Capitolo 18

"Anche io voglio trovarmi una margherita sul banco, di prima mattina, anche solo per migliorarmi la giornata. Anche io voglio essere cercato, voluto, non disprezzato da tutti. Anche io voglio vivere di sorprese. Anche io voglio essere la prima scelta di qualcuno, il primo pensiero la mattina e l'ultimo che lo accompagna la sera. Anche io voglio qualcuno. Ma io voglio troppo."

Fred attraversò di corsa il corridoio dei dormitori maschili di Grifondoro. Aveva urgentemente bisogno di una certa riccia con cui parlare. Come previsto la trovò in Sala Comune china su una pila di libri per poco più bassa di lei.

Herm! – quasi urlò.

Fred – disse lei, sussultando. – Che è successo di grazia? – Il ragazzo le sventolò davanti agli occhi il foglio di pergamena che teneva in mano.

Guarda cosa mi è arrivata sta mattina presto –

Caro Fred,

qui va tutto bene. Voglio dire, la vita è dura ma si può sopravvivere. La buona notizia è che ho trovato dei maniaci delle strategie, che, come me amano passare notti insonni a studiare il campo e le posizioni dei giocatori. È stupendo pianificare tutto con loro. Beh, diciamo che mi diverto con poco. Comunque, non ti ho scritto solo per sapere come stavi, porto anche buone nuove. Volevo che fosse una sorpresa ma non ho resistito. Ho diritto a delle ferie, essendo solo una riserva sottopagata della nazionale di Quidditch, e ho deciso di prendermi un fine settimana per rivedere la cara vecchia Hoggy. Sarei felicissimo se potessi vedere la prima partita, al solito contro Serpeverde, (tanto si sa già chi saranno i vincitori).

Tuo,

                                                                                              Oliver.

Hermione non sapeva se ridere o piangere davanti all'esemplare di Fred Weasley che improvvisava balletti imbarazzanti in piena Sala Comune per la felicità. Optò per la prima opzione e informò il più grande sulla partita che si sarebbe disputata il sabato pomeriggio successivo. Questo fece per andarsene, dopo averla abbondantemente ringraziata per l'informazione, quando venne letteralmente investito da un'altra persona. E fu così che anche il secondo dei fratelli Weasley fece la sua comparsa, scusandosi velocemente. Riprese anche lui a correre verso l'uscita, leggermente dispiaciuto per non poter passare del tempo con il suo gemello, ma anche leggermente in ritardo per un incontro che era decisamente più importante di qualcosa che poteva fare in qualunque momento. Angelina gli aveva chiesto una mano per provare la sua nuova scopa. Era costantemente in tensione da quando era diventata capitano. Arrivò al campo da Quidditch pochi minuti dopo, trovando un'Angelina più tesa che arrabbiata ad aspettarlo.

George, finalmente! – disse lei. – Forza iniziamo! –

Un paio d'ore dopo, passate a parere di George un po' troppo velocemente, erano di ritorno per il castello. Il rosso stava spiegando alla ragazza le sue opinioni sugli schemi che riguardavano le posizioni della squadra sul campo, quando la ragazza si battè il palmo della mano sulla fronte.

Per le mutande di Merlino! Mi sono completamente dimenticata di provare le nuove tecniche che avevo pensato. E poi ci sono ancora le strategie di gioco da sistemare. E poi dovremmo cercare di sistemare in qualche modo il materiale della squadra... - Stava urlando la bruna. Si erano fermati nel bel mezzo del tragitto e la ragazza camminava avanti e indietro, quasi in preda ad una crisi di panico. Il povero George, non sapeva cosa fare, e soprattutto si chiedeva quanto male gli avrebbe fatto se fosse scoppiato a riderle in faccia. Ma la verità era che in quel momento, trovava Angelina, non solo decisamente buffa, ma anche incredibilmente bella, come sempre del resto. Improvvisamente il rosso realizzò che sarebbe toccato a lui il compito di calmare il suo capitano. Non fu difficile, dovette semplicemente lasciarsi guidare dall'istinto. Poggiò le mani sui fianchi della ragazza, che stava ancora delirando, e la baciò. George sentì di non poter essere più felice quando Angelina ricambiò, sugellando un patto che sarebbe durato per sempre.

La partita del giorno dopo era arrivata, a parere di Fred, un po' troppo presto. Era agitatissimo, e non poteva fare a meno di camminare su e giù per il pavimento dello spogliatoio, a meno di cinque minuti dall'inizio della partita. Non appena Angelina ebbe finito di spiegare per quella che doveva essere la centesima volta, Fred imitò i compagni di squadra e si mise la scopa in spalla. Si diresse verso il campo con il resto dei Grifondoro, probabilmente teso come non lo era mai stato per una partita di quidditch. E la cosa che più le preoccupava era il sospetto che non fosse così nervoso per la partita, anzi. La partita occupava una parte marginale di suoi pensieri. In ogni caso, però, quando sentì il vento sul viso si risvegliò e tornò il solito, caro, Fred Weasley. Il cui unico scopo in quel momento era far tornare i Sempreverde a casa sconfitti.

Udì il fischio di Madame Hooch e si alzò in aria, in contemporanea a tutti gli altri.

Perse del tutto la cognizione del tempo. Non sapeva da quanto di preciso stesse sfrecciando dietro ai bolidi, quando sentì la prima ovazione provenire dritta dalle tribune di Grifondoro. Sorrise e imbarazzò qualche posa imbarazzante, ma tornò ben presto al suo lavoro. I cori, che esultassero o disapprovassero, continuarono ancora per un po', prima che un vero e proprio boato prorompesse nell'aria.

Fred apprese con gioia che erano stati i Grifondoro a provocarlo. Harry era infatti riuscito a prendere il bocciolo e a consegnare la partita alla sua casa. Attirò strafece, ma la sua gioia venne turbata da alcune parole che aveva sentito. Convinto di un errore si avvicinò alla voce per ascoltare meglio. A quel punto però, purtroppo, tutti i suoi dubbi si dissolsero. Il tono strascicato di Malfoy era inconfondibile, come d'altronde quello che stava dicendo: stava insultando la famiglia Weasley, i suoi soliti scagnozzi al fianco che ridevano stupidamente. Non riuscì più a rispondere delle sue azioni, e si avventò su Crebbe, immediatamente alla sua destra, tirando pugni alla cieca, e sorprendessi quasi felice al sentire i gemiti di dolore che indicavano che il colpo era andato a segno. Con la coda dell'occhio vide George e Harry balzare rispettivamente su Goyle e Malfoy, e gli arrivarono debolmente alle orecchie le parole di Hermione nel tentativo di persuadere Harry a smettere, mentre tratteneva Ron. Improvvisamente, si sentì afferrare con forza alle spalle. Il viso che vide in quel momento, gli fece tornare in mente chi sarebbe andato a vederlo quel giorno, e apparteneva all'ultima persona che avrebbe voluto presente in quella situazione. La delusione che lesse negli occhi di Oliver lo ferì più di quanto qualunque pugno di Goyle avesse fatto negli ultimi cinque minuti, il che era quanto dire. Una furiosa Madame Hooch, in ogni caso, gli si parò davanti, impedendogli la vista di chiunque altro.

Da Silente. Ora. - quasi gli urlò in faccia l'arbitro. Si affrettò ad obbedire insieme ad Harry e George.

Circa sessanta minuti, una decina di rimproveri e tre giocatori in meno per tutto il resto dell'anno nella squadra di Quidditch dei Grifondoro più tardi, i tre amici si diressero, muniti di musi lunghi verso la Sala Comune. Fred, però, si sentì picchiettare sulla spalla. Si voltò e vide un Oliver sorridente, porgergli la mano.

Mi concede l'onore di parlarle in privato, monsieur? - gli chiese.

Fred sorrise come una ragazzina alla sua prima cotta. Semplicemente annuì, troppo impegnato a fare i salti di gioia dentro di sé per parlare.

Allora a dopo - salutò Harry e George, leggendo stupore negli occhi del primo, e un leggero fastidio negli occhi del secondo. Scuote le spalle e seguì Wood.

Dunque, dove andiamo signor capitano? - chiese con una vena di sarcasmo.

Apprezzo il fatto che tu sappia ancora chi è che comanda qui - scherzò l'altro.  - In ogni caso è una sorpresa, quindi taci Weasley - ordinò con finto tono autoritario. In realtà gli riuscì così bene che Fred ci avrebbe anche creduto se l'ex alunno non avesse intrecciato le loro dita con dolcezza. In ogni caso, ubbidì. Il percorso durò altri dieci minuti circa, in cui il silenzio regnò sovrano.

Davvero? - chiese il rosso scettico, quando si accorse del luogo in cui era stato condotto.

Beh, dovevo fare una cosa speciale per una persona speciale, quindi mi sarebbe servito anche un posto speciale, non credi? - rispose Oliver sorridendo. - E poi volevo dimostrarti, che il caro vecchio Wood, anche se è uscito conosce ancora Hogwarts come le sue tasche. -

Il caro vecchio Wood dovrebbe anche sapere che non gli farò da giudice per dirgli se la stanza che ha preparato è adatta per limonarsi una ragazza. - sospirò Fred.

Non era proprio questa l'idea del caro vecchio Wood - ridacchiò l'altro.

Trovo piuttosto inquietante il fatto che parli di te in terza persona, sai? -

Forse era questo lo scopo - rispose improvvisando un'espressione strana.

La faccia inquietante ti è riuscita male - ribatte il rosso.

Sono cinque minuti che stiamo qui di fronte, non sarebbe ora di entrare? -

Con i suoi tempi monsieur - disse Fred. Oliver gli poggiò delicatamente le mani sugli occhi, facendolo sussultare.

Il Grifondoro sentì il cigolio della porta mentre veniva aperta, ma lasciò che fosse Oliver a dargli una spinta gentile per invitarlo ad entrare. Quando, finalmente libero dell'altro ragazzo, poté aprire gli occhi pensò che davvero, non avrebbe potuto scegliere meglio la persona a cui mettere il proprio cuore. Poi, però, gli balzò in mente il pensiero di non meritarlo. Un guizzo di tristezza attraversò i suoi occhi, dettaglio che non sfuggì al ragazzo più grande.

Fred, non so se è il momento più adatto, ma dovevo dirtelo. Tu mi piaci... -

Risparmiati tutto il monologo che ti sei preparato. - lo interruppe bruscamente il rosso. - Anche tu mi piaci, e decisamente troppo. Ma non possiamo stare insieme. - Oliver fece per intervenire a sua volta, ma il più grande dei gemelli Weasley, bloccò il suo tentativo sul nascere. - Non riesci proprio a capire? Io non vado bene per te, io sono sempre stato quello che invidia gli altri, anche se non lo do a vedere. Mi sono sempre sentito oscurato dai miei fratelli, tutti Prefetti, Capiscuola o Capitani della strada di Quidditch, tutti in grado di fare grandi cose e tutti con un futuro felice e brillante davanti, nonostante le origini modeste. L'unico che mi abbia mai capito è stato mio fratello George, ma poi sei arrivato tu e lo sento che da allora non è più la stessa cosa, è inutile fare finte di nulla. So che è da egoisti ma anche io voglio essere cercato, voluto non disprezzato da tutti, per fare qualunque cosa che non sia uno scherzo stupido e magari anche troppo pesante. Anche io voglio vivere di sorprese. Anche io voglio essere la prima scelta di qualcuno, il primo pensiero che lo accompagna la mattina è l'ultimo la sera. Anche io voglio qualcuno. ma voglio troppo. E tu sei troppo. Io non ti merito. - concluse freddamente Fred. Si girò intenzionato ad andarsene ma non riuscì a muovere un solo passo prima che una mano si appoggiasse sul suo braccio e lo attirasse verso il corpo del suo possessore.

Ti sbagli da tutti i punti di vista. Se tu lo desideri avremo tutto il tempo di conoscerci bene e ricominciare da capo. Ma c'è una cosa che so con certezza su di te. Sei tu ad essere troppo per me. Ma cosa ci vuoi fare se sono un egoista? - detto questo, Oliver non riuscì più a trattenersi e si avventò sulle labbra dell'altro. Pensò che non ci potesse essere sapore più dolce. E nel momento in cui si guardarono negli occhi, ansimanti per il lungo bacio, il bruno seppe che tutti gli errori che aveva commesso gli erano stati perdonati, e che avrebbe avuto un'altra possibilità. E in quel momento si ripromise che non avrebbe mai deluso il ragazzo che amava. Mai.

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