Dì qualcosa...
Capitolo 42
Il cielo era fino a qualche istante prima azzurro, proprio come gli occhi di Darren, pensò Chris con un moto d'angoscia che la attanagliava in maniera pressante e in costante crescita. Adesso, le nuvole iniziavano ad addensarsi e a oscurare il cielo, come un velo sporco e sbiadito.
- Dov'è che vuoi andare, precisamente? - chiese Jason a Adam.
Adam si portò la mano sotto il mento, in un'espressione pensierosa. - Bè, la possibilità che abbiamo è essenzialmente una - disse. - Posso usare le mie ali per volare al di sopra degli alberi e cercare Darren, Jacob e Paige, che si sono separati da noi a causa di due orchi - spiegò.
Jason socchiuse gli occhi, improvvisamente concentrato. - Mi sembrava strano che non fossero con voi. Avevo pensato che fossero mor... - Alzò lo sguardò su Chris senza concludere la frase.
Chris lo guardò, cercando di mostrarsi calma e sicura di sè. Non voleva che gli altri capissero quanto fosse preoccupata. Però, era sicura che Darren stesse bene. Voleva crederlo. Anzi, doveva crederlo, altrimenti lo sconforto l'avrebbe assalita in un battito di ciglia.
- Darren sta bene - disse. - E anche Jacob e Paige, ne sono sicura. - Tutti gli occhi era puntati su di lei. - Dobbiamo soltanto trovarli - aggiunse.
- Bene - riprese Jason. - Allora, facciamo come dici - Si rivolse a Adam. - Trasformati.
Adam inclinò la testa e socchiuse gli occhi. Sembrava essersi offeso. - Non sono mica una farfalla.
Jason alzò le sopracciglia, imbarazzato. - Oh, ehm... Per sua fortuna fu Alex a salvarlo dalla situazione imbarazzante. - Adam sei sicuro di avere abbastanza energia per volare?
- Ah, certamente - Adam liquidò il discorso con un gesto della mano. Poi ammiccò con l'occhiolino verso Alex. - Grazie a te, naturalmente.
Alex trovò improvvisamente interessanti le sue scarpette.
- Sai, mi rendo conto solo in questo momento che non ci siamo neanche presentati - esordì Jason, aggrottando la fronte.
- Io sono Adam Mars - rispose Adam. - Tu sei Jason, l'amante inconsapevole di Chris. Lo so già.
- Non dire idiozie - sbottò Chris contrariata.
- Bene - proseguì Adam. - Fatemi spazio, devo spianare le ali.
Chris, Jason e Alex eseguirono l'ordine e ai allontanarono da Adam, posizionandosi accanto all'albero più vicino.
Adam piantò i piedi per terra e guardò dritto davanti a sè. Improvvisamente, due veli semitrasparenti color bianco perla a forma di ali sbucarono dal centro della schiena di Adam. Brillavano vividamente.
Chris spalancò gli occhi. Era una visione affascinante. Raramente aveva visto una cosa così...splendente.
Adam si voltò a guardare i tre ragazzi vicino all'albero. - Volare sopra la Foresta Oscura è pericolosissimo. Potrei attirare gli orchi, gli elfi oscuri o i demoni se faccio ritorno qui.
- Demoni? - ripetè Chris.
- Sì, pasticcino - la apostrofò Adam. - Quelle creature mostruose che ci hanno attaccati erano sicuramente demoni.
- Quindi, ciò sta a significare che Ombra è nei paraggi. - Chris sentì la speranza che tornava ad accendersi, anche se la fiammella che la animava era debole.
- Sì - assentì Adam. - Ma non possiamo continuare senza gli altri tre.
- Adam ha ragione - intervenne Jason. - Da soli non ce la possiamo fare. In realtà, non sappiamo neanche se ce la possiamo fare con l'aiuto di altri tre stregoni.
- Però dobbiamo provare - s'intromise Alex. - Altrimenti tutto questo non ha senso.
- Già - convenne Adam. - Quindi, quando e se farò ritorno... - Ci fu una piccola pausa. - ...farete meglio a farvi trovare pronti a combattere o a marciare. In ogni caso, fate attenzione. - Poi fece un piccolo balzo e volò versò l'alto, sopra gli alberi, volteggiando in un fascio di luce bianco perla.
-
Il cielo iniziava a oscurarsi mentre Darren camminava accanto al suo fratellastro, tagliando via ramoscelli morti e frondosi con la sua spada.
Jacob aveva un'espressione corrucciata. Darren non l'aveva mai visto così cupo. Però nell'ultimo mese gli era capitato di vederlo pensieroso, anche fin troppo, molte volte. Inoltre, non si confidava più con lui.
Jacob era sempre stato un ragazzo solare e dalla battuta pronta in ogni caso. A Darren piaceva il carattere di entrambi i suoi fratelli. Paige era una bomba a orologeria e Jacob affabile e simpatico.
Ad ogni modo, Darren odiava vedere suo fratello in quello stato. - Jacob, cosa ti prende? - gli chiese.
Jacob si girò a guardare negli occhi suo fratello, ma aveva un'espressione confusa e stordita, come se avesse interrotto un pensiero in cui vi era immerso completamente. - Niente - rispose qualche secondo dopo.
Darren sapeva perfettamente che stava mentendo, quindi si decise a parlargli in modo più deciso. - Jacob sei strano - disse, continuando a camminare al suo fianco. - E sono sicuro che non è per Paige. Qualcos'altro ti logora dentro.
Jacob si fermò improvvisamente, gli occhi scuri fissavano il terreno buio e umido davanti a sè.
- Parlami - proseguì Darren. - Dì qualcosa. Sai di poterti fidare di me.
Jacob si girò a guardare il fratello. Gli occhi neri come la notte luccicavano come gioielli. - Non voglio più stare con Lucy - rispose infine.
Darren aggrottò la fronte confuso. Non si aspettava una risposta come quella. Jacob non era un tipo da affezionarsi a una ragazza e farsi troppi problemi. Quindi perchè è così cupo e introverso, si chiese Darren.
- Be, allora diglielo - suggerì Darren. - Se riusciamo a compiere questa missione e a tornare sani e salvi, diglielo. Parla con lei.
- Non è così facile - replicò Jacob. - Lei ha bisogno di me.
- No, Jacob, lei non ha bisogno di te, ma sei tu che credi che lei abbia bisogno di te - puntualizzò Darren.
Quelle parole spiazzarono Jacob completamente. Aveva la bocca aperta in una risposta muta. Poi la chiuse e si afflosciò un pò, come un fiore mezzo attecchito. - Hai ragione - convenne. - Però, ho paura della sua reazione.
Stavolta fu Darren a rimanere spiazzato. Come è possibile che Jacob ha paura della reazione di una ragazza, si domandò Darren. Jacob non aveva mai paura delle reazioni delle ragazze che lasciava, e ne erano tante. Poi, Darren capì. Jacob non aveva paura di Lucy, ma di lasciarla sola. Lucy era sola al mondo. Era stata lasciata fuori del portone dell'istituto di Evelyne, sui gradini d'ingresso quando era soltanto una neonata. Non sapeva chi fossero i suoi genitori e non sapeva neanche se avesse dei fratelli o delle sorelle.
- Jacob, non puoi addossarti una responsabilità che non è tua, se non vuoi stare con lei e non vuoi fare parte della sua vita.
Passò quasi un minuto prima che Jacob annuisse. - Hai ragione, devo dirgli tutta la verità.
Darren fissò con più intensità il viso bello e liscio del fratello. - Che intendi per "tutta la verità"? - domandò.
Gli occhi di Jacob si accesero ulteriormente e brillarono con più intensità del solito. L'espressione era seria e posata, la schiena e le spalle rilassate. Sospirò profondamente, prima di aprir bocca per parlare. - Le dirò tutta la verità, cioè che non voglio stare più con lei e mentire a me stesso, ai miei sentimenti. Tutto questo è diventato insostenibile e non voglio più mentire alle persone a cui tengo di più al mondo. A mamma e papà. A Paige...e a te.
Darren non riusciva a capire dove volesse arrivare Jacob. Era così strano. Appariva rilassato, anche se ciò che si accingeva a dire sembrava essere importante per lui.
- A cosa ti riferisci? - gli chiese Darren, corrugando la fronte in un'espressione confusa.
Jacob trasse un lungo respiro, poi infine disse: - Io amo Alex.
Darren alzò le sopracciglia sorpreso. Non si aspettava una confessione del genere, non da suo fratello. Non da Jacob, che era considerato il playboy per eccellenza dell'istituto. Era stato quasi con tutte le ragazze di Evelyne. Come era possibile che si fosse innamorato di un ragazzo.
Darren si aspettava di più che gli confessasse di provare qualcosa per Chris, al massimo.
- Ho cercato di reprimere i miei sentimenti per lui - proseguì Jacob. - Però non ci riesco più. In realtà, non ci sono mai riuscito. Non ho mai provato nulla del genere per nessun'altra ragazza. Voglio averlo al mio fianco e glielo voglio dire a viso aperto. Anche se, sono quasi certo di averlo perso per sempre. Non vorrà più saperne niente di me. Ed è per questo che mi comporto così. Perchè adesso che ho capito, finalmente, cosa voglio, so di non poterlo più avere.
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