braccato!
Rimase fermo, senza muovere un filo di muscolo a fissare quelle poche semplici scritte con tanto di smile finale, come fosse una cosa normalissima.
Subito pensò ad uno scherzo, qualcosa di simile, Non poteva essere davvero che una società segreta criminale lo avesse contattato così, poi con quella facilità, insomma con i giusti mezzi chiunque avrebbe potuto contattarli. E pure chiunque gli avesse scritto sapeva che era uno studente, che era minuto e cosa più importante, lo aveva chiamato per nome e pure lui era sicuro di aver eliminato ogni sua traccia, qualcuno era riuscito comunque a risalire a lui.
La sua reazione fu una piccola risatina che sapeva però di stress.
Cercò di non pensarci accantonando l'idea per uno scherzo scemo e riprese a giocare con la sua amica a distanza, fecero assieme nottata e quando si fecero le quattro lei andò a dormire, quindi lui non avendo di meglio da fare si mise a letto.
La sua stanza taceva nel buio più competo vi erano i led del televisore e della playtation oltre quelli del pc, come delle stelle colorate in mezzo il buio.
Hiro non dormì, non ci riusciva per quanto provava a rilassarsi, il suo pensiero era fisso a quella strana mail, iniziò a maledirsi di non essersi fatto gli affari propri e pure lo sapeva che non bisognava cazzeggiare nel deepweb, se qualcuno era risalito a lui avrebbe potuto fargli del male o lo poteva minacciare, doveva dirlo a qualcuno o tenersi per se il tutto? Si fece l'alba di venerdì mentre lui ancora pensava cosa cavolo fare.
Quel giorno però, nonostante la notte in bianco decise di andare a scuola.
I suoi occhi erano segnati da scure occhiaie e i capelli tutti arruffati e spettinati, anche la divisa era mal concia e sgualcita.
Inutile dire che in classe non riuscì a stare concentrato un attimo, tutti proprio come sempre lo derisero mentre i prof si rassegnarono nel vederlo svenuto sul banco.
Quel giorno avrebbero corso un bel rischio, i cinque yakuza stavano solo aspettando di vederli assieme per poter colpire e quel giorno lo avrebbero certamente fatto.
Vi fu la mezz'ora di pausa nella quale Hiro uscì nei corridoi, vedendo la professoressa di storia e gli si mise d'avanti guardandola negli occhi.
<< cosa c'è, Takazawa? >> domandò lei preoccupata, anche lei aveva occhiaie ben visibili sotto gli occhi.
<< per tutta la settimana sono stato tentato di chiamare la polizia... >> sussurrò lui. Preoccupato visibilmente.
la professoressa allora si mosse cercando di superarlo, deglutì e per poco strinse gli occhi, senza dire nulla.
<< quei uomini stanno cercando da lei dei soldi, saranno degli yakuza di sicuro, come cavolo ha fatto a caderci immischiata? >>
La signora Hideyoshi si morse il labbro fermandosi quindi ma restando voltata di spalle.
<< ti stavano cercando! Mi hanno chiesto di te, stai attento... >> disse lei con voce colpevole << ...sono dispiaciuta, come insegnante dovrei proteggere i miei alunni, invece ti ho messo in questo pasticcio! Ma tu, non avresti dovuto pedinarmi! >> a quel punto disse per poi allontanarsi con passo sostenuto mentre lui rimase fermo esattamente dove si trovava, si morse un labbro mentre un senso di ansia lo pervase facendogli bruciare il petto, ora si che era nei guai seri e nel modo più stupido pensò che quella lettera, quell'invito era la cosa più utile che gli capitò, doveva solo resistere un giorno no? Probabilmente chi lo cercava lo stava aspettando lì fuori da scuola, quindi non appena sarebbe uscito lo avrebbero bloccato.
Percorse i lunghi corridoi sfiorando una mano il vetro delle lunghe finestre che gli permettevano di guardare fuori, era al terzo piano quindi aveva anche una buona visuale ma d'avanti l'entrata non c'era nessuno. Anche se non poteva poi esserne certo.
Maledisse quella stupida professoressa e maledisse il momento in cui decise di seguirla, lui non centrava nulla, magari avrebbe potuto parlare con quei tipi ma lo avrebbero lasciato parlare? Questo era il punto, perché non era di certo un eroe, non si sarebbe più messo in mezzo, anzi avrebbe fatto finta non aver visto niente piuttosto che avere salva la pelle avrebbe lasciato che uccidessero la professoressa, poco cavalleresco certo, ma al mondo quanti eroi esistono? E che fine fanno tutti? Perché essere l'eroe di qualcuno che al tuo posto non farebbe altrettanto?
Questi pensieri vagarono per la testa del ragazzo e mentre pensava un immagine gli era sempre più chiara nella testa, non più le tettone della signora Hideyoshi, ma quel samurai dentro il semicerchio a spada tratta.
Quel dannato simbolo rosso su sfondo nero gli si era impresso, come quella smile nella email. A quel punto i suoi pensieri si spostarono, il girono dopo cosa avrebbe fatto? Si sarebbe presentato al fish kingodm? Con quegli yakuza vedeva la cosa come una scappatoia, una via di fuga.
Le ore comunque passarono e la campana suonò gli otto rintocchi tipici scolastici, ciò significava che lui ora doveva uscire e che con tutte le probabilità quei cinque dell'altra volta lo stavano aspettando.
Tutta la ressa di ragazzi si mosse verso l'unica uscita, non mancavano gli insulti per Hiro, solitamente non lo infastidivano ma se lui provava a stare vicino il gruppo veniva solo deriso quindi se ciò sarebbe accaduto fuori i suoi compagni avrebbero praticamente indicato dove lui si trovasse e se invece si distaccava, beh sarebbe stato più facile da individuare.
Per il nervoso si sbottonò la parte alta della divisa scolastica mentre percorreva il viale che dava al cancellone nero. Restò nella calca cercando di non dare nell'occhio anche se la gente lo insultva.
<< Takazawa, cosa fai? Allontanati che puzzi! >>
<< hey lo sfigato vuole essere proprio insultato oggi! >> insulti e prese in giro simili, molto maturi secondo il suo sarcasmo.
Aveva altro cui pensare, uscito sembrava non esserci nessuno e muovendosi passi veloci s'avviò verso l parcheggio delle biciclette sulla sinistra ma proprio a quel punto vide i cinque sul ciglio della strada, uno dei due gemelli gettò la sigaretta che stava fumando per terra e fece un ghigno mentre s'avviarono verso di lui ma a quel punto lui era già alla bicicletta.
Frugò nella tasca destra per la chiave ma era in quella sinistra, quindi prese la chiave e si chinò per aprire il lucchetto.
<< allontanati da quella bicicletta ragazzino! >> urlò keichi intanto che Hiro aveva già tolto il lucchetto e chiudendolo sul manubrio prese la bici e ci montò su con tutta la fretta possibile.
Vedendosi il ragazzino che stava per sfuggirgli lo yakuza dalle ciocche rosse prese una ragazza e la spinse per terra rubandole la bicicletta.
Era davvero parecchia la paura ma in bici era abbastanza svelto quindi prese pedalare più forte che poteva sentendo il ronzio del mezzo spinto al massimo delle sue forze, girando a destra si trovò in un grosso stradone dove zigzagò tra le auto lente dal traffico, lo yakuza gli stava dietro, guardo concentrato e infastidito dalla situazione, dover inseguire un ragazzino in bicicletta era una vera seccatura.
Raggiunto un incrociò Hiro sbandò per non farsi investire da un'auto che usciva lateralmente, l'autista suonò il clacson e dietro di lui, Keichi saltò con tutta la bicicletta salendo con il cofano e poi tornado sull'asfalto.
<< fermati piccolo bastardo >> gli urlò continuando a inseguirlo mentre ora il ragazzino svoltò in una via più stretta, i muri e i pali della luce sembravano sfrecciare ai lati con maggior velocità, solo che lui essendo poco atletico iniziò a sentire la stanchezza e infatti il suo inseguitore si stava avvicinando, in un film sarebbe stato un inseguimento lunghissimo ed epico, pieno di acrobazie e cose strane, ma quella... quella era semplicemente la realtà, Hiro si sentiva come in trappola, l'idea del tizio che lo inseguiva gli metteva agitazione e non riusciva a riflettere in maniera lucida.
<< aiuto! Vi prego aiutatemi! >> iniziò ad urlare guardandosi poi alle spalle quando all'improvviso, attraversato un piccolo incrocio, accadde un evento fortuito del tutto inaspettato.
Lo yakuza venne travolto in pieno da un furgone che lo fece scaraventare via, Hiro non lo vide più poiché oltre c'era il muro ad angolo ma gli si disegnò in volto un sorriso da orecchio a orecchio.
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