Capitolo XXV | Buongiorno, caffè?
William
Ho dormito pochissimo per colpa di un seccante gocciolio del quale non sono riuscito a identificare la provenienza, eppure, non sono stanco nemmeno per un po'. Ho guardato tutta la notte Cherry dormire, scoprendo che preferisce farlo a pancia sotto.
Spesso si dimena disfacendo tutte le lenzuola e per darsi conforto, suppongo, adora strofinare i piedi tra loro. Credo sia la prima volta che ammiro una donna dormire o meglio, è la prima volta che una donna, nel letto con me, dorma.
A un certo punto si è stretta a me, poggiando la sua testa sul mio petto e lasciandomi di sasso. Quando sbuffava in sogno prendevo coraggio e, furtivamente, la accarezzavo, beandomi del suo profumo misterioso. Ma che fragranza è? Zagara? Gelsomino? Non riesco ad avere pace.
Ho anche scoperto che spesso si lamenta debolmente, arricciando le labbra carnose, come quando assaggi il limone per la prima volta. Ho perso il conto di tutte le volte che avrei voluto baciarla.
All'alba ha intrecciato i piedi con i miei e da allora è spalmata su di me, respira profondamente e ogni tanto ho dovuto trattenere una risata nel vedere un rivolino di saliva scivolarmi sulla camicia.
Non riesco a staccarle gli occhi di dosso e non solo per la sua infinita sensualità, che mi ha stuzzicato inevitabilmente pensieri proibiti, perlopiù per la sua dolcezza, tra le braccia di Morfeo sembra una bambina, un po' come quando piange.
Sto per prendere sonno quando il cellulare comincia a squillare, lo afferro immediatamente e metto il silenzioso. Cherry fa uno sbuffo in segno di protesta e si gira dall'altra parte facendo penzolare il braccio dal materasso.
Guardo lo schermo del telefono, oltre ad avere una trentina di chiamate perse di Chantelle, scopro che l'ultima è di Oliver. Cautamente mi alzo, indosso la giacca per coprire le chiazze di sangue e decido di scendere per prendere la colazione e con l'occasione richiamarlo.
«Sia benedetto il cielo! Chantelle stava rischiando di fare esplodere questo aggeggio. Come può mandare messaggi e chiamare contemporaneamente? Le ho detto che abbiamo fatto un torneo di poker ma c'è un problema»
La sua voce non promette nulla di buono.
«Sta girando voce che Dan sia finito in ospedale per colpa tua. Ti avevo detto di non fare stupidaggini, non so per quanto tuo padre ne sarà all'oscuro» spiega, non riuscendo a velare la preoccupazione.
«Starebbe meglio dentro una bara per quanto mi riguarda. Senti, non posso vivere costantemente con la pressione di mio padre addosso. Sto facendo tutto quello che mi ha chiesto ma non ce la faccio più. Non potevo starmene con le mani in mano. Se non fossi arrivato in tempo oggi in ospedale, al posto di quel figlio di troia, ci sarebbe stata Cherry».
Sento Oliver borbottare un'imprecazione, evento più unico che raro.
«Lei sta bene?» domanda dolcemente amareggiato.
«Ci ho pensato io, sta benissimo. Ma questa volta quel bastardo non la passerà liscia, fosse l'ultima cosa che faccio»
«William, sai che tuo padre...» perde le parole, sa benissimo che è ingiusto «C'è un altro ragazzo al pronto soccorso oltre Forrester. Posso aiutarti ma devi dirmi cosa sta succedendo» chiede, palesemente intimorito dalla risposta.
«Ascolta, ti spiegherò tutto ma adesso devo andare. Cerca di tenere fuori gioco il segugio per oggi, nel frattempo, cercherò di sistemare questa situazione. Ah, e comunque, grazie per Chantelle» bofonchio entrando in una caffetteria.
Il barista rimane di stucco nel vedermi conciato in questo modo, la giacca non è servita a molto, sono completamente ricoperto di macchie scure.
«William, forse non ti è chiaro che mezza Newb...»
Chiudo la chiamata, non posso reggere tutto questo in così poche ore. Mi basterà fare qualche soffiata, corromperò ogni tossico presente in quell'attico, se necessario.
Avverto il terrore al solo pensiero che mio padre venga a sapere di quanto accaduto ma la paura viene sovrastata; adesso, ho qualcosa di più importante di cui occuparmi.
Quando rientro Cherry ancora dorme, ne approfitto per farmi una doccia e lavarmi di dosso lo sporco, non posso resistere oltre con il sangue di Forrester sulla pelle. È come veleno e la mia carne, ne ha assorbito già a sufficienza.
Mentre il getto d'acqua mi colpisce la nuca, guardo meglio la vasca doccia, fa strano sapermi in un suo spazio tanto intimo. Immagino la ricciolina qui dentro, intenta a lavarsi il corpo.
Chissà se le è capitato di toccarsi pensandomi, magari, proprio nel punto in cui mi trovo adesso.
Cerco di placare le mie fantasie concentrandomi sul cestino da doccia. Usa un profumatissimo bagnoschiuma al cocco e uno shampoo al frutto della passione. No, questo non aiuta per niente.
Esco dalla doccia, trovando facilmente un asciugamano bianco che profuma di talco e lavanda, mi strofino velocemente la testa e mi avvolgo il ventre, appuntando la stoffa sul fianco.
Ho bisogno di vestiti puliti, non sarà complicato farmi recapitare qualcosa. Ho bisogno del mio cellulare. Esco dal bagno aprendo la porta come un ladro.
Cherry è seduta sul letto, sgranchisce le braccia e apre gli occhi, scoprendomi con la mano ancora salda sulla maniglia. Diventa rossa come un peperone. Ha le labbra gonfie dal sonno, gli occhi sbavati di nero che la rendono collocabile fra i pensieri più sporchi della mia mente e il cuscino stampato sulla parte destra del viso.
La chioma selvaggia l'abbraccia e il vestito in raso striminzito lascia intravedere le cosce. Una spallina è scivolata lasciando il seno abbondante ancora più in vista.
«Buongiorno, caffè?» dico porgendole il bicchierone cercando di non sembrare un bavoso.
I suoi occhietti verdi scorrono velocemente sul mio ventre, distoglie immediatamente lo sguardo diventando paonazza.
Mi accorgo che qualcosa di grosso vuole farsi notare in tutti i modi, mi metto dietro l'isola del cucinino nel panico.
«Scusami, avevo bisogno di una doccia...spero non ti dispiaccia, ho usato questo asciugamano» dico cercando di placare il mio corpo.
Lei scuote l'ammasso di riccioli arruffati, mi guarda gli addominali e subito si tira in piedi correndo in bagno. Premo un pugno sul viso soffocando una risata.
Riappare dopo qualche minuto di trambusto con i capelli bagnati e una maglia oversize bianca addosso. Così non mi aiuti, sciocca.
«Ho preso la colazione, non sapendo cosa preferisci ho comprato un paio di cosette. Devi assolutamente mangiare per smaltire la sbornia. Ciambella o Croissant?»
«Grazie infinite sei stato gentilissimo. Croissant!» dice guardando il pavimento rovinato mentre si avvicina.
«Marmellata o cioccolato?» chiedo, sollevando con le mani le due proposte fumanti.
«Me lo chiedi?» risponde sorridendo e sistemandosi sullo sgabello impacciata.
Le passo il cornetto al cioccolato che guarda bramante, dà il primo morso e comincia a gustarlo a occhi chiusi.
«Non hai niente da mettere addosso?» domanda bevendo un sorso di caffè.
«Niente che non sia ricoperto di sangue» rispondo grattandomi la testa «Stai bene?» continuo serio.
«Posso prestarti qualcosa?»
«Fra poco porteranno dei vestiti puliti, non c'è problema. Stai bene?» ripeto.
«Sì, sto bene, un po' rincoglionita ma bene. Non preoccuparti davvero, hai fatto già più di quanto dovessi...non so neanche come ringraziarti»
«Non devi ringraziarmi di niente» spiego mandando giù un po' di caffè
Afferro ciambella e caffè, sedendomi accanto a lei che, drizzandosi meglio sulla seduta, si concentra sulla parete frontale. È bellissima quando è in imbarazzo.
Volta appena il viso verso di me, regalandomi un dolce sorriso, come se volesse mostrarmi gratitudine per averle detto di non farlo ma, appena mi guarda, torna a prendere colore in viso.
Le cade l'occhio sui miei addominali. Pentendosene subito, scuote la testa e distoglie lo sguardo, aggrottando le sopracciglia. La maglia bianca che indossa ha assorbito l'acqua dei suoi capelli umidi, rendendola trasparente in alcuni punti. L'aria diventa pesante, quasi irrespirabile e quando riapre gli occhi, il suo sguardo è quello di Lolita.
Sento il respiro accelerare, il ventre formicolare desideroso mentre, i suoi occhietti da cerbiatta, si fanno scopare senza pudore dai miei. Questa cosa mi fa trasalire ogni singola volta, non evita il mio sguardo perché incapace di reggerlo, lo evita perché sennò succede un casino. Perché emerge la vera Cherry, quella indomabile. Quella selvaggia.
Si sofferma sulle labbra, palesemente interdetta. Allungo una mano e le passo il pollice sulle labbra calde, lisce e soffici.
Lei sussulta appena come se, con quel tocco, potesse già sentirmi dentro.
Con le altre quattro dita le circondo la nuca, affondando nei suoi riccioli bagnati mentre con il pollice, le stiro con decisione le labbra, finendo per accarezzarle la guancia.
«Will, io e te non abbiamo parlato di molte cose e sai benissimo a cosa mi riferisco. Non si può fare, ti prego» mugugna rovesciando un po' la testa e affilando lo sguardo che, tutto implora, tranne che di smettere.
«Lo so» ammetto sconfitto portandomi il pollice in bocca per leccare i residui di zucchero a velo.
La ragazza si avvicina impercettibilmente mentre con lo sguardo corre nuovamente lungo la mia pelle nuda.
«Abbiamo dormito...» indaga a disagio, ritraendosi di scatto e bevendo un lungo sorso di caffè.
«Oh, no, no... assolutamente! Ho dormito sulla poltrona, tranquilla» mento spudoratamente cercando di placare la mia eccitazione.
Fa un respiro liberatorio e si rilassa, anche se, il suo corpicino, è teso come la corda di un violino in procinto di spezzarsi.
«C'è qualcuno che può farti compagnia oggi? Non voglio che tu stia sola» domando premuroso. Ha bisogno di essere supportata in questo momento.
«Sì, Florine» risponde soddisfatta.
«Sì, intendo oltre la tua collega. Magari potresti far venire tuo padre o tua mad...»
«Solo Florine» mi interrompe alzando le guanciotte allegre, come se fosse normale che in una circostanza simile non abbia una famiglia a coccolarla. Reprimo una smorfia. Cherry non sembra sola al mondo, Cherry è sola al mondo. Ma com'è possibile? Che sia orfana?
Il suo sguardo continua sorridente a rassicurarmi, cerca di mascherare in tutti i modi la tristezza che inevitabilmente ha addensato l'aria. No, non è il caso di indagare adesso.
«Ho saputo che Dan è in ospedale» la informo.
«Ben gli sta. Non potrebbe fregarmene di meno» sentenzia accigliandosi, mordendo violentemente il croissant e masticandolo vigorosamente. Si sporca tutta la bocca di zucchero a velo.
«Insomma, immagino tu ci tenessi, sembravate intimi» spiego placando una morsa allo stomaco.
«Siamo usciti insieme appena qualche volta, non c'era niente!»
«Quindi non...?» borbotto non riuscendo a fermarmi in tempo.
«Andati a letto insieme? No! Per fortuna no...ma poi, che razza di domande sono?» chiede agitando minacciosamente il croissant.
Sogghigno impercettibilmente, mentre interiormente mi rilasso come a tirare un sospiro di sollievo.
«Scusa, è solo che, sai, avevi dei preservativi»
«Quella scema di Flo voleva spronarmi e me li ha regalati ma non...oh! Sono sigillati, va bene? Adesso basta domande sulla mia vita sessuale, per favore» continua infilandosi in bocca l'ultimo boccone, risultando uno scoiattolo con le guance colme di noci.
Il campanello suona mettendo fine a quel discorso che sembra averla agitata molto, un fattorino lascia dietro la porta una busta. Mi cambio velocemente in bagno mettendo un pantalone blu e una camicia bianca. Non riesco a non notare nel cesto della biancheria sporca un completino in pizzo nero.
Esco immediatamente dal bagno prima che possa fare qualche cazzata.
Cherry sta rifacendo il letto con cura e appena mi vede si mette ben dritta, un fascio di luce solare le illumina il volto facendo risplendere i suoi limpidi occhi verdi, rendendoli ancora più suggestivi del solito.
«Immagino ti abbia fatto perdere già tantissimo tempo. Ti ringrazio ancora per tutto davvero, se non ci fossi stato tu...»
«Per favore, smettila di ringraziarmi e promettimi che cercherai di non pensarci più. È stato piacevole stare insieme, parlare, anche se avrei preferito in circostanze diverse» dico sinceramente amareggiato.
«Promesso. Anche a me, grazie per aver condiviso la storia di...» si stringe in difficoltà non riuscendo a fare il nome. Quasi avesse paura di uccidermi.
Non resisto oltre, al pensiero di come mi sono aperto a lei, sento mancarmi la terra sotto i piedi, non parlo di Eloise da anni. Con nessuno. Cherry non può saperlo, ma è l'unica persona con cui abbia mai parlato dalla sua dipartita.
«Smettila di ringraziarmi», scandisco bene «Chiamami se hai bisogno di qualcosa. Ci sentiamo presto, riposati». Resto fermo qualche secondo non sapendo bene come gestire questa situazione. Sono consapevole che questa è l'ultima volta in cui posso averla così vicina. Sì, non ricapiterà più di vederla dormire o di poter fare colazione insieme. Di vederle il cuscino stampato in viso e le labbra sporche di zucchero a velo. Non avrò più l'occasione di ammirarla nella sua quotidianità; nella sua tana dai mille sogni e colori, con i riccioli arruffati, i piedi nudi e una maglia larga in cui rischia di sparirci dentro.
Questo mi basta per gettare al vento il mio ultimo briciolo di dignità, se posso, voglio godermela il più possibile questa ultima volta.
La raggiungo e le lascio un bacio in fronte, timido, delicato, fulmineo.
Non le concedo il tempo di dire o fare qualcosa, esco dalla mansarda chiudendomi la porta alle spalle, sopprimendo l'angosciante consapevolezza che, adesso, è di nuovo una bambina sola nel mondo.
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