Incontro notturno
Capitolo 3
Una freccia scoccò, fendendo l'aria, fino a conficcarsi nel tronco di una quercia secolare.
- Molto bene - esclamò Adam, con un sorriso pieno d'orgoglio.
Alex ricambiò il sorriso. - Peccato che non mi riesca sempre.
- Ah, ti riuscirà, tranquillo - replicò, con un gesto vago della mano. - Statisticamente, riesci ad andare a segno tre volte su dieci. - Avanzò lentamente verso Alex, gli stivali tempestati di brillantini che calpestavano l'erba. - E se consideriamo che sono appena due mesi che tieni arco e frecce in mano...bè, devi riconoscere che stai facendo dei passi da gigante.
Alex sapeva che Adam aveva ragione. Però sapeva anche che non era abbastanza. Si era offerto per la missione anche lui e non ne era affatto pentito. Se fosse tornato indietro nel tempo avrebbe fatto la stessa identica scelta. Per la sua migliore amica. Per Chris.
Il suo obiettivo era soltanto aiutarla e renderla felice. E sapeva che, andare di nuovo senza un minimo di autodifesa in una missione piena zeppa di pericoli, l'avrebbe reso nuovamente il peso del gruppo. Si riteneva già molto fortunato di essere uscito indenne dalla foresta oscura.
Nonostante ci fossero persone esperte a proteggerlo, nulla era scontato. E lui lo sapeva bene. Aveva conosciuto il male in quella foresta. Lo aveva quasi toccato con mano. La nemesi di Chris, Ombra, rappresentava il male reincarnato. Una donna, se così si poteva definire, capace di torturare persone innocenti e addirittura di assassinare la sua unica figlia pur di arrivare a realizzare i propri scopi.
- Devo ringraziare te per tutto questo - ammise Alex, passandosi una mano sulla fronte per spostare un ricciolo scuro. - Non ce l'avrei mai fatta senza di te.
Adam gli sollevò il mento con le dita, delicatamente. - Suvvia, io ti ho dato solo alcune dritte - fece spallucce, minimizzando il discorso - il resto lo hai fatto tu. - Gli stampò un bacio sulle labbra.
Alex lo accolse con piacere. Era sempre tutto delicato quando si trattava di lui. Adam lo trattava come se fosse una bambola di porcellana, qualcosa di prezioso da proteggere. E a lui quella sensazione piaceva. Certo, era strana, insolita, ma pur sempre piacevole.
Stava scoprendo lentamente lati di se stesso che non conosceva. Cosa gli piaceva fare con il proprio partner e cosa no e le sensazioni che provava quando si baciavano o parlavano, e per non parlare della gelosia.
Alex aveva già provato gelosia in passato, ma per un'altra persona. Jacob.
Ricordava ancora vividamente quando lo vide avvinghiato a Lucy soltanto il giorno dopo in cui, a casa sua, si erano baciati. Aveva provato quasi una repulsione, una rabbia bruciante che gli cresceva nello stomaco fino a fargli sanguinare il cuore. Ma adesso era acqua passata, o quasi. Doveva ammettere che pensava ancora spesso a lui, ma non più come prima.
Jacob aveva provato a mettersi in contatto con lui più volte, anche attraverso Chris, ma lo aveva sempre evitato. Aveva deciso di stargli lontano, anche se sapeva che prima o poi si sarebbero incontrati di nuovo, dato che facevano parte entrambi della squadra della missione.
- Su, adesso muoviamoci - disse Adam, stringendogli una mano. - A breve sarà pronta la cena
Presero a camminare. Si allenavano in un bosco lontano da Brooklyn, lontani da occhi indiscreti. Adam aveva scelto quel posto perché non voleva che Alex fosse in pericolo. A giudicare dalle notizie che gli riportavano lui e Chris, il mondo magico era costantemente sotto attacco, attraverso sparizioni improvvise, uccisioni e comparse di gruppi di demoni ai confini.
L'unico posto in cui ad Alex era permesso stare nel mondo magico era la dimora di Adam. Ovviamente, per scelta di quest'ultimo.
Alex era andato a dormire da lui un paio di volte dopo allenati, dicendo a suo padre che andava a dormire da Chris.
Quando arrivarono al villaggio Ali Splendenti, fu Shederjin ad aprire la porta di casa. Il folletto era sempre elegantemente vestito e molto cordiale nei confronti di Alex, quando era ospite.
I due ragazzi si lavarono e prepararono per la cena. Dopo la cena, si congedarono dal maggiordomo e salirono nella camera del difensore delle fate.
Le portefinestre erano chiuse, ormai era metà novembre e il vento picchiava forte contro i vetri. Un fuoco scoppiettava nel camino situato all'altro estremo della stanza, illuminandola di un bagliore rossastro, rendendo l'ambiente accogliente.
Alex stava in piedi di fronte alla finestra, guardando affascinato le luci scintillanti multicolori che illuminavano il villaggio.
- Bello vero? - esordì Adam, che lo aveva raggiunto, stringendolo più vicino a sé per i fianchi.
- Già.
- E pensare che tutto questo possa essere spazzato via da un momento all’altro...
Alex inclinò la testa, poggiandola sulla spalla di Adam. - Abbiamo ancora una possibilità di evitarlo - replicò, con la voce che tradiva una nota di incertezza.
- Già. - Sospirò profondamente. - Ma adesso direi che è arrivato il momento di cambiare argomento.
Alex lo guardò, confuso. - Che intendi dire?
Adam strinse Alex per i fianchi, girandolo delicatamente verso di sé. Poi sollevò le mani fino al collo e lo baciò. Delicatamente, come faceva sempre.
Alex lo attirò ancor di più a se, buttandogli le braccia al collo.
Adam lo prese in braccio, facendo stringere le gambe del ragazzo intorno alla sua vita. Il tutto mentre continuavano a baciarsi, prima più delicatamente, poi poco a poco in modo più passionale.
Si ritrovarono sul letto, avviluppati l'uno all'altro, proprio come le fiamme che ardevano nel camino. E la passione cresceva, ardeva proprio come fuoco, tra i due.
Alex gli carezzava le guance spigolose, mentre continuava a baciarlo, esplorando con la lingua la bocca del ragazzo.
Adam, intanto, muoveva le mani così velocemente che Alex le sentiva un attimo prima sul suo petto, l'attimo dopo sulle sue gambe.
Il cuore di Alex prese a battere forsennatamente, come il rumore dei passi di una mandria di rinoceronti, mentre Adam faceva scivolare le sue mani fra le gambe di lui.
- Aspetta, aspetta - sussurrò Alex, passandosi una mano fra i capelli.
Adam lo guardava, gli occhi dorati ardenti di desiderio. - Qualcosa non va? - chiese.
Alex non sapeva cosa dire, un attimo prima si sentiva al settimo cielo e quello dopo angosciato. La realtà era che non era mai stato intimamente con nessuno e che fino ad allora, si erano solo limitati ad effusioni passionali. Però niente di più. Non perché c'era qualcosa che non andava in Adam. Semplicemente, sentiva che non era il momento giusto.
- Scusami, ma...non mi sento ancora pronto - ammise Alex, distogliendo lo sguardo imbarazzato.
Adam strinse le labbra, per poi incresparle in un sorriso sincero. - Tranquillo, a me basta starti vicino. - Si spostò al fianco del ragazzo e poggiò la testa sul suo petto.
- Grazie - disse Alex, dandogli un bacio sulla testa.
Alex si svegliò dopo qualche ora per andare a bere un bicchiere d'acqua. Si accorse di essere da solo nel letto. Non c'era traccia di Adam. Così uscì dalla stanza e scese al piano di sotto.
Una volta arrivato in cucina, si versò un bicchiere d'acqua e lo bevve.
Mentre posava il bicchiere di vetro nel lavello, sentì dei rumori. Erano delle voci. E sicuramente una delle due apparteneva ad Adam.
Alex seguì le voci fino al corridoio dell'ingresso, i piedi nudi che calpestavano i tappeti. Sull'uscio della porta vi era Adam e un ragazzo. Quest'ultimo era molto bello, lineamenti raffinati, leggermente più basso di Adam e con dei lunghi capelli verde smeraldo che brillavano di luce propria.
- Tu non sei tagliato per questo - diceva il ragazzo, poggiando una mano sul viso di Adam.
Alex rimase impietrito. Era evidente che i due si conoscessero molto bene. La delicatezza con cui il ragazzo aveva toccato Adam, in cui lo guardava, evidenziava una certa intimità tra i due.
Così Alex, sgattaiolò dietro una delle maestose colonne, mettendosi all'ascolto.
In quel momento, Alex provò per la prima volta gelosia nei confronti di Adam. Aveva voglia di uscire subito allo scoperto e togliere quella mano dal viso del suo ragazzo. Però non lo fece.
Qualcosa lo spinse a restare fermo. Non riuscì a decifrare cosa, curiosità, timidezza, paura. Questo non lo sapeva.
Adam poggiò una mano su quella che il ragazzo aveva sul suo viso, per poi spostarla delicatamente. - Non è vero. Io sono legato ad Alex come non lo sono mai stato con nessuno. - Fece un passo indietro, prendendo le distanze. - Mi dispiace, ma non sono più quello di prima.
Un tuffo al cuore, lo stomaco che si contorceva. Cosa vuol dire, non sono più quello di prima, pensò Alex.
- Menti a te stesso, questo lo sai anche tu - ribattè il ragazzo dai capelli verdi, le sopracciglia aggrottate. - E quando lo avrai capito...tornerà tutto come prima. Io sarò qui ad aspettarti. - Sì girò e sparì nella notte.
Alex appoggiò la schiena contro la pietra fredda, un brivido gli salì lungo la schiena fino a pizzicargli il collo. E ora che vuol dire sarò qui ad aspettare. Quelle parole gli invasero il cervello fino a diramare in centomila direzioni. E ognuna di esse era peggio dell'altra.
Alex chiuse per un momento gli occhi, cercando di regolare il respiro. Dopodiché, si mosse e si fiondò in camera, tornando a letto, facendo finta di non aver né visto né sentito niente.
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