Capitolo XXXV | Cattive notizie

William

Ottobre è sempre stato il mio mese preferito, Newberry raggiunge l'apice del suo fascino con i colori autunnali. Ogni scorcio è dipinto di giallo, arancione, marrone e rosso. Le foglie degli alberi cominciano a riempire i marciapiedi. Un gruppetto di bambini si diverte ad ammassarle per poi tuffarcisi dentro. Le loro madri non sembrano altrettanto entusiaste. 

Il cellulare comincia a squillare interrompendo l'armonia del momento. 

«Cattive notizie. Tuo padre è fuori di sé perché non ti sei presentato all'incontro con i McCall. Sa benissimo che c'è Cherry dietro tutto questo» annuncia il notaio.

«Sapeva che non sarei andato, ne avevamo già parlato la settimana scorsa quando una cena di famiglia si è trasformata in un lavaggio del cervello degno degli Scientologist. Non ha più alcun potere su di me. Non può farmi nulla, né lui né i McCall»

«A te no ma, a Cherry, possono fare molto. Ho saputo che ha perso molti clienti, tuo padre è una persona molto influente, lo sai»

«Stronzo! Ecco perché hanno annullato tre torte nuziali in una settimana! Non le servono i suoi leccaculo, ormai tutta la città non parla d'altro se non dei suoi dolci»

«William, non sottovalutare Thomas. Se avesse voluto l'avrebbe già fatta fallire. Userà lei per infastidirti. Devi cercare di tutelarla, aspetta solo un passo falso da parte tua per schiacciarla»

«Come? Non hai idea di quanto sia testarda, quando le ho proposto di non pagare più l'affitto non mi ha parlato per due giorni. La soluzione è andare a spaccare la faccia di mio padre»

«Non ho più l'età per separarvi, non dire sciocchezze! Ascolta, l'unica cosa saggia per proteggere Cherry è cercare di non spargere troppo la voce. Non vi lascerà mai in pace, devi fargli credere che è stata solo una scappatella, che non sei coinvolto. Solo a quel punto mollerà la presa. Cominciate a evitare di farvi vedere in giro per tutta la città. Non deve vedere più la ragazza come una minaccia ai suoi interessi»

«Oliver, l'ho portata ovunque! Nel mio ufficio, a casa, per tutta Newberry»

«Esatto e, per il momento, devi evitare tutto questo. Dovranno credere che non c'è nulla tra voi, intesi? Nel frattempo, cercherò di farlo ragionare ma la vedo dura, il padre di Chantelle sta per fare saltare l'accordo, Thomas non lascerà sfumare l'affare con i McCall facilmente. Quando puoi senti tua madre, ieri hanno litigato. Non la vedevo così inalberata da anni»

«A me può dare tutto il filo da torcere che preferisce ma Cherry, non deve neanche sfiorarla» sbotto allentandomi la cravatta.

«Sono con te, lo sai. Dobbiamo essere cauti, ci sono troppi soldi per il mezzo e davanti queste cifre non ha scrupoli. Cerca di deviare i pettegolezzi che corrono su di voi. Ho dovuto già contrattare con il quotidiano locale, avevano delle vostre foto».

Interrompo la chiamata proprio mentre entro nella pasticceria, come di rito tutti i clienti si voltano a fissarmi richiamando l'attenzione di alcuni amici, cominciano a sussurrarsi all'orecchio. Dicono che ha mollato la McCall per la pasticcera, è quello che dice una ragazza con la voce stridula. La fulmino con lo sguardo e questa fa cenno alla sua amica di sloggiare.

 Florine mi accoglie al bancone intenta a sistemare dei cupcakes.

«Hai whiskey?» chiedo lasciandomi cadere sullo sgabello. La rossa mi guarda un po' alla Squiddi di Spongebob.

«Vodka?» continuo esasperato.

«Forse cominci a starmi simpatico. Comunque no, niente alcool purtroppo» spiega poggiandosi al bancone per osservarmi curiosamente. 

«Ma ti sforzi di avere sempre l'aria di uno con i coglioni girati oppure più semplicemente ci sei nato con questa faccia?» chiede realmente perplessa a riguardo. Non ho il tempo di risponderle perché dal laboratorio esce Cherry. Ha i capelli raccolti in uno chignon scompigliato, indossa un maglioncino giallo e un jeans chiaro. Annuisce alla cornetta prima di riporre il cordless alla parete passandosi una mano sulla fronte. 

«Comincio a pensare che facendo saltare il tuo matrimonio abbia lanciato una nuova moda in città» sbuffa trascinandosi verso di me. Ha il grembiule sporco di creme zuccherate ed è adorabile anche se visibilmente sfiancata. Stringo i pugni sentendo il petto riscaldarsi di rabbia.

Le persone la guardano, ci guardano. Sembrano avvoltoi pronti a sbranare quel che rimane di una carcassa. Bisbigliano, ridono, commentano, inventano chissà cosa.

Appena Cherry prova ad appoggiarsi sul mio petto con la guancia mi allontano, lasciandola interdetta. I suoi occhi mi punzecchiano confusi, si guarda intorno non capendo. Una smorfia preannuncia la sua delusione. C'è rimasta male, lo leggo nei suoi occhietti tempestosi.

«Vieni, dobbiamo parlare» dico raggiungendo la cucina per poi uscire sul retro. A ogni mio passo, riesco a sentire il peso degli sguardi scavarmi la pelle.



Nei giorni precedenti avevo portato la pasticcera in tutti i locali sfarzosi che ero abituato a frequentare, era emozionante poter finalmente viverci nella quotidianità, eppure avvertivo il suo disagio, il suo senso di inadeguatezza. Anche se non parlava, lo intuivo, quei contesti le ricordavano la sua infanzia ad Amarillo. Facevano parte di quello scenario che conosceva bene e che aveva ripudiato. Non era una ragazzetta che si lasciava impressione dai luccichii, sapeva bene che, oltre quella superficie fatta d'oro e diamanti, si annidava il catrame. I genitori l'avevano allevata alla perfezione, schiena dritta e nasino all'insù. La sfoggiavano come un trofeo, ovunque andasse doveva essere impeccabile. Avevano riposto in lei tutti i loro obiettivi finanziari futuri. Doveva diventare una biologa ed entrare a fare parte delle grandi aziende farmaceutiche. Non scorderò mai il suo "io biologa! Ma t'immagini?". 

Siamo molto più simili di quanto riusciamo ad ammettere. 

Certo, c'è da dire che ha uno spirito di adattabilità invidiabile ma la sua diffidenza verso il mio, nostro, mondo d'appartenenza era più che comprensibile. Per quanto si sforzasse di nasconderlo, il lusso e il potere evocano ricordi dolorosi, i finti sorrisi, il silenzio, la repressione di sé stessi. Eppure, ha spezzato le sue stesse catene. Cherry non è addomesticabile. Non è come me. Ripenso alle critiche amare di James, le caccio via dopo un secondo. 

«Sei arrabbiata? Sarà solo per poco tempo» chiedo alla ricciolina spalmata sul mio petto. È la prima volta che torno in questa mansarda dopo il ballo di fine estate. Mi era mancato questo posto umido e colorato.

Scuote la testa cercando di nascondere la delusione. Mi fa tenerezza questo suo costante doversi mostrare solida, intoccabile, impassibile alla vita. 

«No, lo capisco. Non possiamo rischiare tanto. Chantelle, l'impresa, adesso tuo padre che mi fa cattiva pubblicità...non so neanche come evitare l'esaurimento, credimi»

«Lo sai che posso aiutarti, vero?» dico, la ragazza si rigira nel letto mettendosi più comoda su di me poggiando il mento sulle mani per guardarmi meglio.

«Ah, che palle! Non dirlo neanche per scherzo. Guarda che mi incazzo» 

Alzo le mani, arreso davanti la sua minaccia. 

«L'unico aspetto positivo è che adesso faremo le cose a modo mio. Niente limousine, niente ristoranti stellati. Ti offrirò qualcosa che non hai mai sperimentato, una cosa che amo follemente e a cui ho deciso di essere fedele»

«Mhmm, cosa?» ribatto malizioso accarezzandole la guancia vellutata.

«La semplicità» dice mentre suona il campanello. Cherry è estremamente teatrale ed espressiva, penso che avrebbe un futuro assicurato nel cinema, si rimane incantati dai suoi modi. E io rimango incantato vedendola saltare giù dal letto sorridente per aprire al fattorino che le consegna una pizza enorme multi-gusto. 

«Pizza, birra e film» dice servendomi il cartone sul letto. Prende delle lattine di birra e salta sul materasso con i suoi calzettoni di lana verdi. Non ha un filo di trucco, le sue occhiaie leggermente pronunciate la rendono ancora più carina e i suoi capelli spettinati, beh...non adesso.

Mi passa una birra mettendosi a cavalcioni su di me, stando ben attenta a non far cadere il cartone.

«Allora, abbiamo margherita, diavola, quattro formaggi e wurstel e patatine fritte. Indovina qual è la mia preferita?» chiede come se fosse una bambina.

«Quattro formaggi, ami il formaggio» dico guardandola scuotere la testa.

«Diavola! Tu sicuro margherita»

Adesso sono io a scuotere la testa mentre si porta la mano sul mento pensierosa.

«No!» azzarda incredula indicando i wurstel e le patatine fritte. Annuisco divertito mentre questa prende una patatina.

«Wow, non l'avrei mai detto. Mi immaginavo qualcosa tipo, pizza con caviale e tartufo» borbotta dando un morso alla patatina per poi cedermi l'altra metà. La afferro con i denti, mi sollevo un po', giusto il tempo di rubarle un bacio masticante. 

Scopro una particolarità di Cherry che mi fa impazzire; ha il vizio di dovermi imboccare, ogni volta che prende una fetta di pizza deve farmela assaggiare a tutti i costi. Adora condividere con me tutto quello che è suo. Presto ci ritroviamo ad azzannarci le fette a vicenda mentre guardiamo un film alla tv.

La bambina si addormenta due o tre volte sporcandomi la camicia di pomodoro, appena glielo faccio notare però, mente spudoratamente, stava solo riposando gli occhi. Il film non mi intriga, la ragazza aggrappata al mio petto come un panda, sì. 

Spengo la televisione e la stringo tra le braccia, inebriandomi del profumo dei suoi capelli. Dorme con la bocca aperta e vorrei poterla fotografare. Ha il viso stanco provato dalle giornate passate in laboratorio. Avrebbe potuto incazzarsi con me o con mio padre, avrebbe potuto respingermi e invece, come se non avesse importanza, nemmeno ha fiatato. Un po' come se questo fosse un prezzo che pagherebbe volentieri pur di avermi. È davvero così? C'è un prezzo da pagare per essere amato? Quant'è grande? 

La ricciolina sbuffa grattandosi la guancia e questo basta per scacciare le mie paure. Sto bene e stento a crederci. Com'è può una cosa così smorfiosa e dolce avermi stravolto la vita senza che me ne accorgessi? 

Mi addormento serenamente, fin quando a notte fonda non vengo svegliato dalle sue mani che mi cercano spudorate. Totalmente nuda mi sta sbottonando la camicia, ha il viso gonfio di sonno e bramoso di sesso. Mi lascia un bacio umido sulle labbra impegnata a mettermi il preservativo.

Sento l'elettricità della sua pelle scorrermi ovunque mentre si siede meglio sul mio ventre per accogliermi dentro di sé. Ancora mezzo addormentato, mi scopro godere sotto i suoi movimenti lenti e sinuosi.

Si tiene alla testata in ferro battuto del letto con una mano, l'altra salda sul mio petto, mi graffia. Le afferro i fianchi e la spingo con irruenza verso di me. China la testa soffocando un urlo mentre si comincia ad accarezzare il collo, il petto, il seno, invocando il mio nome.

«Will...» cantilena mentre mi metto seduto. Scivolo meglio dentro di lei per poterla cullare tra le mie braccia, le sposto i riccioli che si liberano per l'aria a ogni spinta. 

«Che c'è bambina? Che c'è?» gemo con un filo di voce.

Cherry chiama ancora il mio nome prima di accasciarsi sulla mia fronte per baciarmi delicatamente entrambe le palpebre. Facciamo l'amore ancora e ancora, fino a quando la mansarda non profuma di ormoni, pelle e semplicità.



Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top