Capitolo 16
"E tu invece? Tu, hai mai parlato di me a qualcuno? Hai mai parlato di me con gli occhi che luccicano, con un sorriso stupido che non riesci a nascondere neanche se ti ci metti veramente, hai mai parlato di me come se fossi una cosa preziosa da proteggere, come se tu stessi parlando della cosa più bella del mondo, come si parla delle librerie, dell'odore dei libri nuovi, della primavera, dei fiori, del primo bagno al mare, del primo bacio,
hai mai parlato di me alle persone a cui tieni di più dicendo che non volevi che andassi via,
trattenendo le lacrime,
hai mai parlato di me con il rossore sulle guance, guardando di lato,
vergognandoti appena perché è un sentimento che non hai mai provato con nessun altra?"Draco era ancora sulla soglia della porta della Stanza delle Necessità, come imbambolato. Asteria non gli avrebbe mai chiesto di andare via. Ma improvvisamente fu come se il Serpeverde si fosse svegliato. Sorrise. - Andiamo Principessa, mi auguro che ti ricordi la formula dell'incantesimo di disillusione - le strizzó l'occhio e puntó la bacchetta su se stesso. Asteria fece lo stesso, e i brividi di freddo che sentì contribuirono a riportarla alla realtà. Si ricompose e lanció al compagno un'occhiata torva. - Come scusa? No, no proprio no. Sono troppo meravigliosa per te. Mi dispiace. - finse un tono desolato. - Addio - concluse con fare melodrammatico. Pronunció a bassa voce l'incantesimo di disillusione e dopo i familiari brividi corse con tutte le sue forze verso la Sala Comune dei Serpeverde. Improvvisamente andò a sbattere contro qualcuno, che la circondó con braccia invisibili, dal quale dedusse che poteva escludere l'ipotesi che si trattasse di un muro. - Cosa vuoi, furetto? - disse. - Questo era un colpo basso, - rispose la voce - principessa - aggiunse poi. Asteria non poteva vedere Draco ma era sicura che in quel momento sul suo volto era stampato un ghigno. Stava per ribattere quando lui la interruppe di nuovo. - Allora principessa, ho pensato che siamo entrambi digiuni, e che magari mi potresti offrire il privilegio di una cena con sua maestà - disse lui. - Anche se ovviamente la proposta è una pura formalità perché se non mi segui di tua spontanea volontà ti ci porto di peso - sussurró all'orecchio della ragazza. Nonostante tutto Asteria si lasció sfuggire un sorriso. - Sai che sei molto inquietante vero? Però ho fame e sappiamo tutti che allo stomaco non si comanda. - disse lei. - Ah e per la cronaca sua maestà dovrebbe essere mio padre. Non sono omofoba, però per favore non provarci anche con mio padre. - - Quindi, devo supporre che hai accettato di essere la mia principessa? - scherzó lui. - Oh ma sta un po' zitto furetto - -Cho! Ehi Cho! - stava urlando Harry mentre scendeva gli scalini a due a due nel tentativo di raggiungerla. - Harry, ciao - disse lei con un espressione strana. - Come mai sei già sveglio a quest'ora di sabato? - - Cho sono le otto e mezza non le cinque del mattino - rise lui. - Comunque allenamenti di quidditch - affermó Harry. - Tu invece? - - Non riuscivo a dormire, e ho pensato di scendere a mangiare qualcosa - rispose lei. Harry pensó che Cho aveva detto la verità, date le due enormi borse violacee sotto gli occhi. - Allora ti andrebbe di fare colazione insieme? Magari potresti sederti al tavolo dei Grifondoro - chiese lui speranzoso. Sul volto della ragazza spuntò un timido sorriso. Si incamminarono verso la Sala Grande mentre lei rispondeva. - Bè magari si può fare. Basta che poi non mi convertiate. - - In realtà io ci avevo pensato>, <insomma dopo un po' non diventa noioso studiare tutto il giorno ed essere l'inc
ubo di ogni bibliotecario? - scherzò lui. - Perché cercare in tutti i modi di rompersi il collo in imprese spericolate e spesso stupide è meglio? - ribatté lei. - Ovvio - disse lui. Lei foto spallucce e sfoderó un sorriso. - Sai dicono che nella vita l'importante sia la convinzione - affermó lei. Dopodiché scappò da Harry e corse verso il tavolo di Grifondoro dove era seduta una ancora assonnata Hermione. Tuttavia quando la riccia si accorse dell'amica si alzò e la salutò con un abbraccio. Harry le guardò confuso 'Ma non si odiavano?' Pensò. - Ma salve - esordì non appena si avvicinò al suo tavolo. - Herm anche tu sveglia di prima mattina? - chiese sorpreso. - Dovevo recuperare alcuni compiti, sai lunedì sera inizio la punizione con Hagrid e non posso permettermi di restare indietro con lo studio. - disse lei.- Io avrei un'idea migliore - - Potreste venire a vedere i miei allenamenti e poi potremmo mangiare insieme, ci sarà anche Ron, dovrebbe essere qui fra poco, non sono riuscito a
svegliarlo - propose Harry. - Mi dispiace Harry ma non posso proprio, devo mettermi in pari con lo studio, scusa - affermó Hermione.- Mi dispiace ma anche io ho da fare dopo - disse Cho dispiaciuta.- Non è che Hogwarts ha aperto un club del libro e mi state dando buca per andarci? - chiese Harry stranamente serio. Le due ragazze scoppiarono a ridere. - Non è escluso. Scusate ma ora io andrei - disse Hermione alzandosi è salutando.- Si vado anche io - aggiunse Cho, raggiungendo la Grifondoro dopo aver salutato Harry. Si avviarono chiacchierando nella stessa direzione lasciandosi alle spalle un Harry molto perplesso. Il ragazzo vide arrivare Ron e decise che avrebbe dato soddisfazione ai suoi dubbi. Raggiunse l'amico e gli chiese di dire ad Angelina che avrebbe ritardato di una mezz'ora perché era stato convocato da Piton. Ron acconsentì dubbioso e si avviò verso il campo di gioco. Harry invece prese la direzione opposta. Draco aspettava che Asteria uscisse dal bagno mentre leggeva s
vogliatamente un libro di Divinazione e pensava a come Hermione l'avrebbe adorato. A come le sue mani piccole e leggermente paffute avrebbero girato velocemente le pagine. A come avrebbe divorato con gli occhi ogni singola parola impressa sulla carta. La porta delle Stanza della Necessità cigolò e si aprì. Il Serpeverde chiuse il libro di scatto, come se avesse paura potesse riflettere i suoi pensieri. Dall'angolo della libreria spuntarono un infervorata Hermione e un'alquanto assonnata Cho. - Ti rendi conto che gli elfi domestici sono sfruttati in quel mondo tremendo? I loro diritti non sono rispettati da nessuno. Solo il professor Silente ha iniziato da poco a considerarli al pari di noi maghi. Ascoltami Cho. Aderisci al C.R.E.P.A. non te ne pentirai, fidati. - concluse la riccia. Salutò Asteria, che intanto era ricomparsa alle spalle del compagno di casa senza che lui se ne accorgesse e Draco stesso, il quale non poté fare a meno di notare che Cho sembrava ancora più annoiata dop
o lo sproloquio di Hermione sui diritti degli Elfi Domestici. Sorrise sotto i baffi. - Okay Malfoy...- cominciò Hermione. - Avevamo deciso che mi avresti chiamato Draco - la interruppe Malfoy, un ghigno stampato in faccia. - Non ho ancora firmato un contratto - ribatté Hermione. - Ancora per poco - disse lui, armeggiando con la bacchetta.- Non firmerò nessun contratto, Draco - affermó lei, calcando l'ultima parola. Con la coda dell'occhio Draco vide che la Grifondoro non andava troppo a genio ad Asteria, a giudicare dallo sguardo fulminante con gli occhi. In ogni caso esortò Hermione a continuare con gli occhi. - Perché ci hai fatto tornare qui stamattina? - chiese con un misto di malizia e curiosità negli occhi. - Lo so hai detto che ti serviva inventassi una scusa plausibile per la vostra assenza, ma non avreste avuto problemi ad inventare una cavolata al momento. Non so se sapete che siete temuti un po' da tutta la scuola. Il rango dei vostri genitori vi avrebbe potuto salvare la
faccia un'altra volta, e non avrebbe fatto storie neanche uno dei vostri presunti amici. Per quanto riguarda Cho, nessuno avrebbe considerata strana la sua assenza, considerato il brutto periodo che sta passando. -concluse la riccia. "È così intelligente" pensò Draco, prima di rispondere. Contava su una delle battute sarcastiche di Asteria, ma sembrava che la sua compagna fosse in trance, anche se continuava a fissare in cagnesco Hermione. Stava per ribattere, quando sentì la porta sbattere come se aperta da poco e una voce che diceva:
- Carina questo raduno, cos'è una rimpatriata tra amici d'infanzia costretti ad odiarsi durante l'adolescenza? Mmh, direi di no, penso che molti di voi non si conoscessero prima di Hogwarts, quindi escluderei anche l'ipotesi che si tratti di una sottospecie di riunione di famiglia. Aspetta, aspetta ci sono, è la prima riunione del club "lanciamo Imperio a gente a caso, visto che non abbiamo niente da fare oggi pomeriggio". Bè, direi che però ora è arrivata l'ora di divertirci – concluse un Harry Potter alquanto furibondo sulla soglia della Stanza delle Necessità. Estrasse la bacchetta e Draco, ormai bianco in viso temette il peggio.
- Expelliarmus – sentì urlare da dietro di sé. La bacchetta di Harry volò in mano ad Asteria. La faccia del Grifondoro era sconvolta. – Iniziamo con il calmarci un po' il sangue ti va? Bene, ora sappi che non abbiamo il club "facciamo i bambini cattivi e rapiamo la gente, tanto c'è Harry Potter che verrà a salvarli, mentre noi saremo irrimediabilmente sconfitti e dissuasi dal riprovare a fare qualunque cosa se non respirare". Abbiamo solo riscontrato una piccola inesattezza in un certo esercizio di Pozioni, che il caro Draco qui presente ha eseguito magnificamente, mentre le tue stupide amichette qui davanti solo in maniera mediocre, eppure hanno avuto lo stesso identico voto. Stavamo solo cercando di capire perché. – concluse la Serpeverde e il compagno ringraziò per la sua esistenza. Harry non sembrò crederle neanche per un istante, anzi, la recita, per quanto impeccabile incrementò solo la sua rabbia. Fece per lanciarsi su Draco, ma Hermione da un lato e Cho dall'altro riuscirono a bloccarlo e a trascinarlo fuori. La Corvonero li accompagnò fino alla Torre di Grifondoro, che raggiunsero con non poche difficoltà, dato che Harry non accennava minimamente a calmarsi. Una volta salutata Cho, Hermione si buttò sulla sedia più vicina lasciando libero Harry, che cominciò ad urlare. La riccia non fu mai tanto felice di vedere la sua Sala Comune vuota.
- Ti rendi conto di quello che ha fatto? – stava dicendo in quel momento il suo migliore, – si può sapere perché mi hai portato via? Ti giuro che ho una voglia di picchiare quel bastardo... mi piacerebbe poter prendere a calci la prima cosa che capita. – continuò ad urlare per un po'. Dopo dieci minuti che andava avanti più o meno nello stesso modo cercò di calmarsi.
- Potresti, adesso, per favore, spiegarmi cosa ci facevi là con loro? – chiese lui. Hermione capì che se gli avesse raccontato la verità l'avrebbe considerato un tradimento, soprattutto considerato tutto quello che era successo con il Serpeverde. Optò per la prima bugia convincente che le venne in mente.
- Avevo appena litigato nel corridoio fuori dai bagni di Mirtilla Malcontenta con la Parkinson, e abbiamo quasi iniziato un duello, poi è arrivato Malfoy e ha tentato di farla ragionare. Inutile dire che non c'è riuscito, quindi ha provato a lanciarle un Imperio, ma ha sbagliato mira e ha colpito me. Quel carlino della Parkinson è scappato e lui e Asteria si sono offerti di aiutarmi a sciogliere l'incantesimo se non avessi detto niente una volta cosciente. Quando sei arrivato tu, ero tornata in me da poco e mi stavano dicendo come erano andata veramente, è l'unica cosa di cui sono certa visto che il resto me lo ha raccontato Cho che è stata con me per tutto il tempo. – disse la Grifondoro. Harry mugugnò perplesso per tutta risposta.
Per le successive due settimane Hermione passò il tempo divisa fra Harry e Ron (il quale era stato tenuto all'oscuro di tutto), la biblioteca e la punizione. Non vide più Draco al di fuori delle tre ore passate a scartabellare e trascrivere in bella i documenti del carcere di Azkaban. La Grifondoro non aveva idea che potessero esistere così tanti tipi di torture, crimini e provvedimenti. Ad ogni modo, salvo per le occhiatacce di Gazza e i suoi sproloqui sui vari provvedimenti (tutti rigorosamente illegali) che avrebbe preso lui nel loro caso se fosse stato preside e l'atteggiamento da gatta morta della Parkinson, per la Grifondoro quelle ore non furono prettamente spiacevoli. Aveva imparato a conoscere un lato migliore di Draco. Anche se probabilmente alla luce del sole nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso, erano diventati quasi amici. Passavano il tempo a ridere, commentare le facce schifate della Parkinson nel vederli parlare, criticare il regime d'insegnamento di Piton e così via. E, cosa ancora più importante, al contrario degli anni precedenti, riuscivano a stare nella stessa stanza senza distruggerla e distruggersi a vicenda. Oltretutto, ormai la strana sensazione che la ragazza aveva iniziato a provare durante i primi giorni di scuola era diventata una costante, anche se non riusciva ancora a riconoscerla.
Era il terzo venerdì di settembre, l'ultimo giorno di punizione della Grifondoro. Doveva essere nell'ufficio di Gazza per le 8.00, ma era abbondantemente in ritardo. Quel giorno, infatti, aveva avuto un test di Incantesimi e uno di Trasfigurazione, inoltre Piton aveva consegnato i voti dell'ultima pozione che avevano fatto, ed Hermione aveva preso un deludente 'Oltre Ogni Previsione', invece del solito 'Eccezionale'. Dopo le lezioni pomeridiane si stava trascinando distrutta verso la sala comune quando nel corridoio aveva incontrato Fred e George che pianificavano caramelle capaci di esplodere, da dare alla Umbridge, (testuali parole) 'per un caloroso e scoppiettante benvenuto'. Gli urlò per un po' contro, ma alla fine decise di portarli con lei alla torre dei Grifondoro, lasciando il lavoro sporco a Ron. Durante il tragitto si era anche fatta sfuggire qualche risatina causando lo stupore e la soddisfazione dei gemelli, perché la verità era che, doveri da prefetto o meno, nessuno (a parte ovviamente i figli di papà che le leccavano i piedi, guarda caso tutti Serpeverde) riusciva a sopportare quella vecchia rospa. Arrivati alla meta, Hermione consegnò i suoi fratelli a Ron. Inutile dire che invece di rimproverarli, l'altro prefetto di Grifondoro, li guidò in un angolo chiedendo spiegazioni su come far funzionare le caramelle e su quanto avrebbero fatto male alla gattara in rosa. La ragazza scrutò la scena da lontano, e, scuotendo leggermente la testa, ma con un piccolo sorriso traditore ad incresparle le labbra, si lasciò cadere sulla poltrona e si addormentò. Quando si svegliò, si stropicciò gli occhi, e, guardando l'orologio notò di essere in ritardo di ben venti minuti. Afferrò la borsa e pregò che Gazza quella sera fosse di buon umore. Una volta arrivata trovò il solito Draco dal sorrisetto sghembo, e la solita Parkinson dal ciclo perenne. Dopo essersi guadagnata un'occhiataccia da parte di Gazza si sedette e cominciò a lavorare. Le tre ore passarono più velocemente di quanto immaginasse, tra i commenti ironici sulle torture di Azkaban, insulti amichevoli (e a volte un po' meno), e aneddoti (alquanto logorroici, ma che ci possiamo fare, è pur sempre Hermione) su alcuni dei criminali più famosi. Arrivata la mezzanotte, Draco e Pansy furono di andare, mentre Gazza decise di trattenere la Grifondoro per la successiva mezz'ora. La ragazza si preparò psicologicamente a trenta minuti noiosissimi e agghiaccianti, con lo sguardo inquietante di Gazza puntato su di lei.
Asteria stava camminando per i corridoi deserti del castello. Aveva deciso che doveva dirglielo. Doveva liberarsi da quel peso. Non riusciva più a ragionare lucidamente da quando due occhi cangianti tendenti al grigio erano entrati nella sua vita. Si conoscevano solo da due settimane, ma la verità era che la ragazza era rimasta colpita da lui fin dal suo primo giorno ad Hogwarts, quando prendeva in giro Harry perché era svenuto. L'aveva subito incuriosita il fatto che avesse uno stuolo di ammiratori, che sembrasse avere tutto ciò che desiderava, la sua vita sarebbe dovuta essere perfetta. Aveva sempre conosciuto la famiglia Malfoy di nome, e sua sorella maggiore, Daphne, era anche "amica" di Draco, quindi era riuscita a stare con lui da vicino parecchie volte. E la cosa che più la aveva affascinata di lui era il fatto che quando rideva, il suo sorriso non si estendeva mai agli occhi. Almeno fino a quei giorni. Da quando ci era diventata amica, gli era sembrato che avesse smesso di stare bene per definizione. Che quando sorrideva lo facesse con sincerità. E non riusciva a fare a meno di pensare che il merito sarebbe anche potuto essere in parte suo. E ovviamente di Zabini, quel ragazzo era fantastico, l'aveva supportata sempre in qualunque scelta. Era il suo migliore amico da quando erano nati, e lo sarebbe rimasto per sempre. Era finalmente arrivata all'ufficio di Gazza. Aveva deciso che quella notte gli avrebbe confessato i suoi sentimenti quindi era andato a prenderlo apposta dalla punizione. Lui stava raccogliendo dei libri e oggetti vari, probabilmente gli era caduta la borsa. Non poté impedirsi un sorriso di tenerezza al solo pensiero. Tuttavia si ricompose e sentì tornare la sua indole sarcastica.
- Oh ma tu guarda, il grande Draco Malfoy chinato a raccogliere qualcosa, cosa stai cercando di grazia? La tua dignità forse? – disse con tono altezzoso.
- Buonasera anche a te, principessa – commentò Draco con una mezza risata.
- Più che buona sera io direi buonanotte – ribattè lei.
- Ed ecco che lo spirito della nonna cala su di noi – rispose lui.
- Ehi cosa hai contro le nonne? Il mondo non potrebbe andare avanti senza le nonne. –
- Questa mi mancava, - disse Draco – e sentiamo, come mai di grazia? –
- Dovresti citare lo sai vero? Comunque mi sembra abbastanza ovvio. Prima di tutto non esiste cucina migliore, neanche in quei programmi babbani, hai presente? Come si chiama quello là? Misterchef? Beh e poi ricamano le coperte, che sono sempre calde e morbide, e poi riescono a ricamare, e poi ti comprano tutto quello che vuoi... -
- Dovremmo scrivere la carta dei diritti delle nonne – la interruppe Draco.
- Si sono d'accordo, e poi forziamo gli impiegati della gazzetta del Profeta a pubblicarlo in prima pagina –
- Altro che prima pagina, questa è roba che scotta! Dovremmo pretendere l'edizione speciale più la ristampa. – disse lui. Asteria annuì e poi aggiunse:
- Ovviamente però pretendo tutti i diritti d'autore –
- E te' pareva che non ce stava la fregatura – si lamentò il serpeverde. Scoppiarono a ridere tutte e due. Subito dopo Asteria si ricordò che il vero motivo per cui era lì, però, non aveva niente a che fare con le nonne. Si fece coraggio e cominciò a parlare. Erano ancora fuori dall'ufficio del custode, ma Asteria non ci fece caso e buttò fuori parole.
- Draco io dovrei parlarti...- e da lì tutto quello che doveva dire lo disse, non si fermò finché non gli disse tutto. Gli fece segno di tacere e fece solo una piccola pausa alla fine come se avesse bisogno di pensare a cosa dire.
- E tu invece? Tu, hai mai parlato di me a qualcuno? Hai mai parlato di me con gli occhi che luccicano, con un sorriso stupido che non riesci a nascondere neanche se ti ci metti veramente, hai mai parlato di me come se fossi una cosa preziosa da proteggere, come se tu stessi parlando della cosa più bella del mondo, come si parla delle librerie, dell'odore dei libri nuovi, della primavera, dei fiori, del primo bagno a mare, del primo bacio; hai mai parlato di me con le persone a cui tieni di più dicendo che non volevi che andassi via, trattenendo le lacrime; hai mai parlato di me con il rossore sulle guance, guardando di lato, vergognandoti appena perché è un sentimento che non hai provato con nessun altra? – chiese, terminando il discorso in un sussurro. – perché è esattamente quello che sento io per te. – concluse. Draco sembrava piuttosto sorpreso, ma la circondò comunque tra le sue braccia e le diede un bacio in guancia.
- Asteria, io ti voglio un bene dell'anima. Sei la sorella minore che non ho mai avuto. Non c'è niente e dico niente che non farei per te. Hai ragione sei anche tu parte del motivo per cui ultimamente sono più felice. Io ti voglio bene seriamente ma non vado bene per te come qualcosa più che un amico. Non vado bene per nessuna, non ho mai saputo cosa significhi amare, ho sempre e solo provato attrazione fisica. Dimenticami è meglio per entrambi. Ti giuro che stavolta non sono le solite frase fatte, è vero, tutto quello che ti sto dicendo è maledettamente vero. Io voglio seriamente esserti amico. Voglio che per qualunque cosa ti passi per la mente tu venga da me se non hai voglia di stare sola, okay? Anche per la carta delle nonne. Che tanto scriveremo, stanne certa. Mi dispiace, so che sono un disastro, e mi odio per il solo fatto di aver fatto soffrire anche te. Ti voglio bene. Ora possiamo per favore dimenticare tutto e tornare ai dormitori? Altrimenti penso che mi stendo sul pavimento e mi addormento qua – concluse prima di abbracciarla ancora più forte. Asteria sentì il suo cuore andare in pezzi. Fu come se gli avessero dato una pugnalata in pieno petto, e poi non contenti l'avessero riempito di spilli capaci di perforare la pelle nel modo più lento e doloroso che si potesse immaginare. Era una lenta agonia, che, ne era sicura, l'avrebbe rosa dentro. Pensò che sarebbe potuta morire dal dolore. Subito dopo una vocina nella sua testa le disse che se doveva morire, almeno voleva morire consapevole.
Raccolse tutto il coraggio che le era rimasto e, prima che cominciassero a camminare gli chiese con un filo di voce:
- Hai detto che io sono una parte della tua felicità... l'altra parte chi è? È una ragazza, hai non so, una specie di... cotta per lei? –
- Non lo so, onestamente non so più niente con certezza. Solo che ti voglio bene, che Zabini non è male come persona, e che la Parkinson e tutti quei leccapiedi figli degli amici dei miei mi fanno schifo. Non so se può definire una cotta. So solo che non sono i soliti sentimenti che ho sempre provato per lei. È qualcosa di più. Non so cosa. Tutto qui. Ora questione chiusa per sempre giusto? –
Asteria si limitò ad annuire, mentre pensava che non sapeva cosa avrebbe dato per essere al posto di quella ragazza.
Finalmente si avviarono silenziosi e sovrappensiero verso i loro dormitori, il braccio destro di Draco ancora attorno alle spalle di Asteria, il braccio sinistro della ragazza che circondava la vita del ragazzo.
Dietro di loro però, ben nascosta alla vista da un muro c'era una ragazza. Al termine della conversazione maledisse il muro per la sua sottigliezza e se stessa per la sua curiosità. Anche Hermione poté sentire qualcosa fare crack dentro di lei. Finalmente riconobbe la sensazione che da qualche settimana la tormentava.
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BOOM! Okay, scrivere questo capitolo è stato un parto plurigemellare, ma c'è l'ho fatta. Tra l'altro ero più agitata io di Asteria per la confessione, infatti mi è venuto fuori un capitolo lunghissimo. Mi sento troppo potente BITCHESSSS! Okay mi calmo, mi calmo. Chiedo venia, mi scuso, Sorry, disculpe, scusatè (dovrebbe essere scusate con l'accento francese. Andiamo siamo in vacanza, fatemelo passare pleasee ), per aver pubblicato il capitolo con due o tre (?) (Bu ripeto che siamo in estate e nessuno di noi è tenuto a sapere che giorno/ora/mese/anno/secolo sia) mesi di ritardo. Perdonatemi,(andiamo so che volete perdonarmi, daii,*faccina da pandacorno coccoloso*, diventerò la vostra migliore amica, #Danieleapproves) ma vi giuro che c'è stato un casino e che ho provato in tutti i modi a scrivere questo benedetto capitolo, ma tra gli esami, Londra, il campo, internet che non prende e i miei problemi personali (penso di inventarmeli quasi tutti in realtà) non ho potuto proprio. Ora passiamo alle cose ancora più noiose (Muahahahah *si sfrega le mani peggio delle zanzare*P.S. Nota di regia: Originalizzare la risata malvagia).Grazie a tutte (penso che siamo solo donne qui, ma se c'è qualche ragazzo che si faccia avanti) per i voti, le visualizzazioni e le recensioni, siete magnifiche. Io vi amo, il caso è chiuso. Ho visto che c'è stata qualche recensione non proprio positiva, ma alla fine mi va bene lo stesso, ve le avevo chieste io le critiche, e cercherò di trarre spunto per migliorare. Oraaaaa, prima di lasciarvi ad una serata normale a godervi la vostra ben meritata vita sociale dopo aver letto questo capitolo logorroico, corredato con queste note d'autrice penose, vi lascio la mia solita lista di storie (so che vi era mancata vero? AHAHHAHAHAHA NO.) Anyway, ecco i libri:- Grazie a lui... (Malece) di BulletproofofClickBang- 'Non avevo scelta' || Hinny di teddysavedme- Le incredibili peripezie di Hermann l'Aragosta di SimoneFancazzista - U'r useless. di gvhost- Gay all'improvviso di inlousiarms- "He has amazing legs" di sofiasallP.S. Non so se vi ricordate della fanfiction della Clare che volevo tradurre. Non ho mollato il progetto ma ho deciso (mio malgrado) di spezzare i capitoli in due perché sono troppo lunghi. P.P.S. Vi avviso ora che se siete omofobe potete abbandonare questa fanfiction. Tipo adesso. Ho intenzione di introdurre almeno una coppia gay, perché io amo i gay, non c'è niente da fare *^*, sono troppo, troppo duci. Non potete capire quanto mi era mancato scrivere queste benedette note d'autrice. Notte a tutte.
With love,
-Granger
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