Capitolo XLII | Pizza alle lacrime
«L'hai chiamato amore, okay. Non vedo il problema. Perché piangi? Oddio! Ti prego, passamela»
Svogliatamente passo la canna a Florine, esausta dei miei crolli emotivi delle ultime settimane.
La stufa da esterno del Bob's Diner, la nostra piccola pizzeria notturna preferita situata in una zona tranquilla e poco frequentata della città, proietta luce calda creando un'atmosfera rilassante. Siamo le uniche sedute sui barili sul marciapiede, affacciato su una piccola piazzetta silenziosa, dove il fragore della vita notturna sembra svanire.
«Perché non era nelle mie intenzioni. Lo conosco da cinque mesi e per la maggior parte di questi l'ho odiato» spiego, cercando di soffocare il singhiozzo che minaccia di sgorgare insieme alle parole.
«E quindi? Partendo dal presupposto che non hai detto di voler essere la madre dei suoi figli ma, in un momento di intensa intimità, i tuoi sentimenti hanno preso il controllo. Non vedo il problema. C'è un tempo per sentire delle cose? O dare un nomignolo alla persona che ti piace?»
Le lacrime corrono più veloci sul mio viso mentre continuo a ingurgitare pizza. C'è qualcosa che mi tormenta, che non mi lascia in pace. Ho un buco alla bocca dello stomaco. E non è la fame!
«Non è da me, capisci?» continuo, mangiando una fetta di pizza mischiata al sale delle mi lacrime.
«Cosa? Vivere con un po' di leggerezza le cose belle? Non facciamo che sei una di quelle che deve rendere tutto difficile» continua passandomi lo spinello.
«La leggerezza è superficialità. Non sono una ragazzetta che va in giro a chiamare amore la gente che conosce dopo due secondi» mi lagno tirando a pieni polmoni.
«Che stronzata! La leggerezza è quella cosa che ti permette di vedere il bello anche nelle cose brutte. Smorza la pesantezza della vita, equilibra le cose invece di renderle macigni. Però tu continui a piangere, Cher. Non girarci intorno, so che vuoi dire qualcosa» mi sprona levandomi scherzosamente la canna dalle mani.
«L'unica persona che ho chiamato amore è Jackson. Inevitabilmente mi torna in mente e so che è assurdo ma, una minuscola parte di me, si sente in colpa» vuoto il sacco. Le nuvole di fumo ci avvolgono come un abbraccio, creando un rifugio temporaneo da quel groviglio di sentimenti che non riesco a districare.
«Secondo me questa roba è più forte del dovuto!» ipotizza, cercando di alleggerire il momento con un sorriso complice. Ma il suo sguardo riflette la compassione, la consapevolezza che ogni parola pronunciata è solo la punta dell'iceberg delle mie emozioni, «o forse è troppo leggera?» domanda a sé stessa facendo grossi cerchi di fumo. I miei lacrimoni finisco sulla pizza e la mia collega, con la prontezza di un ninja, agguanta lo scatolone per salvarlo.
«Allora dovrei provarla, almeno risolviamo il quesito» quando troviamo James Morgan davanti a noi comincia la trafila di catastrofici eventi. Flo prova a nascondere la canna come se servisse a qualcosa, bruciandosi la mano e imprecando. Così lo spinello comincia a rimbalzare tra me e lei che ci scottiamo intente a volerla acciuffare. Quando riesco ad acchiapparla faccio cascare lo scatolone della pizza sul marciapiede.
«Non so come sia possibile che voi abbiate a che fare con dei fornelli, credetemi» non ride, è serissimo. Rimaniamo congelate, come i procioni colti a rubare del cibo.
«¡Dios ayúdame! Ho bisogno di fumare» spiega trascinando un barile e venendo a sedersi con noi. Onnipotente, non riesco a credere tu non abbia di meglio da fare se non giocare con la mia vita quasi fosse una partita di The Sims.
Florine passa esitante la canna al cubano che immediatamente fa un lungo tiro, rilassandosi sulla seduta. Mi accorgo che è abbastanza alticcio, un po' trasandato ma sempre ben vestito. Il trench color miele fa pedant con i suoi capelli. Ha la barbetta incolta e la sciarpa a scacchi scompigliata. Poco conta, la genetica gli consente di essere di un figo stratosferico a prescindere dalle condizioni.
«Piangi per il mio fratellone? Ti ha piantato per qualche modella?» domanda impertinente non trattenendo un sorrisino. Florine sfiancata si alza, trascinandosi passo dopo passo per andare a ordinare un'altra pizza.
«Mi dispiace informarti che tra me e tuo fratello non c'è proprio un bel niente. E poi perché piango sono affari miei» metto in chiaro cercando di mascherare il disagio. Per qualche minuto il ragazzo mi osserva, nascondendosi il viso dietro un muro di fumo denso.
«Meglio così. Non merita le lacrime di nessuno. A proposito, per caso l'avete visto? È una settimana che è sparito» chiede fingendosi disinteressano.
«Non l'abbiamo visto. Ora passamela» dice la rossa tornando al tavolo. Il ragazzo ritrae la mano come se fosse Gollum de Il signore degli anelli.
«Solo se mi offri una fetta» baratta il biondo alzando il nasino perfetto con aria altezzosa. La mia amica sbuffa e spinge il cartone sul tavolino. Comincia a mangiare sporcandosi gli angoli della bocca. Poi, senza alcun preavviso comincia a singhiozzare. Mi rifiuto di credere sia reale.
«S-stai bene?» domandiamo in coro io e la ragazza al mio fianco guardandoci confuse.
«Lo odio!» sbotta staccando un pezzo di pizza violentemente mentre le ciglia chiare si inumidiscono. La mia amica mi guarda facendo spallucce.
«Ma chi?» chiede facendo un'espressione molto buffa.
James si passa una mano sul viso esitante. È molto provato, morde il bordo scuro per poi lasciarlo cadere malamente, come se quella domanda gli avesse fatto passare di colpo l'appetito.
«William» risponde dopo qualche secondo, sospirando. Caro creatore, un altro dramma famigliare dei Morgan non lo tollero. Cambia partita piuttosto, fai affogare qualche Sim nella piscina, ti assicuro che è molto più divertente.
«Ma poi cosa ci trovavi in lui? È uno stronzo spocchioso» nonostante i suoi vent'anni, James sembra non aver ancora perso quella vivace scintilla adolescenziale. Evidente nei suoi modi ancora acerbi, nelle espressioni che indossa come una corazza, e nelle sue movenze che rivelano una sorta di ribellione incrollabile.
«Se lo conoscessi realmente neanche lo vorresti vedere più sulla faccia della terra» continua, imbronciandosi mentre gli occhi cominciano a diventargli rossi. Se sia per l'erba o il pianto mi risulta difficile constatarlo.
«Se parli così sei tu a non conoscerlo affatto. Non voglio entrare in cose che non mi riguardano ma penso che sia infantile da parte tua essere così ostile nei suoi confronti. Cos'è sei convinto anche tu sia colpevole per quanto accaduto a Eloise?» Florine mi dà un pugno sulla spalla guardandomi preoccupata.
James cambia colore in viso mille volte, mi preparo a una bella strigliata stile Morgan quando apre bocca con espressione corrugata.
«Lui...ti ha parlato di lei?» domanda perplesso rubando la canna a Flo. Tra un tiro e l'altro si mangiucchia le unghie come se stesse suonando un'armonica.
«Sì. Trovo a dir poco ingiusto quello che avete fatto nei suoi confronti» prova a parlare ma lo interrompo «non cominciare con i discorsi del cazzo stile Thomas. Dan non è colpa di tuo fratello. Niente è colpa di tuo fratello. Ma comunque si è sorbito la vostra condanna. Ma hai provato mai a metterti nei suoi panni?»
«Avrebbe dovuto affrontare quel maiale» continua affogandosi per il fumo e cominciando a tossire.
«Che ne sai che non l'ha fatto? Sei mancato per anni» spiego prendendo l'ennesima fetta. Perché la pizza è così buona? Come è possibile? Me lo chiedo da una vita. Poi è così tonda e irresistibile. Vorrei fare una pizza gigante per poterci dormire sopra e nel frattempo mangiarla.
«L'ha fatto?» chiede sconcertato mentre del pomodoro gli sporca il cappotto. Florine poggia la testa sul tavolino blaterando qualcosa.
«Dovresti chiederlo al diretto interessato» concludo lasciandolo nella confusione più totale.
Contro ogni previsione e logica, Cristo decide di continuare a giocare con la mia vita, e presto ci ritroviamo a ordinare un'altra pizza. Mentre gustiamo il calore delle fette appena sfornate, il discorso si sposta su Cuba. Ci avvolgiamo nuovamente nel fumo, ridiamo di qualcosa che sfugge già alla mia memoria. James, con il suo carisma accecante, ci cattura con i suoi racconti avventurosi. È impossibile non rimanere incantati dalla sua parlantina e dalla vivacità con cui dipinge le sue esperienze. Mi rendo conto che, in fondo, è solo un ragazzino sbarazzino, abbastanza innocuo. Certo, pur sempre pieno di sé ma quello è un marchio di famiglia.
«E così mi sono ritrovato nudo davanti il comandante e nemmeno una parola di spagnolo sapevo dire! Risultato? Sono stato dentro tutta la notte. Devo dire che non è stata affatto male; condividevo la cella con una simpaticissima prostituta che non faceva altro che cantare Bailando en la tropical. Quando finalmente mi hanno rilasciato la mattina successiva, ero diventato un ballerino di salsa provetto, avendo trascorso l'intera notte a danzare con lei. Era un'insegnante bravissima!»
Io e la mia amica ci ritroviamo con le bocche spalancate, completamente accasciate sul tavolo, incapaci di trattenere le grasse risate.
«E il poliziotto che hai offeso mentre ti ammanettava?» chiedo curiosa.
«Fortunatamente non capiva la nostra lingua!»
Ci ritroviamo a ridacchiare così forte che mi aspetto da un momento all'altro un vaso in testa.
Quando ci prepariamo per salutarci, sorpresi da quell'incontro mistico e totalmente inaspettato, ci ritroviamo in una situazione leggermente imbarazzante. Tuttavia, un rutto incontrollato da parte di Florine riesce a ristabilire un'atmosfera allegra.
«Prendo un po' d'acqua non sento più la lingua. Ciao Guasón, è stato stranamente piacevole!» confida la mia amica prima di allontanarsi.
«Ciao Flor!» borbotta in condizioni precarie. Barcolla leggermente e cerco di sostenerlo, rischiando di finire per terra con lui. Comprensibilmente, mi sento un po' annebbiata.
«Sai James? Tra tutti i Morgan sei quello che preferisco. Certo, sei anche il più immaturo, infantile e rompicoglioni. Quella sera all'Icon ti avrei preso a pugni volentieri. Insomma, nonostante questo penso che il potenziale per diventare una persona molto simpatica e sana di mente, ci sia tutto!» ridacchio. Eppure, alle mie parole il ragazzo sembra precipitare dentro un turbine di pensieri.
«Sono il tuo preferito solo perché non hai mai conosciuto Eloise. Credimi, sareste andate molto d'accordo» confida guardando il cielo cercando di nascondere una velata emozione che però riesco a cogliere.
«Non è la prima volta che me lo dicono» sussurro dandogli una pacca sulla spalla «sono certa fosse davvero fantastica! Tuo fratello una sera non ha fatto altro che parlarmene. Ricordo che mi raccontò di quando siete stati alla fattoria e tu eri terrorizzato da una capretta. Lei ti ha inseguito per tutto l'ovile con la capretta in braccio»
«Sì, insisteva nel dire che quella bestia di satana fosse docile. Invece appena mi sono fatto convincere ha cominciato a caricarmi. Alla fine..» mi unisco al racconto.
«Sei finito gambe all'aria nel porcile!» ridiamo debolmente. E quando finiamo rimane un po' di amarezza in bocca.
«Devi promettermi una cosa panadera»
Panadera? Cos'è? Un animale? E se mi avesse appena dato della pantegana?
«Hai rotto il cazzo con questo spagnolo! Non li sopporto quelli che stanno via qualche anno e poi rientrano a casa fingendo di aver dimenticato la propria lingua» blatero oscillando con lui sul marciapiede.
«Quella sera all'Icon. Nessuno deve sapere...» James perde le parole, sta palesemente cercando il modo giusto di dirmi qualcosa.
«Che sei scappato davanti un paio tette?» ridacchio stringendo le gambe per evitare di farmi la pipì addosso. Che serata fantastica! Iniziata nel pianto e conclusa con la ridarella isterica.
«Smettila di ridere! Ho una certa reputazione. Tu non parlarne, va bene?»
«Dirò che abbiamo fatto del sesso sfrenato allora» rido fuori di me. Le guance mi bruciano, la pancia mi fa male e sento la vescica rischiare di esplodere. Ma James non ride, mi guarda con occhi spaventati. Qualcosa lo tormenta e mi riprendo subito.
«Es una locura! Non sto scherzando. Promettilo!»
«Prometto solo a patto che tu dia tregua a William. Merita una possibilità. Devi smetterla di remargli contro anche tu, passa le pene dell'inferno già con tuo padre. Credimi, avete bisogno l'uno dell'altro anche se adesso non te ne rendi conto» controbatto sfoggiando la mia astuzia.
«Furba la pasticcera. Mi hai confermando della tresca con mio fratello stasera, lo sai?» ribatte vittorioso.
«Non c'è più nessuna tresca. Il potente Thomas ha tentato di dividerci in tutti i modi, e tu ci hai messo lo zampino come se non bastasse. Eppure, non mi sembri avere a cuore le filosofie discutibili di tuo padre. L'ho chiusa, voi Morgan siete troppo complicati e a me piacciono le cose semplici. Tanto non avrebbe mai funzionato»
James ascolta attentamente ma non proferisce parola subito.
«Va bene, adesso giuri?» continua scocciato e arreso. Neanche ha fiatato, il che mi stupisce. O forse no...
«Stai tranquillo! Giurin giurello. Il tuo segreto è al sicuro con me» gli soffio vicino il viso ridendo. Lui mi guarda terrorizzato poi scuote la testa e riprende il controllo della sua espressione.
«Non ho nessun segreto» sbotta prima di scrollarmi via e andarsene. Dio mio, i Morgan sono così suscettibili e prevedibili al tempo stesso.
«Adiós!» strillo accasciandomi su un palo della luce. Ho sonno, tanto sonno. E ho ancora fame, tanta fame.
«Merda! E adesso perché piangi?» esclama Florine trovandomi abbracciata al palo.
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