8. Quegli occhi di ghiaccio

Il mare era calmo. Una distesa blu cobalto su cui i raggi del sole improvvisavano una danza, tracciando scie dorate e intrecci d'argento.

Le vele erano gonfie di brezza, la stessa che accarezzava gentilmente il viso di Frank, in piedi con le mani strette sul timone della Zefiro.

Il giovane sospirò, riempiendosi i polmoni di quell'aria profumata d'oceano, qualcosa a cui non avrebbe mai rinunciato, un vento intriso di libertà che gli inebriava i sensi e donava la pace che solo la distesa immacolata delle onde riusciva a imprimergli.

La rotta era giusta, ne era sicuro.

Dopo aver lasciato Gwes, Liz e Claire a bordo del Fiore d'acqua, il vascello mercantile capitanato dalla viceufficiale di Nexo, Hatel, lui e i restanti membri dell'equipaggio avevano iniziato il viaggio verso la Baia.

Ricordava ancora lo sguardo che il suo vice gli aveva lanciato mentre si allontanava alla volta di Jarik. Gli occhi di Gwes tremolavano nella luce intensa del primo pomeriggio, ma il suo sguardo era duro come l'acciaio della sua spada. Frank aveva percepito l'avvertimento, le aveva letto negli occhi il monito che desiderava con tutta sé stessa gridargli, ma prima che lui potesse rifletterci, prima che la sua mente potesse davvero assimilare le profonde preoccupazioni della pirata, il viso di lei era già lontano, ridotto ad una macchiolina di colore contornato dalla nube scura della sua chioma.

Poi aveva incrociato gli occhi di Meda e anche quella remota traccia di dubbio che per un secondo si era affacciata nel suo essere era svanita, soffocata da quell'intenso azzurro.

Non capiva come o perché, ma quello sguardo di vetro con cui la ragazza lo scrutava, quelle due sfere di ghiaccio dentro cui vedeva riflessa la propria anima riuscivano a tranquillizzarlo. Lei e solo lei capiva quello che provava, i desideri più profondi nascosti tra le pieghe del suo spirito.

In lei aveva visto una speranza che non credeva di poter possedere. Quella giovane emersa dal buio, ne era certo, li stava guidando verso la gloria, un mondo immaginario che, grazie all'incanto con cui quegli occhi riuscivano a far tacere i suoi rimorsi, si sarebbe spalancato davanti a loro. E quindi tutto avrebbe avuto senso.

Vege ed Alise erano scese in sottocoperta senza dire una parola. Si erano limitate a guardarlo, quasi deluse, per poi chiudersi la botola alle spalle ed essere inghiottite dalla nave.

Le aveva ignorate, come aveva fatto con Gwes. Loro non riuscivano a capire ciò che per lui era ormai chiaro. Avrebbero ottenuto la gloria che cercavano, portando a Lam la cura per il Morbo, un'arma con cui combatterlo, sarebbero stati degli eroi, pure leggende.

Andromeda, con il suo fascino grezzo, quell'anima fatta di tenebre che Frank non riusciva a comprendere, era, ancora una volta, affacciata al parapetto.

Era rimasta in silenzio da quando lui aveva ordinato che avrebbero salpato per la Baia Nera. Aveva semplicemente sorriso, ma nulla di più. Un ghigno che in un primo istante Frank aveva ritenuto sospetto, una traccia da seguire, un avvertimento che avrebbe dovuto assimilare... Ma poi aveva incrociato i suoi occhi e qualcosa, dentro di lui, gli aveva sussurrato di non preoccuparsi. Andava tutto bene.

Per un paio d'ore il solo suono udibile furono le onde contro la nave e il leggero frullio delle vele mentre il vento cambiava d'intensità.

Lo sguardo di Frank indugiava sul mare e poi sulla figura aggraziata di Meda.

Forse avrebbe dovuto ritirarle il pugnale, forse era troppo pericoloso...

Scacciò quei brutti pensieri (non doveva dubitare di lei) e sorrise fra sé, pregustando le lodi del governatore Jyth quando gli avrebbe portato il sangue di sirena. L'oro di cui lo avrebbe riempito, la gloria che avrebbe guadagnato, sogni che fino a quel momento aveva ritenuto dei meri desideri senza speranza.

-Allora?

Sobbalzò così violentemente che la ruota del timone gli sfuggì di mano per un istante. La nave barcollò bruscamente ma Frank riuscì a riappropriarsi della presa.

Il cuore gli batteva all'impazzata per lo spavento mentre, boccheggiando, si voltava verso Andromeda, adesso magicamente accanto a lui.

Istintivamente portò lo sguardo al punto dove ricordava averla vista contemplare l'oceano fino a un attimo prima, dove, ovviamente, non c'era più nessuno.

-Ma come...?- balbettò, stranito -Come hai...?

Lei ruotò appena la testa, come incuriosita. I suoi occhi parvero quasi brillare di propria luce.

-Cosa?- gli chiese, il tono innocente.

Frank deglutì e richiuse la bocca. Scosse la testa e accennò un sorriso teso.

-Niente, tranquilla- borbottò, tornando a guardare dinnanzi a sé.

-Allora?- domandò di nuovo Meda, dopo qualche secondo di silenzio.

Il pirata sospirò.

-Che vuoi che ti dica?- le chiese -Stiamo andando verso la mistica Baia delle sirene- aggiunse poi -Penso sia già di per sé qualcosa di sorprendente.

-Già- commentò lei, pensierosa. Poi alzò lo sguardo e gli sorrise, allegra. Sembrava che l'assassina vista in azione nella biblioteca fosse solo un lontano ricordo, colei che aveva davanti era un'altra persona -Ma parlami un po' di te, Frank- gli fece, sempre con quel leggero tono canzonatorio.

Solo per un istante il ragazzo si chiese da dove arrivasse tutta quella simpatia; come mai, solo ora, sembrava così socievole, così normale... Poi i suoi occhi incrociarono quelli di lei e la sua anima parve liquefarsi.

-Sono figlio di briganti- iniziò dopo un secondo di esitazione -Posso dire di essere pirata dalla nascita, in effetti- borbottò, senza molta convinzione -Poi quando ho compiuto diciott'anni mio padre è riuscito a procurarmi questa nave- fece un lieve cenno verso il ponte davanti a sé -Mi ha lasciato solo una sacca piena di qualche spicciolo e mi ha abbandonato al porto di Nat, dove sono nato- annuì fra sé, amareggiato -Non era mai stato un bravo genitore... Poi ho conosciuto Gwes- aggiunse -Lei mi aveva rubato il borsello con quaranta pezzi e, una volta che l'ho riacchiappata, mi sono reso conto che aveva del potenziale- scrollò le spalle -Insomma, è stata il primo membro della mia ciurma. Insieme a lei, negli anni, abbiamo costruito un equipaggio fatto di ribelli e avventuriere. Mercanteggiamo con Lam, a volte, ma principalmente attacchiamo i mercantili di Haja e dei suoi alleati.

Tacque, riflettendo su quanto la sua vita, in effetti, fosse semplice da riassumere.

Non era mai stato un grande capitano, e la sua fama aveva molto da invidiare ai corsari divenuti leggenda nella storia delle terre emerse. La cosa, sinceramente, lo bruciava un po' nell'orgoglio. Era convinto di meritare più di quanto il destino gli aveva dato.

Quell'impresa avrebbe cambiato le cose.

Lanciò un'occhiata alla ragazza accanto a sé, vedendo che non diceva niente.

Il suo sguardo, affilato come un frammento di vetro, lo fece irrigidire sul posto. Tutta la cortesia e l'entusiasmo che le aveva visto negli occhi erano scomparsi nel nulla. Era tornata un'assassina.

Per quanto ci provasse non riusciva a distogliere lo sguardo, prigioniero di quello di lei.

Dentro quella landa di languida follia qualcosa si dimenava, un mostro che tentava di emergere, di erompere con un grido e squarciare il suo spirito.

Si sforzò di urlare, di muoversi, ma era congelato dentro quegli occhi che sembravano averlo incatenato dentro sé stesso.

Poi, di scatto, Meda si ritrasse con un sibilo, portandosi le mani al viso, celando quella prigione di di gelida disperazione.

Frank si sentì scaraventato nel presente, il respiro affannoso e le mani madide di sudore.

La ragazza si premette le dita sugli occhi, tremando.

Il capitano la fissò sconvolto, la mente rimescolata con il panico, i dubbi che lo assalivano senza che riuscisse a darsi alcuna risposta.

-Scusa- mormorò Andromeda, in un bisbiglio sconnesso -Io non...

Lui scosse la testa, senza capire, ma nonostante sembrasse che la propria ragione lo stesse abbandonando dentro la pazzia allungò cautamente una mano verso di lei, reggendo con l'altra il timone. Le sfiorò il bracciò e la sentì sussultare per poi rilassarsi, accettando il contatto.

Continuando a nascondere lo sguardo dietro le dita la ragazza sorrise e Frank, nonostante lei non potesse vederlo, ricambiò.

La prua fendeva l'oceano e il sole iniziava, silenzioso, a discendere verso la sera.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top