Capitolo XXXIV | Aiuto pasticcere

Cherry

«Ancora non ci credo che sei sotto un treno per uno a cui hai quasi spaccato il naso» rivela Flo mentre scarichiamo i rifornimenti da un camion. 

«Non sono sotto un treno» ridacchio saltando giù con l'ultimo scatolone, rischio di cadere ma la mia collega mi acciuffa per un pelo.

«No, certo! Direttamente sotto una stazione ferroviaria» ride incamminandosi verso la porta sul retro della pasticceria. 

«Non ti piace William, vero?» domando divertita raggiungendola.

«E pensare che lo detestavi! Non ho mai detto che non mi piace ma ti ho vista piangere decisamente troppe volte per lui, quindi sono un po' prevenuta. Non voglio romperti le palle eh, tu che puoi, divertiti. Ma sappi che, se farà qualche passo falso, la prossima volta il bastone in testa se lo becca lui!» spiega armeggiando con la scopa. Oggi è più strana del solito, le sue unghiette mangiucchiate sono ben smaltate, i suoi capelli lisci, piastrati alla perfezione. Brutta stronza!

«Con chi devi vederti?» 

«Nessuno» dice, diventando tutta rossa in viso e mettendosi le mani dietro la schiena. Scoppio a ridere e lei sbuffa divertita. No, non è decisamente abile nel dire bugie.

«Va bene, va bene. Ho scaricato Tinder la settimana scorsa, ho conosciuto un ragazzo, Brian, questo pomeriggio usciamo per la prima volta! Dalle foto sembra carino, guarda!» vuota il sacco mostrandomi lo schermo del cellulare. Sfoglia le foto soddisfatta con un sorriso furbetto sulle labbra.

«Tinder? Perché usi una app di incontri? Non ne hai bisogno. Non credi sia pericoloso? Potrebbe essere un pazzo, vuoi che ti accompagni?» chiedo perplessa. Lei sbuffa facendo il tipico gesto di chi sopporta un peso, anzi, due pesi ingombranti all'altezza del ventre. 

«Senta datrice di lavoro, non è che tutti abbiamo la fortuna di avere una tresca super emozionante con un riccone. Noi siamo comuni mortali, dobbiamo darci da fare in questi tempi duri»

Scuoto la testa ridendo mentre si avvicina ancora di più facendomi vedere altre foto.

«E poi uno che pubblica su Tinder tutte foto con gattini non può essere un serial killer. Guardalo è un nerd, un mio simile!» spiega indicando una foto in cui il giovane indossa una maglia della Marvel.

«Mhm, mi hai convinto. Divertiti ma fai attenzione, ahimè non ho preservativi da regalarti!» dico ironica. Lei mi dà una spallata intenta a sbavare sul cellulare. Se sbavi per lui o per la Marvel è arduo costatarlo. 

Essendo giorno di chiusura, la mattinata passa a sistemare la merce appena rifornita. Dopo aver pranzato con un panino la mia collega mi abbandona. La saluto emozionata sull'uscio della pasticceria, mi guarda un'ultima volta indicandosi il viso in cerca di approvazione. Alzo il pollice per rassicurarla, certe volte è paranoica da fare paura! L'autunno è ormai arrivato e le temperature cominciano ad abbassarsi, mi affretto a chiudere la porta per tornare in laboratorio.

Metto un po' di musica, indosso il grembiule, lego bene i capelli e inizia il divertimento; comincio a preparare gli impasti per delle Red Velvet, sciolgo il burro e sbatto le uova. Mentre monto burro e zucchero con la frusta elettrica due mani si poggiano sul piano di lavoro. Brian il killer di gattini! La frusta balza per aria, schizzandomi ovunque, quando mi volto scopro William a un centimetro dal mio viso con un sorriso sghembo. Sono prigioniera tra le sue braccia.

«Cazzo, Will!» esclamo, colpendogli il petto con uno strofinaccio. Cerco di riprendere il controllo del mio respiro. 

«Dovresti chiudere a chiave la porta d'ingresso, c'è gente pericolosa in giro» ridacchia avvicinandosi ancora di più al mio viso. Il ragazzo mi lecca la guancia e sorride pronunciando le fossette. 

«Buono, cosa prepari?» chiede provando a infilare un dito nella ciotola che sposto immediatamente scuotendo la testa. 

«Non contaminare i miei preparati, Morgan»

«Ops, mi scusi. La posso aiutare?» chiede osservandomi il seno sfacciatamente.

Lo guardo alzando un sopracciglio, lui fa spallucce mettendosi le mani dentro le tasche del jeans. Rido incredula, indicandogli il grembiule di Florine. 

«Hai mai cucinato in vita tua?» chiedo scettica. Il ragazzo si allaccia il grembiule per poi grattarsi la nuca. 

«Come immaginavo, vieni» dico avvicinandomi al lavabo. Apro il rubinetto mentre William mi abbraccia baciandomi il collo. Sento la pelle pizzicare di brividi, il profumo dei suoi capelli mi obbliga ad appoggiare la testa sulla sua spalla. 

«Un aiuto pasticcere non dovrebbe mai distrarre il suo chef» continuo scoprendogli gli avambracci e arrotolandogli la maglia grigia sopra i gomiti. Prendo le grandi mani del ragazzo per posizionarle sotto il getto d'acqua. Metto un po' di sapone nelle dita e comincio a lavare i suoi palmi, le mie dita insaponate scivolano tra le sue prima di circondagli i polsi e correre lungo le braccia. Sento William emozionarsi e mi ritrovo poggiata contro la ceramica. 

La sua faccia continua a esplorarmi l'incavo del collo, tormentandomi di soffici e caldi baci la vena giugulare. Strofino bene la sua pelle, disegnando lentamente dei cerchi con i pollici sul dorso della sua mano destra. Il respiro del ragazzo dietro di me si fa più pesante. 

«Non lavori oggi? Dovevamo vederci domani»

«Non riuscivo a lavorare, ero distratto. E poi non mi è piaciuto come sei sgattaiolata fuori casa mia l'altra mattina. Non basta un bigliettino con su scritto "buongiorno, non volevo svegliarti, scrivimi appena puoi"» spiega mentre strofino le sue mani con le mie. 

«Ah, sì? E perché?» l'eccitazione del ragazzo si fa più ingombrante.

«Avevo in mente un altro tipo di risveglio» sussurra al mio orecchio costringendomi a socchiudere gli occhi. Afferro della carta dal rotolo appeso al muro e mi giro fulminea, lanciandogliela in faccia e tornando alla mia postazione. 

«Forza viziato, al lavoro» rispondo divertita. 

«Qualcosa mi dice che vuoi farmela pagare per la storia del matrimonio»

«Io? Assolutamente no!» dico furbamente. Mordo le labbra per uccidere il mio sorrisino vittorioso sul nascere. 

«Versa lentamente le uova sbattute» dico tornando a montare, il ragazzo scuote la testa e fa ciò che ho richiesto. Unisco per bene gli ingredienti mentre questo studia ogni mio movimento con attenzione.

«Adesso setaccia il cacao»

«Setacciare?» chiede guardando la polvere scura. Roteo gli occhi ridendo di gusto e indicandogli lo strumento. Con un po' di difficoltà il ragazzo comincia a far nevicare cacao nell'impasto. Aggiungo qualche goccia di colorante e continuo a montare. William segue le mie direttive e versa lo yogurt. Passaggio dopo passaggio sembra interessarsi realmente alla preparazione del dolce. Guarda le mie mani che si muovono esperte affascinato. 

Mi fulmina con lo sguardo quando aggiungo l'aceto. 

«Non sei del mestiere, non capiresti! Passami la leccarda foderata» alle mie parole questo si confonde ancora di più spaesato. Gli indico la teglia foderata di carta da forno.

Presto versiamo l'impasto rosso dentro la tortiera, lascio che il ragazzo si diverta a livellare il tutto con una spatola prima di infornare. Esco dal frigo il frosting al formaggio, mi giro un attimo e Morgan è con le dita nella crema, impegnato ad assaggiarla. 

Gli schiaffeggio la mano scherzosamente. 

«Ma come non avevi detto che non eri proprio un'amante dei dolci?» domando punzecchiandolo. Questo mi delizia con un suo sguardo gelido e altezzoso. 

«Mhmm!» farfuglia masticando per poi continuare «non erano i tuoi. Adesso che ti ho anche aiutato in cucina mi hai perdonato?» ribatte gustandosi i rimasugli di quel dolciastro sapore. Mi fa impazzire tenerlo sulle spine, giocarci un po' per vedere il suo ego vacillare.

Prendo la sua mano e affondo l'indice nel composto liscio e morbido. Lo guardo intensamente mentre avvicino le sue dita alla bocca per poi succhiarle lentamente e ripetutamente. William fa uno scatto con la testa e schiude la bocca, nei suoi occhi scorre un luccichio bramoso.

«Cosa c'è? Perché mi guardi così?» domando beffarda leccandogli le dita che presto premono per tornare dentro la mia bocca, le accolgo, stuzzicandolo e godendomi la sua espressione. Non risponde, manda giù un po' di saliva facendo schizzare il pomo d'Adamo. 

«Mhmm» intono, imitando la sua reazione «hai proprio ragione, buono!» continuo, prima di lasciargli cadere la mano sul piano di lavoro. 

«Comunque, no, non ti ho perdonato» svelo vittoriosa facendo per allontanarmi. Presto mi trovo la crema su tutto il viso e le mani di William intente a spalmarmela ovunque. Che pezzo di merda! 

La risata del ragazzo mi contagia, scoppio in una rumorosa ridarella, contrattaccando a colpi di frosting. 

Ride di gusto prima di afferrarmi il viso con una mano e baciarmi dolcemente. Ma un bacio tira l'altro e, presto, le nostre lingue come da rito si cercano vogliose di assaporarsi a vicenda. 

«Sei una stronza Cherry Wright» farfuglia prima di sollevarmi sul bancone dell'isola centrale. Presto le mie gambe avvolgono il suo bacino.

«Non sfidarmi Morgan, posso esserlo molto di più!» continuo mentre lo tento leccandogli il pomo d'Adamo fino a raggiungere il suo mento sporco di crema. Le sue mani s'insinuano sotto il vestitino, in un secondo gioca dentro di me, facendomi balzare sul bancone. Cerco di seguire i suoi movimenti e lui si diverte, Dio come si diverte a vedermi godere. 

Mi distende meglio, saltando sull'isola e facendo cascare rumorosamente tutto quello che c'è sopra, dopo poco veniamo ricoperti di farina. Ride nascondendosi sul mio seno bianco. Gli passo una mano sui capelli impolverati mentre questo si solleva sulle braccia per guardarmi meglio. Mi bacia lentamente, come solo lui sa fare, soffermandosi su ogni labbro e serrando tra i denti quello inferiore. 

Con una mano mi afferra il seno sinistro, liberandolo dalla stoffa per poterlo strizzare. Mi bacia lo sterno per poi cominciare a scivolare sempre più in basso. Bruscamente mi toglie le mutandine, facendomi sollevare con la schiena per facilitargli il lavoro. Le fa scivolare via penetrando violentemente con i suoi ghiacciai le mie iridi. 

Quando la sua bocca percorre le due ciliegie tatuate tra il pube e la pancia, comincio a tremare fuori controllo. 

La sua lingua raggiunge il punto perfetto, il punto magico. Quando sento la sua saliva fresca inarco la schiena gemendo. William comincia a giocare abilmente con il mio clitoride. Il petto si surriscalda, le gambe cominciano a tremare, cerco di resistergli. Cerco di placare il formicolio che mi tormenta ma il ragazzo continua a disegnare cerchi ritmicamente. Lecca ogni mia goccia di passione per poi correre sul suo punto preferito e succhiarlo debolmente. Non riesco a resistere oltre, forse non sono passati nemmeno tre minuti ma il piacere mi sovrasta. Gemo fuori controllo sentendo l'orgasmo esplodermi nel ventre, boccheggio cercando di placare i miei mugoli ma William è già sopra di me.

Quando entra lancio un gridolino, lo accolgo in tutta la sua prepotenza, mi afferra il collo per baciarmi la bocca che non smette di gemere. I nostri affanni si confondono, mischiamo i respiri a ogni spinta l'uno verso l'altro. Mi sento morire, torturata e sfiancata da tanto piacere. Mi sento rinascere a ogni sbuffo di piacere del ragazzo.

William spinge con più forza, sempre con più forza, tanto da farmi penzolare la testa dal bancone, mi aggrappo alle sue spalle mentre mi guarda con un sorriso orgasmatico ed esplode per me. Le ciocche gli squarciano il viso che alza verso il tetto. La bocca semiaperta intenta a dar voce al suo crudo piacere. Ma non si ferma, continua fino ad annientare ogni traccia dell'orgasmo. Mi guarda con i suoi occhi affilati, le sue pupille dilatate mi bevono a ogni spinta.

Ed eccolo, correre lungo lungo le dita dei piedi fino a incendiarmi il sangue nelle vene. La mano del ragazzo mi tappa immediatamente la bocca. Scosso da eccitanti sorrisi, continua a oscillare per gustarsi la visione di me, sopraffatta dal secondo orgasmo. Mi abbandono completamente serrando gli occhi.

«Non lasciarmi mai più a quel modo, Lolita. Capito?» soffia sul mio viso, intendo a circondarmi il collo con le dita. Annuisco affannata mentre il mio corpo continua a tremare.

Si accascia sul mio petto che si muove irregolarmente mentre le mie mani giocano con le sue ciocche color carbone sporche di farina. Iniziamo a ridere senza motivo, come due perfetti imbecilli.

«Ora mi hai perdonato?» farfuglia con voce mozzata. Mi sollevo con il busto per guardarlo meglio. Scompigliato, sporco di crema e farina, le labbra gonfie e gli occhi luminosi.

«Vaffanculo» sussurro baciandolo.






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