L'ERBA DEL VICINO E' SEMPRE PIU' CARA - @nowhereissafe




PACCHETTO AMARANTO - GRUPPO RENNE

PILOTA: Lewis Hamilton

CARATTERISTICA: il personaggio è un grande fan di cioccolate calde/tè/tisane dai gusti più improbabili e sotto Natale adora organizzare improbabili degustazioni per le persone a cui tiene

PROMPT: Frank Sinatra (pioniere delle canzoni di Natale)


L'ERBA DEL VICINO E' SEMPRE PIU' CARA

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Il Principato di Monaco è il paradiso. Per chi ci è nato è un porto sicuro, per chi ci è andato a vivere è un'isola felice e per chi non ci è mai stato è un sogno ad occhi aperti. Per molti Montecarlo è talmente lontano dalla propria vita e dai propri guadagni che non esiste davvero. Perché a volte idealizzare qualcosa è più semplice che ammettere che non si potrà mai conquistare.

Ma non per Lewis Hamilton. Ama Montecarlo, l'ha sempre amata, fin dal primo giorno. Adora come le persone siano discrete e sempre impeccabili, mai una volta li ha sentiti urlare o dare nell'occhio. I monegaschi sono così: magari ti scrutano mentre passeggi per strada, muovono solo gli occhi nella tua direzione senza muovere il collo - o altre parti del corpo -, ma anche se ti giudicano non si fanno notare.

Sono talmente tanti anni che Lewis vive a Montecarlo che ormai si sente uno di loro, con i suoi vestiti improbabili - ma sempre griffati -, con il suo stile di vita tanto appariscente davanti alle telecamere quanto riservato nella sua vita privata e con la sua fama a precederlo ovunque vada.

Dicembre è un mese strano se vivi a Montecarlo. La gente non sembra così entusiasta di festeggiare il Natale e - anche se lo è - fa del suo meglio per nascondere questo lato e fingere disinvoltura. Non si può essere pacchiani o di cattivo gusto nel Principato. Anche la città stessa sembra un essere pensante, proprio come i suoi abitanti.

Le strade di Monaco diventano magicamente dorate durante il periodo natalizio; gli addobbi, le luci ed i colori sono da ogni parte, ma incredibilmente senza essere volgari o too much o scontati. La città appare ricoperta d'oro, ironicamente dello stesso colore dei soldi. Perché questo è Montecarlo, sotto sotto. È ricchezza, maestosità, grandezza ed imponenza.

Non sopravvivi a Monaco se non hai i soldi per permetterti quello stile di vita e se sei povero non potrai mai integrarti davvero in quella società, è una regola non scritta del Principato. E chi ci è nato a Montecarlo - o si può permettere di viverci - lo sa. Riconosce lo straniero, fiuta il conto corrente e percepisce il limite giornaliero delle carte di credito.

Tutto questo è il mondo in cui vive Lewis Hamilton. È un paradiso, un paradiso ricco. Ma, cosa più importante, è il suo angolo di paradiso ricco.

Ed è per questo che cerca di mimetizzarsi il più possibile quando esce di casa, con una felpa oversize davvero troppo grande - anche per i suoi gusti eccentrici -, un cappellino a tenergli indietro i capelli stranamente al naturale, gli occhiali da sole a coprirgli gli occhi ed un impermeabile nero che gli arriva fino alle ginocchia.

Si sente un ladro nella sua città, ma non può permettersi di farsi riconoscere. Non ha tempo e nemmeno la voglia o addirittura la forza di incontrare qualcuno. Senza menzionare il fatto che non ha intenzione di fare foto o autografi conciato in un modo così trasandato. Ha pur sempre una certa immagine e reputazione da mantenere. Dovessero circolare delle foto su internet di lui vestito in quel modo, con che coraggio Tommy Hilfiger gli affiderebbe una nuova collezione?

Scaccia immediatamente quel pensiero, trovandosi ridicolo da solo ed imboccando una piccola viuzza alla sua destra. È un vicolo poco illuminato che si allontana dal centro nevralgico di Montecarlo, che si arrampica per qualche curva stretta sulle colline attorno al Principato e fortunatamente per Lewis è un quartiere poco frequentato.

I turisti non si spingono mai così all'interno, vogliono vedere il casinò, le macchine di lusso, il lungomare e, nel mentre, sperano con tutto il cuore di incontrare qualche personaggio famoso per potersi fare una foto insieme e così facendo non aver sprecato il vestito buono che hanno indossato apposta per passeggiare per le strade di Monaco. Le uniche persone che incontra Lewis sul suo cammino sono una coppia di signore sulla sessantina - in impeccabile outfit da giorno con collane di perle e borse griffate sotto il braccio - che però gli riservano soltanto un'occhiata discreta, un'occhiata monegasca. Quella che si fa soltanto muovendo gli occhi e nient'altro.

Lewis volta appena appena il viso verso la parte opposta rispetto a dove si trovano le due signore e si avvia a passo spedito ancora per qualche centinaio di metri, dove è diretto con così tanta agitazione.

Il negozio è nascosto, in una stradina ancora più piccola del vicolo che ha appena percorso, è poco illuminato e mal ridotto. Ad un passante qualsiasi potrebbe tranquillamente sembrare una di quelle antiche botteghe vecchio stile, una di quelle che non esistono più, chiusa ormai da anni e che ha visto sicuramente giorni migliori. Ma quello che la gente comune non sa è che il negozio non è per niente chiuso, è aperto tutto il giorno e tutta la notte ed i suoi affari non potrebbero andare meglio.

<<Ma non mi dire...>> una voce femminile accoglie Lewis non appena entra nel negozio, accompagnato dal tintinnio fastidioso di una campanella posta in fianco alla porta. <<Lewis Hamilton>> aggiunge la ragazza con un sorriso beffardo sulle labbra, dalle quali esce uno sbuffo di fumo che dà un'aria ancora più tetra al negozio.

<<Carl>> risponde Lewis a mezza voce, mentre si toglie gli occhiali da sole ed il cappuccio da sopra la testa. <<Lo sai che non mi devi mai chiamare Lewis. Sono Carl. Carl e basta>> puntualizza il pilota serrando la mascella e dirigendosi a passo deciso verso il bancone. <<Ce l'hai?>> domanda nuovamente, lo sguardo impaziente di chi non vede l'ora di prendere ciò che desidera e svignarsela il prima possibile.

<<Aspetta qui...>> Des, la proprietaria, spegne la sigaretta nel posacenere che tiene sul bancone e gli gira le spalle, facendo una pausa prima di sparire dietro una parete grigio topo. <<Carl>> aggiunge con una risatina sarcastica mentre entra in quello che ha tutta l'aria di essere uno sgabuzzino disordinato, più che il vero e proprio retro del locale.

Lewis fa finta di non aver colto la sfumatura ironica nella sua voce e si limita a fare una smorfia con le braccia incrociate al petto e approfitta della momentanea solitudine per dare un'occhiata in giro. Se qualcuno dovesse chiedergli in che negozio si trova, avrebbe serie difficoltà a rispondere. A prima vista sembra un negozio di antiquariato, lo si capisce dalla miriade di mobili e soprammobili antichi che si susseguono in fila dall'entrata fino al bancone. Ma pian piano che si ci avvicina al banco centrale, si notano un'infinità di ninnoli, amuleti, quadri, orologi a cucù appesi su tutte le pareti - nessuno che segna l'ora giusta-, vecchi trofei dall'aria finta ed alquanto pacchiana, tappeti impolverati ed arrotolati sugli scaffali e tantissimi barattoli. Di ogni tipo e misura. Recipienti da tutte le parti.

<<Ecco qua>> Des ritorna dal magazzino con i capelli rossi leggermente impolverati, segno che la pulizia non è una priorità in nessuna parte del negozio. <<Quanto ti devo?>> domanda Lewis senza giri di parole e già con il portafoglio in mano, smanioso di pagare ed uscire da quel posto il prima possibile. L'aria è viziata, c'è puzza di fumo, di chiuso e di vecchio, sembra che ci sia morto qualcuno lì dentro e Lewis non si sorprenderebbe se vedesse un topo morto da qualche parte.

<<Come d'accordo>> Des apre un cassetto da dietro il bancone e si lecca le labbra, ansiosa di ricevere il denaro. <<Centomila>>.

Lewis apre il portafoglio e compila un assegno, scarabocchia la sua firma in basso a destra e, una volta strappato il pezzo di carta, lo consegna alla ragazza rossa. Lei allunga una mano per prenderlo ma Lewis lo toglie immediatamente, posando lo sguardo sui suoi occhi verdi.

<<E mi raccomando, io non sono mai stato qui>> sussurra Lewis senza staccare gli occhi da quelli della ragazza, che sorride in tutta risposta. <<Stai tranquillo, Carl>> sottolinea quel nome appoggiando il busto sul bancone ed accendendosi una sigaretta. <<Non ho intenzione di perdere il mio miglior cliente>>.

Lewis lascia l'assegno sul bancone e prende la scatola che gli porge Des, sigillata con del nastro adesivo nero. Esce dal negozio e, una volta ritornato ad essere irriconoscibile, percorre la strada al contrario fino a casa sua, con l'unica differenza che ora trasporta una scatola sotto al braccio ed è più povero di centomila dollari.

Passa il resto del pomeriggio ad organizzare la festa del 25 dicembre, a cui tutti i suoi colleghi piloti hanno risposto positivamente. Eccitato, ma anche un po' preoccupato, ripone al sicuro la scatoletta appena comprata insieme a tutte le altre. Apre un'anta dell'armadio della cucina e si sente stupido quando ammira i suoi possedimenti più rari e preziosi. Probabilmente neanche tutti i suoi trofei vinti nella sua carriera messi insieme varrebbero così tanto come quelle piccole scatoline dentro il mobile della cucina.

<<Cruz, qualsiasi cosa succeda questo cassetto è off limits>> avvisa la sua domestica quando la signora messicana sulla sessantina entra nel suo campo visivo. La signora annuisce, abituata ormai allo stile di vita di Lewis e, dal momento in cui lui è il suo datore di lavoro ed ogni mese le paga lo stipendio, ha imparato a non fare domande e a seguire gli ordini senza obiettare. <<Sì signore, nessun problema>> è la risposta di Cruz mentre corre al citofono per aprire il cancello di casa.

<<Chi è?>> domanda Lewis facendo capolino dalla camera da letto per mettersi qualcosa di più comodo per stare in casa. <<È la signorina Reed>> annuncia Cruz dopo aver schiacciato il bottone sul citofono. Pochi secondi dopo, Leyton Reed - l'agente di Lewis - è sulla soglia di casa Hamilton.

<<Come mai hai suonato? Mi sembrava di averti dato le chiavi>> Lewis entra nell'ampio salotto di casa con un paio di pantaloni grigi della tuta e a torso nudo, con le mani in alto nel tentativo di infilarsi una maglietta. Leyton non ci fa nemmeno caso: ormai conosce Lewis e soprattutto sa quanto possa essere egocentrico. Ama essere al centro dell'attenzione ma, se all'inizio i suoi addominali la facevano arrossire e la mettevano a disagio, ora non le fanno più né caldo né freddo. È una professionista ed anche l'unica donna al mondo immune al fascino di Lewis Hamilton. Cosa di cui va incredibilmente fiera. Anche perché non è saggio mischiare lavoro e amore.

<<Ho dimenticato le chiavi, arrivo direttamente dall'aeroporto>> Leyton appende il cappotto e la sciarpa all'attaccapanni sulla sua sinistra e si avvia a passo svelto verso l'ufficio. Ha il telefono in mano e non la smette di digitare compulsivamente sulla tastiera e, se non conoscesse a memoria ogni angolo di quella casa, probabilmente avrebbe già fatto cadere metà dei trofei di Lewis. <<Dobbiamo discutere di cose più importanti>> annuncia a Lewis facendogli un rapido cenno con il capo per farlo entrare in ufficio con lei. Si siede alla scrivania ed accende il computer, gli occhi che schizzano da una parte all'altra dello schermo come in ipnosi.

<<Sono appena tornata da New York, dobbiamo spostare la riunione con i capi della collezione estiva di Tommy>> esordisce Leyton una volta spostato lo sguardo dallo schermo del computer al viso di Lewis per la prima volta da quando è entrata a casa sua. <<E quando bisognerebbe farlo?>> domanda Lewis seduto sulla sedia di fronte alla sua agente con le gambe incrociate, un gomito appoggiato al bracciolo ed il palmo della mano contro la guancia destra. <<Entro la fine dell'anno, così poi i modelli possono essere mandati in fabbrica e i sarti possono iniziare a lavorarci su>> spiega pazientemente Leyton dando una veloce occhiata al suo cellulare dopo aver visto lo schermo illuminarsi a causa di una telefonata in entrata che decide però di ignorare.

<<Non se ne parla. Io ho da fare qui, digli che prima di gennaio non sono disponibile>> Lewis rimane sulla sua posizione, testardo come in pista. Leyton alza gli occhi al cielo e trattiene una sbuffo, in parte per il jet lag ed in parte per l'atteggiamento di Lewis. In cuor suo, sapeva già che non sarebbe riuscita a convincere Lewis ad anticipare la riunione, perciò apre l'icona dell'email e digita velocemente una risposta alla sede di New York di Tommy Hilfiger.

<<Alla fine cos'hai pensato per Natale?>> chiede Leyton senza staccare gli occhi dallo schermo. <<È appena arrivata una email di Lando. Dice che lui, George ed Esteban ci sono il 25 pomeriggio verso le 17>> legge, facendo scorrere il mouse lungo il testo davanti a lei. Guarda Lewis con fare interrogativo, non avendo la minima idea di che cosa abbia in mente.

<<Fantastico, hanno confermato tutti>> risponde Lewis con un sorriso indecifrabile sulle labbra <<mancano solo Max, Daniel e Charles che devono confermarmi, poi siamo al completo>> aggiunge, passando in rassegna la sua rubrica telefonica. <<Mi puoi spiegare che cosa hai in mente? Sai che non mi piace mandare email a destra e a sinistra senza sapere cosa sto facendo>> la ragazza si appoggia contro lo schienale di pelle, con i gomiti sui braccioli ai suoi lati, le dita intrecciate davanti a sé ed uno sguardo indagatore a scrutare Lewis.

<<Se te lo dico che sorpresa sarebbe?>> domanda ironicamente Lewis, sapendo che la cosa che Leyton odia di più al mondo sono le sorprese. Lei ama avere le cose sotto controllo, le piace comandare, organizzare e gestire le situazioni a modo suo; le sorprese non fanno per lei. Alla sua espressione contrariata, Lewis si alza dalla sedia, circumnaviga l'enorme scrivania in mogano e arriva alle sue spalle, abbracciandola da dietro. <<Tranquilla, vedrai che ti stupirò>> caccia indietro una risata e le lascia un bacio sulla guancia, camminando verso la porta. <<Io non ci vengo alla tua stupida festa!>> esclama per farsi sentire da Lewis mentre torna a prestare la sua attenzione allo schermo del computer.

<<Davvero? Charles mi ha appena confermato che viene>> il viso di Lewis - con tanto di ricci indomabili e sciolti dalle treccine - fa capolino in ufficio con un sorriso malizioso stampato sulle labbra. Leyton rimane senza parole per qualche secondo, cercando un buon modo per controbattere alla provocazione - nemmeno troppo implicita - di Lewis. <<Oh beh, allora mi sa che farò un salto>> si limita a dire, tornando a concentrarsi sul suo telefono che non la smette di illuminarsi tra le sue mani, complici le email e le notifiche che non finiscono mai. Lewis non le risponde ma scuote la testa e la lascia da sola a lavorare, togliendo il disturbo.

Due giorni dopo - la mattina del 25 dicembre - Lewis è sveglio e pimpante già all'alba. Cruz, la sua fidata domestica, quasi si meraviglia di trovarlo cucina alle 8 quando arriva a casa Hamilton. <<Signore, già in piedi?>> domanda, con un forte accento spagnolo. Lewis si lascia sfuggire un sorriso mentre armeggia con le sue preziosissime scatoline sul bancone della cucina. <<Prenditi il giorno libero, ci penso io qui>> gli risponde il pilota voltandosi nella sua direzione.

Cruz rimane un po' spiazzata da quella concessione, dato che per tutti gli anni passati a lavorare per Lewis Hamilton mai una volta lui le ha lasciato il giorno libero da passare con la sua numerosissima famiglia per celebrare il Natale. <<Grazie signore, allora ci vediamo domani>> risponde titubante rimettendosi il cappotto, a pochi passi dalla porta d'ingresso. <<Ci vediamo tra due giorni, meriti un po' di riposo>> le sorride dolcemente Lewis - forse per la prima volta da quando Cruz lavora per lui.

Lewis ha sempre amato festeggiare il Natale con la sua famiglia, lontano dai media e dai riflettori e quest'anno ha deciso di cimentarsi in qualcosa di nuovo che lascerà di stucco tutti i suoi compagni piloti. La mattinata prosegue velocemente, tra il pranzo di Natale e chiamate di parenti dall'altra parte del mondo e, una volta rientrato a casa, può finalmente mettersi al lavoro per la festa imminente del pomeriggio.

Alcuni suoi compagni hanno provato a lanciare qualche ipotesi sullo strano motivo per cui Lewis li ha invitati tutti a casa sua proprio il pomeriggio del 25 dicembre, ma nessuno ci è andato vicino. "Sicuramente sarà l'ennesima festa pacchiana con luci stroboscopiche e musica trap" aveva azzardato Lando Norris nella chat di gruppo qualche giorno prima, per sfotterlo. "Ora che ci farà vedere tutti i suoi trofei arriverà l'anno nuovo" era stato il commento sarcastico di Daniel Ricciardo, seguito a ruota da Max Verstappen che non perdeva occasione di reggere il gioco al suo ex compagno di scuderia "Come se non li conoscessimo a memoria! C'eravamo anche noi dietro di te mentre vincevi, mister Hammertime".

Lewis si diverte davvero tanto a sentire gli sfottò dei suoi compagni perché alla fine sono come una grande famiglia. Hanno i loro problemi e non sono mancate discussioni in passato, ma poi sono sempre lì pronti ad aiutarsi a vicenda. A parte Max ed Esteban, loro non smetteranno mai di lanciarsi frecciatine e occhiatacce da una parte all'altra della stanza.

È tutto pronto per il grande party a casa Hamilton quando sono ormai le 17. I piloti, come le spose, amano essere al centro dell'attenzione e quindi nessuno è puntuale. Lewis se l'immaginava ed aspetta pazientemente sul divano di casa, continuando a buttare nervosamente un occhio verso la cucina per controllare i vassoi sul tavolo. Sente il campanello suonare e, dopo aver aperto a tutti quanti, accende la musica - elemento fondamentale per creare l'atmosfera giusta.

Silent Night riempie immediatamente l'ampio salone, dando un'ulteriore atmosfera natalizia alla casa - già straripante di addobbi natalizi e lucine colorate. I primi ad entrare - neanche a farlo apposta - sono Daniel Ricciardo e Max Verstappen, dietro di loro gli altri piloti affollano il pianerottolo del condominio. <<Non mi dire che questo è...>> comincia Max mentre si toglie la sciarpa e si dà un'occhiata in giro. <<Aiutami Daniel, come si chiama quel cantante vecchio?>> schiocca le dita, come per aiutarsi a ricordare meglio, mentre si gira verso il pilota australiano. <<Frank Sinatra, Max. Dio santo, quanto sei ignorante>> Daniel si passa una mano sulla fronte per poi spogliarsi di giubbotto, sciarpa, guanti e cuffia.

<<Frank chi?>> gli fa eco Lando da dietro, con un'espressione confusa in volto. <<Mi fate sentire un vecchio>> mormora Lewis mente tiene aperta la porta e sente i commenti dei ragazzi più giovani man mano che entrano in casa. Una volta tutti dentro, chiude la porta e fa segno a tutti quanti di prendere posto sui due divani e sulle poltrone del salone. <<Lewis ma tu sei vecchio, non devi prendertela>> gli fa notare Max una volta preso posto sulla poltrona più grande vicino all'albero di Natale.

<<Questo vecchio ti batte ancora però>> lo prende in giro Lewis dandogli una pacca sulla spalla e, di rimando, riceve un'occhiataccia di fuoco da parte del giovane olandese, ammutolito dalla triste verità. Daniel e Sebastian scoppiano in una fragorosa risata nel sentire il battibecco tra Lewis e Max, si scambiano un cinque amichevole e prendono posto uno accanto all'altro sul divano.

<<Lewis, sono davvero confuso>> dice Charles sull'altro divano, in mezzo tra Lando e George. <<Perché ci hai invitati qui tutti quanti? E perché c'è questa musica? Mi avrebbero stupito meno i Jonas Brothers...>> domanda il monegasco fingendo tranquillità. Sebastian alza le sopracciglia ed abbassa lo sguardo, mordendosi la lingua per non dire quello che sta pensando sui gusti musicali di Charles. <<Vuole eliminare la concorrenza secondo me>> borbotta Max dall'altro lato della stanza, con una gamba che penzola dal bracciolo della poltrona. Lewis scuote la testa e si allontana dal salone, sparendo in cucina.

<<E la musica come la spieghi?>> domanda Charles, senza la minima intenzione di sorvolare su quel particolare. <<Magari è un nuovo sponsor, fa due storie con sotto le sue canzoni e gli danno i soldi>> Max sceglie l'opzione più semplice, facendo sbarrare gli occhi a Sebastian e Daniel - probabilmente gli unici a conoscere davvero Frank Sinatra in mezzo a tutti quei giovani. <<Non l'ha detto davvero>> mormora Sebastian sottovoce, in modo che solo Daniel possa sentirlo. L'australiano prende un profondo respiro e si gira verso Max. <<È morto nel '98, genio>> si limita a dire mentre scuote la testa allibito, seguito a ruota da Sebastian. <<Ero troppo piccolo per saperlo>> Max, non curante della pessima figura appena fatta, alza le spalle e si lascia andare ad uno sbuffo.

<<Secondo me è impazzito>> esordisce Daniel scrollando le spalle e prendendo il cd di Frank Sinatra dal tavolino in mezzo alla sala e leggendo ad alta voce le tracce. <<White Christmas, Silent Night, Adeste Fideles, Jingle Bells, Joy to the World...>> elenca, catturando l'attenzione di Sebastian e Carlos, seduti ai suoi lati.

<<Magari è una crisi di mezza età>> sentenzia Esteban, appoggiato al divano alle spalle di Daniel. Alle sue parole Max apre la bocca e fa per rispondere, ma Lando parla prima di lui. <<Ma soprattutto... esistono ancora i cd?>> domanda allargando le braccia. Carlos mormora qualcosa in spagnolo che nessuno riesce ad afferrare - quasi sicuramente un insulto nella sua lingua madre -, Sebastian lo guarda inorridito e Daniel si stropiccia gli occhi. <<Io non condivido il box con uno che non sa neanche com'è fatto un cd>> si lamenta l'australiano lanciando a Lando un cuscino.

<<Ragazzi>> la voce di Lewis Hamilton zittisce tutti quanti, che si girano contemporaneamente verso la porta della cucina, sulla cui soglia Lewis sta spingendo un carrello con sopra quello che sembra un servizio da tè alquanto costoso. Le tazzine sono di ceramica color avorio, con piccoli intagli che - data la cura nei dettagli - hanno tutta l'impressione di essere stati fatti a mano. La teiera, al centro del vassoio, è coordinata con le tazzine ed emana vapore acqueo che crea forme irregolari tutt'attorno.

<<Beviamo del tè?>> domanda George Russell arricciando il naso e scambiandosi un'occhiata complice con Lando. Lewis sembra quasi offeso da quella domanda ma si schiarisce la voce ed inizia a distribuire le tazzine ad ognuno di loro. <<No George, non è solo del tè questo>> risponde stizzito il pilota inglese, riprendendo il discorso subito dopo <<questa è la mia collezione segreta, il mio trofeo più prezioso>> solleva la tovaglia che ricopre il carrello e prende un secondo vassoio, sopra al quale ci sono almeno una quindicina di scatole di latta. Ognuna è diversa, hanno l'aspetto di essere state dipinte a mano e di valere una fortuna.

<<È uno scherzo, vero?>> chiede Max, e dal tono che utilizza sembra più un'esclamazione che una domanda vera e propria. Daniel gli rivolge uno sguardo ed alza le sopracciglia, come a invitarlo silenziosamente a non mancare di rispetto e ad essere paziente per una volta nella sua vita. Lewis sembra tenere molto a questa degustazione e questo frena la lingua a tutti gli ospiti.

<<Non so se ridere o piangere>> mormora Charles Leclerc passandosi una mano sul viso e trattenendo a stento una risata. <<Non dirlo a me, ho piantato la mia ragazza per venire qui>> gli risponde sottovoce Carlos mentre si sporge per non farsi sentire da nessuno, specialmente da Lewis. <<Lo dici a me? Fossi a casa a quest'ora sarei a letto a fare altro invece che a una... non so neanche come chiamare questa... cosa>> ribatte il monegasco stropicciandosi gli occhi e appoggiando il gomito sul bracciolo del divano.

In quel momento la porta di casa di apre, facendo girare tutti di scatto. <<Ehm... ciao a tutti>> Leyton sorride imbarazzata sulla soglia, con il naso rosso a causa del freddo e la cuffia e la sciarpa a coprirle quasi tutto il volto. <<Finalmente un po' di figa>> dice Max alzandosi e andando a salutare la nuova arrivata. Le stringe la mano e le fa segno di accomodarsi sulla poltrona insieme a lui, dato che se deve partecipare a questo teatrino almeno è in compagnia di una bella ragazza. Leyton non se lo fa ripetere due volte e approfitta della gentilezza di Max dopo aver salutato Lewis e tutti gli altri ragazzi, soffermandosi più del dovuto sulle fossette di Charles Leclerc.

<<Tu ne sai qualcosa?>> domanda Max a bassa voce all'orecchio di Leyton. Lei scuote la testa, aggrottando le sopracciglia mentre Lewis sta facendo il giro da tutti versando quello che le sembra di aver capito sia Da Hong Pao, il tè più raro e costoso del mondo proveniente dalla Cina. Al primo sorso, tutti quanti si guardano senza dire una parola.

Più che il tè più raro del mondo, sembra di avere un calzino sporco imbevuto nell'acqua bollente in bocca. Daniel, che sembrava inizialmente quello più comprensivo tra tutti, non riesce a mentire e sputa il sorso che ha in bocca, bagnando il tavolino davanti a sé ed il tappeto del salone. Tappeto che solo per le dimensioni e per lo stile di Lewis dev'essere costato almeno una decina di migliaia di dollari.

Lewis sbianca totalmente, a metà tra l'arrabbiato e il desolato. <<Daniel, ma sei impazzito?>> sbotta, optando per seguire la rabbia piuttosto che la compassione. <<Sei tu che sei impazzito>> risponde Daniel asciugandosi la bocca con il bordo della maglietta e passandosi il dorso della mano sulle labbra.

La scena è assurda: tutti i presenti cercano in ogni modo di sbarazzarsi della tazza di tè che hanno tra le mani. Charles risputa il tè all'interno della tazza senza dare nell'occhio, seguito a sua volta da George e da Esteban. Carlos esclama nuovamente qualcosa in spagnolo, si alza in piedi e molto teatralmente va in bagno a sciacquarsi la bocca. Lando si porta le mani sul viso per evitare di vomitare sul preziosissimo tappeto pregiato di Lewis, ormai già rovinato da Daniel. Sebastian, stoicamente e con moltissimo coraggio, prova in tutti i modi a mandare giù almeno il sorso che ha già in bocca per non far rimanere male Lewis. Max e Leyton, invece, optano per versare il contenuto delle loro tazze nel primo vaso che gli capita a tiro, con delle smorfie di disgusto sui loro visi per quello che hanno a malapena assaggiato.

<<Non capite un cazzo>> li riprende Lewis con le mani sui fianchi, pronto a bere un sorso di tè a sua volta. Tutti lo guardano preoccupati, Charles addirittura lo prega di non bere qualsiasi cosa ci sia lì dentro perché chiaramente non può essere il tè più raro al mondo. Lewis, nonostante ci stia provando a buttare giù un sorso di tè, non ce la fa e lo risputa nella tazza, facendone colare un po' per terra. Tossisce rumorosamente e rotea gli occhi all'indietro.

<<Te l'avevo detto di non farlo>> sbuffa Charles andando in cucina e sperando di trovare qualcosa di commestibile per cacciare via quel brutto sapore dalla bocca. <<Non ci credo, ma è veramente una merda>> constata Lewis con la delusione nella voce. Leyton si sporge quanto basta per afferrare la scatola e provare a capirci qualcosa, anche se ci sono caratteri cinesi stampati sopra.

La voce di Frank Sinatra continua a riempire il salone di casa Hamilton quando Leyton si gira di scatto verso Lewis, che incrocia lo sguardo con il suo ed allarga le braccia, invitandola a parlare. <<Dove l'hai preso questo tè rarissimo?>> lo sfotte Leyton rigirandosi la scatoletta di latta più volte tra le mani. <<Ehm... non lo so, su internet>> mente Lewis con una mano sulla nuca, in evidente imbarazzo.

La ragazza lo scruta con un sopracciglio alzato, capendo immediatamente che è una bugia. <<Quanto hai pagato per questa schifezza?>> salta su Max con poca delicatezza e gli occhi fissi su Lewis. Lewis prende un profondo respiro, avendo ormai capito di essere stato facilmente truffato. <<Cento>> risponde vago e con un filo di voce. <<Cento? Cento cosa, Lewis?>> Max aggrotta le sopracciglia, curioso ed impertinente come suo solito. <<Centomila dollari>> sbotta Lewis con una mano sulla fronte e l'altra tra i capelli.

Tutti i presenti scoppiano a ridere, ma la risata più forte è sicuramente quella di Leyton. Lewis la guarda con fare interrogativo, sia curioso sia preoccupato di sapere cos'altro ha scoperto. <<L'hai preso da Des, vero?>> domanda retorica la ragazza sapendo già la risposta, avendo riconosciuto il piccolo marchio del negozio sul retro della scatola. Lewis annuisce mentre tutti gli altri sono in silenzio, l'unico suono proviene dalle casse, dove Frank Sinatra non la smette di cantare, rendendo la scena ancora più paranormale.

<<Des è la nipote di Cruz>> dice Leyton con il labbro inferiore tra le labbra per trattenere una risata. Non vuole ferire Lewis né tantomeno compromettere il posto di lavoro di Cruz, che si è sempre impegnata tantissimo nel suo lavoro e non ha mai mancato di rispetto nessuno. <<Hai pagato centomila dollari per dell'erba sotto marca che non ne vale neanche un centesimo>> affonda ancora di più il colpo, sotto lo sguardo attonito di Lewis, le risate degli altri ospiti e la voce melodiosa di Frank Sinatra che intona "Have Yourself a Merry Little Christmas".

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