Capitolo Sesto
Intenso e avvolgente, l'odore di muffin alla vaniglia e caffè caldo entrava furtivamente nel salone attraverso la porta socchiusa confinante con la cucina, il sole scendeva flebile sui corpi dei cinque ragazzi ancora profondamente addormentati in scomode posizioni sui cuscini rosso castagno dei divani. Solo le palpebre di Rae si aprirono e chiusero lentamente più volte, cercavano di abituarsi alla luce del giorno, e un silenzioso sbadiglio lasciò le sue labbra mentre si strofinava gli occhi assonnati.
Quella notte aveva sognato grandi distese di Iris attraverso le quali camminava, strana era la sensazione che provava in quel campo, si sentiva avvolta come da un'aura calda e inebriante, il vento e le nuvole erano assenti, il cielo era al tramonto e gli uccellini volavano liberi.
Figure nere, ben definite, in contrasto con lo sfondo colorato.
Sorrise al ricordo sereno di quel sogno e si passò la lingua tra le labbra, guardandosi intorno notò che i suoi amici erano ancora raggomitolati l'uno accanto all'altro ''Forse il film non era così divertente'', pensò tra sé e sé divertita, poi lo sguardo le si spostò più a destra e il cuore le si fermò in petto. Fred era steso sul suo corpo, tra le sue gambe, con le braccia strette possessivamente e, allo stesso tempo, delicatamente attorno al suo busto.
La ragazza si morse appena il labbro inferiore passando con cautela le nocche sulla sua guancia, leggermente ruvida per un accenno di barba rossiccia, il ragazzo sospirò piano aprendo i suoi grandi occhi dorati, li sollevò e sorrise nel vedere la dolcezza con cui la ragazza lo osservava, ''Buongiorno scheggia'' le mormorò con voce arrochita dal sonno.
In quel momento, al suono della sua voce, fu come se la verità del suo sogno, così bello e strano, le si fosse palesata, le Iris erano i suoi fiori preferiti, era Fred.
Fred le trasmetteva quel senso di sicurezza, confortante e avvolgente come un manto, Fred era il posto in cui si sentiva come se niente potesse scalfirla, ferirla o romperla, Fred era la sensazione di calore che stringeva il suo cuore, Fred era casa.
Restarono a guardarsi per minuti interi, scambiandosi piccole carezze sulla pelle scoperta, e piano piano anche le teste del resto dei giovani Weasley iniziarono a sollevarsi, mugugnando, grugnendo e sospirando desiderosi soltanto di tornare a dormire. Si scambiarono qualche saluto distratto e assonnato prima di alzarsi per andare in cucina, i corpi di Rae e Fred rabbrividirono alla perdita di quel contatto calmante.
Si sedettero attorno al tavolo rettangolare e, non appena il gusto dolce di quelle prelibatezze sfiorò le loro papille gustative, i loro occhi si spalancarono e i loro cervelli si attivarono. ''Molly ti prego, quando tornerò a casa dai miei, puoi inviarmi la colazione ogni giorno?'' chiese Rae con voce piagnucolante facendo sorridere di giusto l'allegra signora che le versava del caffè nella tazza mentre, con dolcezza, le accarezzava i capelli, sui quali lasciò anche un bacio, ''Piccina mia, per me puoi venire a colazione anche ogni giorno! La smaterializzazione serve a questo, no?, Rae sorrise compiaciuta a quella affermazione.
''Oggi cosa farete in giardino?'' continuò la donna sedendosi accanto a Ron, al quale iniziò ad accarezzare con dolcezza un braccio, ''Oggi pianteremo dei fiori e qualche piantina '' Disse Fred prima di addentare il suo muffin, ''Ho visto che alcuni frutti sono maturi, mamma, soprattutto le ciliegie e le pesche, se le raccogliamo può uscirci una bella torta, che ne dici?'' continuò il gemello guardando la madre con occhi supplichevoli, lei annuì e regalò a tutti loro un grande sorriso ''Come potrei dire di no ai miei bambini?''. La colazione si dilungò per un'altra quindicina di minuti nei quali lentamente tutti iniziarono a svegliarsi completamente, tranne Ginny ovviamente, che con una faccia da funerale lasciava sciogliere i biscotti nel latte caldo senza rendersene conto.
Per la i lavori di quella mattina Rae si infilò una salopette a pantaloncino bianca con righe verticali azzurre, tutte della stessa dimensione, una magliettina leggera color giallo canarino che risaltava sulla sua pelle ambrata, e le sue intramontabili scarpe da ginnastica, Ginny invece aveva optato per una tutina intera a pantaloncino, di un tessuto morbido e di un colore tendente al verde smeraldo che risaltava ancor di più a contrasto con i suoi lunghi capelli rossi legati in una treccia. Uscirono dalla stanza nello stesso momento dei ragazzi e, tra spintarelle e risate, corsero in giardino poiché l'ultimo ad arrivare avrebbe pulito la gabbia delle civette e, sfortunatamente, ciò tocco a Ginny, cosa che non fece che peggiorare il suo, già scorbutico, umore mattutino.
''Visto che Ginny è già piena di merda fino al collo il resto del lavoro ce lo dividiamo noi quattro'' disse Fred scatenando le risate dei due ragazzi e di Rae mentre la rossa incrociava le braccia al petto, Fred le strofinò la testa con una mano e poi riprese ''George e Ronnino, voi pensate a piantare i fiori che abbiamo ordinato, io e la marmocchia qui presente pensiamo alla frutta'' , quel nomignolo fece guadagnare al rosso un bel pizzico sul fianco, Rae lo guardava con un sopracciglio alzato, soddisfatta, mentre lui si passava la mano sulla parte indolenzita ''Nuovo record, pisellino, non mi sei masi stato così velocemente sul cazzo di prima mattina'', Fred ghignò divertito e si passò la lingua tra le labbra mentre una lampo di sfida gli attraversava gli occhi, gli altri tre erano già andati via quando lui parlò, ''Chiamami ancora pisellino, scheggia, e ti faccio vedere io quanto veloce ci andrai tu sul mio cazzo'', schioccò la lingua contro il palato soddisfatto, convinto di aver messo la mora al suo posto e, impettito,si avviò verso gli alberi da frutto, ciò che non aveva calcolato però, era il piede della ragazza, pronto sull'attenti per fargli uno sgambetto che lo fece finire rovinosamente con il viso schiacciato sul prato, Rae ridacchiò e si piegò al suo fianco scombinandoli i capelli, ''Spero tu non te lo rompa prima, pisellino'' e, saltellando, si avviò verso la sua postazione.
Quando Fred la raggiunse lei aveva già afferrato un cestino in vimini che stava riempiendo di ciliegie, così rosse e lucide da farle venire l'acquolina. Il ragazzo le lasciò un giocoso morso sulla spalla prima di avvicinarsi all'albero di pesco, accanto al ciliegio, per iniziare a raccogliere i frutti maturi. ''Per colpa tua ora mi fa male la faccia'' piagnucolò il rosso guardandola di soppiatto, Rae scrollò le spalle e sorrise divertita, ''Mai mettersi contro una Serpe, Freddie, mordono'', gli fece un occhiolino compiaciuto e tornò al suo lavoro.
Pensieri decisamente poco puri si fecero spazio nella sua testa a quelle parole, squadrò ogni centimetro del suo corpo, i muscoli delle gambe flettevano ogni volta che si alzava sulle punte per raccogliere una ciliegia, il sedere a mandolino era costretto nel tessuto rigido della salopette e, solo per un secondo, pensò che i morsi non erano tanto male infondo, i lunghi capelli le ciondolavano sulla schiena in piccoli boccoli crespi dandole quel tocco in più di meravigliosa sfrontatezza.
Rae proprio in quel momento non resistette più raccolse una ciliegia dal cestino e se la portò tra le labbra, socchiudendo gli occhi al gusto dolciastro, il respiro di Fred si bloccò nei polmoni, gli occhi fermi sulle sue labbra con nemmeno la più lontana intenzione di spostarli. La mora si girò verso di lui passandosi la lingua sul labbro inferiore per raccogliere una coccia di succo, ''Vuoi una ciliegia?'' gli chiese con voce calma mentre ne prendeva un'altra dal cestino, ''Non me lo faccio ripetere due volte'' mormorò con voce scura, le voleva, si, ma non i frutti, voleva le sue labbra color ciliegia.
Con un unico grande passo si avvicinò a lei, bloccandola contro il tronco dell'albero, Rae sentì il bacino del ragazzo contro il suo ventre, saettò con lo sguardo verso i suoi occhi, famelici, e prima che potesse dire una sola parola le mani del rosso si posarono ai lati del suo collo e le sue labbra, quelle dannatissime, fottutissime labbra rosee si posarono sulle sue. Le gracili mani di lei si posarono sulle sue grandi spalle, riusciva a sentire la forma dei suoi muscoli allenai attraverso il leggero tessuto della maglietta blu notte che indossava, una delle mani di lui scese sul suo fianco e le strinse, con avidità, la porzione di pelle scoperta tra la maglietta e la salopette. Le loro labbra si muovevano l'una con l'altra, disperatamente bisognose di divorarsi, le lingue si cercavano e si sfioravano incessantemente mentre i loro corpi erano costretti l'uno contro l'altro, incapaci ormai di separarsi. La mano del ragazzo scese ancora, afferrando con veemenza la sua coscia per sollevarla accanto al suo fianco, accarezzava la sua pelle liscia e, ad ogni movimento, scariche elettriche scorrevano nelle sue vene.
Fred si separò piano e socchiuse gli occhi, posando la fronte contro quella della ragazza ''Amo le ciliegie... sono il mio frutto preferito'', mormorò piano dopo essersi sforato le labbra con la lingua per sentire ancora il suo sapore. Lentamente si allontanò da lei, con il cuore che batteva a mille contro la cassa toracica, e senza smettere di guardarla negli occhi indietreggiò fino a tornare davanti al pesco per riprendere il suo lavoro.
Gli occhi della ragazza erano fissi davanti a se, incapace di muoversi, le sue gambe tremavano e il sangue le scorreva veloce nelle vene, sentiva il suo viso bruciare solo al pensiero di quel contatto che l'aveva destabilizzata, ''sono fregata'', pensò, ''sono fottutamente fregata''.
Finirono il loro lavoro attorno alle cinque di pomeriggio, verso l'ora di pranzo Molly aveva portato loro un vassoio stracolmo di panini al prosciutto e una caraffa ghiacciata di succo di zucca, avevano mangiato sotto l'ombra del solito salice, ridendo alle battute dei due gemelli, felici che quel piccolo spicchio scuro non permettesse al sole di bruciare la loro pelle. I Weasley avevano la tendenza ad arrossarsi data la pelle chiara e Rae, ogni estate, non faceva altro che prenderli in giro, anche ad Hogwarts, quando le giornate erano più calde, si trovavano a rientrare la sera nei dormitori con il segno evidente del passaggio del sole sulle loro braccia, lasciate scoperte dalla camicia che arrotolavano fino ai gomiti.
Una volta finito il lavoro erano tornati sotto il salice per riposarsi: Rae era seduta a gambe incrociate, con la schiena poggiata contro il tronco affusolato, e dolcemente accarezzava i capelli della rossa stesa su di lei, i tre ragazzi erano seduti di fronte, chi con le gambe allungate e chi accavallate. ''Freddie, perché non prendi la chitarra? Un paio di sere fa ti ho sentito cantare una nuova canzone, l'hai finita?'' chiese Ginny mentre si annodava un filo d'erba attorno al dito, Fred posò per qualche secondo lo sguardo sulla mora e poi annuì, si mise in piedi e sparì dentro casa, uscendo qualche minuto dopo con la chitarra ben salda in mano.
Si sedette sul prato e si schiarì la gola posando i suoi grandi occhi sulla ragazza, prese un lungo respiro ed iniziò ad accarezzare le corde.
'' Plant a seed
We'll watch it grow
Paper hearts
Weren't meant to fold''
Gli occhi di Rae si incatenarono ai suoi, le mani si fermarono tra i capelli dell'amica e tutto, eccetto Fred, sparì, come se fossero stati avvolti da un velo che li separava dal mondo, loro due, soli, nell'universo.
''Autumn leaves turn to gold
We'll try to pass side-by-side
And form a link through our hands
For I am yours and you are mine
I'll write your name on the bottom of my shoes
Just so you know that I'm yours to keep
I'll write your name on the bottom of my shoes
Just so you know that I'm yours to keep
For I am yours and you are mine
We'll form a link through our hands
For I am yours and you are mine
Mine, oh, mine''
Gli sguardi dei tre ragazzi passavano da lei a lui, incapaci di proferire parola dopo aver compreso con quanta sincerità loro fratello, quello che scherzava sempre, quello da non prendere quasi mai sul serio, quello che non aveva mai amato nessuna, dichiarò il suo cuore a quella ragazza dai capelli mori che era entrata nelle loro vite tanti anni prima. Rae lo guardava con occhi lucidi e una mano posata sul petto, lo guardava come se fosse il fiore più bello di quel giardino, no anzi, lei lo Vedeva come il fiore meraviglioso che era, in ogni giardino, in ogni luogo esistente e non, Vedeva la sua anima, così pura, così selvaggia, così irrealisticamente vera, Vedeva il suo cuore che, in quel momento, le aveva aperto, sinceramente, profondamente, consapevole che lei non lo avrebbe rovinato.
Rae si mise in ginocchio e si avvicinò a lui, senza smettere di guardarlo negli occhi, posò una mano sulla sua guancia, accarezzandola con la stessa dolcezza con cui si sfiora un bicchiere di cristallo, sorrise, sorrise così genuinamente mentre una lacrima scendeva sul suo viso ''Fred io..''
''Indovinate chi è a casa?!''
I cinque si girarono immediatamente verso la porta della tana, verso l'origine di quella voce profonda, avanzava a passo lento e sicuro sventolando la mano in aria in un saluto.
''Charlie!''
Urlò con gioia Ginny, alzandosi e correndo a braccia aperte verso il fratello più grande.
''Charlie..''
Sussurrarono Fred e Rae guardandosi negli occhi, con emozioni completamente diverse dalle precedenti.
Holaa!
Allora? Quanto mi odiate adesso da 1 a infinito??
Cosa pensate comporterà la presenza di Charlie? E perché Fred e Rae hanno reagito così??
P.S. questa è la canzone se volete sentirla 💕
https://youtu.be/PwV2G6zQEpY
-R💕
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