Capitolo 11
«Incredibile! Non solo mi perseguiti, ma adesso cerchi anche di farmi arrivare in ritardo!» esclamò Federica con disappunto, ma poco mi importava così mi sedetti accanto a lei e decisi di mantenere il silenzio. Ci ritrovavamo in ogni posto insieme, ed ogni volta dovevo subirmi una sua battutina.
L'autista accese il motore e partì spedito verso la zona sud di Gran Canaria.
«Adesso non ti tieni più sul mio braccio?» domandai ironico per metterla in imbarazzo e provocarla.
«Subito, se ci tieni così tanto». Con le mani si agganciò al mio bicipite e si strinse. Volevo essere io ad infastidirla e invece aveva trovato un modo per rigirare la battuta a suo favore. Dovevo ammetterlo: per quanto fosse saccente e stronza, mi intrigava. Eccome se lo faceva.
Per tutti i 40 minuti del viaggio non si era mai staccata da me, e in realtà non mi dispiaceva per niente.
Quando l'auto si fermò Federica andò a sbattere contro il sedile davanti. Sghignazzai e lei mi rivolse un'espressione contrariata che ricambiai per prenderla in giro. Scese dalla macchina e senza preoccuparsi dei suoi bagagli si diresse verso lo stabile dell'hotel. L'autista mi porse la mia valigia e mi indicò la stessa direzione che stava percorrendo Federica.
«Signor Marcuzzo» mi bloccò ancora prima che facessi il primo passo. Mi voltai e colui che ci aveva accompagnato mi indicò i bagagli di Federica.
«La ragazza se li è dimenticati qui, io devo correre in aeroporto a prendere altre persone, porrebbe portarli lei alla sua amica?». Amica, ma quale amica!
«Certo, ci penso io» esclamai, praticamente costretto dalla situazione.
Trenta secondi dopo mi ero già pentito. Perché l'autista non aveva chiamato qualcuno del personale? E perché avevo accettato di aiutare quella ragazza? Ormai il danno era fatto, perciò caricai due zaini sulle spalle e trovai un metodo per poter trascinare le valigie nel meno faticoso e complesso dei modi.
Varcai la soglia dello stabile per l'accoglienza e Federica vedendomi esclamò: «Finalmente, eccole!». Dopotutto quello che avevo fatto per riuscire a portargliele, le uniche parole che era riuscita a dire erano quelle?
«Io giuro non ti reggo proprio. Spero di vederti il meno possibile» sbraitai e ottenni la reazione desiderata. Spalancò gli occhi e deglutì lentamente.
«Io spero di non vederti proprio!» rispose lei con tono aggressivo. Forse non c'eravamo mai scannati così apertamente, ma c'eravamo incontrati solo poche ore prima, e questo era già abbastanza per farci capire che non era il caso di stare vicini.
«Certo, poi però vieni a dormire sul mio braccio» provocai. Lei saggiamente decise di non replicare e di porre fine a questa discussione.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top