❄️ | WE SHOULD BE SINGING CHRISTMAS SONGS


PERSONAGGIO: Max Verstappen

PROMPT: Nastro colorato

CARATTERISTICA: il personaggio ha una sfida disperata: recuperare il regalo di natale perfetto che gli hanno rubato da sotto il naso (anche perchè, senza quello, non saprebbe davvero cosa regalare ad x)



WE SHOULD BE SINGING CHRISTMAS SONGS



L'Inghilterra non è mai un posto molto caldo ma gli inverni inglese sono qualcosa di incredibile, ogni anno sembrano sempre più rigidi.

La neve scendeva fitta in morbidi fiocchi, trasportati turbinosi dal vento che sferzava la campagna inglese.

Il freddo di quell'inverno britannico sembrava permeare anche nel cuore del ragazzo che passeggiava irrequieto, senza una meta ben precisa all'interno di un grande centro commerciale.

Tell me, where did we go wrong? We should be singing Christmas song instead of shouting all night long, like we do...

Le parole della canzone natalizia che in quel momento risuonava per l'edificio stracolmo di gente in cerca del regalo perfetto aveva colpito Max come un pugno nello stomaco.

Lo spazio intorno a lui di colpo si era svuotato e tutte le persone che lo circondavano erano come sparite, lasciandolo annegare da solo nel suo dolore.

Il dolore lo accecava, lo paralizzava, lo trascinava con sé in un baratro infinito senza vie d'uscita.

Il colpo immaginario che aveva ricevuto era stato così forte che il respiro gli era mancato per qualche secondo, costringendolo a sedersi su una panchina per riprendere fiato.

Se non avesse odiato mostrare le sue emozioni in pubblico, se non in rarissime occasioni, in quel momento i suoi occhi sarebbero stati velati da pesanti lacrime minacciose.

La canzone descriveva anche troppo bene la situazione che stava vivendo con la sua ragazza Holly.

Holly O'Leary era una ragazza, la sua ragazza. Il suo viso angelico era incorniciato da lunghi capelli biondi leggermente mossi e illuminato da splendenti occhi verdi, quelli che avevano fatto innamorare Max la prima volta che si erano visti.

I due ragazzi si erano incontrati un paio di anni prima in un pub per puro caso. Quella sera l'olandese, giocando a freccette e sbagliando leggermente mira, aveva centrato in pieno il tavolo dove era seduta la ragazza irlandese.

Max si era avvicinato per chiedere scusa e per recuperare il corpo del reato, finito dentro la pinta di Guinness che un'amica della ragazza stava sorseggiando, ed era stato irrimediabilmente attratto da quei magnetici occhi smeraldini.

Max e Holly si erano piaciuti dal primo istante. Dopo quella serata movimentata si erano tenuti in contatto e appena qualche mese più tardi si erano messi insieme.

Da subito, però, c'era stato un problema non esattamente trascurabile: la lontananza.

Quando si erano conosciuti, Holly studiava ancora all'università mentre Max girava già per il mondo al volante della sua monoposto.

E ancora adesso la situazione non era cambiata molto...

La ragazza lavorava come maestra in una scuola elementare e il pilota raggiungeva saltuariamente l'Inghilterra, soprattutto per dei meeting o per del lavoro al simulatore nella fabbrica Red Bull di Milton Keynes.

Tra il lavoro di lui e quello di lei, perciò, non riuscivano a vedersi molto spesso.

La stagione di Formula Uno era però terminata e l'olandese aveva deciso di trasferirsi temporaneamente nell'appartamento che possedeva nella cittadina inglese, in modo tale da passare più tempo possibile con la sua Holly.

Ma era come se questa vicinanza li avesse tutto ad un tratto allontanati.

Ormai litigavano per ogni cosa, anche la più futile.

Holly gli urlava contro che dopo aver vinto il Mondiale non era più lo stesso e lui, ferito nell'orgoglio, le rinfacciava in fatto che lei non fosse con lui in uno dei giorni più importanti della sua vita perché, a quanto sosteneva, non poteva prendere dei giorni di permesso per seguire i suoi vagabondaggi in giro per il mondo.

Così, dopo uno dei periodi più brillanti della sua intera esistenza, Max era piombato di colpo nel buio.

Ogni volta che si vedevano, finivano per urlarsi contro cattiverie e ogni volta si ritrovavano con il cuore un po' più spezzato e con più di dubbi sulla propria relazione.

Max, però, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce se non di fronte a lei, la amava davvero ed era deciso a trovare il regalo di Natale perfetto per cercare di farsi perdonare della sua ragazza.

E dopo ore infinite in giro per quell'enorme centro commerciale, pensava di averlo trovato.

Nella vetrina di una gioielleria faceva bella mostra di sé una delicata collana con una catenina d'oro fino e un ciondolo dalla forma molto particolare, simile a un fiore formato da mille fili dorati, con uno zaffiro purissimo incastonato proprio nel mezzo.

Gli occhi del pilota olandese di colpo erano diventati luminosi quanto la pietra preziosa esposta in vetrina.

Aveva quasi distrutto un albero di Natale pieno di palline di vetro colorato ma era riuscito a entrare nel negozio con la massima velocità che gli era consentita.

Quando era nei pressi del bancone per chiedere informazioni sulla collana, però, aveva notato che una ragazza che lavorava nel negozio aveva preso proprio il suo regalo e lo aveva consegnato a un signore anziano che, sorridendo, le aveva allungato la sua carta di credito per pagare.

Gli occhi di Max, che fino a quel momento scintillavano come stelle, si erano riempiti di terrore ed era corso disperatamente verso le due persone, scongiurandole di lasciargli comprare la collana, offrendosi pure di pagare più soldi del dovuto a entrambi.

Aveva più soldi di quanti gliene sarebbero mai serviti ma aveva bisogno di quel gioiello.

Quando entrambi avevano rifiutato, lo sconforto che aveva preso possesso del suo cuore lo aveva portato a lasciar cadere quelle lacrime amare che prima era riuscito a trattenere.

L'anziano signore, guardandolo intenerito con uno sguardo paterno, gli aveva detto: «Senti ragazzo, questa collana era il regalo di Natale per la mia nipotina ma vedo che ci tieni molto e quindi sono disposto a comprarle qualcos'altro. Non voglio i tuoi soldi ma dovrai fare qualcosa per me».

Max aveva annuito e, ancora con le lacrime che gli rigavano il volto, si era dichiarato disponibile a fare qualunque cosa pur di ottenere quella collana.

Il gentile signore l'aveva praticamente portato con la forza a casa sua e lo aveva messo davanti a tipo un milione di oggetti da impacchettare con cura. Gli aveva anche dato un grembiule natalizio e una ricetta per realizzare una miliardata di biscotti natalizi.

Va bene, forse il pilota non era così disposto a fare qualsiasi cosa per avere la collana per Holly...

Non riusciva a capire perché lo avesse messo di fronte a una sfida così impossibile.

Nella sua vita non era mai riuscito a impacchettare un regalo senza avere la tentazione di lanciare tutto giù dal balcone del suo appartamento. Riusciva ad essere pessimo pure nello scrivere biglietti e cartoline di Natale, tanto che si riduceva sempre a cercare frasette scadenti nella quarta pagina di Google perché, a suo dire, tutte le precedenti erano troppo zuccherose.

E cosa dire dei biscotti?

L'ultima volta che aveva provato a cuocere qualcosa al forno, aveva iniziato a comporre il numero d'emergenza per chiamare i vigili del fuoco visto che un fumo denso e acre aveva invaso la sua cucina.

Ecco, fare pacchetti e dolcetti non era proprio un lavoro per Max Verstappen.

E cosa gli chiedeva di fare questo signore che manco conosceva?

Fare pacchetti e dolcetti a regola d'arte.

Il colore del fiocco non si abbina a quello della carta.

Su questo biscotto servono più gocce di cioccolato.

Il nastro non è arricciato bene.

Qua è tutto un disastro, va messa decisamente meno glassa.

Sì, e Max si era decisamente stufato della situazione. Stava lavorando da tutto il giorno senza avere i risultati voluti. Stava seriamente meditando di scappare a gambe levate da quel luogo infernale travestito da fabbrica di Babbo Natale.

Ma ogni volta che questo pensiero gli balenava per la mente, gli tornava in mente perché stesse facendo quegli sforzi apparentemente inutili.

Li stava facendo per Holly, per la sua Holly.

Quella che per lui c'era sempre stata, quella che lo aveva sempre sostenuto, quella che gli stava accanto anche nei momenti in cui il sole sembrava non splendere sul mondo ricoperto da uno spesso strato di nuvole scure.

Quella che aveva imparato ad amare, colei che lo faceva rialzare dopo tutte le sue cadute.

Quella che ormai poteva definire l'amore della sua vita.

Ecco, l'aveva ammesso. Holly O'Leary era decisamente la donna della sua vita, ormai ne era fermamente convinto.

Avrebbe rinunciato a tutto, perfino al titolo mondiale, alla sua carriera e a tutte le sue vittorie, pur di rimettere tutto a posto con lei.

Così ogni volta che voleva gettare tutto nel camino acceso, ripensava al suo viso angelico e al suo buffo accento irlandese e cambiava idea.

Impacchettava e faceva biscotti, faceva biscotti e impacchettava.

Il lavoro sembrava non finire mai e l'unica cosa che era finita era il nastro colorato che stava bene con la carta da regalo con i pupazzi di neve.

Nastro che era dovuto andare a comprare con i suoi soldi, venendo pure liquidato scorbuticamente dalla signora antipatica che lavorava nel negozio di bricolage.

Ma alla fine, dopo innumerevoli teglie di biscotti bruciate e almeno un milione di set di canovacci avvolti nella carta da regalo, il suo lavoro era finalmente concluso.

Che poi, per chi cavolo erano tutti quei pacchetti? Forse quel signore aveva sbattuto la testa e credeva di essere Babbo Natale, chi lo sa.

Il caro signore, esaminando con cura i frutti della sua schiavitù, ne era stato abbastanza soddisfatto e gli aveva finalmente consegnato la collana.

Ora mancava solo l'ultimo sforzo: incartare il regalo di Holly.

Cosa che aveva fatto con quella cavolo di carta con i pupazzi di neve e il nastro colorato che era finito a comprare dall'altra parte della città.

A finire quel dannatissimo lavoro ci aveva messo ben tre pomeriggi e così si era ritrovato a guidare verso casa di Holly nel pomeriggio della Vigilia di Natale, con la neve che ancora volteggiava nell'aria fredda di fine dicembre.

Sapeva di trovarla a casa perché proprio a causa della neve avevano cancellato tutti i voli, compreso quello che doveva prendere lei per tornare dalla sua famiglia.

Aveva sbagliato pure strada un paio di volte perché stava ripassando a mente tutto quello che voleva dire alla sua ragazza, sperando che lei si considerasse ancora tale e desiderasse ancora esserlo per molto tempo.

Arrivato davanti alla porta dell'abitazione della ragazza si era scrollato di dosso i freddi fiocchi che gli si erano appiccicati al cappotto e, prima di suonare il campanello, aveva fatto un respiro profondo per infondersi un po' di coraggio.

Quando Holly era apparsa, il suo cuore aveva fatto una giravolta su se stesso e aveva fatto un sorriso, che però si era affievolito quando aveva visto che la ragazza non l'aveva ricambiato.

«Cosa c'è Max? È una settimana che non ci sentiamo e adesso tu ti presenti qui» aveva detto Holly facendo un sospiro profondo, passandosi una mano sul viso stanco.

In fondo quella situazione non faceva stare bene neanche lei...

«Lo so che è passata una settimana ma ti giuro che sono stato molto impegnato. Sono venuto per parlare e per darti il tuo regalo di Natale»

Holly aveva afferrato titubante il pacchetto che Max le porgeva e lo aveva aperto lentamente, mentre un sorriso malinconico si era dipinto sul suo volto.

«Grazie Maxie, è molto bella, ma non posso accettarla»

Non posso accettarla?

«N-non capisco... Non ti piace? Dannazione, sapevo che dovevo prenderti qualcos'altro, sapevo che non era abbastanza. Ho pure sgobbato come un mulo per averla ma se non ti piace la possiamo restituire. Possiamo...»

Holly lo aveva guardato con uno sguardo dolce e gli aveva posato un dito freddo sulle labbra screpolate per fermare il fiume in piena che stava straripando dalla sua bocca.

«No Max, non hai capito. La collana è stupenda, non dovevi neanche disturbarti così tanto. Quello che volevo dire è che non sono degna di accettarla perché un regalo così prezioso dovrebbe andare a una persona più speciale di me»

«Ma Holly, tu sei speciale per me...»

«Lo so Maxie, lo so. Ma io non la merito come tu pensi, io non merito te»

Glielo aveva detto con le lacrime agli occhi e Max forse aveva capito la piega che stava prendendo il discorso.

E la sua testa di era riempita del panico più puro che possa esistere sulla faccia della terra.

«No Holly, no. Non ti lascerò fare quello che stai per fare. Non lascerò che mi molli il giorno prima di Natale, io non lo posso accettare» aveva detto scuotendo la testa ripetutamente e facendo scorrere copiose sulle sue guance arrossate dal freddo delle lacrime che sembravano destinate a non finire mai.

«Io ti amo Holly, ti amo più della mia stessa vita. Sarei disposto a mollare la mia carriera se solo me lo chiedessi. Se mi dicessi che ti piacerebbe avere una stella in camera, troverei il modo per fartela avere. Questo è quello che significhi per me Holly, ormai sei diventata la mia famiglia. Non posso vivere in un mondo in cui non sei con me. Ti prego, non farmi vivere in un mondo in cui non sei con me»

Max non era così, non era una persona che si lasciava dominare dalle emozioni, lui i sentimenti li addomesticava e li teneva nascosti nel suo cuore.

Ma quel giorno stava abbandonando tutte le sue armature, si stava mostrando indifeso di fronte alla persona che più amava al mondo per permetterle di infliggergli la ferita mortale.

E se non era amore questo...

«Max, io lo so che mi ami tanto, ma a volte mi sembra che dalla vita vogliamo cose diverse. Tu giri come una trottola per il mondo mentre io ho bisogno di stabilità e certezze e non lo so, mi sembra che non funzioni più...»

Devastato, ecco come si sentiva l'olandese. Avrebbe preferito rivivere mille volte l'incidente di Silverstone ed essere sconfitto da Charles Leclerc per cento anni piuttosto che lasciarla andare.

Così, in mezzo alla neve e al ghiaccio, si era inginocchiato.

«Non so davvero come essere più esplicito di così. So di non avere un anello, ma ti giuro che ti comprerò il più bello della galassia se mi dirai di sì. Tu mi rendi un uomo migliore, mi rendi più forte. Ho bisogno di te perché tu sei la parte migliore di me. Io e te insieme possiamo sconfiggere il mondo, possiamo essere la squadra che nessuno può battere. Ormai hai piantato stabilmente le tende nel mio cuore, non mi ricordo neanche quanto fosse penosa la mia vita prima di incontrarti ma so per certo che senza di te sarebbe priva di significato. Sono innegabilmente e incondizionatamente innamorato di te.

Holly Shannon O'Leary, mi vuoi sposare?»

Max se ne stava lì in ginocchio, aspettando un sì che non sarebbe mai arrivato.

«Oh Max, mi dispiace tanto...» era tutto quello che la ragazza irlandese era riuscita a dire tra le lacrime che scendevano implacabili dalle pozze smeraldine di cui Max era follemente innamorato.

«Va bene Holly, non fa niente. Buon Natale e buona vita. Grazie mille, per tutto quanto. Sappi che ti amerò per sempre»

Si era rimesso in piedi, togliendo con la mano il ghiaccio dalle ginocchia e le lacrime dagli occhi, e si era imposto di girarsi per andarsene via.

Niente miracolo di Natale, nessun bacio romantico sotto dei candidi fiocchi.

La neve che scendeva non cadeva più silenziosa e lieve, toccando terra produceva un tonfo assordante.

Lo stesso tonfo che Max sentiva nel suo petto all'altezza del cuore ormai privo di ogni speranza.

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