Capitolo 9

Caro diario,

Il mondo sta diventando ogni giorno sempre più perfetto e Harry ormai ha rinunciato a combatterci sapendo che non ha nessuna chance di sconfiggerci.

L'amore tra me e Barty è diventato potentissimo tanto che ci concediamo qualche nottata di sesso dopo il lavoro.

Riprendendo il discorso da dove mi sono fermata: Barty venne portato ad Azkaban per scontare la sua pena mentre io vivevo con il piccolo Harry.

Non seppi nulla di lui per quattordici lunghissimi anni durante i quali mi innamorai profondamente di Harry.

La Coppa del mondo di Quidditch...

Passarono gli anni e Harry crebbe notevolmente facendo emergere il suo carattere ereditato da suo padre James.

Era molto birichino e ogni volta che tornavo a casa trovavo qualcosa di rotto; lo brontolavo ma lui ne rideva.

Pochi giorni dopo il suo undicesimo compleanno mi corse incontro sventolando tra le mani una lettera.

«Morgan, Morgan, Morgan! Guarda cosa è arrivato!»

Mi porse la lettera e capii immediatamente di cosa si trattava.

«Che cos'è Hogwarts?» chiese con la sua tipica curiosità da bambino.

«Hogwarts è la scuola dei maghi e delle streghe. Anch'io ci sono andata, sai? Si trova in Scozia e ci si arriva con l'Hogwarts Express dal binario 9 e tre quarti. Ma stai tranquillo che ti accompagnerò» gli spiegai con un grande sorriso.

Qualche giorno prima che cominciasse la scuola ci dirigemmo a Diagon Alley e Harry guardò tutti i negozi con sguardo meravigliato.

Ci fermammo prima alla Gringott e poi andammo da Olivander.

«Buon pomeriggio» disse una voce che riconobbi immediatamente anche se erano passati moltissimi anni dall'ultima volta che lo vidi.

«Salve» disse Harry imbarazzato.

«Ah, sì» disse l'uomo «Sì, sì, sì, ero sicuro che l'avrei conosciuto presto. Harry Potter. Ha gli occhi di sua madre. Sembra ieri che è venuta qui a comperare la sua prima bacchetta magica. Lunga dieci pollici e un quarto, sibilante, di salice. Una bella bacchetta per un lavoro d'incanto. Suo padre, invece, preferì una bacchetta di mogano. Undici pollici. Flessibile. Un po' più potente e ottima per la trasfigurazione. Be', ho detto che suo padre l'aveva preferita...ma in realtà, è la bacchetta a scegliere il mago, naturalmente.»

Olivander si era fatto talmente vicino da toccare quasi il naso di Harry,
che si vedeva riflesso in quegli occhi velati.
«Ed è qui che...»
Olivander toccò con un dito lungo e bianco la cicatrice a forma di saetta
sulla fronte di Harry.

«Mi spiace dire che sono stato io a vendere la bacchetta che ha fatto
questo» disse con un filo di voce.

«Tredici pollici e mezzo. Sì. Una bacchetta potente, molto potente, nelle mani sbagliate... Bene, se avessi saputo che cosa sarebbe andata a fare per il mondo...»

«Ehm, vediamo» disse Olivander lanciandomi un'occhiata penetrante.

«Allora, signor Potter, vediamo un po'» e tirò fuori dalla tasca un
lungo metro a nastro con le tacche d'argento. «Qual è il braccio con cui usa la bacchetta?»

«Signore, uso la mano destra» rispose Harry.

«Alzi il braccio. Così». Misurò il braccio di Harry dalla spalla alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra, dal ginocchio all'ascella e poi prese anche la circonferenza della testa. E intanto
diceva: «Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il nucleo fatto di una potente sostanza magica, signor Potter. Usiamo peli di unicorno, penne della coda della fenice e corde del cuore di draghi. Non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano uguali, così come non esistono due unicorni, due draghi o due fenici del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai risultati altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago».

All'improvviso, Harry si accorse che il metro a nastro, che gli stava misurando la distanza fra le narici, stava facendo tutto da solo. Olivander, infatti, volteggiava tra gli scaffali, tirando giù scatole.

«Può bastare così» disse, e il metro a nastro si afflosciò sul pavimento.

«Allora, signor Potter, provi questa. Legno di faggio e corde di cuore di
drago. Nove pollici. Bella flessibile. La prenda e la agiti in aria».

Harry prese la bacchetta e, sentendosi un po' sciocco, la agitò debolmente, ma Olivander gliela strappò quasi subito di mano.

«Acero e piume di fenice. Sette pollici. Molto flessibile. La provi».

Harry la provò, ma ancora una volta, non aveva fatto in tempo ad alzarla
che Olivander gli strappò di mano anche quella.

«No, no... ecco, ebano e peli di unicorno, otto pollici e mezzo, elastica. Avanti, avanti, la provi».

Harry provò, provò ancora. Non aveva idea di che cosa cercasse Olivander. Le bacchette si stavano ammucchiando sulla sedia, ma più Olivander ne tirava fuori dagli scaffali, più sembrava felice.

«Un cliente difficile, eh? No, niente paura, troveremo quella che va a
pennello... Ora, mi chiedo... sì, perché no... combinazione insolita... agrifoglio e piume di fenice, undici pollici, bella flessibile».

Harry la prese in mano. Avvertì un calore improvviso alle dita. La alzò
sopra la testa, la abbassò sferzando l'aria polverosa e una scia di scintille rosse e d'oro si sprigionò dall'estremità come un fuoco d'artificio, proiettando sulle pareti minuscoli riflessi danzanti di luce.

Sentendo nominare la mia bacchetta il cuore perse un battito.

Com'è possibile che siamo collegati? Non abbiamo niente in comune!

Io sono collegata a Voldemort e Harry? Ma perché? Cosa ci accomuna?

Olivander esclamò: «Bravo! Sì, proprio così, molto bene. Bene, bene, bene... che strano... ma che cosa davvero strana...»

Rimise la bacchetta di Harry in una scatola e la avvolse in carta da pacchi sempre borbottando: «Ma che strano... davvero strano».

«Scusi» fece Harry, «ma che cosa c'è di strano?»

Olivander lo fissò con i suoi occhi sbiaditi.

«Ricordo una per una tutte le bacchette che ho venduto, signor Potter. Una per una. Si dà il caso che la fenice dalla cui coda proviene la piuma della sua bacchetta abbia prodotto tre piume . È veramente
molto strano che lei sia destinato a questa bacchetta, visto che la sua gemella... sì, la sua gemella le ha procurato quella ferita».

Harry deglutì.

«Sì, tredici pollici e mezzo. Legno di tasso. Curioso come accadano queste cose. È la bacchetta che sceglie il mago, lo ricordi. Credo che da lei dobbiamo aspettarci grandi cose, signor Potter...Dopotutto, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha fatto grandi cose...terribili, è vero, ma grandi»

Harry rabbrividì. Pagammo sette galeoni per la sua bacchetta, e mentre uscivamo Olivander ci salutò con un inchino da dentro il negozio.

Poco dopo andammo a comprare l'animale magico e gli ultimi materiali.

Il 1° settembre fu un giorno indimenticabile per Harry e mi svegliò saltando sul letto.

Emozionato, insieme a me, si diresse a King's Cross nel quale trovammo un'allegra famigliola tutti con i capelli rossi.

Io entrai per prima visto che dovevo trovarmi a Hogwarts con gli altri professori e dissi Harry di non preoccuparsi perché ci saremmo visti durante lo Smistamento.

Arrivai nell'aula di pozioni e vidi Severus che preparava tutto il materiale per la lezione del giorno seguente.

«Buongiorno Black. Hai portato i libri per la lezione della mattina successiva?»

«Sì, Severus. Ho portato tutto. Mi raccomando tratta bene il piccolo Harry, non è così simile a James dopotutto. Anzi lo trovo molto adorabile. Ha gli occhi di Lily»

Appena nominai Lily gli caddero i libri dalle mani e capii che gli doveva mancare ancora molto.

«Davvero? Allora mi dovrò preparare al meglio, non trovi?»

Annuii e fino a tarda sera preparammo tutto il materiale.

Era ormai scesa la notte e con le sue stelle dipinse la volta celeste.

Noi tutti prendemmo posto nella Sala Grande che si riempì, in pochissimo tempo, dei vecchi studenti e poco dopo dei nuovi.

I bambini tremavano dalla paura e dall'ansia; vidi poi il piccolo Harry insieme a uno dei fratelli Weasley e una bambina dai folti capelli castani crespi.

Dopo diversi ragazzi fu il turno di Hermione Granger, poi di Neville, il figlio di Lucius Malfoy Draco e infine Harry.

Il Cappello Parlante stette per lungo tempo a pensarci come successe con me e immediatamente compresi i motivi che ci legavano.

Ecco perché la bacchetta di Harry è legata alla mia! Entrambi abbiamo vissuto la nostra infanzia senza genitori e lui... Non vuole essere Serpeverde come me!

Che strana coincidenza!

Dopo breve tempo Harry fu smistato in Grifondoro e sorrisi.

Dopo lo Smistamento e la cena ci andammo a riposare per la mattinata seguente.

Appena il sole era sorto mi svegliai preparandomi adeguatamente e mi ritrovai nella sala di pozioni.

Piton era già arrivato e gli studenti si stavano mettendo seduti.

Piton prese il registro e giunto al nome di Harry si fermò.

«Ah, vedo» disse con voce melliflua, «Harry Potter. La nostra nuova...
celebrità»

Quando finì di fare l'appello alzò lo sguardo sulla classe.

«Siete qui per imparare la delicata scienza e l'arte esatta delle Pozioni»
cominciò.

Le sue parole erano poco più di un sussurro.

«Poiché qui non si agita insulsamente la bacchetta, molti di voi stenteranno a credere che si tratti di magia. Non mi aspetto che comprendiate a fondo la bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane, ammaliando la mente, stregando i sensi... Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte... sempre che non siate una manica di teste di legno, come in genere sono tutti gli allievi che mi toccano. Nel mio insegnamento verrò aiutato dalla professoressa Black» concluse scrutando attentamente tutti gli studenti soffermandosi in particolare su Harry.

«Potter, che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?»

Harry parve sconcertato ad eccezione invece di Hermione che stava con la mano alzata sapendo la risposta.

«Non lo so, signore» disse Harry.

Le labbra di Piton si incresparono in un ghigno.

«Bene, bene... è chiaro che la fama non è tutto».

Ignorò la mano alzata di Hermione.

«Proviamo ancora. Potter, dove guarderesti se ti dicessi di trovarmi una pietra bezoar?»

Hermione alzò di nuovo la mano più in alto che poteva senza alzarsi dalla sedia, ma Harry non aveva la più pallida idea di che cosa fosse un bezoar. Cercò di ignorare Malfoy, Tiger e Goyle che si sbellicavano dalle risate.

«Non lo so, signore».

«Immagino che tu non abbia neanche aperto un libro prima di venire qui, vero, Potter?»

Harry continuò a guardare in quegli occhi glaciali e io mi sentii in colpa per non avergli dato un minimo di istruzione magica. Ma chi lo poteva sapere che Piton gli avrebbe chiesto quegli argomenti proprio il primo giorno di scuola?

Piton continuava a ignorare la mano fremente di Hermione.

«E... Potter, qual è la differenza tra l'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctonum?»

A quel punto, Hermione si alzò in piedi con la mano protesa come se volesse toccare il soffitto.

«Non lo so» disse Harry tranquillamente. «Ma penso che Hermione lo sappia. Perché non prova a chiederlo a lei? »

Alcuni risero; Harry colse lo sguardo di Seamus e lui ammiccò. Ma
Piton non lo trovò affatto divertente.

«Sta' seduta!» ordinò secco a Hermione. «Per tua norma e regola, Potter, asfodelo e artemisia insieme fanno una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di Distillato della Morte Vivente. Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni. Per quanto riguarda l'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctomim, sono la stessa pianta, nota anche con il semplice nome di aconito. Be'? Perché non prendete appunti?»

Ci fu un improvviso rovistare in cerca di penne e pergamene. Sovrastando il rumore, Piton disse: «E alla Casa di Grifondoro verrà tolto un punto per la tua faccia tosta, Potter».

Io trovai quella cosa veramente ingiusta ma decisi che ne avrei parlato dopo con lui.

Il resto della lezione toccò a me e li divisi in coppie per preparare una pozione in grado di curare i foruncoli. Io, insieme a Severus, li controllai aiutando quelli che si trovavano in difficoltà per poi andare da Harry.

«Ma perché Piton ce l'ha con me? Che gli ho fatto?»

Io sospirai.

«Niente, tesoro, è solo il suo brutto carattere. Dovevo farti leggere almeno delle pagine di quel libro, ora mi sento in colpa»

«Stai tranquilla Morgan, non è colpa tua. È comunque solo un punto, non è niente» mi rassicurò con uno dei suoi adorabili sorrisi così simili a quelli di Lily.

Mi ero sempre chiesta perché Piton lo odiasse così tanto. Era un bambino adorabile e dolce tutto il contrario di James. 

Naturalmente le mie idee cambiarono radicalmente con l'arrivo del secondo anno.

Perché, caro diario, ti starai chiedendo.

Beh, arrivò a Hogwarts su una Ford Anglia volante facendosi scoprire da numerosi babbani.

Un po' era stata anche colpa mia visto che lo lasciai dai Weasley per le vacanze.

Fu durante il quarto anno di Harry che la mia vita cambiò drasticamente.

Era il 22 agosto 1994 e quel giorno si tenne la Coppa del mondo di Quidditch tra Irlanda e Bulgaria.

Harry mi implorò di andarci e così presi i biglietti più importanti per la partita.

Fu veramente spettacolare e soprattutto mi fece battere forte il cuore vedere Harry felice come non mai.

Prima di entrare però vidi qualcosa di strano: Winky e mio padre che scortavano qualcuno sotto quello che, molto probabilmente, era un Mantello dell'Invisibilità.

Mi avvicinai a loro.

«Salve, signor ministro anche lei è qui? Ma perché è solo?»

Lui parve spaventarsi a sentire la mia voce:

«Salve, signorina Black. Mi sarebbe piaciuto vedere la partita, sai il lavoro è stancante» disse evasivo.

«Come sta Barty? È riuscito a salvarsi?» chiesi con la voce tremante e speranzosa.

Lui non mi rispose e continuò a guardare la partita. Io rimasi con lui visto che Harry aveva notato i suoi amici: Hermione e Ron con la sua famiglia.

Alla fine delle partita mi diressi alla mia tenda quando sentii improvvisamente i Mangiamorte.

Uscii all'esterno e vidi due figure particolari: Winky che teneva legato il mio fidanzato.

Il mio cuore esplose di gioia e gli andai incontro gridando il suo nome.

Lanciai un Crucio all'elfa facendola piegare dal dolore straziante che stava provando e liberai Barty.

«Oh Barty! Pensavo fossi morto, ho avuto tanta paura! Però è stata la speranza a mantenermi in vita»

Baciai passionatamente quelle bellissime labbra unendo le nostre lingue in una danza che sapeva di amore e nostalgia.

Lui parve svegliarsi del tutto dall'incantesimo Imperius cui lo sottopose suo padre e mi baciò con ancora più passione.

BARTY'S POV

Per anni rimasi sotto quella maledizione, dopo essere stato liberato da mio padre con un complotto abbastanza ingegnoso, cercando di liberarmi e tornare dal mio Signore ma soprattutto da Morgan.

Winky chiese a mio padre di andare alla Coppa del mondo di Quidditch e lui accettò.

Io stavo diventando sempre più forte e stavo iniziando a contrastare la Maledizione.

Quando arrivarono i Mangiamorte Winky mi legò mentre mio padre andò a liberare dei babbani.

Poi con lo sguardo annebbiato la vidi e il mio cuore esplose di felicità. Cercai di liberarmi ma mi fu complicato e lei cruciò l'elfa liberandomi.

Ci baciammo e sentii il mio cuore battere sempre più velocemente avvertendo il suo dolce sapore che mi era tanto mancato.

Grazie al suo bacio mi risvegliai completamente e mi accorsi che i miei pantaloni stavano diventando sempre più stretti a livello dell'inguine. Morgan lo notò e corremmo alla sua tenda; entrati all'interno sentimmo i nostri respiri affannati.

MORGANA'S POV

Le sue labbra risalirono dal mio collo alle mie labbra, lasciando una scia di fuoco.

Catturai quest'ultime in un bacio, al quale rispose quasi subito.

Era un bacio senza nulla di casto, già dal principio.

Allacciai le braccia al collo del ragazzo, accarezzandogli la nuca e i capelli color paglierino stringendone alcune ciocche tra le dita.

Succhiò, morse e leccò il mio labbro inferiore durante il bacio.

Questione di secondi e ci trovammo sul mio letto.

Lo guardai sopra di me.

Sentii le sue mani scorrere lungo i miei fianchi e salire lungo il mio busto, alzai le braccia e in un attimo la maglia finì a terra rimanendo in reggiseno mentre lui era a petto nudo.

Le sue dita iniziarono ad accarezzarmi la pancia dolcemente facendomi accaldare ancora di più.

Presi fiato staccandomi da lui e poggiai la testa sul cuscino mentre i suoi occhi marroni nocciola scivolarono lungo la mia figura per poi iniziare a baciarmi il collo.

Sospirai quando sentii le sue mani sganciarmi in un solo colpo il reggiseno che portavo.

Anche quell'indumento finì a terra insieme agli altri mentre la bocca di Barty depositava baci sempre più verso il seno.

Dopo una lenta tortura ci arrivò e io bruciavo come se mi avessero dato fuoco.

Un mugolio di piacere scappò dalle sue labbra quando distrattamente la mia gamba sfiorò il cavallo dei suoi pantaloni.

Sorrisi maliziosa e con la coda dell'occhio guardai il rigonfiamento che essi nascondevano.

Una sua mano d'un tratto si intrufolò sotto l'elastico dei miei pantaloni facendomi inarcare appena il bacino per la sorpresa.

Le sue dita mi accarezzarono gentilmente, da sopra la stoffa degli slip, facendomi sospirare dal piacere, mentre la sua bocca e l'altra sua mano si occupavano del mio seno.

Poi la sua mano si intrufolò sotto le mutandine e mi iniziò a dare piacere con altre carezze più approfondite.

Un gemito leggero, poi un altro ed infine un altro ancora.

Mi ritrovai nuda sulle coperte fredde di quel letto.

Ansimai lievemente guardandolo sfilarsi i pantaloni e poi i boxer.

Quella che si parò davanti a me fu una vista di parecchi centimetri, forse dieci.

Lo guardai interamente beandomi della sua figura.

«Baciami» mi supplicò quando, una mia gamba sfiorò il suo membro, quella volta volutamente.

Lo attirai a me senza farmelo ripetere due volte.

Fu un bacio colmo di desiderio, passione e calore.

Feci scorrere le mie mani sulle sue spalle, stringendole quando si posizionò meglio tra le mie gambe.

Il bacio si schiuse in un gemito d'entrambi quando mi penetrò. Iniziò fin da subito una danza veloce.

Un cozzare di corpi sudati che si riempivano dandosi piacere a vicenda.

Gemetti forte quando si staccò dalle mie labbra sorridendo malizioso e divertito ritornando a baciarmi mentre mi dava colpi più forti e decisi.

Affondai le unghie nella pelle delle sue spalle mentre lui gemette di piacere.

Mi tirò il labbro con i denti stuzzicando il mio seno con le sue mani.

Un mio gemito ruppe il suo.

E continuammo così, finché non raggiunsi il culmine seguito poco dopo da lui.

Si accasciò accanto a me emettendo un sospiro.

«Mi era mancato tutto questo e mi eri mancata tu, Morgan. Sei un veleno che mi uccide giorno dopo giorno ma ne sono felice. Ti amo e non smetterò di dirlo»

A quelle parole delle lacrime sgorgarono dai miei occhi e mi addormentai abbracciata a lui.

«Anche tu mi sei mancato Barty. Sei tutto per me e quando il nostro Signore vincerà ci sposeremo. Vivremo felici e faremo imparare a nostro figlio le regole per vivere al meglio»

«Nostro figlio sarà una creatura bellissima. Hai qualche nome in mente?»

Ci riflettei su.

«Loki se sarà maschio o Diana se sarà femmina, ti piacciono?»

«Sono bellissimi tesoro»

La battaglia era ormai terminata e noi ci addormentammo sapendo con certezza che il nostro futuro sarebbe stato radioso.














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