Capitolo Ventesimo
Il bagliore del sole trapelava furtivo tra le nuvole che, il quel pomeriggio di fine luglio, attenuavano l'azzurro del cielo. I comignoli sui tetti delle particolari casupole soffiavano sporadicamente fumi dalle sfumature più varie. Nel mondo magico i caminetti venivano accesi anche d'estate. A volte la brace veniva incendiata per permettere ai liquidi pastosi nei calderoni di bollire. A volte il fuoco verdastro della Metropolvere riempiva le canne fumarie. Altre volte venivano accesi per il puro piacere casalingo che il focolare acceso regalava, ovviamente con l'aggiunta di uno speciale incantesimo che non gli permetteva di emanare calore.
Il suono lieve e fugace di una smaterializzazione passò del tutto inosservato nel longilineo vicolo accanto ad Ollivander, nel lato sud della rustica cittadina di Diagon Alley. le suole pesanti delle DrMartens di Rae traballarono sui ciottoli che formavano la strada e la sua mano destra, repentina, andò a stringere il davanzale di una finestrella al suo fianco, rischiando quasi di far frantumare un vaso di fiori sui grandi ciottoli che formavano la stradina. Nonostante fossero passati ormai quattro anni dal suo esame di smaterializzazione, non aveva ancora compreso a pieno come evitare di rompersi le caviglie ad ogni atterraggio.
Il chiassoso brusio che avvolgeva le strade invase le sue orecchie non appena realizzò a pieno di essere arrivata. Centinaia e centinaia di maghi erano riversati nelle scostanti e disordinate strade del villaggio. Tra le numerose teste spiccavano gli alti cappelli a punta dai colori sgargianti. Il suono ticchettante delle scarpe de passanti si mescolò ai versi degli animali che alcuni tenevano in un trasportino sottobraccio. Le lunghe gonne e gli ampi mantelli ciondolavano gli uni contro gli altri, creando un ipnotico movimento ondulatorio tra i numerosi corpi.
Rae scosse la testa e tornò in posizione eretta, abbandonando la sicurezza che il muro le stava fornendo. Sollevò lo sguardo e individuò il suo riflesso nella vetrina di fronte, il suo completo per fortuna non si era sgualcito molto. Quella mattina, data la temperatura incerta aveva optato per un paio di pantaloni in lino che scendevano larghi sulle sue gambe dato il comodo taglio ''a carota'', per la parte superiore aveva optato per una semplice canotta nera dalle bretelle sottili che le arrivava fin sotto il seno. Pronta per ogni imprevisto, aveva anche infilato una felpa a casaccio nella sua borsetta a tracolla. Lasciò scivolare le mani, decorate da numerosi anelli, nelle ampie tasche del pantalone e, dopo aver sospirato si immerse tra i numerosi corpi ammassati che riempivano la strada principale.
Pochi giorni prima si era posato sul davanzale della finestra in cucina, con indiscussa grazia, il Gufo Reale di Blaise Zabini. Una pergamena arrotolata era stata legata ad una delle sue zampe. Rae posò qualche biscottino davanti all'animale e raccolse la lettera. Il suo amico l'aveva invitata a prendere un gelato da Florean. Rae era rimasta estremamente gaia a quell'invito, non vedeva i suoi amici dal giorno del suo compleanno e l'idea di poter passare un intero pomeriggio con loro la riempì di gioia. Si sarebbero dovuti incontrare tutti quanti alle quindici in punto ma, come sempre, la mora era qualche minuto in ritardo. Probabilmente il suo errore principale fu quello di smaterializzarsi nel Lato Sud del villaggio, dato che la Gelateria Florean si trovava nel lato Nord.
Cercò di stringersi ancora di più nelle spalle, rimpicciolendo il suo corpo così da poter passare ancor più furtivamente tra la massa magica. Sospirò e sollevò lo sguardo, il cielo si era aperto dalle nuvole e sottili raggi di luce iniziarono a scorrere tra le persone come Occhi di Bue in teatro. L'aver indossato gli occhiali da sole, quella mattina, le permise di poter continuare a scrutare l'orizzonte con tranquillità, non rischiando di rimanere accecata. Sbatté alcune volte le palpebre e un ampio sorriso si diffuse sul suo volto non appena, in fondo alla strada, vide l'enorme struttura i marmo bianco, dominata dalla statua di un possente drago. La Gringott, banca di maghi. La sua meta si trovava prima della mastodontica struttura. La sua testa iniziò a muoversi velocemente a destra e a sinistra, alla ricerca dell'inconfondibile gelateria. Saltò sul posto allegramente quando individuò il grazioso tetto spiovente con le tegole di colori alternati, rosa e azzurro. Puntò le braccia avanti al suo corpo e si fece spazio nella calca fino ad arrivare al cancelletto bianco.
Sopirò pesantemente e si passò le mani tra i ricci, cercando di sistemare ciò che era rimasto intatto. Aprì il piccolo cancello, era formato da ghirigori in acciaio di varie forme e dimensioni. La prima volta che era stata in quel grazioso posto non arrivava nemmeno alla maniglia di questo. il negozio era circondato da un ampio portico il legno bianco sul quale erano stati disposti numerosi tavolini circolari. Scrutò attentamente tutte le persone sedute, alla ricerca dei suoi amici. All'angolo destro una mano si alzò repentina, Rae girò il volto e vide l'enorme e dolce sorriso di Theodore Nott nella sua direzione. Gli occhi della mora si illuminarono gioiosi e, noncurante degli sguardi delle altre persone, corse verso il gruppo dei suoi amici.
''Theo!''
Esclamò ridacchiando mentre avvolgeva le braccia attorno al suo collo per stringerlo in un forte abbraccio. Il ragazzo le strinse le braccia attorno alla vita e le schioccò un sonoro bacio sulla guancia morbida.
''Ma ciao peste, in ritardo come sempre?''
Rae ridacchiò e scrollò le spalle, non poteva negare l'ovvietà del suo dignitoso ritardo. Il ragazzo scosse la testa divertito e lei proseguì il giro dei saluti. Prima che potesse scegliere da chi iniziare Marcus Flint si alzò in piedi e la catturò in una giocosa stretta, facendola roteare più volte sul posto. Il terzo abbraccio le fu regalato da Blaise mentre, Draco Malfoy, le lasciò un lungo bacio sulla guancia, non poteva di certo sgualcire il suo nuovo abito con una stretta disordinata.
''Che fai? A me non saluti?''
Rae si voltò velocemente, erano anni che non sentiva quella melodiosa voce. Il volto giovale e gentile di Astoria Greengrass le stava regalando uno dei più bei sorrisi che avesse mai visto, degno del Settimanale delle Streghe.
''Per Salazar, dimmi che sei qui davvero!''
Squittì incredula Rae, la sua amica annuì vigorosamente e la mora non aspettò un secondo di più prima di fiondarsi tra quelle braccia accoglienti che le erano mancate così tanto.
Una volta preso posto il cameriere accorse subito a prendere i loro ordini: tre gelati vaniglia e cioccolato per Rae, Marcus e Blaise, uno cannella e nocciola per Draco, doppio cioccolato per Theo e mango e fragola per Astoria. Rae continuava a lanciare occhiate incredula a quest'ultima, sotto lo sguardo divertito dei suoi amici.
''Ancora non ci credo che sei qui! Per quanto resterai?''
Domandò la mora osservando ammaliata la compostezza che la sua amica possedeva in ogni movimento. I capelli biondo cenere legati in una ordinata crocchia dalla quale nemmeno un capello sfuggiva, ovviamente avendoli lisci come spaghetti il tutto risultava molto più semplice che a Rae. La sua figura sottile era avvolta in un leggero abitino di seta rosa e ai piedi calzava dei graziosi sandali color bianco perla.
''Definitivamente! Volevo farti una sorpresa!''
Disse la ragazza con un sorriso smagliante. Le sue labbra carnose contornavano denti perfettamente bianchi e dritti. Astoria Greengrass era priva di ogni difetto umanamente concepibile.
''Ci sei riuscita! Quindi tutti voi lo sapevate? ''
Domandò la mora mentre i suoi occhi scuri scrutavano allegri gli amici che la circondavano. Tutti annuirono soddisfatti della riuscita del loro piano, avevano organizzato ogni singolo dettaglio da settimane, ovviamente includendo anche il novanta percento di possibilità che Rae, anche quel giorno, facesse ritardo.
***
''Allora Tori, raccontaci come è andata in Francia''
Mormorò un Draco Malfoy che cercava con tutto sé stesso di non far trapelare quanto il suo cuore stesse battendo velocemente alla vista della ragazza dopo ben due anni. Rae e Marcus si lanciarono un fugace sguardo d'intesa e un sorriso nascosto. A quel tavolo tutti erano a conoscenza dell'amore che legava Draco e Astoria. I due continuavano a negarlo, ma i sorrisi che si rivolgevano rendeva il tutto così ovvio che nessuno, in quel gruppo, riusciva a capire il motivo per qui non fossero una coppia.
''E' stato meraviglioso! Lo stage in quell'atelier è tutto ciò che ho sempre sognato! Ho passato le mie giornate tra stoffe e passeggiate lungo la Senna. Ho assaggiato ogni tipologia di prelibatezza parigina tranne le escargot, il mio stomaco si è fermamente rifiutato di ingerire lumache!''
I cinque ragazzi ridacchiarono a quelle parole. Astoria era una ragazza molto intraprendente, non diceva mai di no a niente, esclusi cibi che riteneva troppo strani. A sua difesa aveva uno stomaco veramente delicato. Durante il quinto anno aveva avuto una enorme intossicazione alimentare dopo aver provato una pietanza Bulgara dall'aspetto strano. Nessuno di loro aveva ancora capito, a distanza di anni, di cosa si trattasse.
''Sei andata al Louvre?''
Chiese con voce entusiasta la mora. L'arte babbana era sempre stata una delle sue passioni più grandi in assoluto fin dall'infanzia. Suo padre e sua madre la portavano sempre tra mostre ed esposizioni durante le loro numerose vacanze e viaggi.
''Oh si! E' la prima cosa che ho fatto!''
Rispose allegramente Astoria. Theo sorrise ampiamente e posò i gomiti sul tavolo, sporgendosi verso le due amiche sedute l'una accanto all'altra.
''Hai visto la Gioconda?''
Astoria ridacchiò e annuì, era bello sapere quanto i suoi amici fossero interessati ad ogni dettaglio della sua esperienza in Europa. Le era mancato così tanto il potersi vivere le persone che la circondavano in quel momento.
''Si! Sembra davvero che ti segua con gli occhi! Sono fermamente convinta che Leonardo Da Vinci fosse un mago, ha sicuramente fatto un incantesimo a quel quadro!''
Rae, Theo, Blaise e Marcus ridacchiarono all'asserzione della loro amica. Ovviamente quella non era una ipotesi totalmente da escludere. Molti nel passato non avevano apertamente dichiarato di essere maghi alla comunità, la paura di poter essere perseguitati era ancora fresca. Solo una persona non rise alle sue parole, si strofinava con agitazione le mani, facendo tintinnare i suoi anelli l'uno contro l'altro.
''Hai conosciuto qualche ragazzo?''
Continuò il biondo. Si morse nervosamente l'interno delle guance e incrociò le braccia al petto, fremeva dalla voglia di porle quella domanda. Astoria arrossì immediatamente, le sue guance diventarono del colore del gelato alla fragola che le era appena stato posato davanti.
''In realtà no, non volevo conoscere nessun altro.''
Si portò immediatamente una mano sulle labbra, dopo essersi resa conto di ciò che aveva appena mormorato. Gli occhi di Draco saettarono immediatamente su quell'esile figura mentre quegli degli altri si sgranarono per la sorpresa. Per quanto il biondo cercasse di evitarlo, anche le sue guance si colorarono di rosso e un sorriso timido si formò sulle sue labbra sottili.
***
''E' abbastanza tosta, lo ammetto! Non mi aspettavo che il corso per diventare insegnante fosse così complicato!''
Esclamò Blaise prima di infilarsi, tra le labbra carnose, un'altra enorme cucchiaiata di gelato. Fin da quando era un bambino aveva avuto questa capacità innaturale di mangiare quantità abnormi di gelato senza mai avere il cervello ghiacciato o le gengive rosse. Abilità che aveva sempre fatto invidia ad ogni bambino goloso di Hogwarts. Ogni volta che sui sontuosi banchetti del castello appariva del gelato, tutta la tavolata Serpeverde restava in silenzio a guardare il moro ingurgitarne quintali e quintali.
''Il corso lo fa la McGonagall, giusto?''
Domandò Marcus facendo tintinnare il cucchiaino d'argento nella ciotola in ceramica, ormai vuota, del suo gustoso gelato. La tentazione di chiedere il bis si stava facendo sempre più forte poiché il suo stomaco non smetteva di brontolare rumorosamente. Blaise annuì e inghiottì una delle ciliegie con le quali Florean aveva decorato le strabordanti coppe.
''Si! E col cavolo che è più gentile con i suoi ex studenti! Mi fa trascorrere giornate intere ad aiutare Lumacorno a correggere i compiti di pozioni!''
Sbuffò il moro lasciandosi scivolare contro lo schienale della sedia mentre giocherellava con lo stelo della ciliegia che aveva precedentemente mangiato.
''Se non sbaglio l'anno prossimo va in pensione, pensi che daranno a te il suo posto?''
Domandò Theodore curioso. Lui, come Rae, non aveva assolutamente nessuna idea di cosa volesse fare nella sua vita e cercava continuamente di prendere spunti dai suoi amici, come se un giorno l'illuminazione della carriera perfetta lo avesse potuto colpire in pieno.
''Spero di si!'' rispose Blaise ''Sono l'unico che frequenta quel corso per insegnare pozioni!''
***
''Ah ragazzi quasi mi dimenticavo! Praticamente dopodomani mia madre ha organizzato una festa al Manor. Mi ha detto di invitare tutti voi e, ovviamente, di portare chi volete!''
Esclamò entusiasta Draco. Fin da quando era un bambino aveva amato le grandi cerimonie organizzate nella loro villa. Venivano quasi sempre svolte nell'ampio salone d'ingresso che, sulla destra, era collegato ad una sala da ballo totalmente costruita in Marmo di Carrara. Tutto il palazzo, persino i bagni, venivano decorati con minuziosa precisione da sua madre e dagli elfi domestici.
''Sembra un'idea fantastica! Verremo sicuramente!''
Esclamò allegramente Blaise. Per la famiglia Malfoy ormai lui era considerato come un secondo figlio, il legame che si era creato tra lui e Draco diventava sempre più forte ogni anno che passava. Sempre spalla contro spalla, pronti a difendersi l'un l'altro. Draco posò una mano sul braccio del suo amico e gli sorrise, per ringraziarlo di aver accettato. In seguito, si voltò verso Rae.
''Ovviamente per te l'invito è esteso a tutti i Weasley, Potter e Granger!''
Disse il biondo con tono gentile. La mora restava ancora incredula davanti a certe cose. Non solo con gli anni Draco era passato da odiare a ''sopportare'' i suoi amici, ora addirittura li considerava anche lui tali. Una evoluzione che nessuno al mondo si sarebbe mai aspettato, irreale quasi quanto la neve in estate. In particolar modo aveva stretto legame proprio con Fred, era successo all'incirca durante il quarto anno del biondo. Lo scambio di lettere durante quell'estate era stato molto intenso anche con il piccolo Potter.
''Sono sicura che ne saranno contenti! Anzi, glielo dico subito!''
Rae estrasse una piuma portatile e una pergamena dalla sua borsa, l'incantesimo estendibile era, probabilmente, l'idea più geniale che i maghi avessero mai avuto. Posò il foglio sul tavolo e si chinò in avanti, così da scrivere l'invito per i suoi amici. Non sapeva a che ora sarebbe rientrata quella sera e, di conseguenza, preferiva avvertirli il prima possibile. Prese la sua bacchetta e trasfigurò la pergamena in una bellissima farfalla Macaone che subito prese a svolazzare allegra in direzione della Tana. Lei e Fred usavano questa tecnica per comunicare ad Hogwarts dato che le loro sale comuni erano notevolmente lontane. Per riconoscersi trasfiguravano la carta sempre nella stessa farfalla: Rae in una Macaone e Fred in una Melitea.
***
''Il battitore dei Cannoni di Chudley ha tirato un bolide esattamente nella mia direzione'' esclamò Marcus mimando i movimenti della partita con le mani ''Allora io sono sceso in picchiata velocissimo tipo phewww'' continuò la spiegazione aggiungendo anche effetti sonori vocali per aumentare l'enfasi della sua ultima sfida. Il resto dei suoi amici lo osservava ammaliato. Rae lo guardava con occhi grandi e luminosi, il mento posato tra i palmi delle mani. La carriera nel Quidditch forse era quella che avrebbe desiderato di più in assoluto ma non aveva mai davvero provato a fare le selezioni. Marcus giocava ormai da due anni assieme ai Ballycastle Bats, una squadra nordirlandese veramente forte che contava la vincita di ben ventisette Campionati.
''E poi?''
Domandò Blaise con la voce rotta dall'ansia di sapere come la manovra era finita. Ovviamente non si era mai perso una partita del suo amico. Faceva di tutto per sintonizzarsi sul canale dedicato al Quidditch con la sua televisione ma, ogni volta che lo aveva di fronte, era così entusiasta che avrebbe potuto ascoltare e riascoltare le stesse storie in continuazione.
''Poi ho fatto una Virata del Bradipo, ve la ricordate? Una delle prime mosse che Madama Hooch ci ha insegnato''
Esclamò Marcus con lo sguardo che saettava tra tutti gli occhi puntati sulla sua figura.
''Si la ricordo! Non la usa quasi nessuno quella!''
Disse Draco in un sussulto compiaciuto dall'astuzia usata dal suo amico, a volte il modo più semplice di vincere è usare mosse così banali da non essere assolutamente scontate. Marcus gli rivolse un ghigno soddisfatto e gli fece l'occhiolino.
''Quindi il bolide è passato a pochi centimetri dalle suole delle mie scarpe e BOOM si è andato a schiantare conto la base delle tribune! E allora sono tornato nuovamente dritto e ho continuato la mia caccia al boccino che sono riuscito a prendere in pochi secondi!''
I suoi amici iniziarono subito a battere le mani fischiando e elogiando il suo lavoro. Una delle gioie più grandi, della vita di Marcus, non era il suo lavoro ma i suoi amici. Quel gruppo di compagni seduto al suo fianco da una vita. Quelle persone che lo avevano aiutato, consolato e spronato ogni singolo giorno della sua vita.
Rae si alzò in piedi e fece il giro del tavolo, avvolse le braccia attorno al collo del suo amico e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia. Marcus ridacchiò e posò le mani sui suoi sottili avambracci, si voltò verso di lei e le sorrise con dolcezza.
''Siamo tutti veramente fieri di te, Cuscus''
Mormorò la mora facendo scoppiare in una fragorosa risata tutto il tavolo. Quel nomignolo per il ragazzo era nato durante il secondo anno quando, durante una cena, venne servito il couscous e, per assonanza con il suo nome, nacque improvvisamente e divenne ufficiale per tutti in pochi giorni.
***
Il sole aveva iniziato la sua lenta discesa verso i confini del mondo, andandosi a nascondere dietro le alte montagne dalle punte innevate nonostante l'estate. Il rumore dei piatti che venivano sparecchiati dagli altri tavoli e la allegra melodia proveniente dalle casse sospese agli angoli del patio, accompagnò la grande risata che scoppiò al tavolo degli ex Serpeverde.
''Giardinviglioso?''
Chiese perplessa Astoria mentre si passava l'indice sottile sotto l'occhio per asciugare una lacrima che le era sfuggita a causa del troppo ridere.
''Si! Cioè non so come Arthur abbia pensato a quel nome!''
Esclamò la mora ridacchiando con le mani sollevate in aria.
''Adoro quell'uomo!''
Rispose Theo ridacchiando con le braccia incrociate contro il busto, coperto da una leggera camicia di lino azzurro.
''Anche io! E poi praticamente in due settimane abbiamo sistemato tutto! Degnomizzazione, potatura delle piante e dell'erba, raccolta di frutta, piantato nuovi fiori e addirittura costruito un gazebo!''
Esclamò ancora la ragazza, ostentando soddisfatta il lavoro che erano riusciti a fare durante i primi periodi di quell'estate perfetta.
''Cioè mi stai dicendo che il gazebo dove Lee faceva il DeeJay al tuo compleanno lo avete costruito voi?''
Domandò Marcus con la bocca e gli occhi sgranati dalla meraviglia. Rae annuì e sollevò le sopracciglia in una espressione fiera mentre si passava la lingua tra le labbra.
***
Fu solo quando il buio si impadronì del cielo e le stelle iniziarono a mostrare la loro luce che i ragazzi si alzarono dal tavolo. A ciò si aggiunse anche che Florean aveva iniziato a chiudere le serrande e, se non si fossero mossi, sarebbero rimasti chiusi lì per tutta la notte.
Le loro risate riecheggiavano lungo la strada silenziosa. Le luci delle varie abitazioni erano state accese, il bagliore poteva essere intravisto tra le tende e le cortine socchiuse. I negozi erano sigillati con grandi lucchetti incantati posti sulle maniglie. In alcuni di questi, però, si poteva vedere ancora qualche movimento. Commercianti ancora intenti a sistemare gli scaffali, animali di ogni genere muoversi nelle gabbie e oggetti animati emanare bagliori o suoni strani.
I sei ragazzi camminavano l'uno accanto all'altro, occupavano quasi completamente la larghezza del viale ciottolato. Astoria e Draco erano i più esterni a sinistra, chiacchieravano sottecchi lanciandosi teneri e fugaci sguardi. Marcus e Rae parlavano animatamente dell'ultima partida del Campionato, litigando su quale tecnica di difesa la squadra spagnola doveva rivedere. Theodore e Blaise li guardavano divertiti mentre si aggiornavano sulle ultime novità al castello. Finirono per andare a sedersi sulle panchine di un parco poco distante. Il ragazzo dai capelli chiari come i raggi lunari posò a terra la tintinnante borsa colma di bottiglie di Burrobirra ghiacciata. le aprì una ad una, con l'aiuto del suo anello, e le passò ai suoi compagni.
''Alle amicizie immortali''
Annunciò Blaise sollevano il braccio destro in aria. Tutti seguirono il suo esempio, ripeterono a squarciagola quella frase e bevvero insieme, godendosi la bellezza della notte e della compagnia degli altri.
Buon pomeriggio cari lettori!
Sono riuscita a completare il capitolo 20 prima del previsto!
Spero soddisfi la vostra curiosità e spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate❤
Come stanno andando i vostri giorni di libertà estiva??
-R
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