.•*13*•.
Non ho riletto perché non c'ho voja.
Nel 13 succedono robbe.
Perché il 13 è un numero fortunatissimo XD
E fu così che morirono tutt- no!
Prometto che non morirà nessuno
...
Beh, per quanto la cosa mi garbi...no! Lascia perdere lascia perdereeee.
Bene, in questo capitolo morirà qualcuno.
Grazie prego arrivederci😂 ( e alla fine tutti vivi...ma nel prossimo...)
_____________________
Ero sdraiato sul pavimento, lo sguardo verso il soffitto.
Due due uomini mi tenevano le mani e due i piedi, come se potessi fuggire da un momento all'altro.
< Farà un po' male. >
< Si, è proprio così che si rassicurano le persone. Dove lo hai imparato? >
Mi prese dai capelli e mi tirò la testa in avanti
< Ti ricordo che io qui sono il capo, vedi di portarmi rispetto o non durerai a lungo. > rispose mollando la presa.
Si aggiunse Jason che mi chiese dove volevo fare il marchio, possibilmente in un posto abbastanza nascosto.
< La caviglia. >
< E va bene. Capo, quando iniziamo? >
< Quante lettere ha il nome di Carter? >
< 7, Travor. >
< Allora tra sette minuti inizieremo. >
Cercai Isabelle tra i presenti, ma non la vidi: quindi il codardo sarei io, eh?
Jason e Travor continuarono a parlare, ma io non gli diedi ascolto, mi concentrai sul colore del soffitto, bianco ma non troppo bianco, qualche sfumatura gialla e ruggine.
La forza di quattro uomini è pari a quattro primi quindi io ero in netto svantaggio, ma io sono pur sempre stato addestrato, ciò significa che ho la forza di circa due uomini e mezzo. Però, c'erano troppi presenti e altri due uomini davanti alla porta d'ingresso e quella di uscita: nel caso fossi riuscito a sconfiggere i primi quattro uomini, gli altri due sarebbe troppo...ma se anche loro fossero stati addestrati? No, non valeva la pena rischiare.Ero ufficialmente dalla parte dell'anti giustizia. Come sono arrivato a questo punto?
Mi persi nei miei pensieri, la voce di uno dei ragazzi mi fece uscire dal mio mondo.
< Allora, riunitevi. È giunto il momento. >
In un micro secondo fui circondato e iniziai a sentirmi male. I sentimenti erano gli stessi del 9 settembre dell'anno prima: mi ero svegliato con un forte mal di testa, perdevo la cognizione del tempo, dello spazio e avevo paura di non farcela.
Forse ero fin troppo perso nei miei pensieri, infatti non sentii nulla.
< Fatto. Non è comune vedere qualcuno di così tranquillo, sai? >
< C-come? > dissi riprendendomi.
< Non ti sei accorto proprio di nulla? >
< No, stavo pensando e non mi sono accorto di ciò che stava succedendo... >
< Chissà cosa c'è nella tua testa di così affascinante per non farti sentire un tale calore... in quanti sono? Sai, quelli che ti stanno aspettando fuori con la polizia. >
< Purtroppo zero. Non pensi che, forse, sarebbero intervenuti prima del marchio? >
La sua espressione cambiò da insospettita a infuriata.
Mi tirò un pugno e io svenni.
Al mio risveglio, mi ritrovai in una camera da letto, più piccola della mia: le lenzuola erano viola e c'erano dei murales sulle pareti.
Mi toccai la fronte e ricordai cosa era successo il giorno prima.
< Buongiorno, bell'addormentato. Sai, a un certo punto pensavo che non ti saresti più svegliato. >
< Il che sarebbe stato una vera fortuna per te, Isabelle. >
Dall'angolo si scorgeva solo il suo volto, ma l'avevo riconosciuta subito.
< Penso di averti già fatto capire la mia opinione, Sherlock. > disse entrando in camera e sedendosi di fronte a me.
< Come va la testa? > continuò.
< Ugh. Fa male. >
< Ho fatto del mio meglio per bendarti e medicarti...vieni, è pronta la colazione. >
< Ok, arrivo. Dammi solo cinque minuti. > dissi cercando il mio diario sulla scrivania.
< Vuoi questo? L'ho preso ieri sera, pensavo potesse servirti. > disse porgendomi il mio quadernetto azzurro.
< Toglimi questa curiosità, Isabelle...>
< Chiamami pure Belle. >
< Ok...ci metterò un po' ad abituarmici, però. Comunque, ora voglio sapere come dovrei scrivere senza una penna. > le dissi con un mix di rabbia e sarcasmo
< Calmati. Stavo solo cercando di essere gentile. Tieni, questa è la penna. > disse per poi uscire.
< Ottimo, ora anche lei ce l'ha con me. >
13/3/20
Caro diario...
Mi sono sempre chiesto cosa si provava ad essere il "buono" e risolvere i misteri, ma non ho mai pensato di diventare l'antagonista...
Però ho capito una cosa: il destino è crudele e anche il più temuto criminale, in qualche modo, può farla franca.
Basti pensare al famoso piromane che nessuno è mai riuscito a prendere o al barista che drogava i propri clienti che è sparito qualche ora prima che i poliziotti potessero localizzarlo...
Solo adesso mi sono accorto di quanto è pericoloso vivere qui se non si è il colpevole?
Sinceramente, non ci avevo mai pensato prima.
Il famoso piromane... Un gruppo sadico di cui ormai facevo parte.
Uscii dalla camera e, con mia grande sorpresa, Isabelle era ancora lì, appoggiata al muro.
< Ce ne hai messo di tempo. >
< Rose! Oh, cioè, Belle, mi hai fatto spaventare. Non pensavo mi avresti aspettato. >
< Mh. Andiamo, ci stanno aspettando. >
Entrammo nella stanza principale dove, magicamente, erano apparsi dieci tavoli e una cinquantina di sedie.
< Puoi decidere con chi sederti, io vado con Jason e il capo. > disse fredda.
< Posso sedermi con voi? > chiesi a Isabelle .
< Si, non mi fa alcuna differenza. >
Mi domandai più volte se fosse davvero arrabbiata con me o stava giocando, ma la sua risata mi fece capire che voleva solamente vedere la mia reazione.
< Non ti offendere, mio Holmes, dovrai abituartici. > mi provocò dopo essersi accorta della mia deduzione.
< Si, non accadrà molto presto. >
Travor saltó sopra il tavolo e battè due volte le mani.
< Ora che finalmente siamo tutti a tavola, vi auguro buon appetito. > disse seguito da un coro, che augurò anch'esso il buon appetito.
Mi sentivo fuori posto e continuavo a guardare Isabelle, come se potesse suggerirmi cosa fare.
< Ei. Guarda che io non sarò per sempre la tua consigliera. Stai tranquillo e fai ciò che ti senti in dovere di fare. > sussurrò dopo aver notato il mio sguardo costantemente su di lei.
< Io non appartengo qui, e non penso ci apparterrò mai. È totalmente l'opposto di quello che facevo prima, l'opposto delle mie morali e della mia concezione di bene. >
< Pensi davvero di sapere cosa è il bene e cosa è il male? >
< Certo. E questo è il male. >
< Chi sei per decidere cosa è il bene e cosa il male? >
< ... >
La giornata passò in fretta e, la sera, io e Isabelle andammo sul tetto a prendere un po' d'aria.
< Ti ho mentito su molte cose, ma non sulla mia passione per le stelle. Oggi però se ne vedono davvero poche. >
< E su cos'altro mi hai detto la verità? >
< Quasi nulla. >
< Allora dimmela ora. Io non voglio vivere nelle tue bugie. >
< Beh, quando ho detto che sei affascinante non ho mentito. > mi disse ghignando.
< Non mi comprerai così. >
< Uff, come sei noioso. >
< Da quant'è che sei in questo gruppo? > Chiesi tornando serio.
< Sei anni. >
< Così tanti? E, dimmi, da quant'è che meditate questo..."attacco" se così posso definirlo. >
< Sei anni. >
< Oh. Si, ha senso. Ora, se non ti spiace, io torno dentro. >
< No, aspetta, devo dirti ancora una cosa. >
< Parla, non ho tutto il giorno...beh, si, hai capito. >
< Riguarda Emilton. >
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top