IV.

Ormai Eilys aveva preso gusto ad alzarsi la mattina all'alba.

Le piaceva svegliarsi con i primi raggi dei soli, uscire dal letto e osservare la camerata silenziosa dove le sue compagne avrebbero dormito per un'altra ora e mezza: non provava invidia perché poteva dedicare un pochino solo a sé stessa.

Senza fretta, indossava il suo abito cerimoniale lasciando che il cappuccio le cadesse sulla schiena e si spostava nei bagni in comune, dove poteva liberamente acconciare i suoi lunghi capelli biondo scuro con trecce e indossare la ferronnière con pietra trasparente.

Poi, si copriva la testa con il cappuccio ed usciva nell'aria ancora fredda dalla notte precedente.

Se Mahieu l'avesse saputo, probabilmente l'avrebbe sgridata, ma quella passeggiata tra i dormitori e il tempio, lei la faceva con calma: il cielo, a quell'ora, prendeva sempre una colorazione bellissima, tra il blu e il rosso, un viola di una maestosità che quasi faceva paura, ma che le faceva godere di più il rumore dei suoi passi trascinati nell'erba umida di rugiada e il canto degli uccellini già svegli.

Era assurdo, ma in quei momenti non le sembrava nemmeno che, fuori dalle mura della Distorted Meridian, stesse imperversando una guerra. O, almeno, provava a non pensarci e si concentrava a ripetere le formule sacre come training autogeno.

- , Nurmus Zìento – e, come sempre, Mahieu se ne stava sull'altare a preparare qualche miscuglio che presto le avrebbe propinato.

- Sìan de, Inyke – si era girato continuando a mescolare – Come vanno i legami?

- Ho provato proprio ieri e mi è comparsa un'altra figura – si era avvicinata – Chiara, molto luminosa, credo di sesso femminile – le sembrava di averla riconosciuta, ma trovava impossibile che fosse proprio lei la seconda dea a farsi vedere.

- Ah, Mechta – aveva confermato i suoi dubbi Mahieu – Qualcosa non va, Inyke?

- No, sono solo...stranita.

- Il fatto che tu abbia una sottosviluppata capacità innata da Nove non significa nulla – le aveva letto nella mente – Però, ti mostro una cosa – aveva messo giù la ciotola – Crea un campo di forza davanti a te – lo aveva fatto – Bene! Si è anche ingrossato vedo, molto bene – era sorpreso – Ora dai una botta secca – lei lo aveva guardato ancora più confusa – Tranquilla, prova.

Eilys, impaurita, aveva spinto il palmo in avanti allargando le dita: l'energia si era schiarita ed era diventata un'onda azzurra che aveva travolto tutta la navata e aveva spostato tutte le panche di mezzo metro: - Come ho fatto? – la sacerdotessa si era portata le mani alla bocca.

- Mectha ha deciso di donarti un po' di forza.

- Ma è stupendo! Non credevo di esserne in grado – lo aveva guardato ancora – Sarà davvero utile in missione.

- Già – aveva risposto l'uomo senza prestare attenzione – Proviamo ancora, se gli dei vogliono davvero essere buoni con te, sanno già chi mandarti ora – le aveva dato in mano la brocca senza dirle nulla, ma solo guardandola con fare leggermente ammonitorio.

- Farò veloce – era uscita in fretta, aveva dato un'occhiata ai soli che finalmente erano spuntati nel cielo rosso ed era rientrata con la brocca – Eccomi – gli aveva passato l'acqua.

- Siediti pure, preparo io il composto.


- Zomo pymrau lugpy.

- Dgy odatyo – si era seduta arrossendo.

- Reet – si era abbassato davanti a lei - De gu vam zayes – l'aveva lasciata stare, qualche minuto e sarebbe tornata nel mondo degli esseri viventi con gli occhi illuminati di verde.

Intanto lui non perdeva tempo, con l'acqua avanzata aveva allungato un poco il succo dei frutti, giusto per vedere se la forza mentale della ragazza andava di pari passo con i suoi progressi spirituali.

- Ah – eccola che tornava con gli occhi verdi – Runna.

- Lo so – aveva mescolato ancora un poco il succo e glielo aveva passato – Ma bevi in fretta, questa nuova capacità la dobbiamo provare fuori.


- Questo posto è stato per lungo tempo il ritrovo dei Nurmus e delle Nurma di Nozirho – Mahieu aveva allungato una mano per aiutare la giovane a salire su una roccia – Ma da quando è scoppiata questa guerra, preferiscono rimanere chiusi nei templi per sopravvivere agli attacchi, quindi è libero di essere utilizzato da chiunque – era passato davanti a loro un cervo – E, soprattutto, è rimasto intonso perchè nessuno ne è a conoscenza.

- E' bellissimo – si era guardata in giro, da sopra la roccia: era tutto verde, rigoglioso e luminoso; una cascata di acqua cristallina scendeva in un piccolo lago così blu e invitante, dove animali grandi e piccoli si abbeveravano – Incontaminato.

- Già – aveva fatto come prima, probabilmente perché voleva andare dritto al punto – Carica l'energia sulle dita e, se diventa blu, lanciala addosso a uno di quegli animali.

- Come?! – Eilys si era girata di scatto e aveva incontrato l'occhio bianco del sacerdote che la squadrava – Lo ucciderò così.

- Pensi che sia un killer a sangue freddo di animali indifesi?

- Ehm no, non credo, no.

- Allora, fidati di me e fallo – le aveva dato un'occhiata severamente gentile – Tranquilla.

Era dubbiosa, ma si fidava anche del suo maestro, non ha aveva motivo di dubitarne. Ci era voluto poco, appena aveva spostato tutta la sua energia sulla mano, si era formata una fiamma rossiccia. L'aveva presa tra le mani facendola diventare una palla e l'aveva lanciata addosso a un coniglietto. Con enorme sorpresa, la bestiolina si era addormentata in mezzo ai fiori ed elle erbette.

- E' una magia per far addormentare le persone – le si erano illuminati gli occhi.

- E molto forte, tanto da addormentare anche un orso per diverse ore – le aveva sorriso – Stai all'occhio, però, se la dosi male potresti ucciderla una persona.

- Oh, non vorrei.

- Lo so, Inyke – si era girato di schiena per incamminarsi verso la Distorted Meridian – Non perché ti posso leggere nella mente, ma perché l'ho capito.

- Non sono contro le uccisioni, lo capisco che in guerra sarebbe una cosa molto complessa, solo contro quelle inutili – lo aveva guardato nella speranza che rispondesse qualcosa.

- Non ti dirò nulla, Inyke. E' una tua scelta, ma sappi che non ci sarebbe nulla di male nel cambiare idea: solo gli stolti non lo fanno – si era bloccato davanti all'entrata dell'organizzazione – La nostra lezione, per oggi, è finita. - – aveva fatto un cenno della testa.

- Duos, Nurmus Zìento – aveva ricambiato il cenno ed era scomparsa verso l'interno, doveva aveva incontrato Vasei – Vasei, scusami il disturbo.

- Dimmi pure, Eilys – trovava molto bello il fatto che tutti si ricordassero i nomi delle reclute.

- Sai dov'è ora la Raven Moon? Ho appena finito con Mahieu e vorrei raggiungerli.

- Sì, sono da Sylas, nella sala 12.

- Perfetto, grazie – aveva fatto per andarsene.

- Ti tratta bene Mahieu? – l'aveva bloccata sul posto – So che è un po' burbero, quindi capirei.

- No, no, è bravissimo e mi sta insegnando tantissimo.

- Bene – le aveva sorriso – Vai pure, ora – le aveva dato una pacca sul braccio e l'aveva finalmente lasciata scappare per il corridoio dietro di lui.

- Permesso? – aveva aperto la porta della sala 12 – Scusate il ritardo, ho appena finito con Mahieu.

- Tranquilla, vieni pure e siediti – le avevano fatto spazio gli altri, non c'era solo la Raven Moon, ma anche la Veridian Sun – Yos, puoi ripetere la situazione di cui parlavamo?

- Sì – aveva rallentato le parole per pensare – Dopo esserti introdotto nel Mercato di Spytnos, ti avvicini al mercante di pietre e metalli per comprare del resinio anche se sei senza soldi: convincilo a dartelo gratis.

- Perfetto, Yos – l'uomo aveva guardato i ragazzi – Idee?

- Magari dicendo la causa per cui serve potrebbe convincersi – aveva osato Malakye.

- A Spytnos sono quasi tutti con la FTS – gli aveva risposto Iros.

– E i pochi che non lo sono, di certo non se la inimicano, ma anzi potrebbero mandarti proprio nelle loro mani – aveva continuato Jaeke.

- E' vero – Taryn aveva confermato – Ci vuole un'altra tattica.

- Fare uno scambio con qualche altro oggetto in nostro possesso – si era azzardata Taryn.

- Ci perderesti – aveva commentato Yos – Il resinio non vale molto, sarebbe meglio pagarlo in ogni caso.

- Minacciarlo? – aveva parlato Rebexi.

- Credo sia la stessa cosa che diceva Jaeke – le aveva risposto Galea intimorita – Promettere un pagamento successivo, ma poi non andare?

- Non ti facevo così subdola, Galea – si era girato Zandr – Però effettivamente ha senso.

- Devo dire che non è male, in effetti – aveva annuito Sylas – Ma potrebbe non accettare, i mercanti fiutano subito la fregatura – la Quattro si era rabbuiata – Però, è un buon primo tentativo, brava.

- Raccogliere i soldi dalle persone intorno – si era aggiunta Chara – Se vale poco come materiale, basterà poco da tutti e si arriverà alla cifra in fretta.

- Scusami, Chara – aveva ripreso Zandr - Ma nessuno ti darebbe i soldi per una cosa del genere.

- Sì, perché direi che mi servono per comprare il cibo alla mia famiglia – aveva continuato Eilys.

- Come se gli altri non avessero lo stesso problema – le era andata dietro Jaeke.

- Appunto – la sacerdotessa si era messa a guardare il ragazzo - te la giochi sull'empatia e sulla pietà – si era girata completamente verso di lui – Ah già, dimenticavo, non sai cos'è l'empatia tu, perdonami – lo aveva lasciato a ringhiare mentre tornava con gli occhi su Sylas.

- Oh, certo, hai ragione – aveva ripreso lui – Chi non ha mai vinto una guerra con la gentilezza e la comprensione? Per favore, sii realista una buona volta, Inyke.

- Il giorno in cui capirai che non tutti sono aridi come te, Jaeke! – lo aveva fulminato e lui si era zittito davvero.

- L'idea non è male, ragazze – aveva deglutito Zandr – Ma se non bastassero i soldi?

- Chiedi uno sconto con la gentilezza, Zan – gli aveva risposto ironico Jaeke.

- Ok la discussione costruttiva, ma qua sembra più distruttiva – Chara aveva cercato di stemperare la tensione e di salvare Zandr da quella guerra fredda – Anche basta.

Eilys e Jaeke si erano guardati in cagnesco e si erano zittiti entrambi per il resto della lezione.


- Come la vedo male, come la vedo male – era uscito Zandr tenendosi la testa tra le mani – Ce li vedi a litigare nel campo di battaglia, Chara? – aveva guardato l'amica – Ci faranno ammazzare!

- Non ragionano, nessuno dei due! – aveva sospirato la ragazza.

- Sono incompatibili.

- Non si comprendono, è diverso – aveva puntualizzato la ragazza – E non ci provano nemmeno: hanno entrambi ragione ed entrambi torto – lo aveva guardato – Dovrebbero solo parlare.

- Senza uccidersi? Dura.

- Ma non impossibile.

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