.•*3*•.
Sabato.
Ah, che bello il sabato.
Niente lavoro, niente stress...
Beh, questo non valeva per me.
< Buongiorno Miller, buongiorno Carlson. >
< Buongiorno. > risposero in coro.
< Ho bisogno di parlarle, signorina Carlson. >
< Arrivo subito. >
Quel giorno aveva addosso una camicia bianca, una cravatta nera e dei jeans neri strappati....
< Vorrà interpretare il poliziotto cattivo? > pensai.
Entrammo nel mio ufficio.
< Si sieda. > le dissi indicando le due sedie vicino alla scrivania; io mi sedetti difronte a lei.
< Abbiamo un nuovo caso. >
< Si, ho una copia del rapporto, ecco i miei appunti. > disse porgendomi un quadernetto azzurro.
^APPUNTI^
Aria Smith, 36 anni:
*colpita al petto e bruciata [di sorpresa]
*segno sul collo [cerchio con fiamma]
*sul fianco destro
*un accendino giallo
*impronte che non conducono da nessuna parte
*nessuna impronta né dna [guanti]
Notai che i suoi appunti erano molto ordinati e scritti con molta cura.
< Sta prendendo il suo lavoro molto seriamente. > pensai.
Vidi anche dei disegni a bordo pagina: qualche fiore e dei pallini.
< Le va di accompagnarmi sulla scena del
delitto? >
< Certo! > rispose con entusiasmo.
< Ma prima... >
Mi fermai un secondo ad osservare la sua espressione: era confusa e sicura allo stesso momento.
< Le serve il distintivo per passare. > le dissi dandole il distintivo a forma di scudo.
< Oh! Si, certo. > disse sorridendo.
Entrammo nella mia cara vecchia Alfa Romeo e ci dirigemmo insieme verso il luogo del delitto.
Era un bosco non molto frequentato negli ultimi tempi: il luogo perfetto per commettere un omicidio in tutta tranquillità.
< Questo caso mi ha incuriosito più degli altri.....>
< Per quale motivo? Oh! >
Davanti a noi si estendeva un panorama terrificante: per tutta la salita c'erano almeno 5 cadaveri messi in orizzontale sul sentiero.
< Non l'ho scritto sugli appunti per paura di rovinarle la sorpresa. >
< Perché non ha scritto tutti i nomi delle vittime? >
< Perché queste persone le conosce già.
Edward Lance, Isabelle Chiantor, Simon Dust, Paola Jones... >
< E Aria Smith. Come hanno fatto a.. >
< Il medico legale potrebbe essere un complice e potrebbe aver portato i corpi qua per farci insospettire... ma il vero criminale non è lui. >
< Come fa ad esserne così sicura? >
< Semplicemente, i medici legali sono troppo controllati quindi non avrebbe senso fare qualcosa del genere perché... >
< In base ai turni si potrebbe intuire chi è stato a portare i corpi... a meno che non si sia licenziato di recente. >
< È quello che pensavo anch'io. >
< Torniamo in agenzia, penso che abbiamo trovato una pista finalmente. >
Rose non rispose.
Entrammo in macchina e il silenzio si fece sempre più imbarazzante per me, invece lei sembrava giù di morale.
< Tutto bene, signorina Carlson? >
< Non potrei stare meglio. > disse con tono leggermente sarcastico.
< Se ha bisogno di un giorno di riposo mi faccia sapere... >
Non feci tempo a finire la frase.
Mi guardò con aria di sfida.
< Non ci penso nemmeno. Ho un impegno e lo porterò a termine...costi quel che costi. >
Questo suo scatto mi fece un po' paura ad essere sincero.
Non l'avevo mai vista così.
< C'è per caso qualcosa che la turba? >
Pensavo che mi volesse dire "non sono affari suoi" ma si trattenne.
< Questo piromane ha ucciso una persona a me cara...perciò non deve neanche minimamente pensare di farmi tornare a casa. >
< ... >
Questa sua risposta mi face pensare al silenzio di poco tempo prima.
Perché non chiudo mai la bocca?
< Prendiamo un caffè? > le chiesi per cambiare argomento.
< Si, mi farebbe bene. >
Ritornammo allo stesso bar del giorno prima, ma di turno questa volta c'era una ragazza con i capelli tinti di blu dall'aspetto simpatico.
< Benvenuti, cosa posso offrirvi? >
< Un caffè macchiato e uno ristretto. > disse Rose.
< Miller le avrà sicuramente detto che adoro il caffè macchiato... > pensai.
Ci sedemmo al bancone e aspettammo il caffè.
< Ecco a voi. >
< Grazie. > rispondemmo in coro.
Appena tornammo all'ufficio mi accorsi che Miller non era alla sua postazione.
< Mi scusi, Rose, sa per caso dov'è andato Miller? >
< Sotto ho visto la sua macchina parcheggiata, quindi sarà andato a fare un giro qua vicino. >
Aspettai ancora un'oretta ma Emilton non era ancora tornato.
Rose era già uscita, ormai si erano fatte le 6:30.
Rimasi lì ancora per un po', poi mi stancai e anch'io mi diressi verso casa.
Sopra la porta c'era un bigliettino.
~Rose~
Sono ripassata davanti al bar e ho visto Miller.
Mi ha detto che sarebbe andato a casa dei Walker.
A lunedì!
Cordiali saluti, Carlson.
Sorrisi.
Sapevo benissimo che si era sforzata per scrivere in modo formale e lo apprezzai.
Entrai in casa e mi sedetti sul divano e, dopo neanche 2 minuti, il telefono iniziò a squillare e io dovetti alzarmi.
Era Rose.
< Buonasera, Rose, volevo ringraziarti per... >
< Shh. Canale 12. > disse in preda al panico.
Attaccò.
Accesi la tv e misi il canale 12.
Fuoco.
Rimasi paralizzato.
Mi arrivò un messaggio.
Rose Carlson
_________________
Sto venendo a prenderti |
_________________| __
|Ok
|__
Aspettai una decina di minuti.
__________
Sono qua sotto|
__________|
Scesi le scale in fretta e furia e vidi Rose che mi fece cenno di entrare nella macchina.
Era...in pigiama?
Accese la macchina e dopo neanche 5 minuti arrivammo a casa dei Walker...
Anzi, quella che una volta era la casa dei Walker.
Quello che rimaneva della villetta non era altro che cenere.
Rose mi guardò.
Aveva uno sguardo penetrante, come se riuscisse a capire cosa stavo provando e cosa volevo fare...ormai per lei ero un libro aperto.
So benissimo di aver detto che volevo mantenere un rapporto formale con i dipendenti, ma sentii il bisogno di abbracciarla ed è quello che feci.
All'inizio sembrava sorpresa, poi ricambiò.
Sempre nelle sue braccia le chiesi:
< Emilton era ancora lì, non è vero? >
Non rispose.
Non voleva togliermi la speranza, forse.
Ma sapevo benissimo che là dentro non c'erano solo resti di mobili e pareti...c'erano anche quattro cadaveri.
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