Capitolo Undicesimo
Fred stringeva la lingua tra le labbra, il suo sguardo corrucciato era puntato sul foglio di pergamena sul quale, lui e Rae, inginocchiati sul tappeto del salotto, stavano disegnando minuziosamente il progetto per il gazebo che avrebbero costruito quel pomeriggio. Le tre piccole finestre, con i fermavetro e l'inglesina in legno di noce, erano spalancate e una delicata brezza introduceva nella stanza i profumi dei fiori e dall'erba bagnata regnanti nel giardino. I raggi dorati del sole si riflettevano pacati sul caminetto, i piccoli massi e ciottoli che lo componevano creavano giochi d'ombra su quelli sottostanti e sulle fotografie poggiate sulla piccola mensola in legno che divideva la struttura a metà. ''Che ne dici se facciamo così?'' chiese Rae indicando con la punta della sua piuma il tetto a forma di cupoletta che aveva disegnato '' Almeno se è coperto può essere usato anche d'inverno'' continuò sollevando lo sguardo sul viso del ragazzo che annuì, ''Possiamo aggiungere anche questo!'' esclamò il rosso afferrando la piuma della ragazza, disegnò un cerchio al centro del gazebo sul quale approssimò qualche fiamma, piegò la testa verso destra e guardò divertito il foglio ''Faccio un po' schifo a disegnare però hai capito cosa intendo! Possiamo fare un braciere in pietra'' disse indicando con l'indice lo schizzo, ''E' un'idea fantastica, Fred! Intorno possiamo mettere i divanetti bassi che abbiamo comprato!'' esclamò entusiasta mentre un sorriso raggiante si increspava sulle sue labbra, Fred ridacchiò a quella scena e si chinò nuovamente sul foglio per aggiungere decorazioni floreali sulle colonne e sulla ringhiera perimetrale.
La piccola mano di Rae era poggiata accanto al foglio, le dita sottili si allargavano a ventaglio, le sue unghie erano decorate con uno smalto verde viridiano, il suo colore preferito, attorno all'indice si avvolgeva un anello a forma di serpente, Fred si allungò appena verso di lei, posò la punta della piuma sul dorso della sua mano e, con delicatezza, disegnò un cuore. Rae si morse l'interno della guancia per trattenere un sorriso, portò la mano libera sulla sua nuca scoperta, accarezzandola con la punta delle dita, si chinò su di lui e li lasciò un bacio tra i capelli '' Ti stai ammorbidendo, Freddie? Quasi quasi mi preoccupo'' ridacchiò tra i suoi capelli, Fred sollevò lo sguardo su di lei e sollevò un sopracciglio ''Ah si? Ora ti faccio preoccupare io sul serio!'' disse prima di alzarsi in piedi, lei fece lo stesso ed incrociò le braccia al petto ''E come faresti? Fammi sentire'', Fred non rispose alle sue parole ma un ghigno malandrino si fece spazio sul suo volto, gli zigomi coperti di lentiggini si sollevarono e i suoi occhi luccicarono, portò le mani dietro la schiena e, senza essere palese, sfilò la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni. Improvvisamente la ragazza venne sollevata a testa in giù, come se un filo invisibile partisse dal soffitto e la tenesse ben salda per una caviglia ''La metti così? Non sfidarmi, Gideon, già te l'ho detto!'', Rae afferrò saldamente la sua bacchetta e la puntò sul ragazzo, sibilò tra le labbra un incantesimo e immediatamente i capelli di Fred iniziarono ad allungarsi a dismisura e, contemporaneamente, iniziarono ad avvolgersi attorno al suo corpo bloccando ogni suo movimento, ''Rae!'' urlò il rosso dimenandosi mentre la ragazza rideva così tanto che lacrime dolciastre scorrevano dai suoi occhi ai suoi capelli, cadendo sul tappeto.
''Si può sapere che diavolo succede?! Sono le otto di Domenica mattina!'' la voce di Arthur Weasley tuonò nella stanza facendo ammutolire immediatamente i due ragazzi, era sceso velocemente lungo la scalinata, ancora avvolto nella sua vestaglia viola e con i capelli rossi tutti arruffati. Incrociò le braccia al petto scuotendo la testa sconsolato, stava provando con tutto se stesso ad rimanere serio ed austero, ma la scena che si prestava ai suoi occhi lo stava mettendo a dura prova.
''Ha iniziato lui!'', ''Ha iniziato lei'' urlarono contemporaneamente i due ragazzi, l'uomo tirò fuori la bacchetta dalla tasca interna del morbido accappatoio e, senza pronunciare una parola, la agitò e gli incantesimi si sciolsero immediatamente. Una sensazione di vuoto si formò nello stomaco della ragazza mentre cadeva sulla poltrona sottostante, Fred roteava velocemente su sé stesso mente i capelli si srotolavano dal suo corpo tornando alla lunghezza originaria. ''In camera vostra, subito!'' i due ragazzi strinsero le labbra per trattenere le risate mentre correvano velocemente sulle scale spintonandosi a vicenda ''Sei un cretino'' ridacchiò lei fermandosi davanti la porta della stanza che condivideva con Ginny, ''Vero, non posso negarlo, ma tu mi batti, scheggia!'' Fred le diede un pizzico sul fianco e poi vi posò la mano, ''Ci vediamo tra poco'' mormorò chinandosi sul suo viso, la strinse contro il suo corpo e, dopo essersi inumidito le labbra con la lingua, le posò sulle sue. La schiena della ragazza coperta dalla sottile canotta del pigiama premeva contro il legno freddo della porta, le sue mani si posarono sul ventre tonico del ragazzo, strinse la sua maglietta e lo attirò ancora di più a se, come se non ne avesse mai abbastanza, come se tra loro ci fosse sempre troppa distanza. Con un flebile schiocco le loro labbra si separarono, Fred strofinò il naso contro il suo con ancora gli occhi socchiusi, le mani di lei erano ancora saldamente strette tra i suoi capelli ''Ti odio, Gideon, lo sai?'' sussurrò piano, lasciando che il suo corpo si ammorbidisse tra le sue braccia, ''Anche io, scheggia'' mormorò lui, le lasciò ancora un bacio sulle labbra prima di staccarsi completamente da lei, ''Mi raccomando, sognami!'' aggiunse prima di voltarle le spalle e andare verso la sua stanza, Rae roteò gli occhi e ridacchiò divertita ''E' terribile'' mormorò tra sé e sé entrando nella sua camera da letto.
Minuscole cave avevano riniziato a costellare il prato ben curato della Tana, come predetto gli gnomi erano tornati a scavare corridoi sotterranei e a vivere dei frutti della terra. Le lucertole e piccoli topolini correvano veloci tra i fili d'erba e gli uccellini cantavano allegri nascosti tra le chiome folte degli alberi, tuttavia la quiete non regnava sovrana, schiamazzi e sbuffi annoiati venivano dai sei ragazzi intenti a costruire il gazebo come sorpresa per i signori Weasley, i due coniugi quei giorno, con una scusa banale, erano stati mandati via dai più piccoli così che potessero organizzare tutto per il loro rientro. Non si prospettava un lavoro troppo lungo e complesso, sei paia di braccia erano abbastanza per costruire la piccola opera edile: Rae e Ginny avevano posizionato le tavole di legno lungo la staccionata e, armate di grossi pennelli, le stavano verniciando di un candido bianco.
''No Ron! Così crolla tutto!'' esclamò George roteando gli occhi e stringendo la presa attorno alle caviglie del fratello minore, seduto sulle sue spalle, che cercava di posizionare il meglio possibile le travi che avrebbero composto il soffitto, avevano già completato la base e le colonne portanti.
''Se non vi muovete non possiamo fissarle!'' Brontolò Charlie agitando pigramente la pistola sparachiodi ce stringeva della mano destra, sbuffò sonoramente e posò il braccio sinistro sulla testa di Fred che lo sorreggeva sulle spalle, ''No ma tranquillo uomo-drago, già sei un peso piuma, se ti appoggi così ancora meglio!'' mormorò il minore piegando la testa all'indietro per guardarlo, Charlie rise compiaciuto e scosse la testa ''Andiamo Freddie, così pappamolle sei?'' Fred tornò con lo sguardo davanti e, con una voce simile a quella di un Folletto della Cornovaglia, fece il verso al fratello, guadagnandosi un buffetto sulla guancia.
''Avete finito o dobbiamo andare a comprare gli omogeneizzati?'' brontolò Rae salendo i gradini che portavano alla piattaforma in legno chiaro, i ragazzi, tra vari battibecchi, avevano finalmente finito di montare la parte superiore della costruzione, tutto ciò che mancava era costruire la ringhiera e la parte interna.
''Non è colpa mia se ho un fratello più scemo dell'altro'' sbottò Charlie incrociando le braccia al petto mentre si poggiava contro una delle colonne, ''Detto da te è un complimento'' brontolò in risposta Ron guardando accigliato il maggiore.
''Non mi interessa sul serio, siete quattro deficienti e basta, George e Ron pensate ai divanetti, Ginny e Charlie alla brace e io e Fred pensiamo alla ringhiera, non voglio sentire nessuna lamentela, a lavoro, subito!'' annunciò con fare autoritario la mora mentre si puliva le mani sporche di vernice sul grembiulino che portava sopra i pantaloncini di Jeans.
Fred le si avvicinò, un ghigno compiaciuto stampato sul volto mentre le avvolgeva un braccio attorno alle spalle ''Mi piaci così aggressiva'' sussurrò contro il suo orecchio, dopo averle spostato una ciocca di capelli dietro la spalla, Rae si schiarì la gola mentre un brivido le percorse la colonna vertebrale quando il suo fiato caldo incontrò la sua pelle. Strinse appena un pugno per cercare di controllarsi e sollevò il viso verso il suo ''Se non prendi le travi e inizi a lavorare, dolcezza, te la faccio vedere io l'aggressività" mormorò contro posando una mano sul suo ventre tonico, ''Dovrebbe essere una minaccia, scheggia? Perché credimi, non vedo l'ora di vedere cosa ai fare'' mormorò con voce rauca lui posando entrambe le mani sui suoi fianchi, attirandola contro il suo corpo. Nonostante la mora non fosse una ragazza bassa, dato il suo metro e settantadue di altezza, Fred la sovrastava senza sforzi, imponente nella statura e nella massa corporea la stringeva al suo corpo con una presa solida e sicura. Rae sorrise compiaciuta facendo scorrere le unghie ripetutamente dal suo petto al suo basso ventre ''Oh, Freddie, so che vorresti scoprirlo'' mormorò piano, si sollevò sulle punte, così da poter essere vicina al suo orecchio, e continuò ''quando meno te lo aspetti'', lasciò un lento bacio sotto il lobo del suo orecchio e si allontanò, camminando con fare soddisfatto verso il lato esterno della costruzione sul quale avrebbero lavorato.
Fred si morse il labbro inferiore stringendo con forza i pugni lungo i fianchi, i muscoli e le vene dei suoi avambracci guizzarono mentre si avvicinava nuovamente a lei con grandi falcate, si posizionò dietro il suo corpo e le posò una mano sul ventre, stringendola contro il suo bacino. Con la mano libera le scostò i capelli da una spalla coperta soltanto dalla sottile bretella della sua canotta nera, Fred si inumidì le labbra con la lingua prima di iniziare a lasciare una lenta e languida scia di baci sulla pelle scoperta del suo collo ''Non giocare con il fuoco, Rae'' soffiò raucamente sulla sua pelle bagnata, la mora ghignò mentre il suo corpo venne scosso da un fremito, la sua pelle sussultava ad ogni contatto con le sue labbra, fece scorrere una mano sulla coscia tonica del ragazzo e girò il viso verso il suo. I suoi occhi, solitamente di un quieto color caramello, erano scosse da ondate scure e bisognose che la attiravano a lui come l'acqua attira un uomo disperso nel deserto, ''Mi sono già bruciata, Fred'' sussurrò passando l'altra mano tra la sua folta chioma.
Restarono con gli sguardi incastrati gli uni negli altri, dispersi, abbandonati nei meandri delle loro iridi che non avevano intenzione di spostarsi, perché non era concepibile l'idea di perdersi anche solo un secondo della persona che avevano davanti, ogni dettaglio, ogni sfumatura, ogni espressione, tutto era essenziale, tutto era necessario.
Il lavoro che avevano da fare però era ancora molto e Ginny che, noncurante, si schiarì la gola trascinandoli con i piedi nuovamente sulla terra, Rae scosse appena la testa scivolando via dalla presa del rosso che, titubante, la lasciò andare con un sorriso impresso sulle labbra, era sua.
Un paio d'ore più tardi il sole iniziò a tramontare dietro le numerose colline di Ottery St Catchpole, il cielo si trasformava, riempiendosi di colori e sfumature che regalavano agli abitanti un abbraccio rassicurante come quello di una madre. Il sole si nascondeva, portando via con sé le preoccupazioni e le paure, come se volesse purificare e alleviare il dolore di ognuno dei suoi figli, custodendo la loro pace tra i suoi raggi.
I sei ragazzi erano in piedi l'uno accanto all'altro ammirando la loro opera che veniva colorata dal cielo, piante rampicanti con fiori di vario genere erano state fatte crescere sui pilastri e il fuoco nella brace era stato acceso, George, Rae e Ginny si erano anche occupati della cena che ora fumava sui tavolini tra i divanetti. Tutti puliti e vestiti attendevano l'arrivo dei signori Weasley, emozionati per la grande sorpresa.
''Oh Merlino'' la voce estasiata di Molly li fece girare verso l'ingresso, la piccola donna si era portata entrambe le mani a coprire le labbra, Arthur guardava meravigliato e grato ciò che i suoi figli e Rae avevano creato. ''Abbiamo pensato che sarebbe stato bello potervi regalare un luogo dove potervi rilassare, tutto completamente vostro'' disse Rae mentre un enorme sorriso cresceva sulle sue labbra, i due coniugi non avevano parole per esprimere l'estrema gratitudine che i loro cuori sentivano in quel momento, Molly spalancò le braccia e, senza farselo ripetere, tutti e sei i ragazzi si fiondarono ad abbracciare la piccola donna, trasportando anche Arthur, grossi lacrimoni solcavano il suo viso e si increspavano nella folta barba rossiccia. In quel momento entrambi si resero conto, con uno sguardo, che infondo erano stati dei bravi genitori.
Un coro di applausi e risate si levò nell'aria non appena Arthur stappò, con un abile colpo di bacchetta, otto burro birre, ''La magia è sempre più utile!'' ridacchiò Fred facendo roteare gli occhi di sua madre. Ognuno dei presenti afferrò una bottiglia, sollevandola in aria, ''Sono estremamente fiero di voi, tutti e sei, io e vostra madre non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere, è stato un regalo stupendo'' disse Arthur guardando ognuno dei ragazzi con gli occhi colmi d'amore e la mano libera posata sul petto, sorrisi sinceri comparvero sui visi di tutti mentre brindavano insieme alla fine dei lavori. Si accomodarono sui divanetti che avevano sistemato, Molly Weasley era totalmente senza parole, il suo cuore era colmo di una felicità così grande da non poter essere contenuta, aveva rinunciato a tante cose nella sua vita per crescere i suoi bambini ma non avrebbe cambiato nessun dettaglio per niente al mondo, amava così tremendamente tanto la sua famiglia che se un giorno avesse perso anche solo uno di loro il suo cuore non avrebbe retto.
''Era notte''
''Era silenzioso''
''Quale momento migliore''
''Per riempire la sala grande di vermicoli''
''E fuochi d'artificio?''
I due gemelli accompangarono questo susseguirsi di frasi con un alzata di spalle e un ghigno malandrino che fece scoppiare tutti in una fragorosa risata, avevano iniziato a raccontare aneddoti sugli anni passati tra le alte e possenti mura del castello di Hogwarts, quei due ne avevano combinate di tutti i colori durante quei sette anni, tanto che Sirius, Lupin e James, il papà di Harry, gli avevano nominati degni successori dei Malandrini durante il natale del loro terzo anno che, tutti insieme, avevano passato in casa Potter.
Arthur sfilò dalla tasca interna della sua giacca una piccola radiolina babbana color verde militare, manovrò con le rotelline per qualche minuto, fino a quando non riuscì a sintonizzarsi su una stazione radio senza interferenze, cosicché la musica potesse accompagnare le varie chiacchiere.
''Mai come quella volta in cui io e Blaise, Marcus e Draco abbiamo riempito i divani della vostra sala comune di polvere pruriginosa!'' esclamò Rae ridacchiando divertita, ''Beh quello non è stato divertente, ho avuto le chiappe rosse per una settimana'' si lagnò Fred incrociando le braccia al petto, ''Almeno faccia e sedere erano abbinati!'' rispose di rimando la ragazza che prese un altro sorso dalla sua bottiglia ''E poi ti ricordo che ve lo siete meritati, voi avevate riempito il nostro spogliatoio di Schiopodi Sparacoda solo perché vi avevamo battuti in un'amichevole, abbiamo dovuto ricomprare divise e scope!'', ''Non è colpa mia se voi barate'' mormorò Fred sollevando un sopracciglio, ''Non è colpa mia se non sapete perdere, pisellino'' concluse la mora afferrando un panino dal vassoio per prenderne un grande morso.
Note lente e delicate uscirono soavi dalla piccola radiolina facendo sussultare il cuore di Rae, si alzò in piedi e si avvicinò all'oggettino alzando il volume mentre la voce dolce e profonda di Lionel Richie che intonava ''Truly'' si diffondeva nell'aria. Socchiuse gli occhi sorridendo appena, suo padre cantava sempre quella canzone per sua madre, ogni singola volta in cui lei era triste lui si sedeva al piano e le dichiarava il suo amore, ancora e ancora, perché non importava quanti anni fossero passati, lui continuava ad amarla come il primo giorno. Arthur era dello stesso avviso di suo padre, si alzò in piedi e porse la mano a sua moglie che, rossa in viso per il calore del fuoco, si alzò e lo seguì sotto le stelle dove, stretti l'uno contro l'altra, iniziarono a danzare.
''Posso avere l'onore?''
Mormorò la voce di Fred alla sua destra, protese una mano verso di lei guardandola in quegli occhi scuri con un'intensità disarmante alla quale lei non potette , e non volle, resistere. Fece scorrere le dita sottili nel suo palmo mentre le sue guance si arrossavano leggermente, Fred la portò fuori dal perimetro del gazebo dove un manto cosparso di infinite stelle faceva da sfondo ai loro corpi, le avvolse saldamente le braccia attorno alla vita mentre lei posava entrambe le mani sul suo petto, beandolo con delicate carezze che lo fecero rabbrividire. La flebile luce del fuoco illuminava i loro corpi che si muovevano lenti l'uno contro l'altro, i loro occhi non si chiusero, incastonati gli uni negli altri come gemme nella roccia. Il cuore di Fred batteva veloce come le ali di un colibrì, amava così tremendamente tanto la ragazza tra le sue braccia che a volte ne era spaventato, ogni giorno che trascorrevano insieme si rendeva conto di rimanere incredulo davanti a tutto ciò che provava, ogni giorno era nuovo e diverso, lei lo portava a conoscere cose che non credeva potessero esistere se non nei romanzi rosa di sua madre che leggeva di nascosto. Rae, d'altro canto, si stava rendendo sempre più conto di essere ormai completamente immersa sul fondo del pozzo di quell'amore, attorno a se aveva scale, corde e la sua bacchetta per risalire ma non ne aveva intenzione, voleva soffocare d'amore per lui.
Ecco a voi l'undicesimo capitolo💕
Mi dispiace avervi fatto attendere di più questa volta ma, purtroppo, l'ansia per la sessione estiva inizia a farsi sentire e le lezioni mi occupano tutta la giornata, questo weekend spero di poter trovare un pochino di tempo per continuare le vostre storie perché ne ho tremendamente voglia.
In tutto questo, spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate 💕
-R
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