Una nuova dolorosa sparizione
Capitolo 32
- No! - protestarono all'unisono il professor Reyes e la professoressa Amelia, facendosi avanti.
Un altro membro del consiglio, una donna bassa e grassa con folti capelli marroni che si arricciavano sulle orecchie, si alzò e disse: - Amelia, Joshua, cercate di calmarvi. E' solo una precauzione.
Il professor Michael Wood affiancò i due colleghi. - Non mi sembra una precauzione, più che altro una condanna, Judith. - Questa abbassò lo sguardo. Chiaramente non la pensava come gli altri membri del consiglio, ma era impotente.
Anche gli altri due membri, un uomo alto, possente e con neri capelli crespi, e una donna sulla quarantina con i capelli biondi a caschetto, si alzarono. - Basta! - tuonò l'uomo alto.
- Guardie, arrestate Abigail Watson! - ordinò la donna.
La professoressa Amelia e il professor Reyes si fecero avanti per fronteggiare le dieci guardia che si avvicinavano alla preside.
- Non la porterete da nessuna parte! - esclamò la professoressa Amelia.
- No - disse la preside Watson. - Fermati Amelia.
La professoressa Amelia si girò con l'espressione confusa. - Ma...?
- Non riusciranno ad arrestarmi - affermò.
- Se stai pensando di teletrasportarti - cominciò Ruth - sappi che ho imposto un incantesimo di inibizione a Evelyne. Nessuno potrà teletrasportarsi.
La preside rise. Chris non l'aveva mai vista ridere, la preside aveva sempre quel viso inespressivo e indecifrabile...
- Ruth - iniziò la preside in tono derisorio. - Ruth, credi davvero che un tuo incantesimo di inibizione possa fermarmi? Sappiamo tutti che sei sempre stata una strega debole e incapace.
Il viso del Capo del Consiglio degli Stregoni si contorse in una smorfia di rabbia. - Come osi rivolgerti a me in questo modo?! Sei una degenerata!
La reazione di Ruth sembrò divertire ulteriormente la preside Watson che rise di nuovo.
- Sei soltanto una fallita che ha sfruttato il buon nome della sua famiglia per fare carriera - ribattè la preside.
- Adesso basta! - gridò la donna con il caschetto. - Siamo i tuoi superiori e devi rispettarci.
- Camilla, il rispetto non si pretende, si guadagna! - replicò la preside.
- Credo di essermelo guadagnato - disse Camilla con voce ferma e controllata.
- Tu e gli altri membri del consiglio meritate tutto ciò che avete - annuì la preside. - Tuttavia, non si può affermare la stessa cosa di Ruth. Voi vi siete rimbambiti stando ad ascoltare le allusioni di questa donna.
Ruth ne aveva avuto abbastanza. - Guardie, non restate lì impalati, arrestatela - gridò con la sua voce stridula.
Le guardie in nero avanzarono verso la preside.
- Ancora una volta, Madison crede di riuscire a sbarazzarsi di me. - disse la preside, tornando seria. - Ma non è così semplice come crede. - Poi, improvvisamente sparì, come se fosse stata risucchiata nell'aria.
Tutti quelli nella sala emisero un verso di stupore. La preside Watson era sfuggita al Consiglio degli Stregoni. Ruth Hale era infuriata mentre gli altri membri guardavano il punto in cui un attimo prima c'era la preside Watson, increduli.
- E adesso cosa facciamo? - chiese Camilla più a se stessa che a qualcuno in particolare.
Il silenzio regnò nella sala per diversi minuti, finchè il capo del consiglio si decise a parlare. - Grace Bell - chiamò.
La vicepreside, bassa e grassa come sempre, si fece avanti con la sua solita espressione spavalda.
Chris si rese conto soltanto in quel momento che la vicepreside non aveva detto nulla per difendere la preside Watson. C'era da aspettarselo da una stronza come lei, pensò Chris.
- Tu prenderai il posto vacante di preside di Evelyne - aggiunse Ruth. - Le guardie resteranno qui, nel caso Abigail torni a Evelyne. In quel caso vi ordino di arrestarla e portarla alla Città Magica, immediatamente.
Tutti gli studenti vennero rimandati nelle proprie camere. Il tramonto, intanto, aveva trasformato il cielo, qualche attimo prima azzurro, fino a farlo diventare di un blu chiaro. Le stelle iniziarono a spuntare e a scontillare come polvere di brillantini nell'immenso cielo notturno.
La luna fluttuava come un pallone bianco- argento emanando bagliori intensi, nonostante non fosse del tutto piena.
- Devo tornare a casa - esordì Chris, spostandosi dalla finestra. - Sono le otto di sera e mia nonna sarà in pensiero per me.
- Ti accompagno - disse Darren. Erano da soli nella piccola stanza del ragazzo.
- Va bene - ripose Chris e insieme uscirono dalla stanza.
Fuori della stanza, Chris sobbalzò dallo spavento. Lì, con la schiena appoggiata alla parete vicino alla porta, le muscolose braccia incrociate al petto, le caviglie incrociate e lo sguardo inquieto rivolto verso il basso, c'era Jacob. I capelli neri lunghi gli ricadevano sul viso e sul petto scolpito. Adesso indossava pantaloni neri e una maglietta a mezze maniche grigia.
- Jacob, mi hai spaventata! - esclamò Chris.
- Mi dispiace - rispose semplicemente Jacob, con la voce piatta. Non aveva il suo solito ghigno divertito sul viso, quindi era chiaro che non stesse bene.
- Non preoccuparti - si affrettò a dire Chris. - Cosa ti succede?
- Perchè eri fuori dalla mia stanza? - domandò Darren confuso.
Jacob guardò prima Chris, poi Darren, quindi di nuovo Chris. - Ho bisogno di parlare con te - gli disse. Chris alzò le sopracciglia stupita e lanciò un'occhiata a Darren e notò che il ragazzo lo era tanto quanto lei.
- Va bene - annuì Chris, dopo una frazione di secondo.
Jacob la prese per un braccio e la sospinse più indietro, lontano da Darren.
- Perchè io non posso ascoltare? - chiese Darren con la voce che tradiva un pizzico di fastidio.
- Non è niente di importante - rispose Jacob. Poi riportò l'attenzione su Chris.
- Su, dimmi - lo incitò Chris. - Hai bisogno di qualche consiglio per un regalo che devi fare a Lucy, oppure...
- No - la interrupe Jacob un pò bruscamente. Poi l'espressione del ragazzo si rilassò, o almeno così sembrava. - Cioè, sì. Ho bisogno di un tuo consiglio. Tra due giorni, io e Lucy, festeggiamo un mese che stiamo insieme, quindi mi chiedevo se potessi aiutarmi a comprarle un regalo. Sai, le streghe sono diverse dalle ragazze mortali, però io volevo comprargli qualcosa che un normale ragazzo umano comprerebbe alla sua ragazza - disse tutto d'un fiato. Chris lo guardò con le sopracciglia alzate. Non riusciva proprio a capire cosa gli frullasse in testa a quel ragazzo. A volte sembrava più lunatico di Darren. Chris si ritrovò a pensare, con una lieve fitta di rabbia, che la più chiara dei tre fratelli era proprio Paige.
- Va bene - disse infine. Stasera ci penso e ti faccio sapere cosa potresti comprargli. Poi si girò per andarsene. Ma Jacob glielo impedì, stringendole un polso. Quindi, si voltò nuovamente. - Cosa c'è ancora?
- Dì ad Alex di chiamarmi - rispose Jacob, cercando di apparire tranquillo.
Chris socchiuse gli occhi e infine, annuì. Chissà cosa voleva da Alex, si disse. Poi raggiunse Darren e si avviarono lungo il corridoio fincheggiato da entrambi i lati dalle porte e dalle lampade a forma di margherite che emanavano un tenue bagliore giallastro.
- Cosa voleva? - chiese Darren curioso.
Chris prese in prestito le parole dette da Jacob poco prima. - Niente di importante.
Il cielo era diventato nero e le stelle scintillavano sempre più intorno alla luna. Chris e Darren arrivarono a casa della ragazza, tramite un portale. Le luci erano accese. Chris non vide, stranamente, sua nonna alla finistra che dava sulla strada.
- Forse, non è ancora arrivata - disse più a se stessa che a Darren, che stava di fronte a lei.
- Bè, io entro. - Stampò un bacio sulle labbra delle ragazze e corse verso la porta d'ingresso.
- Aspetta! - esclamò Darren. - Vengo anch'io. Voglio salutare tua nonna. L'altra volta sono stato scortese, non entrando a salutarla.
- Okay - disse Chris. Estrasse le chiavi dalla tasca destra e le inserì nella serratura che si aprì con uno scatto. Darren era già accanto a lei, sui gradini d'ingresso.
Chris spinse la porta e si trovo di fronte una casa completamente diversa da come l'aveva lasciata. Una casa devastata.
La poltrona giaceva terra, distrutta e strappata, come se un orso si fosse avventata su di essa. Il tavolo era stato completamente ribaltato e due sostegni si erano rotti. Pezzi di legno distrutti giacevano a terra, nella cucina che era collegata all'ingresso.
I cassetti della cucina erano stati scardinsti e buttati a terra. Sembrava che una banda di ladri fosse entrata in casa per rubare qualcosa, ma nello stesso tempo, Chris sapeva che quella non era stata opera di una ladro.
- Ma cosa diavolo è successo? - Darren guardava sconcertato la scena tanto quanto lei.
Chris si riscosse dall'angoscia che iniziava ad attanagliarla e chiamò sua nonna, avanzando tra gli oggetti rotti, con le punte dei piedi. - Nonna! - gridò. Poi salì le scale per controllare il resto della casa. Le camere erano intonse, quindi scese nuovamente le scale e tornò in cucina. E vide Darren che esaminava il sostegno di una sedia. Poi lo annusò.
- Cosa fai? - domandò Chris accigliandosi.
- Chiama tua nonna e fatti dire dove si trova! - ordinò Darren, ignorando la sua domanda.
Chris notò il tono imperativo della voce del ragazzo, quindi non formulò altre domande, ma si limitò a sfilare il suo cellulare dalla tasca sinistra e a far scorrere la lista dei numeri sulla rubrica. Qualche attimo dopo, il telefono di nonna Emily squillò, e Chris si girò con il sangue che le gelava nelle vene. Il telefono di nonna Emily era vicino al lavabo della cucina.
- Il telefono è lì - indicò Chris con un dito. - Ma dov'è mia nonna?
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