i sette del clan sumiyoshi-kai
La professoressa indossava un vestito formale bianco con gonna a metà coscia stretta e una camicetta azzurra.
Lui facendo attenzione iniziò a pedinarla, quasi come fosse uno stalker, più però la continuava a seguirla più sembrava strano perché la sua professoressa non stava tornando verso casa.
Se Hiro sapeva dove la sua prof abitasse...
"non c'è bisogno di raccontare tutto sai?"
... Se Hiro sapeva dove la sua prof abitasse era perché capitò di seguirla essendone segretamente preso una cotta, per questo appunto in classe immaginò di farsela, molto principescamente.
Continuò a seguirla fino un quartiere abbastanza malfamato dove raggiunse un gruppo di ragazzi fermi a fumare, il giovane invece se ne stava all'angolo di una proprietà, dietro un grosso palo della luce e spiava cosa accadeva.
<< Misato! Mia dolce Misato, vieni a portarci i nostri soldi vero? >> disse il capo di quel gruppo alzandosi, non era tanto grosso ma le sue braccia erano tutte tatuate, i capelli neri piegati all'indietro col gel presentavano alcune ciocche rosso fuoco e sul mento aveva un lieve pizzetto.
Anche gli altri erano tatuati più o meno ovunque nelle parti visibili e alzandosi circondarono la donna.
<< u-una parte ancora, con lo stipendio da professoressa non guadagno tanto! >> di scusò lei porgendo un gruzzolo di yen che il tipo con le ciocche rosse le strappò di mano e iniziò a contare, ci mise pochi secondi e poi diede uno schiaffo alla donna.
<< stupida troia! Mi prendi per il culo? >> le gridò contro per poi prenderla per un polso. Lei urlò dal dolore e si mise a piangere mentre lui la strattonava.
<< m-mi dispiace, giuro cercherò di fare meglio! >>
<< adesso io e i ragazzi ti diamo tutti quanti una ripassata! Intesi >> Sbraitò ancora lui.
Hiro non era lontanissimo quindi riuscì a sentire, anche se poco cosa le stavano dicendo e quando la videro strattonarla l'istinto gli fece fare una sciocchezza.
<< Fermi! Che cazzo state facendo! >> urlò rivelandosi e bloccando così i cinque che lo videro e scoppiarono a ridere.
<< Hey moccioso! Va a fare un giro coraggio! >> disse quello che teneva la professoressa. << quello che stiamo per fare e vietato ai minori! >> aggiunse poi ma Hiro non si mosse da lì nonostante qualcosa in lui gli disse di scappare il più lontano possibile, prese il telefono d'avanti a tutti loro e compose il numero delle emergenze.
<< cosa stai facendo?! Eh bastardo?! >> urlò uno del gruppo, questo era pelato e grasso con due piercing sotto il labbro e la nuca tatuata con due carpe che formavano lo yin e yang.
Avventandosi su Hiro lo colpì in pieno viso facendolo cadere a terra e proprio in quel momento lui pensò che poteva benissimo farsi gli affari suoi, era comunque troppo tardi, senza che potesse fare niente venne picchiato da tutti e cinque ripetutamente; calci, sputi e insulti gli piovevano addosso senza sosta mentre il suo telefono venne distrutto nel pestaggio.
<< voglio i miei soldi, entro mercoledì prossimo, puttana! >> disse il capo della banda lasciando il ragazzino mezzo morto per terra. Rimasero lei e il suo alunno che poco a poco s'alzò cadendo ripetute volte ma pian piano si sollevò da terra.
La signorina Misato era rimasta immobile, spaventata e incredula ma quando finalmente si decise a avvicinarsi, Hiro si alzò guardandola per poi tornare zoppicando verso l'angolo da cui era sbucato.
Impiegò molto tempo per tornare a casa, ormai si era fatto quasi buio e in casa Takazawa vi era un po di confusione, il padre era quieto, leggeva il giornale e si riposava dopo una sfiancante giornata di lavoro mentre la madre urlava.
<< tu non gli dai alcun tipo di disciplina! Oggi se non era per me non sarebbe andato nemmeno a scuola e adesso non avvisa di aver fatto tardi! Chi sa dove diavolo è tuo figlio ora! >>
<< cara ormai ha diciannove anni, è uomo abbastanza per prendersi cura di se stesso! >> rispose lui pratico senza staccare gli occhi dal giornale.
Il signor Takazawa era un uomo dai capelli corti brizzolati, sempre ben vestito nonostante il modesto lavoro al porto, il viso era pulito da barba o baffi e i segni della mezza età erano ben visibili sul volto. Portava anche un vecchio modello di occhiali a goccia con la montatura placcata in oro.
<< appena arriva gliela faccio vedere altro che... >> s'interruppe sentendo la porta aprirsi e quando si girò vide suo figlio entrare e stramazzare al suolo.
Era piuttosto ridotto male ma sembrava per fortuna non avesse nulla di rotto.
Ovviamente la rabbia si tramutò in preoccupazione, vedere il proprio figlio in quello stato era fonte di grande ansia e sgomento e quindi anche se la faceva sempre infuriare in quel momento l'istinto di madre la fece diventare più dolce possibile.
Anche suo padre ovviamente si scompose e tirandolo su lo portò in camera sua.
nel frattempo Keichi, il teppista dalle ciocche rosse stava entrando in un pub, vi chiederete perché mai la storia segua un individuo simile ma credetemi quando vi dico che anche lui, a suo modo avrà un ruolo importante per arrivare da dove siamo noi ora a Hiro con le doppie pistole.
Dentro il locale c'era molta gente una coltre di fumo arieggiava ovunque visto che si poteva fumare, i quattro individui che gli stavano dietro uno accanto all'alto erano da sinistra verso destra;
Eizo, un uomo alto ma magrissimo, aveva i capelli a cresta e rasati ai lati, un occhio era cieco ed era famoso con il nome di "ragno" per il tatuaggio dello stesso animale che si arrampica verso l'occhio non funzionante.
poi c'era Chomei, testa pelata con le carpe e cicciottello con due orribili baffetti sotto il naso, subito dopo c'erano i due gemelli Juro e Juzo, due gocce d'acqua riconoscibili perché uno aveva un piercing all'orecchio sinistro e l'altro lo aveva alla destra, oltretutto juzo, quello col piercing alla destra era decisamente stupido e juro non lo sopportava, ma doveva tenerselo accollato perché faceva parte della sua famiglia.
Keichi si portò al bancone dove richiamò l'attenzione del barman con un pugno sul bancone, tutti si voltarono, e anche l'uomo che stava lavorando li, un uomo cicciotto vestito con un elegante completo bianco e azzurrastro.
<< aprì la porta, vecchio! >> disse il ragazzo strabuzzando lievemente gli occhi.
A quella richiesta lui non disse nulla ma prese una chiave e tenendo la testa bassa si portò via dal bancone, appena potettero i cinque lo seguirono alla destra dello stesso e andando in un angolino aprì una porta che recava il cartello "accesso non autorizzato ai clienti".
All'interno non vi era un locale caldaie o la cucina, no... Dentro vi era un salotto con sette divanetti, neri dai bordi placcati in oro, al centro un grosso tavolo era ricolmo da bustine con pastiglie sintetiche, armi e varie pacchi di cocaina.
Non vi racconterò chi sono questi sette uomini, non ora, è comunque superfluo, ciò che dovere sapere ora era che quello nel mezzo, in fondo la stanza, proprio di fronte la porta era niente di meno che Shigeo nishiguchi, il capo di un gruppo Yakuza che si faceva chiamare "sumiyoshi-kai " essi erano i secondi in grandezza su tokio, contando un numero all'attivo di oltre diecimila componenti.
ma lui e i suoi sei consiglieri governavano su tutti quanti, ogni loro compito e lavoro andava approvato da quel gruppo.
capirete quindi che quei cinque ragazzotti iniziarono ad essere nervosi al cospetto di determinate persone, s'inchinarono stando piegati in avanti fino che il signor nishiguchi muovendo una sua mano piena di anelli non gli fece cenno di tirarsi su e prima di parlare fece una risatina.
Quell'uomo indossava uno smoking nero con strisce grigie, un fazzoletto rossastro piegato nella tasca sinistra e un bastone con un pomello d'orato sulla mano destra, la sua carnagione era un po' scura, come fosse abbronzato e il suo viso aveva due lunghi solchi ai lati delle labbra, segno comunque di una certa età, difatti i suoi capelli riccioli e lievemente "gonfi" erano completamente brizzolati.
<< allora giovanotti, vi ho incaricato di riscuotere i debiti per conto del clan... >> disse lui per poi andare a prendere un de fogli su un block notes.
<< dunque... questo no perché lo abbiamo ucciso ieri... questo, questo e questo >> fece un attimo di pausa e guardò i ragazzi. << dovete avere se non erro, duecento trentanove mila e settecento trentatré yen >>.
Keichi si fece avanti e prese dalla tasca della sua felpa rossa con lana beige interna, una busta di plastica dove all'interno vi erano dei gruzzoli tenuti con degli elastici.
<< a voi! >> disse soltanto per poi allontanarsi. << tengo a precisare mio malgrado... che la professoressa non ha saldato completamente, le mancano ancora undicimila! >> precisò umilmente.
A quelle parole il boss sollevò il viso restando però impassibile, sembrava che niente lo avrebbe scosso, anzi mostrò un sorriso ad un tratto.
<< e dove siete stati oggi? Keichi... keichi! Mai è successo che tu mi deludevi! >> bisbigliò.
<< lo so, e le chiedo infinitamente venia Signor nishigushi ma vede, oggi mente eravamo a riscuotere, non solo la donna era sprovvista di denaro, ma un moccioso, probabilmente un suo alunno ci ha visti gli abbiamo dato una lezione e... >>
<< uccidetela, ha avuto abbastanza tempo e anche il ragazzo, trovatelo e uccidetelo! >> tuonò l'uomo interrompendo il ragazzo.
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