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Black deve essere ancora in infermeria, perché davanti alla porta dell'ufficio della McGranitt c'è solo Potter.
Stranamente puntuale.
È vergognoso che mi ritrovi a beccarmi una punizione per aver difeso due idioti.
Allo stesso tempo, anche aver solo tentato di dare una lezione a quei Serpeverde mi riempie di una felicità totalizzante, quasi spaventosa.
Potter non dice nulla quando mi avvicino.
Ho di nuovo voglia di vomitare.
Erano chiari intorno a loro mentre combattevano : mantelli neri e maschere d'argento, maledizioni imperdonabili sulla lingua.
Per quanto Potter possa essere fastidioso e pieno di sé, intorno a lui è impossibile immaginare quell'oscuritá.

<<Evans>> Mi guarda con un mezzo sorriso, prima di bussare. <<Avresti potuto chiamare un professore, perché hai chiamato me?>>
Già, perché?
Scrollo le spalle. <<È tuo amico>>mi limito a dire. <<E dubito che qualcuno dei prof sarebbe stato disposto a trasformare Malfoy in uno scarafaggio.>>

<<Ma le avrebbe sicuramente evitato una punizione>>ci interrompe la McGranitt, aprendo la porta. <<Dentro  >>ordina, indicando alle sue spalle.

~
Quidditch sospeso fino a tempo da definirsi per Grifondoro e Serpeverde. La McGranitt ha veramente pronunciato queste parole. Non una, non due, nemmeno tre, ma ben quattro volte. Se ora fingessi di nuovo di non aver capito, nella speranza di non aver realmente compreso, sembrerei del tutto stupido. Eppure vorrei quasi sentirlo di nuovo, perché magari, c'è la vaga possibilità che io abbia immaginato tutto.
Il Quidditch non può essere sospeso.

<<Svolgerete alcuni compiti per Madama Pinche>>continua la McGranitt <<e altri per Hagrid o dove ce ne sarà bisogno. Cercheremo di fare in modo che tu e Black vi incontriate il meno possibile>>conclude, rivolgendosi verso di me.
~
Non poteva fare sí che fossimo io e Potter quelli destinati a incontrarsi il meno possibile?
Dannazione, non bastava la punizione, devo anche sorbirmi lui.

<<È stato eroico>>commenta Gwen, come se mi stesse leggendo nel pensiero. <<E anche tu, a dire il vero. Non ti credevo così legata a Sirius>>aggiunge, con un sorrisetto malizioso.

<<Da quando lo chiami per nome?>>replico, avviandomi verso la porta.

<<Te lo racconterò dopo il tuo appuntamento con Potter, buona serata.>>
Mi saluta con la mano e io sbuffo, cercando di raccattare tutta la mia pazienza per affrontare le prossime ore.
La notizia si è già sparsa in tutta Hogwarts. Non che mi aspettassi il contrario, una ragazza è stata addirittura espulsa. Si vocifera che il processo ci sarà a giorni. Tecnicamente non ha davvero usato la Maledizione, dunque non è ancora sicuro che verrà spedita ad Azkaban.
Deve essere davvero un posto tremendo. Non oso immaginare come potrebbe essere passarci un minuto, figuriamoci anni.

<<Evans>>mi sento chiamare.
Black sembra tornato come nuovo, se ne sta appoggiato allo stipite della porta della biblioteca con un sorrisetto sghembo. <<Pronta per la nostra serata di fuoco?>>
Quasi quasi mi domando perché mi è venuto in mente di mettermi in mezzo in quel duello.
Entro in biblioteca cercando di considerarlo il meno possibile. Avevo messo in conto di passare quelle ore con Potter. Non sarebbe stato piacevole, ma avevo cercato di immaginare ogni possibile conversazione e ogni possibile modo per zittirlo. Non ero pronta a un confronto con Black.

<<Dobbiamo cambiare le etichette a quei libri>>spiega, indicando una pila assurdamente alta su un tavolo. <<E rimetterli sugli scaffali in ordine alfabetico e divisi per genere.>>
È contro ogni legge della fisica che una pila così alta possa non cadere.
Chissà, magari anche questa è semplice magia.

<<Black ha dimenticato che dovete farlo senza bacchette>>annuncia la voce di Madama Pinche, sbucata all'improvviso alle mie spalle. Tende le mani e consegno la mia bacchetta, poi Black fa lo stesso.
<<Iniziate>>ordina, prima di ritirarsi tra gli scaffali.
Vado a sedermi da un lato del tavolo, Black prende posto di fronte a me.
Per un po' non dice nulla, fa il suo lavoro in silenzio e non posso fare a meno di esserne sollevata.
Ovviamente, ho cantato vittoria troppo presto.
<<Perché mi hai aiutato?>>
Termino di apporre l'etichetta che ho in mano prima di rispondere.
<<Non puoi parlare a voce alta in biblioteca>>gli ricordo.
Lui, per tutta risposta, inizia a dondolare pericolosamente con la sedia, come un bambino.
<<Non c'è nessuno>>mi fa notare<<e non mi hai risposto.>>
Mi decido ad alzare lo sguardo verso di lui.
<<Era la cosa giusta da fare>>mi limito a dire, per poi apprestarmi a prendere un altro libro.
Lui non sembra soddisfatto della risposta, perché ha smesso di dondolarsi e ha piantato i gomiti sul tavolo, avvicinando il viso al mio.
<<E perché hai chiamato Prongs?>>insiste.
<<Innanzitutto, quel soprannome è ridicolo>>replico <<e in secondo luogo, l'ho chiamato perché siete sempre appiccicati e mi sembrava la cosa sensata da fare.>>
Un sorriso spunta sulle sue labbra, un sorriso che mi ricorda pericolosamente quello di Gwen. Crede di sapere qualcosa, ma si sbaglia di grosso.
Con mio grande sollievo, ricomincia a lavorare e per un po' piomba di nuovo il silenzio.
<<Non è sempre stato così>>mi dice all'improvviso. Il suo tono è più serio, ora, e quando alzo lo sguardo i suoi occhi grigi sembrano trafiggermi.
Ho sentito tante persone negli anni descrivere sognanti gli occhi di Black, come i più belli che avessero mai visto.
Ora che mi trovo ad osservarli da vicino, più che a dei "laghi cristallini" o "squarci di cielo", a me sembrano lame affilate.
<<Regulus, intendo>>aggiunge,  perché probabilmente ha notato la mia confusione.
Sembra che per lui sia molto importante sottolinearlo. Non è sempre stato così.
Neanche Severus, mi ritrovo a pensare.
O forse sì. Forse lo sono sempre stati, entrambi, e nessuno di noi due se ne è accorto.
Lo sguardo di Black non è più tagliente, è offuscato, lontano, perso nel buio della biblioteca.
<<Ti credo>>mi limito a sussurrare.
Questo sembra riscuoterlo.
Come se niente fosse successo, ricomincia a dondolare sulla sedia.
<<Allora, ci vai a Hogsmeade con James?>>
Alzo gli occhi al cielo.
<<Sta zitto>>gli ordino, cercando di apparire dura e perentoria. In cuor mio, sono sollevata dal cambio di argomento, seppure parlare di Potter non era esattamente nei miei piani.
Black ridacchia ma alla fine, grazie a Merlino, fa come gli dico e ricomincia a lavorare.

~
<<La mia punizione con Evans è stata tremendamente noiosa>>ci informa Sirius, mentre se ne sta stravaccato sul suo letto. <<Davvero, Prongs, non so cosa ci vedi in lei.>>
James non sembra prestargli la minima attenzione, sta copiando in fretta e furia i miei compiti di Cura delle Creature Magiche.
<<Sapevi che avevi una punizione sta sera, potevi farli prima>>gli dico, riferendomi ai compiti. <<Così non imparerai mai nulla sugli Avvincini.>>

<<Quando mi capiterà di incontrarne uno saprò di rivolgermi a te>>ribatte lui, ma mi sorride. <<Okay, finito>>annuncia, mentre mi porge i fogli. Ci ha posato sopra una tavoletta di cioccolato al doppio caramello.
<<Prima o poi non riuscirai più a comprarmi col cioccolato>>lo avviso, ma mento sapendo di mentire. Lo sa anche lui, perché si limita ad alzare le spalle con un sorriso.
<<Posso copiarli anche io?>>chiede timidamente Peter.
<<Prima che tu lo chieda>>faccio, girandomi verso Sirius, <<io scendo in sala comune e vi lascio i fogli per venti minuti, fatene ciò che volete. E assicuratevi di lasciarmi almeno una Cioccorana ognuno nel mio cassetto.>>
Sirius mi manda un bacio plateale che mi fa alzare gli occhi al cielo e poi saltella felice verso il letto di Peter per copiare anche lui i miei compiti.

<<Buona punizione.>> Accompagno l'augurio con un cenno della mano verso James e poi mi dirigo fuori dal dormitorio.

~
Mary continua a gettarmi occhiate e poi sorride alle altre, come se io non me ne fossi accorta.

<<È una punizione>>le ricordo, alzando gli occhi al cielo. <<Piantatela, okay? Se avete tanta voglia di pensare a Potter potete andarci voi in punzione al posto mio.>>
Gwen viene a sedersi sul mio letto, con un sorriso a trentadue denti estremamente irritante.

<<Nessuno ha nominato Potter.>>

<<Sei tu quella che pensa a lui continuamente>>insinua Alice, venendo a sedersi anche lei.
Sbuffo.
<<Sono giorni che fate insinuazioni assurde>>sbotto. <<Avete nominato Potter milioni di volte, continuate a scambiarvi occhiate e fare battutine! Non ho nessuna voglia di passare la sera a pulire telescopi, tanto meno con Potter e credetemi, se potessi farlo con qualcun altro, chiunque altro, anche la Piovra Gigante, giuro che lo farei. E scendete immediatamente dal mio letto!>>
Devo aver urlato veramente forte, perché ora mi stanno guardando in modo strano. Inoltre, si sono alzate tutte e due, e di solito non mi danno mai retta quando gli dico di farlo. Hanno questa bizzarra idea secondo la quale il mio letto è più comodo degli altri.
A interrompere il silenzio, come c'era da aspettarsi, ci pensa Gwen. Scrolla le spalle e sorride in direzione di Alice.

<<È solo tesa per il suo appuntamento>>butta lí. So che è offesa per la scenata e vuole solo farmi innervosire, so che dovrei trattenermi, ma ho davvero i nervi a fior di pelle.
Prima che possa rispondere a tono, però, Mary si fa avanti.

<<Basta Gwen>>le dice. <<Lily, si sta facendo tardi, credo che tu debba andare.>> Appena finita la frase, si gira fulminea verso Gwen. <<Non aggiungere altro, non voglio sentire ulteriori urla>>intima, puntandole un dito contro.
Gwen alza gli occhi al cielo, e questo è un ottimo momento per approfittare del fatto che non mi stanno prestando attenzione.
Silenziosamente, mi reco verso la porta, faccio un cenno di saluto ad Alice e poi corro di sotto prima che Gwen possa girarsi e dirmi qualcosa.
Mi fermo proprio sull'ultimo gradino, così di botto che per poco non perdo l'equilibrio. In fondo alla scalinata, con un sorriso smagliante, c'è Potter.
Come se non fossi già abbastanza nervosa, naturalmente deve anche mettersi a fare l'idiota, perché mi porge il braccio.

<<Salve, milady, pronta per la nostra romantica avventura?>>
Lo supero alzando gli occhi al cielo.
Non era vietato torturare gli studenti? A me sembra proprio che ore e ore di punizione con Black e Potter siano una tortura bella e buona.
Potter mi trotterella dietro mentre mi appresto fuori dal buco del ritratto. Prima arrivo prima me ne vado, giusto?

<<Non parleremo>>metto in chiaro, cominciando a salire le scale verso la Torre. <<Giuro che questa volta ti lego la lingua>>minaccio.
Lui non replica, il che mi turba. Spero solo che non stia pianificando qualcosa, perché in tal caso i miei istinti omicidi, sommati all'altezza della Torre di Astronomia, potrebbero farmi finire dritta dritta ad Azkaban.

Arrivati in cima, Potter si guarda intorno con la fronte aggrottata.

<<È la Torre di Astronomia, Potter, facciamo lezione quassú da anni, ti sei scordato come è fatta?>>

<<Pensavo non dovessimo parlare>>ribatte lui, avvicinandosi a un telescopio. <<E comunque, ero confuso dal fatto che non c'è assolutamente nessuno a controllarci.>>

<<Gazza è in giro, dovrebbe passare di tanto in tanto>>gli ricordo, citando le parole della McGranitt. <<E dobbiamo essere al dormitorio entro le undici e mezzo perché a mezzanotte c'è una lezione, ma vedi di muoverti perché non ho assolutamente voglia di rimanere quassù così a lungo.>>
Lo seguo con lo sguardo mentre si avvicina a un telescopio e prende la bacchetta.
Sto per ricordargli che non possiamo usare la magia, ma a quanto pare ha già usato un incantesimo non verbale, perché il telescopio è assolutamente pulito.
Infondo non c'è nessuno a controllarci, dunque...
Le mie dita si stringono intorno alla bacchetta, ma prima che possa estrarla Potter esclama un "non ci credo!"talmente sonoro che credo sia rimbombato per tutto il parco.
Mi avvicino al telescopio per capire cos'è successo.
È di nuovo pieno di ditate, coperto da uno strato di polvere molto più spesso da quello che c'era prima e ora ha anche un odore particolarmente sgradevole.
Tuttavia, Potter non ha l'espressione accigliata di disappunto che vi aspettereste di vedere sul viso di qualcuno a cui è appena fallita clamorosamente un'idea. Al contrario, sembra estasiato.
Sicuramente si sta comportando così per non ammettere che è stato fregato. In ogni caso, ci sono qui io a ricordarglielo.

<<Impossibile>>dice, impedendomi di fargli notare che il grande James Potter ha sbagliato. <<Chi credi che li abbia incantati? La McGranitt o Vitious?>>
No, Potter, non mi farai dimenticare che il tuo piano è appena andato in fumo sotto il tuo naso. Puoi parlare di prof quando vuoi, ma non riuscirai a togliermi dalla mente che, nonostante quanto tu fossi così insopportabilmente sicuro di cosa stavi facendo come al solito, hai fallito.
Deve essere completamente impazzito.
Voglio dire, sapevo fosse fuori di testa, ma non al punto di indirizzare di nuovo la bacchetta contro il telescopio e ritentare l'incantesimo.
Forse è così testardo nel suo volersi credere assolutamente perfetto che ha intenzione di tentare all'infinito?
Be', per quel che mi riguarda può benissimo starsene qui.
Nel frattempo, lo sporco sul telescopio si è triplicato.

<<Questo è il mio incantesimo!>> Esclama all'improvviso, facendomi perdere il filo dei pensieri.

<<In che senso "il tuo incantesimo"?>>
Lui non mi risponde, troppo concentrato a guardare torvo il telescopio, chiaramente l'ha presa sul personale. Ha le labbra serrate e l'espressione imbronciata.
Io, d'altro canto, ho una smisurata voglia di sorridere.

<<Hai pensato veramente che avrebbe funzionato?>>non posso fare a meno di canzonarlo.
Di tutta risposta lui, e a questo punto penso concorderete sul fatto che è fuori come un balcone, tenta nuovamente l'incanto. Questa volta, non solo lo sporco si raddoppia, ma va a ricoprire anche i due telescopi vicini. Spero che Potter sia consapevole del fatto che sarà lui a pulirli.

<<È proprio il mio incantesimo>>borbotta, continuando a fissare il disastro che ha combinato. L'ho già detto che è fuori di testa?

<<In che senso il tuo incantesimo?>>tento di chiedere di nuovo, marcando eccessivamente le ultime due parole e utilizzando un tono di voce più alto di quanto sarebbe effettivamente necessario.

<<È un incantesimo che ho inventato io>>dice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. <<Come fanno a conoscerlo?>>
Non posso fare a meno di scoppiare a ridere. Davvero?
<<Davvero? Pensi sul serio di averlo inventato tu?>>

<<L'ho inventato io, Evans>>replica, e sembra decisamente seccato. <<Non possono usare il mio incantesimo contro di me!>>

<<Potter!>> Cerco di fare il mio meglio per non urlare, ma parlare con lui è sempre più frustante. <<Non so come sia possibile che il tuo smisurato ego ti faccia davvero credere di aver inventato questo incantesimo, ma posso assicurarti che esiste da tempo e che viene usato da anni, anni Potter, per qualunque punizione in cui è vietato l'uso della magia.>>
Lui sbuffa sonoramente, e un ciuffo di capelli si sposta sulla sua fronte. Lo aggiusta prontamente, approfittandone per scompigliarsi la chioma. Effettivamente erano passati diversi minuti dall'ultima volta che lo aveva fatto.

<<Lo so che esiste già, Evans>>dice, e ora è lui quello che scandisce le parole, come se stesse parlando a un bambino. <<Io ho inventato nello specifico questa versione. Non solo lo sporco raddoppia, ma è impossibile da pulire per le prossime ventiquattro ore. Nel momento in cui l'incanto si attiva c'è un alone rossastro intorno all'oggetto, solo per un secondo, che non appare con l'incantesimo originario. Guarda.>>
<<No!>> Con uno scatto repentino, di cui non pensavo di essere capace, gli tolgo la bacchetta di mano. Lui si fissa a bocca aperta le dita che poco fa stringevano la bacchetta che ho in mano. Per essere un Cercatore non ha poi chissà quali riflessi.

<<Li stai insudiciando tutti!>>

<<Voglio dimostrarti che quello è il mio incantesimo>>ribatte lui piccato.

<<Va bene, è il tuo incantesimo>> concedo, perché è risaputo che bisogna assecondare i pazzi. <<Ora torna a lavoro.>>
Lui mi fissa imbronciato e poi tende la mano.
<<La riavrai dopo aver pulito>>metto in chiaro, infilando la sua bacchetta in tasca.

<<Non penso proprio, Evans.>> Ha incrociato le braccia al petto e mi sta guardando male, come se il suo sguardo potesse indurmi a riconsegnargli la bacchetta.
Ovviamente non è così. Mi avvio verso il telescopio più vicino e comincio a lucidarlo con foga.
Potter, che a quanto pare ha istinti suicidi, mi segue e cerca inutilmente di recuperare la bacchetta. In un attimo di pura estasi, gli assesto una gomitata sul naso.
Okay, forse non l'ho fatto di proposito e stavo solo pulendo quel dannato telescopio con un po' troppa energia, ma mi ha comunque dato una grande soddisfazione. Soddisfazione che si traduce in un gigantesco sorriso quando vedo Potter portarsi le mani al viso con un lamento soffocato, guardandomi per metà sorpreso e per metà furioso.
Non posso fare a meno di scoppiare a ridere. Davvero, non posso farne a meno. Ma forse avrei dovuto, perché questo attimo di ilarità è stato un grande errore, visto che la mano di Potter ora è nella mia tasca e la sua bacchetta è di nuovo stretta tra le sue dita.

<<Stai diventando un po' troppo violenta, Evans>>commenta, rigirandosi la bacchetta tra le dita e assumendo di nuovo il solito sorriso di scherno che a quanto pare non è possibile scollare dalle sue labbra.

<<Mettiti a pulire, Potter.>>
Sorprendentemente, lui non ribatte e va effettivamente a strofinare uno dei telescopi. Sospetto, decisamente sospetto.

<<Evans!>>
Vorrei poter dire di non aver saltato dalla paura, ma significherebbe mentire. È forse giunta la mia morte? No, perché non posso morire per mano di Potter. Forse dovrei semplicemente girarmi e smettere di essere così drammatica, perché Potter non ha ancora pronunciato alcun incantesimo.
Quando effettivamente mi giro, lui si sta sporgendo oltre il bordo della torre, e magari non ha deciso di uccidermi ma di suicidarsi. Interessante.

<<Guarda>>mi dice concitato, indicando il cielo.
Non mi sembra una buona idea mettermi a guardare qualcosa indicato da James Potter, ancora meno se è qualcosa che prevede lo sporgersi da una torre alta una quantità spropositata di metri.

Lui emette una specie di sbuffo dal naso, che lo fa somigliare un po' a un gatto. Meno carino, però.

<<Non ho alcuna intenzione di buttarti giù dalla torre, Evans.>> Ora legge anche nel pensiero? Non gli basta ribattere a ogni frase che dico, ora deve anche prendersela con i miei pensieri? <<Il cielo è chiarissimo, si vedono tutte le costellazioni.>>

<<Non pensavo trovassi bello qualcosa oltre i tuoi capelli e il Quidditch>>commento, perché sembra davvero estasiato.
Il suo sorriso si allarga e si scompiglia i capelli.
<<Hai appena detto che i miei capelli sono belli, Evans. D'altronde lo sapevo già che non puoi resistere al mio fascino, ma fa sempre piacere sentirselo dire.>>

<<Stavo citando la tua ridicola fissa per quella chioma indecente che ti ritrovi, non ti ho mai fatto un complimento>>ribatto.
Dondolo sul posto per qualche secondo, titubante, ma alla fine mi decido ad avvicinarmi. Potter si sta sporgendo così tanto che se dovesse tentare di aggredirmi probabilmente potrei buttarlo giù.
Solleva l'angolo della bocca quando lo raggiungo, ma per una volta resta in silenzio.
Aveva ragione, per quanto io odi doverlo ammettere. Raramente ho visto il cielo così terso, e le stelle brillano come diamanti.

<<Quella è Sirio>>dice all'improvviso, indicando la suddetta stella.

<<Studio Astronomia anche io, sai?>>
Scrolla le spalle, come se non mi avesse sentito. Passa qualche minuto prima che me ne indichi un'altra.
Non ho alcuna intenzione di ammetterlo ad alta voce, ma questa non la conoscevo.
Mentre guardo il cielo i miei pensieri corrono ai miei genitori, così lontani da me. Per quanto mi mancasse Hogwarts, quest'anno ero stata restia a partire. Nonostante le prese in giro di Petunia, la presenza opprimente di quell'idiota del suo fidanzato, una piccola parte di me voleva restare.
C'è un pericolo intorno a noi, sempre più palpabile, che si tramuterà in guerra. Non ha senso nasconderlo. Anche se nessuno osa pronunciare quella parola, so che tutti sono consapevoli che è ciò che ci aspetta.
Una parte di me voleva restare per tentare di proteggerli.
Alla fine sono tornata, e sono qui a chiedermi se stanno guardando il medesimo cielo, se anche loro stanno ammirando la lucentezza degli astri.

<<Mia nonna mi ha sempre detto che le stelle sono le anime di coloro che ci hanno lasciati>>mormora Potter. Ero così immersa nei miei pensieri che quasi avevo dimenticato la sua presenza. <<Tra qualche tempo ci ritroveremo con più stelle di quanto possiamo immaginare.>>
Ha appena usato una metafora per fare una previsione funesta? Stava pensando anche lui alla guerra?
<<Qual è la tua più grande paura, Evans?>>
Ha ancora gli occhi puntati contro il cielo. Nessun sorriso strafottente questa volta.
<<Perdere le persone che amo>>mi ritrovo a  dire, prima che possa anche solo pensare a quanto questo sia una cattiva idea. Rivelare le mie debolezze a Potter non dovrebbe neanche passarmi per la testa.
<<Immagino che tu invece declami di non avere alcuna paura>>borbotto, mentre una chiara immagine di un bambino di undici anni in uno scompartimento del treno si fa strada nella mia mente. Grifondoro, culla dei coraggiosi di cuore.
Lo vedo stringere le labbra.
<<Nessuno è senza paura, Evans. Anzi, avere la forza di ammettere le proprie paure e affrontarle è forse il più grande atto di coraggio che possiamo compiere.>>
Si è girato a guardarmi e ora ha gli occhi scuri fissi nei miei, indecifrabili. Nessun sorriso a increspargli le labbra. Per una volta, forse la prima da quando lo conosco, James Potter sembra mortalmente serio.
<<Sentiamo, allora>>lo apostrofo, tentando di riprendere il controllo. Questa situazione sta diventando fin troppo strana. <<Quale sarebbe la paura del grande James Potter?>>
Ecco, me lo sarei dovuta aspettare. Quell'attimo di serietà è stato talmente fugace che forse l'ho solo immaginato, perché ora Potter si sta scompigliando i capelli e ha di nuovo il sorriso stampato in viso.
<<Che Lily Evans non accetti mai di venire a Hogsmeade con me.>>
Alzo gli occhi al cielo.

<<James Potter smettila di flirtare e vedi di rispondermi!>>

Per la seconda volta questa sera, sobbalzo dalla paura. La tasca di Potter ha appena urlato. Non solo, quella sembrava spaventosamente la voce di Black.

<<Potter perché la tua tasca ha la voce di Black?>>
Lui mi ignora e si infila la mano in tasca, che tra l'altro sta ancora ripetendo il suo nome.

<<Padfoot!>>
Potter ha preso uno specchietto e lo sta tenendo all'altezza del viso.
E ci sta parlando. E lo specchio risponde.
Assottiglio gli occhi e cerco di guardare anche io.

<<Hey, Evans.>> Il riflesso di Black mi fa un cenno da dentro lo specchio. <<Ti spiace liberare Prongs? Io e Moony avremmo bisogno di aiuto.>>

<<Perché tu sei un dannato idiota, Sirius Black>>bofonchia qualcuno, che sembra proprio essere Lupin.

<<Che succede?>>domanda Potter, che sembra divertito dalla situazione. C'è effettivamente qualcosa che non lo diverte?

<<Succede>>inizia quello che è sicuramente Lupin, stizzito <<che Padfoot ha avuto una pessima, pessima idea.>>

<<Forse dovresti dirmi di quale idea si tratta, Moony.>>

<<Forse dovrei dirglielo io, Moony>>ribatte Black, pronunciando Moony  più minacciosamente di quanto sarebbe necessario.

<<Siamo rimasti chiusi in un dannato sgabuzzino, Prongs!>>

<<La storia è molto più articolata>>borbotta Black.

<<Il finale è comunque questo!>>
Potter sembra sul punto di scoppiare a ridere.

<<Siete rimasti chiusi in uno sgabuzzino>>ripete.

Remus, ora anche lui nel riflesso, annuisce furente.

<<Come diamine è successo?>>

<<Cosa ne dici di venire a liberarci prima di sentire la storia?>> Remus sembra in procinto di balzare fuori dallo specchio e saltargli al collo.

<<D'accordo, Moony, calmati. Sto arrivando, okay?>>
Prima che i due possano rispondere, Potter si infila di nuovo lo specchietto in tasca.

<<Pronta per una passeggiata notturna, Evans?>>

Note: Ciao! So che probabilmente questa storia la stanno leggendo circa due persone a essere ottimisti, ma ci tenevo comunque a ringraziarvi per il supporto. Inoltre volevo chiedervi, se vi va, di lasciarmi un commentino per farmi sapere cosa ne pensate del capitolo. Sono felice anche di ricevere critiche, pur di avere un riscontro.
Buone feste!

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