Capitolo XXXIX | Plumcake
Will mi aveva assicurato di non sapere se Chantelle avrebbe preso parte all'evento, ma mi aveva garantito che, indipendentemente dalla sua presenza o assenza, avrebbe impedito che mi accadesse qualcosa. Soprattutto, non riteneva che Angelina avesse in mente qualche intenzione maligna. Come qualsiasi aristocratica, teneva molto alla sua reputazione e non avrebbe permesso che si scatenasse uno scandalo. Almeno, così speravo.
Effettivamente, mentre la vedo ondeggiare dentro un vestito blu navy impreziosito da cristalli, irradiare sorrisi in ogni angolo della sala, escluso quello del Cherry Sweets, capisco che non ha la minima intenzione di considerarmi. È come se fossi diventata invisibile. E, data la situazione, come biasimarla?
Dall'ultima volta che l'ho vista, quando voleva letteralmente tirarmi per i capelli, sono diventata per lei un minuscolo impasto molliccio, privo di forma e densità. Mi immagino come quell'impasto, e lei come una sorta di Barbie con un gigantesco capello da Chef, pronta a colpire quell'insulso ammasso di acqua e farina.
Lo stand del Cherry Sweets, animato dalle luci soffuse, esala il profumo avvolgente di dolci appena sfornati, ma il suo calore non riesce a penetrare l'atmosfera gelida che si è creata attorno a me. L'aria è densa di tensione e la mia ansia sale a ogni battito di cuore.
«Cher? La signora chiede se possiamo organizzare un Brunch per cani» mi avverte Florine, il suono della sua voce è come una nota familiare in mezzo al tumulto emotivo.
William fa il suo ingresso, impeccabile come sempre, e la sua eleganza affascina tutte le dame presenti. I suoi occhi scorrono veloci alla ricerca di me, e quando mi individuano, si schiudono come fiori incantevoli pronti a appassire in pochi secondi. Il ragazzo stira le labbra, distoglie subito lo sguardo e si dilegua nella folla.
Non ci vediamo da una settimana. La voglia di abbracciarlo e corrergli incontro è irrefrenabile, ma non possiamo farlo. E lui sembra riuscirci con una facilità che mi preoccupa. Sento l'emozione sgretolarsi, come i petali di un fiore lasciato troppo a lungo sotto il sole.
«Cher, la signora...» inizia Florine, ma le sue parole si perdono nella mia testa, sovrastate dal tintinnio delle risate e dal fruscio delle vesti eleganti.
Scuoto la testa cercando di concentrarmi sulla donna davanti a me, una signora di mezza età con un caschetto scalato e un vestito verde scuro.
«B-b-buonasera, Signora! Mi scusi. Certo, sarebbe un'idea fantastica, potremmo creare una varietà di prelibatezze per i vostri amici a quattro zampe! Che idea aveva in mente esattamente?» chiedo, cercando di mostrarmi interessata, ma il mio sguardo viene catturato da Chantelle.
Viene integrata alla conversazione di un gruppo di uomini d'affari, tra cui William. Si guardano, si salutano, lei gli circonda le spalle, gli dice qualcosa mentre questo le passa un bicchiere di bollicine. Sono certa che William avverta il peso del mio sguardo su di lui, non ha fatto nulla di male, nulla. Eppure, anche se per finta, mi sento davvero inesistente per lui.
«Beh, Cher? Direi che si può fare, no? Sarebbe un'esperienza molto divertente per noi, ne saremmo onorate!» continua Flo in risposta alle parole della donna che, da gran maleducata, non ho sentito neanche minimamente.
«Assolutamente!» dico un po' imbarazzata, continuando a guardare la Barbie affianco al mio Morgan ridere alle sue battute e spostarsi sensualmente i capelli per lasciare in ben vista il collo lungo. La donna segue la traiettoria del mio sguardo, osservando quella scena. Quando la sua attenzione torna me, nei suoi occhi c'è qualcosa. Nel modo in cui scruta il mio viso e nell'insistenza con cui ispeziona la mie pupille.
«Direi che possiamo aggiornarci durante la settimana per parlare dei dettagli. Florine, saresti così gentile da lasciare i nostri contatti alla signora...»
«Lilian Morgan»
Merda. Merdissima.
«M-m-organ! La signora Morgan?» balbetto, certa che la mia espressione stia mostrando sfacciatamente lo stupore. Florine tossisce passandole il nostro bigliettino da visita.
Sì, è decisamente una Morgan. La sua presenza emana autorità, ma è accompagnata da una gentilezza che sfiora la raffinatezza. Una donna dal portamento regale e dagli occhi che sembrano scrutare l'anima. La sua eleganza senza sforzo è invidiabile. I suoi capelli corti, dal taglio impeccabile, incorniciano un viso severo ma affascinante. Le labbra rosse come ciliegie completano il suo look sofisticato. Mi domando cosa passi per la sua mente mentre osserva la scena.
«Chantelle! Mia cara, vieni!»
No, non chiederò più se è un incubo. Ormai sono certa lo sia.
«Lilian!» la bionda si gode l'abbraccio affettuoso della donna, che una volta stretta a sé, la fa girare su se stessa rimpinzandola di complimenti.
«Conosci già la signorina Wright, immagino...» continua la madre di William. Simpatica come il plumcake che, con il suo aspetto delizioso e soffice, tenta di soffocarti senza preavviso.
La Dea greca mi rivolge uno sguardo, immobile, impenetrabile. Tutto il suo odio trapela fuori dal suo controllo. Annuisce, concentrandosi su Lilian, che le sorride.
«Sai, James mi ha dato un'ottima idea. Potrebbe occuparsi il Cherry Sweets del buffet di dolci e della torta nuziale al matrimonio. Non trovi? È solo questione di tempo prima che mio figlio cada di nuovo ai tuoi piedi, quindi, tanto vale portarsi avanti con il lavoro, no?» propone stuzzicandomi. È palese che sia fatto apposta. Sa tutto, ha messo in chiaro la sua posizione in questa faccenda.
Florine stringe i pugni lungo i fianchi, e io non ho intenzione di dire nulla, perché non credo ci sia nulla da dire. Chantelle mi guarda con aria risentita prima di allontanarsi nello sconforto.
Lilian fa una smorfia, non si aspettava quella reazione, piuttosto credeva Chantelle sfoggiasse la sua impertinenza e arroganza. Invece, ha sfoggiato la sua fragilità e vulnerabilità. E se questo, mi fa sentire ancora il peso del senso di colpa, alla madre di Will, sembra irritare.
«Allora ci risentiremo presto, Signorina Wright. Buona serata!» Con queste parole, Lilian si allontana con un portamento regale, dirigendosi verso il figlio che sta intrattenendo un gruppo di signori d'affari. Quando nota la mia presenza, Will mi guarda fugacemente, bacia la testa della madre prima di abbracciarla. In quei brevi istanti, riesco a percepire un'ombra di rimpianto nei suoi occhi.
Florine, chiaramente irritata, sfoga la sua frustrazione con una serie di parolacce e insulti.
James, con la sua eccentricità stravagante, si avvicina con un passo leggero, quasi danzante, come se stesse sollevandosi da terra per evitare di calpestarla. I suoi occhi scintillano di un'intelligenza vivace.
«Wow, sembra che ci siano già state le presentazioni ufficiali di famiglia. Com'è andata?»
«Ciao James» sospiro, cercando di ripristinare un minimo di normalità mentre dispiego delle scatole take-away, distogliendo l'attenzione dalla tensione.
«Mia madre è proprio una chicca, vero?» continua sarcastico.
«Una donna davvero affascinante. Non vediamo l'ora di collaborare con lei. Vuoi qualcosa?» La mia voce, cercando di nascondere il fastidio e l'amarezza che provo, suona più sicura di quanto mi aspettassi. È solo una piccola menzogna ben confezionata.
«Hai ancora quei bignè di qualche giorno fa, Flo? Quelli con la crema?»
«Florine, James. Florine» precisa la mia amica.
«Che facce serie! Per fortuna porto buone notizie! È giunto il momento di conoscerci meglio, no? Cominciare a discutere della vendita della pasticceria e di tutte quelle noiose formalità. Ci vediamo dopo all'Icon?»
Un sorriso beffardo danza sulle sue labbra mentre pronuncia queste parole, come se conoscesse il peso delle sue suggestioni. Non riesco mai a capire se scherzi, faccia sul serio o voglia tendermi un tranello. Will mi ha detto più volte di non fidarmi. Ogni parola di James, carica di ambiguità e malizia, alimenta questo timore latente. È come se ogni suo sorrisetto fosse un segnale d'allarme, un monito a non abbassare la guardia.
«Certo! Saremo lì» risponde prontamente la mia collega. Il ragazzo fa uno strano inchino scherzoso mentre sbrana il suo bignè e si allontana.
«Non fissarmi così, Cher. Non lo sopporto più, e nemmeno tu. Ormai è un'abitudine vederlo in pasticceria quasi ogni giorno a disturbare. È davvero insopportabile, e sembra uscito da Azkaban. Farei qualsiasi cosa pur di levarmelo dai piedi»
La sala è immersa in un'atmosfera pesante, un palpabile residuo dell'incontro imbarazzante con la madre di William e Chantelle. Mi rifugio come posso, indietreggiando di qualche passo dallo stand e poggiandomi con la schiena al muro, sentendo il fresco marmo contro le spalle. Le mie mani si stringono sul bordo del Blazer, come se potessero ancorarmi in un mare tempestoso di emozioni.
William attraversa la sala, impeccabile nel suo completo scuro. I nostri sguardi si incrociano, e per un attimo, tutto sembra sospeso. La tensione tra noi diventa palpabile, un intricato groviglio di sentimenti. Nei suoi occhi, leggo la fatica. Le sue movenze sono misurate ma rivelano una sottostante agitazione. Le sue mani, apparentemente calme, tradiscono il tremore di emozioni incontenibili.
Non c'è bisogno di parlare. La normalità artificiale che abbiamo cercato di mantenere si sgretola, e ci accorgiamo che il gioco che stiamo giocando ha un prezzo.
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