Fuga radioattiva in un reattore francese in Cina
15 giugno 2021
Era il 2018 quando Emmanuel Macron inaugurava a Taishan, in Cina, la nuova centrale nucleare con i primi due reattori di nuova generazione, la tecnologia di punta francese EDF, la società elettrica francese Électricité de France. Sono gli unici finora operativi nel mondo, a causa dei problemi tecnici che hanno ritardato la loro costruzione in Francia e altrove.
Ora però proprio lì si segnala una «fuga radioattiva» che ha destato preoccupazioni. La notizia è venuta fuori agli inizi su CNN: la filiale americana di Framatome (un'azienda controllata da EDF) ha avvertito il Dipartimento dell'Energia americana di «una minaccia radioattiva imminente» a Taishan. EDF ha poi ammesso, con molta prudenza, di essere stata informata dai partner cinesi «dell'aumento della concentrazione di alcuni gas rari nel circuito primario del reattore numero uno».
Per ora la centrale, che rifornisce di elettricità un territorio equivalente alla Gran Bretagna, ma con una popolazione doppia, resta operativa. «Non c'è niente di anormale nella radioattività intorno ai reattori – ha sottolineato martedì mattina il ministro degli Esteri Zhao Lijian – e la sicurezza è garantita». Come dicono i francesi, siamo dentro ai limiti di concentrazione previsti per quei gas secondo le norme cinesi.
Intanto si respira un certo imbarazzo da parte della Francia, che non è ancora riuscita a ultimare un reattore EDF sul proprio territorio, proprio a causa dei continui problemi tecnici e di una lievitazione dei costi. Il primo era previsto sul litorale della Manica. I lavori dovevano concludersi nel 2012. Ma sono ancora in corso: se tutto va bene, termineranno nel 2023. E nel frattempo il budget è passato dai tre miliardi di euro previsti inizialmente a 16.
Nel frattempo, la NNSA (l'agenzia cinese per la sicurezza nucleare) continuerà a monitorare da vicino il livello di radiazioni per far sì che l'impianto garantisca la sua sicurezza operativa, tenendosi in contatto con l'autorità francese di regolamentazione della sicurezza nucleare.
Fonte: Ansa, XINHUA, La Stampa
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