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Il video si apre con l'inquadratura che va ad ingrandirsi sempre di più su una coppia di uccellini posti sul ramo di un albero sopra di me. La ripresa non è eccellente, si nota perfettamente che a quei tempi non mi ero ancora perfezionato ma d'altronde avevo solo diciotto anni e tanta strada da fare. Sicuramente però si nota che non è una ripresa da principiante, anche perché sarebbe stato un insulto dato che a quei tempi frequentavo con costanza e dedizione un club di cinematografia dove conobbi quello che sarebbe stato uno dei miei amici più stretti in futuro.
Si sente il cinguettio dei due uccellini misto al mio respiro e ad altri cinguettii lontani. Poco dopo si sente in sottofondo la mia leggera risata quando i protagonisti della mia ripresa iniziano a beccarsi probabilmente nell'intento di pulirsi a vicenda. Sposto l'inquadratura su un ramo posto ancora più in alto dove si scorge un piccolo groviglio di rametti il che indica la presenza di un nido. Mi è sempre piaciuto pensare che fosse il nido dei due passerotti dell'inquadratura precedente. Non si riescono a scorgere uova o testoline di piccoli uccelli perché, per quanto fosse buona la mia videocamera di quei tempi, lo zoom era al massimo ed il nido troppo lontano.
Ho rivisto questo video troppe volte nel corso degli anni precedenti ̶ escludendo gli ultimi tre anni ̶ per cui so perfettamente cosa sta per succedere. Il me del passato abbassa l'inquadratura per fermare il video ed il me del presente abbozza un dolce sorriso. «Ciao» esordisce un ragazzo dalla chioma castana con un dolce sorriso. Il me del 2011 sobbalza facendo visibilmente tremare l'inquadratura poi si sente un rumore forte, l'inquadratura sembra vorticare, per un secondo si intravede il cielo azzurro poi il video si blocca sul viso del ragazzo che si abbassa.
Quel giorno è impresso nel mio cuore e nella mia mente, come potrei mai dimenticarlo. Il giorno in cui la mia vita è cambiata radicalmente. Non l'avrei mai immaginato, nessuno se lo sarebbe aspettato. Eravamo solo ragazzini in attesa di crescere ed esplorare il mondo, convinti di essere immortali, immuni a tutto.
Con un sorriso misto tra il malinconico ed il divertito mi perdo nei ricordi di quel lontano primo aprile di dieci anni fa.
La mia videocamera giaceva sull'erba fresca e ricordo benissimo la sensazione di panico che avevo provato in quell'istante. Era costata tutti i risparmi di un'estate intera passata a sgobbare dietro ai clienti in un lido sulla spiaggia, non poteva essersi rotta! Se non fossi stato così timido avrei urlato a quel ragazzino di ripagarmi ogni singolo centesimo.
«Oh merda mi dispiace così tanto, non volevo spaventarti. È rotta?», il ragazzo dai capelli castani si chinò verso la videocamera ma fui più rapido io e la raccolsi immediatamente verificando e sperando che fosse tutto a posto, che non avesse nulla di rotto.
«Ti avevo detto di non essere così avventato hyung!» sentii sussurrare da un altro ragazzo dietro di almeno una decina di centimetri più alto dell'altro, a quanto sembrava il più grande.
Con un sospiro di sollievo constatai che funzionava ancora perfettamente. Mi portai una mano sul cuore sentendolo battere ad una velocità assurda, avevo preso un bello spavento. «Funziona» fu il mio sussurro timido mentre riponevo con estrema cura la videocamera nella sua custodia poggiata contro la quercia alla quale ero poggiato tranquillamente prima che quei due individui, che apparentemente non avevano niente di meglio da fare che spaventare poveracci come me, mi disturbassero. Senza sapere che dieci anni dopo mi sarei aggrappato con unghie e denti a quel momento, mettendolo in replay nella mia mente.
«Davvero devi scusarmi, volevo solamente salutare» ripeté il ragazzo inchinandosi più volte con espressione mortificata. Alzai l'angolo della bocca scuotendo piano la testa per tranquillizzarlo. Ricordo di aver pensato che era gentile e scommisi che doveva essere anche una persona molto carismatica per salutare del tutto a caso uno sconosciuto.
«Gli avevo detto di lasciarti in pace ma non mi ha ascoltato, come sempre» prese parola il più piccolo, o per lo meno immaginai fosse il più piccolo per l'onorifico che aveva usato prima con l'altro ragazzo. Gli lanciò un'occhiata severa e l'altro si grattò la nuca in imbarazzo. Be' mai in imbarazzo quanto me, ci avrei scommesso di tutto. Cos'avrei dovuto fare? Socializzare non faceva affatto per me: ci provavo ma era del tutto inutile, mi rendevo solo ridicolo.
«Non è successo nulla, non fa niente» tentai di rassicurarli con un tono leggermente più alto del solito per farmi sentire meglio. Il più alto abbozzò un altro sorriso di scuse mentre l'altro, il quasi assassino di videocamere ̶ soprannome che si sarebbe portato dietro per anni ̶ sorrise ampiamente sedendosi di fronte a me a gambe incrociate. L'altro ragazzo spalancò gli occhi coprendosi il viso con una mano probabilmente arreso dal comportamento espansivo dell'amico. Mi strappò una lieve risata. Constatai inoltre che entrambi dovevano essere di poco più piccoli di me dai lineamenti dei loro volti ma anche perché non ricordavo di averli visti sul piano della scuola dedicato ai maturandi.
«Mi chiamo Jimin, Park Jimin. Tu chi sei?» mi domandò ricordandomi molto quei bambini che provavano a fare amicizia con altri bambini al parco.
«Min Yoongi» risposi incerto posando lo sguardo anche sull'altro ragazzo dai capelli neri che se ne stava lì in piedi. Anni più tardi mi avrebbe confessato, ricordando quel giorno, di star insultando mentalmente Jimin per essere piombato lì senza dire nulla. Più avanti sarei stato grato per non aver fermato Jimin dal parlarmi quel primo aprile.
«Oh lui è il mio amico Jeon Jungkook. Siamo entrambi del primo anno, tu dell'ultimo vero?». Annuii abbozzando un sorriso a Jungkook il quale ricambiò imbarazzato mentre teneva le mani in tasca guardandosi intorno forse aspettando di vedere qualcuno. Rimasi a guardarli in silenzio per qualche altro secondo non per comunicargli che magari dovevano smammare, piuttosto perché non avevo idea di come e se mandare avanti la conversazione. Come avevo detto ero molto timido ed incapace con le relazioni sociali. «Stavi filmando qualcosa?» fu di nuovo Jimin a parlare per rompere il ghiaccio.
Le mie guance si tinsero di un leggero color vermiglio. «Sì uhm c'erano dei passerotti poco fa sull'albero e sì li ho filmati. Erano carini». Ricordo che mi giustificai imbarazzato per paura che mi dessero dello strano per riprendere animali e non persone. Anche se dovevo ammetterlo: non mi avevano affatto dato l'impressione di persone pronte a giudicare.
«Posso vedere? Mi piacciono molto gli animali. Ovviamente sempre se vuoi. Giuro di non toccare nulla, non voglio fare altri danni» rise strappandomi un sorriso.
Seppur in difficoltà decisi di accettare e di mostrargli il piccolo video. Vidi anche l'altro ragazzo, Jungkook, avvicinarsi e guardare con interesse. «Wow, deve essere proprio una videocamera di qualità. Si vede tutto perfettamente. Nulla in confronto alla fotocamera del mio cellulare» ridacchiò quest'ultimo sorridendo divertito. Alzai l'angolo della bocca sentendo il mio viso scaldarsi.
«Non me ne intendo di queste cose ma posso dire con certezza che hai talento! Sembra un piccolo documentario. Ti consiglierei di tagliare l'ultima parte dove mi vedo io» mi suggerì Jimin strizzandomi l'occhio. Accennai una risata annuendo.
Ovviamente me ne dimenticai e quando me lo ricordai decisi che era perfetto così com'era. «Mi piace riprendere gli animali, sono forse i soggetti migliori» ammisi con un pizzico di imbarazzo, riponendo la videocamera nella custodia.
«Concordo ma posso dirti che anche gli umani non sono niente male come soggetti. Io ad esempio sarei perfetto» sorrise Jimin passandosi una mano nei capelli. Non avevo idea se ridere o meno dunque automaticamente guardai Jungkook chiedendogli aiuto.
«Lascialo perdere, ama scherzare e ama essere fotografato o ripreso. È molto egocentrico, ma la telecamera si romperebbe a parer mio se lo riprendessi» sussurrò Jungkook ma con un tono di voce abbastanza alto per essere sentito anche da Jimin.
«Certo perché la mia bellezza è troppo accecante». A quel punto non riuscii a trattenere una risata sincera facendo sorridere anche gli altri due. Il suono della campanella però ci ricordò che era ora di tornare in classe per proseguire le lezioni. «È stato un piacere Yoongi e scusami ancora per la telecamera. Ci sarai anche domani alla pausa pranzo? Sarei curioso di vedere un altro tuo filmato» mi sorrise dolcemente mentre si alzava da terra. Lo imitai annuendo di poco alla sua domanda. Lui sorrise ancora di più. «Perfetto! Allora ci vediamo domani, ciao!». Anche Jungkook mi salutò con un gran sorriso prima di andar via.
Mesi più tardi domandai a Jimin come mai quel giorno si era avvicinato a me. Egli mi confessò che era almeno una settimana che mi vedeva sempre solo steso sotto lo stesso albero e gli dispiaceva perché aveva intuito non avessi amici, dunque aveva pensato di fare amicizia.
Non lo ringrazierò mai abbastanza.
OHAYOO
Mi sono appena resa conto di un piccolo particolare non specificato che potrebbe portarvi in confusione in futuro: come sempre i bts sono solo dei prestavolto nelle mie storie dunque l'età non sarà corretta e chi nella realtà è più piccolo rispetto ad un altro membro qui, invece, è più grande.
Ecco il primo vero capitolo! Come vi sembra? Spero sia di vostro gradimento <3
Questo è solo un brevissimo assaggio delle personalità dei tre ragazzi ma ben presto li conoscerete meglio!
Vi auguro una buona notte e per qualsiasi cosa io ci sono!
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