Capitolo VI | Rosa Pastello
«Flo cazzo! Flo!» strillo cercando di non mollare lo sturalavandino dalla tazza che continua a gorgogliare. Lancio un'occhiata alle mie spalle in cerca di aiuto, mentre mi raggiunge allarmata, Florine inciampa sullo straccio finendo gambe all'aria.
«Qui esplode tutto!» continuo quasi allo stremo.
Quando finalmente arriva, la ragazza si avventa sullo sturalavandino aiutandomi a non lasciarlo schizzare per aria ma la tazza comincia a vibrare e, in un secondo, ci troviamo per terra mentre un liquido melmoso comincia a schizzare fuori.
Gli stivali alti da giardinaggio quanto meno sono serviti.
Il gabinetto sembra ribollire e rischio di vomitare, scappiamo dal bagno sopprimendo conati di vomito, l'imbianchino con un berretto azzurro e una salopette dello stesso colore, fa il suo ingresso con due latte in una mano e dei lunghi rulli nell'altra.
Si sofferma sul liquido verdognolo che dal bagno avanza sul pavimento sempre più velocemente.
«Salve ehm, si scusi, stiamo avendo dei problemi con il bagno» sbuffo cercando di scacciare i ciuffi che mi solleticano il viso.
«Flo chiama l'idraulico, non riusciremo mai a esorcizzare quel maledetto mostro!»
Il ragazzo prova, suppongo, a presentarsi ma improvvisamente impallidisce stringendo le labbra, spalanca gli occhi e comincia a rimettere praticamente a un millimetro dalle punte dei miei stivali.
Alzo gli occhi sopprimendo l'ennesimo conato e guardo il soffitto stremata, immagino essere dentro una qualche commedia in cui improvvisamente la cinepresa si allontana sempre di più, facendomi rimpicciolire sullo sfondo, volando oltre il tetto e riprendendo tutto l'isolato, mentre io, prigioniera di questo incubo, continuo a imprecare circondata da melma.
Al quinto giorno terminano i lavori di ristrutturazione così ci dedichiamo alla verniciatura dei muri, decido che saranno uguali a quelli esterni, rosa pastello. Tutto rosa pastello.
Quando il sole tramonta siamo stremate, soprattutto per la guerra a colpi di vernice che ammetto aver scatenato io stessa. Decidiamo di ordinare delle pizze così da poter finire l'ultima parete grigia rimasta.
Poco dopo ci troviamo sul pavimento con i cartoni aperti, io e la mia amica siamo ricoperte da testa a piedi di rosa, tanto che le nostre vecchie salopette in jeans, sono praticamente da buttare.
«Non ci credo che domani arrivano i primi mobili, sono così eccitata!» esclama la rossa passandomi una lattina di birra che appena apro mi schizza dritta in fronte.
Scoppiamo a ridere a crepapelle, tanto da rotolarci sul pavimento coperto da vecchi fogli di giornale, quando riusciamo a smettere Florine rimane distesa per terra ingurgitando fette di pizza a una velocità preoccupante. Si, siamo decisamente stremate.
Incrocio le gambe posizionando la lattina fra le cosce così che possa sistemarmi la bandana azzurra in testa e cercare di eliminare i residui di birra.
«Dio, voglio mangiare solo pizza per il resto dei miei giorni!» bofonchia la ragazza con la bocca stracolma.
Prendo la lattina pronta per un sorso ma alzando lo sguardo noto una figura astratta fuori dalle vetrate nuove, Florine incuriosita si concentra sullo stesso punto e scoviamo William Morgan in compagnia di una bionda con delle gambe da urlo che, essendo di spalle, non riesco ad ammirare in viso.
La ragazza difronte a lui parla animatamente mentre questo è intento a guardare attraverso le finestre con lo sguardo confuso, appena si accorge che l'abbiamo beccato, scuote la testa indispettito per sparire in un batter d'occhio dalla nostra visuale.
«Ecco bravo, che ancora c'è un pugno in sospeso» ironizzo saltando in piedi per deliziare la mia amica con un'imitazione di quest'ultimo.
«Avrò di meglio da fare, sono un uomo molto impegnato» scimmiotto cercando di riprodurre la sua voce fastidiosissima.
Florine scoppia a ridere sputando con la forza di un idrante la birra, le ore passano e la luna si alza sempre di più nel cielo, fin quando, senza rendercene conto, crolliamo esauste spaparanzate sul pavimento.
La ragazza con la testa appoggiata alla mia pancia, russa tutta la notte come un maiale mentre tiene, stretto fra le braccia, il cartone della pizza.
«Così, va bene?» domanda il ragazzo mentre sistema l'insegna in legno.
«Un po' più a destra per favore! Si, perfetto così!» dico saltellando di gioia.
La mia amica esce dalla struttura con al seguito dei ragazzi che saluta mentre raggiunge il mio fianco.
«Wow! È bellissima! Direi che abbiamo finito allora! Non mi sembra vero!»
Mi spintona sulla rotonda per avere una visuale più ampia sul negozio e ammirare come si deve il lavoro che abbiamo fatto.
«Guarda come l'abbiamo tirato su.. è fantastico! Sembrava impossibile e invece c'è l'abbiamo fatta! Dobbiamo immortalare questo momento storico, avanti!» strilla brandendo il cellulare in cerca della giusta angolazione per riprendere bene il locale alle nostre spalle.
«Ma sono tutta sporca, sudata e poi non sono ancora riuscita a levarmi tutta la vernice dai capelli» spiego poco convinta, il suo sguardo seccato mi fa scoppiare a ridere, se non ci fosse dovrebbero inventarla.
Il flash parte giusto in tempo, catturando così il mio sorrisone.
«Cupcakes appena sfornati!» farfuglio poggiando la teglia sul bancone in legno in stile Shabby Chic, come del resto, l'intera mobilia dell'ambiente. Comincio a sistemarli nella vetrinetta d'esposizione vicino la cassa, ammirando i dettagli vintage del locale, come l'orologio vicino l'entrata e i distributori di caramelle.
Come primo giorno fino ad adesso sta andando a gonfie vele, da quando abbiamo aperto molti curiosi sono venuti per provare qualcosa e adesso che è pomeriggio inoltrato, la gente sorprendentemente continua a riempire il locale.
Servo una cliente di mezza età che sceglie di portare via quattro cupcakes al cioccolato, subito dopo due ragazzini chiedono due fette di Red Velvet.
Flo serve clienti su clienti strappando a tutti una risata, ci guardiamo per un attimo e ci scambiano un sorriso complice mentre servo due frappè.
C'è davvero un sacco di gente, non mi aspettavo tanto clamore per il primo giorno, le ordinazioni continuano a fioccare e sfreccio a servire tre fette di Drip Cake al cioccolato con frutti di bosco.
Appena riesco a liberarmi due secondi vado in cucina, i cupcakes vanno a ruba devo ricordarmi di preparare più impasto nei prossimi giorni, la testa di Flo sbuca dalla porta che dà sul negozio.
«Sono finite le torte, cosa abbiamo di pronto?»
«Carriot, Black Forest, Fresh Berry Cream e poi una New York Cheesecake, intanto esco queste!» strillo per sovrastare il baccano.
Finito di infornare i cupcakes espongo le torte in vetrinetta, un gruppo di bambini si avvicina smanioso di poter accaparrarsi la prima fetta.
«Scusi? Vorrei ordinare, a patto che ci diamo del tu, insomma non sono così vecchio» dice una voce famigliare, Oliver mi regala un sorriso da orecchio a orecchio.
«Non potevo mancare!» farfuglia sedendosi sullo sgabello di fronte il bancone.
«Che piacere vederti! Come stai? Ma soprattutto dimmi, cosa posso offrirti?»
«Benone cara, fai pure, mi affido a te!»
Gli servo un cupcake alla vaniglia con mascarpone, scaglie di cioccolato e ciliegie. Quando morde il dolcetto sulle labbra gli compare un sorriso e le sopracciglia, ormai bianche, si alzano stupite; ecco, questo amo dei dolci.
«Oh Cherry! Non ho mai mangiato un cupcake così soffice e delizioso!» constata gustandoselo.
Un ragazzo con la famiglia al seguito richiama la mia attenzione.
«Vorremmo quella torta da portare via» dice indicandomi la Black Forest.
«Subito signori! Se non le dispiace le offro anche i nostri cupcakes, ho il piacere di farveli provare!» i bambini alle mie parole cominciano a saltellare presi d'entusiasmo, inscatolo tutto e concludo velocemente il conto alla cassa.
«È stata gentilissima, grazie infinite!»
«Grazie a voi, spero di riaccogliervi presto! Buona serata!»
Oliver nel frattempo, zitto zitto, è al secondo cupcake, rido sotto i baffi.
«Ho urgenza di dirti quanto sono dispiaciuto per la scorsa volta» rivela pulendosi gli angoli della bocca con un tovagliolo.
«Lo apprezzo ma non devi assolutamente preoccuparti» lo rassicuro.
«Oh l'ho visto!» dice simulando un montante, ridacchio mentre carico la lavastoviglie.
«Credimi è acqua passata, come vedi ho ben altro a cui pensare»
«Lo vedo e sono contento per te. Ma ti chiedo comunque scusa per William, purtroppo ha un temperamento particolare ma, infondo, non è cattivo come sembra» spiega facendo spallucce.
«Se lo dici tu non posso che fidarmi ma non scusarti per lui, non è un bambino, immagino tu lo conosca bene per farlo» bofonchio servendo una coppia.
«Abbastanza in effetti, comunque adesso devo andare, verrò a trovarvi presto! Complimenti è davvero suggestivo e soprattutto, valido. Sono sicuro che sarà un successone!»
Viene alla cassa pronto per saldare il conto, scuoto la testa.
«Non se ne parla è offerto dalla casa»
«Insisto, non mi schioderò da qui altrimenti!» borbotta sbattendo il bastone sul marmo bianco.
«Va bene va bene, ecco fatto! A presto Oliver è stato un piacere» dico porgendogli lo scontrino.
«Cherry! Sono finiti i cupcakes» strilla Flo.
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