Ci sono sirene...a volte
Era un'afosa mattina di giugno. Me la ricordo ancora, lei, una cascata di riccioli biondi che ansimavano al ritmo del mare, delle onde. Il suo sorriso, denti candidi, un colpo al cuore, come un miraggio. Di bolina, sulla prua, il suo odore sapeva di acqua, di sale, di spuma di cocco. Il suo canto, melodia che confonde da sempre. Avrei voluto sfiorarla, avrei voluto toccare la sua pelle di sale, baciata dal sole. Avrei voluto sentirla vibrare sotto le mie mani sbucciate, ferite. La scotta scotta se non stai attendo. Come la vita. Il mare è così. Amico, compagno, ma pure nemico, un boia assassino che ti prende quando meno te lo aspetti. Allora cazzo la vela, il vento sta rinforzando. Doppio nodo piano, gassa d'amante, lei mi sorride ancora, la prua si infrange sulle onde. Vorrei lasciare il timone ma non posso. A dritta ci sono gli scogli, denti di cane che non vedono l'ora di farmi a pezzi. Io la guardo, lei mi guarda. Allora strambo e porto le mura a sinistra per farlo meglio. Il vento sta calando. Mollo le cime, lasco le vele, lei è a un passo. Allungo la mano cercando di stare in piedi, soffro il beccheggio dello scafo e sbianco. Lei sorride con una specie di ghigno e canta. Io penso che vuole farlo. Ancora due passi, resisto poi non ce la faccio e crollo. Sono suo, potrebbe mangiarmi il cuore e portarmi all'inferno. Io non desidero altro. Lei mi guarda, io la guardo e mi accorgo di amarla. Sento il suo cuore battere forte, mi è sopra e mi sta accarezzando la guancia. Chiudo gli occhi e attendo. Credo di aver preso sonno, credo sia stato un sogno. È un'afosa mattina di giugno, è passato un anno e mi manca tanto quel viso, mi manca il pensiero di farlo. Non so com'è stato, non so come ho fatto a salvarmi. Ogni tanto ci penso. Ogni tanto ritorna. Ogni tanto mi accorgo che mi manca.
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