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*DIARIO*
4/9/19
Caro diario...
Appena mi sono svegliato ho iniziato a tremare e mi sono dovuto buttare sul letto per non cadere sul pavimento...
Mi hanno consigliato di fare una visita dal medico.

L'ospedale più vicino era il St. Thomas che, stranamente, non era pieno come lo era di solito.
Aspettai circa 20 minuti, poi mi chiamarono.
< Richard Carter? >
< Sono io. >
< Tremolii delle gambe e delle braccia e dolori acuti alla testa...? > disse il dottore leggendo il foglio che aveva davanti.
< Corretto. > risposi con tono tranquillo.
< Vada oltre al reparto bambini e si diriga verso la stanza per l'elettrocardiogramma. >
< Ok. >
Avanzai dritto verso la stanza di cui il medico mi aveva parlato e mi sedetti sulla sedia posizionata a lato della stanza.
< Carter? >
< Si. >
< Si tolga la maglietta e si accomodi sul
lettino. >
Mi mise delle ventose sul petto e mi disse di respirare regolarmente.
Fece la stessa cosa sotto sforzo.
< Perfetto, non vedo nessuna irregolarità, neanche nel modo in cui corre. Può essere stato solamente un calo di zuccheri. >
< Non lo escludo. >
< È libero di tornare a casa. >
<Tornare a casa? Molto divertente. > pensai.
Entrai nel mio ufficio e mi abbandonai sulla sedia.
< Abbiamo due novità, Carter. > disse Emilton spuntando dalla porta inaspettatamente.
< Non intendevo spaventarla, signore. È letteralmente saltato dalla sedia! >
< Si, Miller, non sono molto in forma oggi.... mi parli dei nuovi omicidi. >
< Oh, ce n'è solo uno. >
< E l'altra novità? >
< Abbiamo un nuovo dipendente, Robert Stenton. Aveva una piccola attività in proprio ed è riuscito a risolvere misteri di discreta importanza... l'aiutante perfetto. >
< È già qui? >
< Si, signore. >
< Lo porti nel mio ufficio. >
< Certamente. >
Mentre Emilton andava a raccattare il nuovo arrivato, io sfogliai i dettagli della quarta vittima e, con sorpresa, notai lo stesso marchio sul collo che avevano i morti precedenti.
< Il nostro assassino ha colpito ancora, a quanto vedo... >
Quella mattina non avevo avuto neanche il tempo di guardare il telegiornale, perciò non sapevo che c'era stato un altro incendio.
< Signor Carter, questo è Robert Stenton. Stenton, questo è Richard Carter, il suo capo. >
< Molto piacere, signore. Ho sentito parlare molto di lei alla televisione ed è davvero un onore conoscerla! > disse Stenton balbettando.
< Il piacere è mio, Stenton. > gli dissi stringendogli la mano.
< Ora io vado, chiamatemi se avete bisogno. >
< Ci sono le foto dell... >
< Si, sono dentro il cassetto della scrivania, ci avevo già pensato. >
< Ben fatto, Miller. Ora può andare. >
Emilton oltrepassò la porta e andò verso la sua postazione.
< Allora, Stenton, cosa mi racconta di lei? >
< Oh, sono solo un ragazzo a cui piace risolvere gli enigmi...avevo una piccola attività, prima, ma ora ho deciso di non fare più il detective privato, voglio aiutare tutti quelli che hanno bisogno, non solo quelli disposti a pagarmi. >
< Capisco... si sieda qui. > dissi indicandogli la mia sedia.
< Guardi dentro il cassetto, prenda le fotografie e mi dica tutto quello che secondo lei è rilevante. >
Robert, leggermente spaventato dal mio ordine, fece tutto quello che gli avevo richiesto.
< Vedo un marchio bianco sul collo... >
< Mi sa dire solo questo? >
Presi la foto dalla scrivania e la guardai qualche istante.
< La vittima non ha lottato per la vita, non ci sono né lividi né ferite, il corpo è pulito. È stato colpito mortalmente al petto. >
Cambiai foto.
< La vittima è stata bruciata in seguito alla morte, ma qualcosa è andato storto. Come anche lei vede, si possono ancora vedere tutti i particolari del corpo, quindi il colpevole dev'essere scappato senza controllare se il morto fosse completamente bruciato. >
Passai all'ultima fotografia.
< Ci sono evidenti segni di trascinamento che l'assassino non si è degnato di nascondere. Dietro il cespuglio, si può vedere un accendino giallo e scommetto che sul terreno è sparsa della benzina...>
< ...impressionante! Come fa a capire tutte queste cose da una fotografia? >
< Questo è il mio mestiere, Stenton. > dissi uscendo dall'ufficio.
< Un totale incompetente. > dissi a Miller mentre passavo davanti alla sua postazione.
< Provvedo subito. Ci sono dei corsi questo weekend...vale la pena iscriverlo? >
< Non mi ispira fiducia. >
< Ok. >
< Ha una copia del rapporto? >
< Eccola. >

_Rapporto_
Vittima: Paula Jones, 25 anni, bruciata viva.
Luogo di uccisione: Wimbledon Common.
Ritrovamento: dentro il lago del bosco.

< Mi segua, Miller. >
Entrammo nella mia Giulietta e raggiungemmo la nostra meta.
Oltrepassammo le macchine della polizia facendogli vedere il distintivo e andammo dritti verso l'erba bruciata.
Raccolsi l'accendino e lo passai a Emilton.
< Sai già cosa fare. >
Notai che il corpo, come tutti gli altri, era disposto su un fianco, quello destro.

________________________________
4/9/19 ~NOTE
Segni particolari: tutti sul fianco destro.
________________________________

< Qui non c'è più niente, Miller. >
< Si sbaglia, invece! Guardi qui... > disse Emilton indicando delle impronte.
< Ah! Come ho fatto a non notarle? >
Feci uno schizzo veloce delle impronte mentre Miller gli scattava una foto.
Prendemmo anche dei campioni di foglie e terra per vedere se, in qualche modo, l'assassino era inciampato o aveva toccato qualcosa.

*DIARIO*
4/9/19
Caro diario...
Il mio mal di testa è peggiorato...non mi sono neanche accorto che sulla scena del crimine c'erano delle impronte.
Delle impronte!
Se non ci fosse stato Miller, avremmo perso un indizio utile per capire da dove è scappato il colpevole.
Abbiamo deciso che domani seguiremo quelle tracce.

Mi sedetti sul divano e accesi la tv
< Aggiornamenti dell'ultima ora: Iris e Gaia, le ragazze più di tendenza su Instagram di recente...>
Cambiai canale.
< Fra un po' si celebrerà l'anniversario del famoso cantante...>
Cambiai ancora canale
< Cosa mi sa dire a riguardo il nuovo candidato... >
Spensi la tv.
< Niente di interessante. >
Mi addormentai sul divano dopo neanche 5 minuti.

Mi ricordo ancora quella notte... avevo sognato di ritornare bambino.
< Ciao piccolo Richard! Come stai? >
< Non sono piccolo! >
< Va bene, va bene. Come va? > disse mia zia ridendo.
< Bene! >
< Cosa leggi di bello? >
< Oh, un libro bellissimo. Parla di Sherlock Holmes. >
< Ah, capito. Ti piacerebbe diventare un investigatore? >
< Si! Voglio diventare proprio come lui! >
< Ok, detective Richard, ci vediamo più tardi. >
< Ciao ciao zia! >

Mi svegliai presto, quella mattina.
Bevetti un caffè amaro con un goccio di latte e accesi la televisione: niente incendi.
Andai a lavoro leggermente di malavoglia.
< Buongiorno, Carter. C'è un nuovo...>
< Lo porti nel mio ufficio. > dissi con tono leggermente scocciato.
Mi buttai sulla mia sedia e notai che la mia scrivania era vuota.
Dopo poco, sentii bussare.
< Entrate pure. >
< Lei è Rose Carlson. Rose, lui è il signor Carter. L'ho incontrata ieri mentre stavo passando a salutare il mio ex collega dell'agenzia di fianco. Non avevano più posti quindi lei non è stata presa, ma penso che sia perfetta per essere la sua aiutante...perché non andate a Wimbledon Common per una "prova d'ammissione"? >
< Ottima idea, Miller. Mi segua, Rose. >
Tentennò un momento, poi mi seguì senza chiedere spiegazioni.
< Ottimo. > pensai.
Ci recammo nel bosco del giorno prima con la mia macchina.
< Bene, signorina Carlson. Cosa mi può dire osservando questo posto? > le chiesi tutto d'un tratto.
Ormai il corpo era stato sostituito da una sagoma, ma tutti sapevano che lì era morto qualcuno.
< Ci sono evidenti segni di trascinamento. > si fermò un minuto, poi ricominciò.
< Benzina. > disse accovacciandosi al terreno.
< Oh, ci sono anche delle impronte dietro al cespuglio...il colpevole dev'essere scappato di là, se guardiamo il senso di marcia delle impronte ma, l'assassino, potrebbe averle anche lasciate apposta per confonderci. Se non erro, quella stradina porta alla fine del bosco, dove non c'è uscita. >
< Complimenti. Vedo che è molto sveglia e ha un buon occhio per gli indizi...ma non è finita qui. > le dissi porgendole una foto del cadavere scattata dopo l'autopsia.
< Qualcuno ha colpito la vittima da dietro, usando qualcosa di molto appuntito; poi è stato bruciata. >
< Ok. È corretto. Possiamo ritornare all'agenzia ma le ricordo che lei è ancora in prova. >
< C-certo! >
Mi scappò un sorriso.
< Beh, mi parli un po' di lei. >
< Il mio nome già lo sa. Ho 25 anni e sono sempre stata appassionata di misteri. Ho letto talmente tanti libri di Agatha Christie che ho deciso di diventare una detective! Sembra assurdo, ma questo è quello che mi ha spinta a diventare chi sono adesso... invece lei? >
< Sono Richard Carter, forse le avevo detto solo il mio cognome. Ho 28 anni e anche io sono diventato un investigatore per una ragione simile. Ero un fan sfegatato di Sherlock Holmes e mi ero ripromesso di diventare come lui. >
< Ah! Quindi non sono l'unica! Lo sapevo! > disse ridendo.
< Eh no! >
Ritornammo all'agenzia ma, prima di entrare, Rose mi propose di andare a bere un caffè.
Andammo al primo bar che abbiamo visto e, con mia grande sorpresa, notai che il barista era un mio vecchio compagno dell'università.
< Carter? Sei davvero tu? >
< Si, sono proprio io, Samuel! Da quanto tempo! >
< E chi è questa ragazza? > mi chiese con tono malizioso.
Lo fulminai con lo sguardo.
< È la mia assistente. >
< Capisco... come ti chiami? >
< Rose. > rispose dopo avermi guardato.
< Beh, Richard, nonostante gli anni passati vedo che sei ancora lo stesso rubacuori dell'università! >
< Mi dispiace interrompervi, ma credo sia l'ora di ritornare in ufficio. > disse Rose alzando la voce.
< E il caffè? > le domandai dispiaciuto.
< Sarà per un'altra volta. Arrivederci! >
Uscimmo dal bar quasi correndo.
< La cosa che detesto di più degli uomini è il fatto che pensino sempre male. Un uomo e una donna non possono neanche fare una passeggiata insieme che iniziano a girare voci...ma anche le donne pettegole fanno la stessa cosa. > affermò Rose arrabbiata.
< Lo penso anch'io. >
< Ma non ci faremo abbattere solo da uno stupido commento, vero collega? >
< ... >
Rimasi leggermente spiazzato da quella domanda.
< Carter? Ci sei? >
< Anche se siamo fuori dall'ufficio, preferirei che mi dasse del lei. Solo perché lo sappia, non entro mai in confidenza con i miei colleghi di lavoro e la stessa cosa vale per lei. >
Mi guardò dritto negli occhi.
< Come vuole, capo > disse accelerando il passo.
Tornammo all'agenzia in totale silenzio.
< Allora? Com'è andata? > mi domandò Miller speranzoso.
< Assunta. >

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