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Al suo funerale non feci altro che piangere.
Rose era vicino a me.
Sapevo benissimo che la settimana successiva non sarebbe stata come le altre.
Il lunedì arrivò molto velocemente ma io non ero ancora pronto a lavorare senza Miller.
Mi alzai di malavoglia e il solo fatto di dovermi vestire di nero mi fece rattristire ancora di più.
Spalancai la porta e intravidi Rose.
< Buongiorno... ho delle novità, forse qualcosa che le potrebbe interessare. >
< Buongiorno. Parli pure. >
< Il maggiordomo dei Walker non era in casa durante l'incendio è ciò vuol dire... >
< Non arrivi a conclusioni affrettate, Carlson. Anche se i libri ci hanno insegnato che il colpevole è sempre il maggiordomo, ciò non vuol dire che lo sia anche qui. >
< Non era questo quello che volevo dire. Magari lui è stato avvisato perché non era un target. Quindi l'hanno fatto allontanare dalla casa e poi hanno appiccato il fuoco. >
< Mi sta dicendo che il maggiordomo conosce il colpevole ma non ne è consapevole? >
< No. Sto dicendo che ne era più che consapevole, ma ha pregato di non essere ucciso in cambio del suo silenzio. >
< È una teoria troppo complicata ma, in fondo, il loro scopo è confonderci quindi potrebbe essere la strada giusta. Ottimo lavoro, Carlson. >
< Ho fatto solo il mio dovere. >
Ero nel mio ufficio da più di 3 ore ormai.
Avevo cercato informazioni utili sul maggiordomo ma nulla di interessante.
Sentii bussare alla porta.
< Avanti. >
Era Rose.
< Ti ho... S-scusi! Le ho portato il caffè. >
< Grazie mille, mi ci voleva proprio. >
Gli sorrisi un po' malinconico.
< Mi perdoni ma non riesco a vederla così. Non voglio essere scortese o altro ma penso che dovrebbe provare ad andare oltre. Ma non fraintendermi. Con andare oltre intendo cercare di accettare il fatto che la vita va così... un giorno ci sei, il giorno dopo non ci sei più. È così che va la vita e noi non possiamo farci nulla. Un giorno anche io non ci sarò più, ma vorrei che nessuno piangesse. So che piangere è segno di affetto ma a me basta essere ricordata. Niente sprechi di lacrime o pianti inutili. A cosa serve piangere se tanto lui non può sentirti? >
Rimasi sbalordito dalle sue parole.
Non aveva mai fatto un discorso serio che durasse più di 2 minuti e non aveva mai dimostrato di essere così matura.
Le sue parole rimbombarono nella mia testa come eco:
A cosa serve piangere se lui non può sentirti?
A cosa serve?
A cosa?
Si diresse verso la porta.
< Aspetti. Ha ragione. Oggi non posso lavorare e neanche lei. Andiamo da qualche parte? >
< Volentieri, Carter. >
Uscimmo insieme dell'edificio e solo ora notai la sua pettinatura: aveva i folti capelli rossi raccolti in due trecce che partivano dall'alto e aveva delle ciocche più corte fori dalle trecce che delineavano il suo viso dai lineamenti sottili.
< Dove si va? > chiese Carlson curiosa.
< Stavo pensando di andare al Sky Garden. Dicono che la presenza delle piante e il panorama mozzafiato rendano il giardino molto rilassante. >
< Ok, ci sto! >
Entrammo nella mia macchina e accesi il motore.
Il tragitto era molto lungo, ma a me non dava fastidio questa cosa, anzi, guidare mi era sempre piaciuto.
< Che musica ascolta, Carter? >
< Un po' di tutto. Lei? >
< Metal. >
< Non me lo sarei mai aspettato! >
< Lo so, in molti me lo dicono. Semplicemente sono una ragazza alternativa. Si vede che non sono il tipo da musica classica! > disse ridendo.
< Beh, penso di conoscere qualche radio che suona solo metal e hard rock... >
La cercai nella lista e la trovai dopo poco.
Dopo neanche 5 minuti si mise a cantare ridendo.
< Tu scherzi, ma è difficile cantare così, soprattutto se non hai la voce roca come la loro! >
Mi unii a lei e cantammo a squarciagola per tutto il tragitto.
< Non è passata manco un'ora e già ho perso la voce! >
Arrivammo al Sky Garden e scendemmo dalla macchina.
Il grattacielo era molto più alta di quello che sembrava dalla foto.
Salimmo fino al 35º piano e ammirammo quel luogo pieno di pace e quiete.
< Grazie > le dissi tutto d'un tratto.
< Di cosa? >
< Grazie di avermi fatto dimenticare della realtà per un po'. È da tanto che non mi divertivo così. >
< È il minimo che potessi fare. Lei è il mio capo... e anche se vuole un rapporto formale con i suoi partner di lavoro, in un qualche modo riesce a farsi voler bene. >
< In un qualche modo? >
< Si. Dice le cose che non vanno in faccia e non dietro le spalle, cerca di tirare sempre il meglio fuori dalle persone e si comporta in modo severo anche se in fondo considera i suoi dipendenti come se fossero la sua seconda famiglia... >
Aveva ragione.
E io che pensavo di nasconderlo bene!
< Si, ci ha azzeccato in pieno. Si vede che è una brava investigatrice. >
Rimanemmo lì a guardare il panorama ancora per un po' poi tornammo in macchina.
Dopo poco Rose si addormentò e io dovetti cantare da solo.
Appena arrivammo davanti a casa sua la svegliai e aspettai di vederla entrare dal portone.
Decisi di andare ai Kensington Gardens per avere un po' di tempo con me stesso.
Camminai lungo il vialetto alberato e riflettei sull'incendio a casa dei Walker.
< Lo chef potrebbe aver appiccato l'incendio, ma non può essere stato lui perché è morto e poi lui vive lì, quindi non sarebbe uscito senza una ragione precisa e senza aver detto nulla ai signori Walker.
Potrebbe essere un complice.
Il maggiordomo... anche lui potrebbe essere un complice.
O come diceva Rose, consce il colpevole o un suo aiutante.
Il maggiordomo conosceva lo chef...e potrebbe avergli detto di continuare ad uccidere al posto suo perché era pianificato che dovesse perdere la vita nell'incendio...
Tutto questo piano comprende persone diverse e per ragioni diverse.
Questo killer non è così scemo come pensavo.
Forse tutti i complici lo sono diventati per non essere uccisi.
Oppure hanno una ragione valida.
Soldi? Nah. Lo chef non ne aveva bisogno e neanche il maggiordomo.
Forse per vendetta?
O forse... >
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