sei sempre stato il mio migliore amico-» Si volta verso Jungkook sorridendo divertito «Scusami Kookie, tu sei sempre il numero uno» il più piccolo se la ride, con gli occhi rossi dal pianto. «Molti sono fermamente convinti che se potessi tornare indietro cambierei qualcosa, soprattutto la mia malattia. La verità è che non cambierei neanche un istante di quel che ho vissuto. A partire da quel primo aprile del duemila undici, sotto quell'albero nel cortile della scuola, nella tua solitudine e la tua videocamera ̶ che per inciso credo ami più di me, ma non la prendo sul personale. Ogni qualvolta guardo nei tuoi occhi vedo riflessa la mia casa. Sei sempre stato la mia casa e continuerai ad esserlo. Ti amo, ti amo più di quando i bambini aprono le braccia e dicono "tanto così". Perché sei la mia canzone preferita, sei il libro di cui non mi stancherò mai e che se potessi rileggerei sempre come se fosse la prima volta, sei l'abbraccio che vorrei ad ogni ora del giorno e sei la camomilla che bevo la sera per dormire tranquillo. Sei tutto e...» Gli stringo la mano. Sta iniziando ad avere il fiatone e gli tremano le gambe. Non riuscirà a stare in piedi per molto. Lui mi sorride ed annuisce. «...e anche se tutto questo è assolutamente simbolico, non vedo l'ora di poterti chiamare mio marito e di continuare a prometterti di vederci domani» Mi infila l'anello al dito e sorrido con la vista che diventa più appannata.
Mi schiarisco la voce e mi concentro sul discorso che ho studiato e ristudiato fino all'alba. Non farò come quando dovevo dichiararmi. Questo è il mio matrimonio. Prendo la sua mano, accarezzandola come se fosse di cristallo. «Seimila duecentocinque. Non è un numero a caso: sono i giorni che ho passato prima di incontrarti. Giorni in cui la solitudine era la mia migliore amica, in cui i sorrisi che facevo li dedicano solo ai miei genitori, giorni in cui se uscivo tornavo a casa dieci minuti dopo perché non sapevo cosa fare se non fissare il cielo. E mi andava bene così. Finché poi non ti ho conosciuto ed ho capito che no, non mi andava bene affatto. Jimin tu hai reso gli altri quattromila quindici giorni una favola. Tu mi hai mostrato un mondo migliore, un mondo di cui ormai non posso più fare a meno perché è parte di me. Prima di te non avrei mai immaginato di poter diventare l'uomo che sono oggi, di guardarmi indietro e dire: "Cavolo, non rimpiango un singolo momento della mia vita". E sono felice di poter dire che noi ci siamo sempre visti domani e continueremo a vederci domani, sempre.»
Un singhiozzo rompe il silenzio creatosi momentaneamente dopo il mio discorso, ma non appartiene a me, né a Jimin, né sorprendentemente a Jungkook. Mi volto per vedere Namjoon rosso in viso, un disastro di lacrime ed il naso gocciolante. «Fanculo, è il più bel discorso che abbia mai sentito. Il giorno del mio matrimonio sembravo un rincoglionito» Brontola soffiandosi rumorosamente il naso.
«Nam!» Lo richiama sottovoce sua moglie, intrappolata tra il divertito e lo scandalizzato. Jimin ed io soffochiamo una risata leggera e lasciamo che Namjoon si riprenda, mentre infilo la fede all'anulare di Jimin. Anche il mio ragazzo sta piangendo silenziosamente, come me, ma posso affermare che siano lacrime di gioia. Basta tristezza, per oggi soltanto meritiamo di essere felici.
«Scusatemi, dov'ero rimasto? Ah sì- ed ora con i poteri (non) conferitomi dal sito ufficiale di come (non) ufficializzare un matrimonio, vi dichiaro (non) sposi. Potete baciarvi.» Mugugna Namjoon, dopodiché la sala esplode in un fragoroso applauso esattamente quando le labbra di me e mio marito si toccano delicatamente e brevemente. Ci separiamo e ci guardiamo negli occhi per secondi interi, sorridendo così tanto che le guance fanno male. «Siamo sposati» Sussurro quasi incredulo.
Jimin ride stringendosi a me, sento il suo corpo tremare contro il mio. «Be', possiamo dire che è così. Ora per favore portatemi una dannata sedia a rotelle e andiamo a riempirci le pance!» Esclama ridendo sonoramente. Jungkook si affretta a prendere la sua sedia e lo facciamo sedere mentre ancora ridiamo. Gli accarezzo i capelli, posandoci un bacio sopra.
«A Yoongi e Jimin e a tanti altri giorni come questo!» Guardo Taehyung alzare un calice di spumante preso dal buffet. Sorrido ampiamente, stringendo la mano ossuta di Jimin.
A noi e mille altri giorni come questi.
OHAYOO
Il prossimo sarà l'ultimo. Preparatevi perché sarà davvero tanto sofferto. Io sono sicura piangerò ogni due parole :")
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