VI.

- Jaeke, ti si vede l'incazzatura – aveva sorriso l'albino al suo fianco. Zandr e Jaeke erano stati scelti per andare in ricognizione nel villaggio vicino in quanto, a detta di Sylas, erano quelli con i modi e il carisma migliori per convincere un civile a seguirli – Dovresti rilassare un po' quelle sopracciglia corrucciate o ti verrà una paresi.

- Apprezzo la tua preoccupazione, Zandr – gli aveva risposto ironico, ma non infastidito – Però credo che sia impossibile con la paladina di Inyc a dare comandi – lo aveva fatto ridere.

- Devo dire che ha davvero talento, però.

- Come, scusami?

- Dico, è davvero brava se riesce a innervosire il freddo e stoico Jaeke.

- E' troppo legata alle sue convinzioni, alle sue credenze e alle sue emozioni – non aveva rallentato il passo – Mi dà fastidio il suo modo di pensare astratto, la sua incapacità di adattamento: prima o poi la ucciderà questa cosa.

- Ti stai preoccupando per lei?

- Contrariamente a quanto crede, non sono un mostro e non la odio a tal punto – aveva abbassato lo sguardo – Non la odio proprio, ma non ci capiamo: lei è bianco, io sono nero; lei è spiritualità, io sono praticità; lei è parole, io sono azioni; lei è dovere e io sono ribellione – aveva rialzato lo sguardo – Non ci potremo capire mai.

- Ha talento davvero – Jaeke aveva guardato interrogativo l'amico – Ti fa parlare più del solito.

- Cammina, Zan– aveva trattenuto una risata, quella che Zandr non mancava mai di fargli fare.

- Ragazzi, ragazzi! – una voce femminile si era avvicinata da dietro.

- Galea? – si era girato l'albino – Come mai sei qui?

- Haylay mi ha mandata in caso ci fosse qualche ferito.

- Ah ok, va bene – le aveva allungato una mano – Vieni, ormai il villaggio è vicino.


Nel villaggio di Glumna, a detta del cartello sporco all'entrata, i ragazzi avrebbero trovato una realtà di gioia e felicità. 

Solo vane speranze: era tutto abbandonato, le erbacce coprivano il ciottolato nella via principale e molte case avevano le porte divelte dai cardini. C'era un silenzio quasi irreale, pesante e stordente, interrotto solo dal fruscio delle foglie che si muovevano a ritmo dell'aria gelida e qualche animale che passava per i cespugli.

- Troveremo qualcuno?

- Non lo so, Galea – le aveva risposto Zandr.

- Qualcuno degli operai deve abitare qui – si era aggiunto Jaeke – e sicuramente qualcuno avrà una moglie.

- Sì, per forza – aveva abbassato lo sguardo la ragazza.

- Qualcosa non va? – l'aveva guardata Zandr.

- Questi posti mi mettono un po' paura perché non sai mai chi si nasconde dietro l'angolo – aveva guardato i ragazzi con gli occhi spalancati – Scusate, fate come non avessi detto nulla.

- Tranquilla, Galea – le aveva sorriso Jaeke – Stai vicina a noi se hai paura.

- Grazie, Jaeke.

- Quella porta è chiusa, magari abita qualcuno lì – aveva cambiato discorso l'altro.

– Vado a bussare, tu stai con Galea – aveva sorriso flebile ad entrambi, un piccolo tentativo di dare forza a Galea, e si era avvicinato alla porta.

Era indeciso se effettivamente bussare, ma se ci fosse stato davvero qualcuno, probabilmente avrebbe sentito delle voci. Quindi, con calma per non spaventare nessuno, aveva bussato e la porta gli si era aperta piano davanti: non era divelta come le altre, solo la maniglia girava a vuoto.

Anche la casa era vuota, tanto valeva dare una voce: - C'è qualc – Jaeke si era bloccato con le parole e un coltello alla gola.

- So che ci sono i tuoi compagni fuori – era la voce di un uomo, forse addirittura un ragazzo – Quindi non urlare o ti sgozzo come un maiale - Oh, questa Eilys me la paga davvero cara, veramente cara - Sei della FTS? – era aggressivo, ottima cosa.

- Della Distorted Meridian.

- Chi mi dice che non stai mentendo?

- Chi ti dice che lo stia facendo? - aveva allentato la stretta e Jaeke aveva sorriso.

- Cosa vuoi qui?

- Non farti del male – aveva alzato le mani: se gli avesse tirato un calcio, lui avrebbe mosso la mano e probabilmente lo avrebbe sgozzato per davvero – Sto cercando un Nove per una Cerimonia dell'addio.

- Io sono un Sette.

- Ma la persona nell'altra stanza magari lo è.

- C-cosa stai dicendo?! – si era impanicato – N-non c'è nessuno qui.

- Ripeto – aveva preso un respiro, ogni movimento doveva essere calcolato per bene – Non vogliamo farvi del male: fuori c'è una mia compagna che è un Quattro, può aiutarvi se siete feriti in qualche modo – anche il ragazzo aveva preso un respiro e aveva mollato la presa continuando a puntargli il coltello addosso.

- Valla a chiamare!

- Può entrare anche il mio altro compagno?

- No.

- Va bene – se ne era uscito solo con la testa – Non dite nulla, la situazione è complessa. Vogliono solo Galea, quindi, per favore, rimani qui, Zan – aveva aspettato che la ragazza lo raggiungesse – Stai tranquilla, non ti farà nulla finché ci sarò io – le aveva sussurrato lasciandola entrare.

- Sei tu la Quattro? – il ragazzo aveva un tono estremamente aggressivo, comprensibilmente alla situazione in cui versavano la sua casa e il suo villaggio.

- Sì – Galea restava un passo dietro a Jaeke.

- Mi auguro tu sia brava, mia sorella sta male da un po' – aveva cominciato a camminare verso il retro e li aveva portati in una stanza, dove una ragazza con lunghi capelli neri e due occhi color ambra li guardava spaurita seduta sul letto – Jasemine, perché non sei sdraiata?

- Volevo vedere chi fosse.

- Siamo qui per curarti – si era avvicinata premurosa Galea – Sdraiati pure, così ti controllo e troviamo una soluzione – la ragazza l'aveva ascoltata – Jaeke, mi prendi per favore lo zaino.

- Tieni – glielo aveva passato e aveva buttato un occhio sul polso: era un Nove.

Ora restava solo da sperare che non fosse nulla di grave o che fosse qualcosa di velocemente curabile.

- Cosa ti senti, Jasemine?

- Sono un po' di giorni che ho mal di testa, male alle gambe e delle strane macchie sull'addome.

- Posso vederle?

- Sì – si era scoperta e aveva alzato la maglia: aveva la parte bassa dello sterno piena di macchie blu, verdi e viola, come se fossero lividi.

- Senti la bocca secca?

- Sì, alle volte sì.

- E' Djinni – si era girata verso il fratello della ragazza – Nulla di grave, però va curato subito perché potrebbe peggiorare.

- E cosa dobbiamo fare? – le aveva chiesto il ragazzo.

- Fammi guardare nella borsa – aveva preso a rovistare nello zaino ed era subito risbucata – Ho tutti gli ingredienti, tranne lo Shiso.

- Dove lo troviamo, Galea? – aveva domandato Jaeke vedendo uno sprazzo di speranza.

- Qua fuori, prova a dirlo a Zandr: sono dei fiori gialli - aveva ricambiato lo sguardo - Me ne basta uno.

- Possiamo farlo entrare? – si era girato stavolta verso il fratello.

- Se serve per mia sorella, sì.

- Zan – aveva acceso il trasmettitore – Il fratello ha detto che puoi entrare, però devi cercare prima un fiore giallo per Galea.

- Ne ho visti alcuni entrando nel villaggio, vicino al cartello di benvenuto.

- Ci vorrebbe Iros – aveva riso staccando – Comunque, cerco di fare in fretta.

- Bene – aveva commentato Galea – Inizio a mettere insieme questi – aveva guardato Jasemine – Vedrai che con questo ti sentirai subito meglio.

- Grazie, davvero grazie.

Due minuti e Zandr era arrivato: - Hai fatto in fretta.

- Ho contattato Iros per sicurezza – aveva passato il fiore guardando la malata – Non vorrei uccidere nessuno – le aveva fatto un occhiolino facendola arrossire.

- Occhio al fratello, Zan, non ti vorrei morto per davvero – aveva commentato piano Jaeke.

- Tieni, Jasemine.

- Grazie – la ragazza aveva preso la scodella – C'è qualcosa che mio fratello ed io possiamo fare per sdebitarci?

- Zan - gli aveva lasciato spazio Jaeke.

- Sì – il ragazzo si era staccato dallo stipite della porta e si era avvicinato al letto di Jasemine – Ci servirebbe una cosa quando starai meglio – la ragazza continuava ad arrossire davanti al ragazzo – Avremmo bisogno di un Nove per celebrare una Cerimonia dell'addio – si era seduto sul letto – Tu saresti perfetta, Jasemine – aveva guardato anche gli altri ragazzi – Però, capiremmo tu non te la sentissi. Quindi, pensaci pure un pochino, Jasemine – le aveva messo una mano sulla sua e aveva sorriso gentile.

- No, no, vengo!

- Grazie, Jasemine! – si era alzato ed era tornato da Jaeke.

- Tu non sei carismatico – Jaeke l'aveva fatto girare – Sei bravo a flirtare.

- Forse.


Ormai erano passate due ore da quando Zandr, Jaeke e Galea erano andati al villaggio e, per questo, i ragazzi iniziavano a temere il peggio: o erano finiti nei guai, o non avevano ancora trovato il Nove.

- Stanno arrivando! – aveva urlato Malakye dalla stessa posizione in cui era stato Bitar durante la battaglia – Con due ragazzi, credo abbiano trovato il Nove.

- Perfetto, grazie, Mala – gli aveva urlato Chara.

- Ti sembrano feriti? – gli era andata dietro Eilys.

- No, sembrano stare bene tutti.

- Ottimo – aveva sorriso coprendo la testa con il cappuccio della giacca e lasciando scoperta la mezza luna argentata sulla schiena.

- Meno male che non ci sono tempi prestabiliti per la Cerimonia – aveva puntualizzato Iros, rimasto per buona parte del tempo seduto con Taryn vicino alla sacerdotessa, entrambi interessati ai rituali.

- Davvero, è gelido ormai – si era aggiunta Taryn.

- Non importa – aveva risposto Eilys guardando i compagni entrare: la sensazione di Malakye era giusta, stavano tutti bene.

- Eilys – l'aveva raggiunta Zandr con la voce – Lei è Jasemine, la nostra Nove.

- Oh, piacere – si era alzata e si era avvicinata loro – Scusa il trambusto, ma avevamo davvero bisogno – sentiva già Jaeke sibilare, ma poco le importava.

- Oh no, grazie a voi sono stata curata dalla mia malattia – ecco cosa significavano quegli occhi un po' cerchiati.

- Ne sono felice – le aveva sorriso gentile – Sai già cosa devi fare?

- Mi hanno detto qualcosa sulla Cerimonia dell'Addio.

- Esatto, devi aiutarmi ad accompagnare quell'uomo – si era spostata per farle vedere il cadavere – nel Plade – era tornata con lo sguardo su di lei – Spero tu non sia facilmente impressionabile.

- Sopporterò se serve – Eilys apprezzava la dedizione e la forza d'animo tipica dei Nove.

- Grazie, Jasemine. Vieni pure con me – l'aveva portata davanti al corpo – e mettiti dall'altro lato, ti guiderò io in tutto – aveva rialzato lo sguardo sui suoi compagni – Ragazzi, scusatemi, ma voi dovete andare via.

- Perché? – l'aveva guardata confusa Rebexi.

- Possono vedere solo i Numeri del morto, nulla contro di voi – aveva posato lo sguardo su Jaeke – E gli altri Cinque. Ma non credo ti interessi molto, vero, Jaeke? – gli aveva sorriso sorniona.

- Guarda, grazie dell'invito, Inyke – era ironico ovviamente – ma, se non ti servo, passo volentieri.

- No, no, non mi servi.

- Bene, allora andiamo – si era aggiunta Taryn con uno sguardo inquisitorio su Jaeke, già pronto a continuare – Chiamaci quando ci sei - aveva sorriso all'amica e aveva trascinato via a forza Jaeke.

- Sì – erano scomparsi tutti ed Eilys aveva potuto finalmente iniziare.

Sperava davvero che la cosa non si ripetesse, perché non avrebbe mai fatto il callo a poggiare le mani su un corpo freddo e rigido: le faceva troppo male.

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