12
Fumoso. Così avevo descritto il cielo di Londra in un tema alle elementari, quando ancora frequentavo una scuola babbana. É cosi che lo trovo anche ora, plumbeo e colmo di nuvole, come se anch'esso fosse sul punto di piangere i miei genitori.
Petunia mi aspetta davanti alla porta di casa. I suoi capelli sono più corti dell'ultima volta che l' ho vista. Ha le braccia incrociate al petto e le labbra tirate in una linea sottile. Mi faccio avanti lungo il vialetto. Mi sembra di spostare tonnellate di piombo a ogni passo. So cosa sta pensando. Nulla di tutto ciò sarebbe successo se non fosse stato per me, per la mia magia.
Prima ancora che possa aprire bocca, mi dà le spalle e rientra in casa. La seguo dentro, in silenzio. Lei non mi presta attenzione e si sposta in cucina, come se non esistessi. Prendo un respiro profondo prima di imboccare la scalinata in legno. Con una stretta al cuore, sento il terzo gradino scricchiolare in modo estremamente familiare. Sono grata che papà non abbia mai ascoltato le lamentele della mamma riguardo quel gradino, i suoi continui inviti a ripararlo. Giunta al piano superiore, supero la porta della mia stanza e mi dirigo verso il fondo del corridoio, verso la stanza dei miei genitori.
Tutto qui pare normale, come se il tempo si fosse fermato. I miei potrebbero essere appena scesi in cucina, lasciandosi alle spalle un libro aperto sul comodino e una tazza di té bevuta per metà. Accarezzo con le dita le pagine del libro.
Mia madre non saprà mai il finale di questa storia. Ci sono così tante altre cose che non avrà occasione di vedere. Il mio diploma a Hogwarts, i nostri matrimoni, nipoti...
Cercando di sciogliere il nodo che mi attanaglia la gola, mi sposto verso il comò. Una serie di foto incorniciate fanno bella mostra di sé sulla superfice di legno lucido. Una attira la mia attenzione. Siamo io e Petunia, con identici vestiti svolazzanti, in piedi davanti a delle altalene. Sto ridendo per qualcosa che ha detto Petunia, e lei sorride soddisfatta. É lo stesso parco in cui abbiamo incontrato Severus per la prima volta, quando Petunia era ancora affascinata dalla mia magia. Al tempo, quando ancora non sapevamo cosa fosse, la guardava con un misto di devozione e timore. Oggi, sul suo viso leggo solo disgusto. Mi chiedo come sarebbero le nostre vite adesso se Severus non fosse mai stato in quel parco. Se non ci avesse mai parlato di Hogwarts. Se io non avessi mai ricevuto la mia lettera. Forse starei ancora ridendo delle battute di Petunia. Lei mi starebbe intrecciando i capelli, come faceva quando eravamo piccole. Staremmo per scendere in cucina per assaggiare i biscotti appena sfornati, col sottofondo delle note del pianoforte di papà. Loro sarebbero vivi.
C'é uno scatto che ritrae me e la mamma il mio primo giorno a Hogwarts. Siamo a King's Cross, io ho indosso la mia divisa e lei ha un braccio intorno alle mie spalle.
I suoi occhi scintillano d'orgoglio. Petunia non c'era quel giorno, non era voluta venire.
Accanto trovo una sua fotografia, di quando aveva appena pochi mesi. Papà le sta mostrando un soldatino di legno con sguardo adorante. Vorrei che queste immagini potessero muoversi, come quelle a Hogwarts. Vorrei potergli parlare un'ultima volta, seppur da dietro una cornice. Ma sono fotografie babbane, so già che non si muoveranno. Ogni ricordo di loro rimarrà immobile, fermo nel tempo, destinato a essere ammantato di polvere. Prima che possa ripensarci, tolgo la foto di me e la mamma dalla cornice e la infilo in tasca. A Petunia non darà fastidio, probabilmente sarà felice di non avere alcun ricordo di Hogwarts in casa. La proprietà appartiene a entrambe, in base alla copia del testamento che mi é stato consegnato da Silente. Non mi importa molto. L'idea di tornare qui senza di loro, in una casa vuota, mi toglie il respiro. Petunia può tenerla per sé.
<<Il funerale é alle tre.>>
La voce di mia sorella mi fa sobbalzare. Mi giro verso la porta ma lei é già sparita.
Butto un'occhiata all'orologio. Manca ancora qualche ora. Con un sospiro, mi abbandono sulle coperte color crema.
Il profumo del dopobarba di mio padre impregna ancora il cuscino, come se si fosse appena alzato. Soffocando i singhiozzi, mi rannicchio il più possibile, tentando di inalare quel profumo al meglio che posso.
~
<<Come pensi di farli sparire?>>é stata la domanda di Remus. <<Potrà semplicemente stampare ancora. Devi parlare con lei, Prongs.>>
Ovviamente, il suo suggerimento non ha alcun senso. Dunque ora io e Padfoot siamo nel parco, nel punto più vicino che siamo riusciti a trovare alla torre di Corvonero. Se solo avessi ancora la mia scopa, potrei svolazzare fuori dalla finestra e appellare tutti i giornali senza alcun problema, ma dal momento che é nelle grinfie della McGranitt, questo é il meglio a cui possiamo aspirare.
<Accio giornali di Maya!>>intoniamo insieme, bacchette puntate verso il castello.
Uno stormo di pagine piove verso di noi, investendoci in pieno. Avevo immaginato questa scena in modo molto più elegante, ma fortunatamente siamo gli unici fuori a quest'ora. Tutti gli altri sono a lezione, compreso Remus, che ha deciso che la nostra missione é assolutamente destinata a fallire e preferisce sorbirsi un'ora di pozioni.
Peter é stato incaricato di raccogliere e appellare il piú giornali possibile dai corridoi e dalle aule, mentre noi ripuliamo la scorta di Maya.
<<Se ci fosse Moony sarebbe molto più facile farli evanescere>>ringhia Sirius, agitando la bacchetta verso il mucchio di giornali. Ha ragione, ma non ho intenzione di ammetterlo.
<<Evanesco>>dico invece, puntando a mia volta la bacchetta.
~
Non ho sentito una singola parola uscita dalle labbra del pastore. So di aver stretto mani, aver ricevuto abbracci e condoglianze, ma non riesco a ricordare una singola persona che mi si sia avvicinata. Tutto intorno a me sembra una macchia confusa, vorticosa. L'unico punto fermo é Petunia, al mio fianco, con le mani artigliate al banco di legno della chiesa ormai vuota. Continua a guardare davanti a sé, nel punto dove fino a qualche istante fa giacevano le bare, fianco a fianco.
<<Andiamo>>mi sforzo di dire. Muovo i primi passi a fatica, decisa a lasciarmi alle spalle questa chiesa e a non metterci più piede. Petunia mi segue dopo una manciata di secondi, esitante.
Esco dalla chiesa e mi fermo per un attimo sul selciato, disorientata. L'aria fredda mi colpisce in viso come uno schiaffo. Ispiro una boccata profonda di vento gelato, prima di riprendere a camminare. Petunia continua a seguirmi, senza dire una parola.
Quando raggiungiamo il parco, si siede sull'altalena accanto a me.
É vuoto, proprio come quando eravamo piccole. L'erba sembra essere incolta da tempo, arriva quasi alle mie ginocchia, e le altalene producono un fastidioso cigolio. Per il resto tutto sembra immutato. Potrei raccogliere una margherita e mostrare a Petunia i petali che si aprono e chiudono, come se nulla fosse successo. I miei occhi vanno istintivamente al cespuglio dietro cui si era nascosto Severus quel giorno. Non sembra cambiato nulla, eppure é cambiato tutto.
Mi giro verso Petunia e per la prima volta noto uno scintillio all'anulare. Indossa una sottile fede d'argento con un diamante incastonato in cima.
<<Lui si chiama Vernon>>mi dice, senza guardarmi. <<Lavora nella ditta di trapani di suo padre. Abbiamo intenzione di sposarci quest'estate, dopo il mio ventesimo compleanno.>>
Per un attimo resto a contemplare in silenzio l'anello, senza sapere cosa dire.
Mia sorella si sposa. Quando eravamo piccole, Petunia era solita prendere una federa da cuscino e posarla sulla testa, come un velo. Diceva che un giorno avrebbe sposato un principe, e io avrei potuto accompagnarla mano nella mano fino all'altare. Se qualcuno avesse detto a quella Lily che ci saremmo ritrovate così, lei non gli avrebbe mai creduto.
<<Potete avere la casa>>dichiaro, decidendomi finalmente a guardarla negli occhi. Lei ha lo sguardo ostinatamente puntato su qualcosa oltre la mia spalla. Quando parla, lo fa con un filo di voce, tanto che per un attimo penso di averlo immaginato: <<non tornare lì, resta.>>
Ha un'espressione decisa, quasi arrabbiata, come se le parole le fossero sfuggite di bocca prima che potesse controllarle.
<<Posso parlare con Silente>>propongo, cercando ancora una volta i suoi occhi con i miei. <<Posso spiegargli che sei sola, chiedergli di farti venire a Hogwarts...>>
Lei si alza di scatto, interrompendomi. Finalmente mi guarda, e la sua occhiata sembra perforarmi.
<<Me lo hai già promesso una volta>>la sua voce é tagliente come una lama. <<Ormai dovresti aver capito che non voglio avere niente a che fare con le tue stranezze. Hai già fatto abbastanza danni, non ti pare?>>
Vorrei ribattere, difendermi, dire che non é colpa mia se non ci sono più. Non ci riesco. Dentro di me, sento che Petunia ha ragione. Che tutto ciò non sarebbe accaduto se io non fossi mai andata a Hogwarts. Se io non fossi stata una strega, forse ora io e Petunia staremmo scegliendo insieme il mio vestito da damigella d'onore, per poi tornare a casa e cenare con i nostri genitori. Ma sono una strega, la mia magia é parte di me tanto quanto lo sono i miei capelli rossi o i miei occhi verdi. Non c'é nulla che io possa fare per cambiare le cose.
<<Quando torno a casa non voglio trovarti lì>>mi avverte Petunia, e per un attimo la sua voce sembra incrinarsi, come se fosse sul punto di piangere. Si ricompone velocemente e si allontana, dalla parte opposta rispetto a quella da cui siamo venute, giù verso il fiume.
Torno a casa con calma, con la testa straripante di pensieri. Vorrei che bastasse un tocco di bacchetta per metterli a tacere. Invece devo convivere con le voci che urlano nella mia testa, impossibili da zittire.
Una volta rientrata, torno in camera dei miei. Apro l'armadio e prendo il vestito preferito di mia madre, un abito verde fino al ginocchio. Lo piego con cura, intenzionata a infilarlo nel mio bagaglio una volta tornata di sotto. Frugo nel comodino di mio padre, e scelgo con cura un paio di oggetti: un sigaro, una penna con inciso il suo nome e un mazzo di carte truccate.
<<Guarda Lily, anche io so fare magie>>era solito dire, mentre muoveva sapientemente le carte da una mano all'altra.
Torno di sotto con il mio bottino e infilo tutto in valigia. Poi prendo il cappotto che avevo lasciato all'ingresso e faccio un'ultima perlustrazione della casa.
Con una tremenda stretta allo stomaco, realizzo che potrei non tornarci mai più.
Una parte di me si sente come se stessi tradendo Petunia, scegliendo ancora una volta la magia invece che mia sorella.
Il mio sospiro spezza il silenzio assordante della casa vuota.
É ora che io me ne vada.
Silente sicuramente non si aspetterà che io torni così presto, ma dovrà farsene una ragione.
Raggiungerò il Paiolo Magico e una volta a Diagon Alley manderò un gufo a Hogwarts nella speranza che Silente possa disporre una Passaporta per me.
O forse continuerò a vagare per Londra, a danzare nelle sue strade bagnate di pioggia, fino a diventare uno degli innumerevoli fantasmi che infestano le vie della città.
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Remus Lupin é seduto a terra, davanti alla porta della mia Sala Comune. Si tira su appena mi vede, scrollandosi goffamente la polvere dai pantaloni.
<<Ciao Maya>>esordisce, con un sorriso timido. <<Io sono Remus.>>
<<So chi sei>>lo interrompo. <<E so anche perché sei qui.>>
Lui alza un sopracciglio, sorpreso.
<<Non fare quella faccia>>sbraito. <<É per Potter che sei qui. Vuoi che io ritiri il giornale.>>
Lui emette una risatina delicata, tirando indietro la testa. Le cicatrici sul suo volto sembrano brillare sotto la luce dorata della torre.
<<No, Maya>>fa con dolcezza, scuotendo piano la testa. <<Non é per questo che sono qui.>>
Incrocio le braccia al petto, scrutando il suo volto. Cosa mi sta nascondendo?
<<Allora cosa vuoi?>>domando.
Remus intreccia le dita e dondola da una gamba all'altra, con deliberata lentezza.
<<Hai saputo che Lily Evans é stata convocata da Silente durante la lezione?>>
Non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo. <<Quindi sei qui per parlare di Potter. Mi dispiace, Lupin, ma non ne vale la pena. Fammi entrare nella torre per favore.>> Cerco di superarlo, ma lui si para davanti al batacchio.
<<James non sa che sono qui>>dice velocemente, quasi incespicando sulle parole. <<Ma Lily é a Londra per il funerale dei suoi genitori. É con James che sei arrabbiata, e lo capisco, ma quando Lily tornerà e tutti staranno parlando di lei come credi che si sentirà?>>
Aggrotto la fronte, stizzita.
<<Come credi che mi sia sentita io quando tu e i tuoi amici sghignazzavate al mio passaggio? Quando tutti in questo castello, persino i fantasmi, si prendevano gioco di me?>>
Remus abbassa lo sguardo e tenta di tirare via un filo dal suo maglione. Poi ci rinuncia e decide invece di rispondermi: <<non posso chiederti scusa per conto di James, ma per quel che vale penso che abbia fatto un errore ed é stato crudele da parte nostra ridere. So cosa significa sentirsi come ti sei sentita tu quell'anno, e mi dispiace. Non voglio che anche Lily debba trovarsi in una situazione simile. Ha perso i suoi genitori, Maya. É di James che vuoi vendicarti, non di lei.>>
Gli occhi color nocciola di Remus sono fissi nei miei, e per un attimo mi perdo a osservare quanto sembrino profondi.
Sembra genuinamente preoccupato per Evans.
<<Non posso impedire alle persone di parlarne>>faccio, scrollando le spalle.
<<Puoi smettere di stampare il giornale>>mi rimbrotta subito lui. <<Stampare una nuova edizione, magari, così che avranno altro di cui parlare.>>
Mi mordo la lingua, pensierosa.
Una parte di me vorrebbe scoppiare a ridere in faccia a Lupin e correre a stampare pile e pile di fogli con la faccia di Potter urlante in prima pagina. Un'altra parte, invece, vorrebbe non aver mai pubblicato quelle prime copie.
Non so cosa farei se perdessi Damien o i miei genitori.
<<Evans é fortunata ad averti come amico>>capitolo, prima che possa pentirmene. <<Interromperò la produzione di questa edizione e cercherò di spostare l'attenzione su qualcos'altro. Ma Potter farà bene a guardarsi le spalle, perché in qualche modo la paghera.>>
Remus mi rivolge un sorriso smagliante, che non credo di avergli mai visto.
Annuisce vigorosamente e mi dà una pacca sulla spalla.
<<Allora grazie>>conclude, prima di scendere veloce giù per i gradini della torre.
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Io e Prongs abbiamo deciso di far fluttuare i giornali fino al dormitorio, così da poter farli sparire con più calma.
Dunque ora siamo ognuno sul proprio letto, le bacchette puntate sul mucchio di carta accatastato a terra.
<<Credo che un grazie sia d'obbligo>>esordisce Remus, aprendo la porta con fare teatrale.
James solleva gli occhi dalla pila di giornali e la sposta su Moony, che si sta dirigendo verso il suo letto.
<<Un grazie per essere andato a lezione invece di aiutarci a far sparire i giornali?>>chiede, mentre agita nuovamente la bacchetta.
Remus gli dedica una smorfia. Estrae a sua volta la bacchetta e fa sparire una decina di copie. <<Grazie per aver parlato con Carrol e averla convinta a interrompere la produzione del giornale.>>
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E' difficile sorprendere Prongs, eppure adesso ha la bocca spalancata come se mi fossi trasformato in una Puffola pigmea davanti ai suoi occhi.
<<Grazie!>>quasi urla, mentre il suo abbraccio mi fa sbilanciare al punto da dovermi appoggiare alla parete per non cadere. <<Sei sudato>>mi informa una volta che ci siamo staccati.
Annuisco, giocherellando nervosamente con il collo del maglione. Non ho affatto caldo, anzi, ho la schiena percorsa da brividi gelidi, ma ho la fronte imperlata di sudore.
<<Vuoi andare in infermeria questa notte?>>
James mi scruta preoccupato da dietro gli occhiali. I suoi occhi scuri mi scandagliano da capo a piedi, cercando di capire se c'è qualcosa che non va. Scuoto la testa. Non ho voglia di passare un'altra notte in infermeria. La notte prima della luna piena è sempre la peggiore, e per quanto Madama Puff si sforzi non c'è molto che può fare.
<<Devo solo riposarmi un po'>>biascico, ma James non sembra convinto.
Sirius fa sparire le ultime copie sparpagliate sul pavimento e poi si avvicina, osservandomi a sua volta. <<Hai bisogno di una cioccolata calda>>decreta, scambiandosi un'occhiata d'intesa con James.
<<Ben detto, Padfoot>>approva subito lui. Poi si volta di nuovo verso di me, con un mezzo sorriso. <<Cerca di non trasformarti mentre siamo via, ci ha già pensato Sirius a marcare il territorio e la puzza non se ne è andata per giorni.>>
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