L'impotenza
"No non dico l'amore, che possiamo anche fare, ma l'amore"
Questa frase finale fa di questo brano la più profonda "canzone" d'amore che io abbia mai ascoltato.
e questo perché scaturisce da un percorso tormentoso di autocritica, di incapacità di esprimere tranquillamente il proprio senso dei sentimenti, di incapacità di amarsi e muoversi connesso nel mondo, cosa che è intrinseca dell'uomo cosciente e che oggi si sintetizza nel troppo semplice "per amare gli altri bisogna amare se stessi", concetto ormai superficializzato e divenuto totalmente insignificante.
Essere connessi, cioè in sintonia con se stessi e con il mondo che ci circonda, questo intendeva Gaber.
Oggi occorre stare in guardia da chi pensa che sia un semplice e sofistico atto meditativo fine a se stesso per renderci coscienti di noi stessi. Ci vuole ben altro... e si deve passare per forza dai punti più bassi di noi stessi, dalla coscienza di tutti i propri limiti per capirsi davvero in profondo e poi magari si può osare provare a capire anche quello che sta al di fuori di noi e cercarvisi di connettere.
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