Capitolo 21
Durante il viaggio, entrambi eravamo rimasti in silenzio. Solamente una volta lei aveva parlato, ma solo per implorarmi di rallentare. Molto probabilmente non si sentiva a suo agio, ma non mi stupii di ciò. La cosa strana era che io ero decisamente calmo. La situazione non mi dispiaceva e in quel momento non avrei voluto trovarmi in nessun altro posto.
Non appena vidi uno spazio tranquillo dove poter parcheggiare, accostai e spensi il motore. Mi bloccai ad ammirare qualche secondo la vista offerta da quel posto: era spettacolare! Il piccolo promontorio dove c'eravamo fermati si affacciava direttamente sul mare e sul piccolo deserto da cui era costeggiato.
Stavo per vantarmi con Federica di averla portata a vedere quel luogo stupendo, ma quando mi voltai la trova intenta a slacciarsi il casco e la scena riuscì solo a farmi ridere.
«Perché cazzo ridi? Aiutami invece» sibilò lei infastidita dalla mia reazione.
«Ai suoi ordini signorina». Poggiai le mani sul gancio e tirai, ma non accadde nulla. Non riuscivo a sfilarglielo.
«Hai cercato di slacciarlo nella direzione sbagliata?» le chiesi, visto che il laccio era tutto annodato.
«Può essere» rispose con aria colpevole.
«Riesci a togliermelo?».
«Certo, succede spesso» mentii. Non volevo che prendesse paura o che andasse in panico.
«Avvicinati un secondo a me» le ordinai. Senza farle male tirai nuovamente il gancio, ma con una potenza maggiore.
«Sicuro che sei in grado di farlo? Perché di solito riesci solo a darmi fastidio, quindi non mi sembra una buona idea».
Tirai così forte da rompere il gancetto. A causa dell'intensità che avevo usato, il casco cadde a terra. Federica, libera dal copricapo protettivo, si trovava a una distanza brevissima da me. Eravamo naso contro naso, labbra contro labbra. Solo pochi centimetri ci separavano e tanto l'autocontrollo che stavo esercitando su me stesso per evitare di arrabbiarmi. Ma volevo sfogarmi. Avrei voluto spingere le mie labbra contro le sue e baciarla fino a farle perdere il fiato, tanto da farle capire che lei non poteva esercitare nessun potere su di me. La voglia di assaporare quelle labbra era così tanta, che per le mie mani stavano tremando, ma nessuno si mosse, rimanemmo così per alcuni secondi, minuti forse, perfetti la cognizione del tempo.
Anche lei stava pensando, perché i suoi occhi erano fissi sui miei, ma erano confusi e nascondevano qualcosa o qualcuno.
Se l'avessi baciata sicuramente mi avrebbe rifiutato e provocato per il resto della mia permanenza qui, ma c'era qualcosa in lei che mi stava spingendo a farlo.
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