Capitolo Sedicesimo
La sveglia trillò rumorosa interrompendo la quiete della stanza dei gemelli. Fred odiava quella sveglia con ogni particella del suo corpo, ma suo padre l'aveva costruita l'inverno precedente ed erano stati costretti a tenerla. Quella piccola scatoletta quadrata, dalla quale saltava fuori una Mandragola urlante ogni volta che suonava, era stata posizionata sul comodino tra i due letti.
Fred grugnì, sbattendo i pugni sul materasso accanto al suo corpo. La sera precedente Verity aveva inviato loro una lettera dicendo di raggiungerla al negozio, a quanto pareva una consegna errata era arrivata nel loro ufficio. Il rosso si sfilò il cuscino da dietro la testa e lo lanciò a suo fratello, ancora profondamente addormentato.
''Svegliati George, sta mattina non ho voglia di buttarti giù dal letto!''
In risposta il suo gemello sbuffò, facendogli roteare gli occhi. La giornata di certo non era iniziata nel migliore dei modi e Fred sentiva il nervosismo crescere sotto la sua pelle. Con un colpo d'anca si mise seduto sul letto, poggiando i piedi sul freddo pavimento di legno. Si strofinò distrattamente le palpebre semichiuse e si mise definitivamente in piedi. Tutto ciò di cui aveva bisogno era una lunga doccia ghiacciata.
Afferrò il bicchiere sul comodino e bevve un lungo sorso d'acqua, sentì il liquido scorrere nella sua gola come se fosse linfa rigeneratrice. Scalciò le pantofole da un lato e, a piedi nudi, si diresse fuori dalla camera da letto. Essendo il primo ad essersi svegliato si diresse verso il bagno alla fine del corridoio, l'unico che aveva la chiave alla porta. Arrivato lì davanti però, le sue spalle si curvarono per a delusione. La porta era chiusa. Bussò più volte, insistentemente, cercando di far capire la fretta che quella mattina lo tormentava. Sentì lo scrosciare dell'acqua fermarsi e, pochi secondi dopo, la porta si aprì. Davanti ai suoi occhi, avvolta da vapore perlaceo, c'era la piccola figura di Rae.
Il suo corpo era avvolto da un bianco asciugamano in cotone, i capelli le ricadevano bagnati sulle spalle nude. Fred sussultò e si passò la lingua tra le labbra, gli occhi incollati su di lei. Piccole gocce scorrevano ancora sulla sua pelle, seguendo strade che voleva fossero riservate solo alle sue mani.
''Buongiorno Freddie''
Sussurrò lei facendo un passo in avanti, avvolse le braccia attorno al collo del ragazzo e avvicinò il corpo al suo. Fred irrigidì la mascella, le sue mani si avvolsero attorno ai suoi piccoli fianchi e strinsero il sottile strato di cotone che li divideva.
''Ti sei svegliato di malumore oggi?''
Sussurrò ancora lei facendo scorrere le dita, ancora bollenti e umide dalla doccia, sul suo petto nudo. Percorse il solco tra i suoi pettorali, scendendo sul suo addome, piatto e tonico, che si contrasse al contatto.
''Hai ancora un po' di sapone sulla pelle''
Mormorò lui, la voce ancora arrochita dal sonno, mentre si abbassava sul suo collo. Il profumo di mandorle del bagnoschiuma invase le sue narici facendogli socchiudere gli occhi. Lasciò una lenta e umida scia di baci sul suo collo sottile, la stringeva contro il suo corpo il più possibile. Il desiderio di lei cresceva dirompente nel suo stomaco.
'' Penso tu abbia ragione...forse dovrei tornare sotto l'acqua''
Sospirò lei prima di passarsi la lingua tra le labbra. Socchiuse gli occhi e piegò la testa all'indietro, le sue gambe tremavano per il piacere che le sue labbra le provocavano.
''Forse dovrei venire con te, non vorrei mai che ti restasse qualcosa addosso''
Soffiò sulla sua pelle bagnata facendola rabbrividire. Lei si aggrappò con entrambe le mani alle sue spalle, sentiva i suoi muscoli contratti sotto le dita.
''Fred..''
Sussurrò contro il suo orecchio, la voce flebile dal desiderio. Il ragazzo fece scorrere le mani fino alle sue cosce nude, la sollevò e lei si aggrappò a lui, come se da ciò dipendesse la sua stessa esistenza. Fred fece qualche passo in avanti, lo sguardo languido puntato nel suo, ed entrò nel bagno, chiudendosi la porta alle spalle con un piede.
George ci aveva messo ben un quarto d'ora per alzarsi dal letto, non desiderava altro che rotolarsi nelle comode e calde lenzuola per almeno altre tre ore ma il dovere lo chiamava. Aprì e chiuse più volte gli occhi per abituarsi alla forte luce che aleggiava nella stanza, Fred aveva preso il brutto vizio di spalancare le finestre appena sveglio. Non trovando suo fratello nella stanza dedusse che fosse andato a farsi una doccia e così, per accelerare i tempi, andò nel bagno del pianterreno per lavarsi. Il getto d'acqua ghiacciato fu come un anelito di vita sulla sua pelle. La sua schiena si raddrizzò e i suoi occhi si spalancarono. Odiava svegliarsi presto la mattina e quello era l'unico modo per attivarsi velocemente. Una buona mezz'ora dopo prese il coraggio di chiudere il rubinetto. Si portò le mani tra i capelli e li scosse velocemente per rimuovere l'umidità in eccesso, come sempre li avrebbe fatti asciugare al naturale. Si avvolse un asciugamano attorno alla vita e, sbadigliando, tornò al piano di sopra. Di suo fratello, in camera, ancora nessuna traccia. Scrollò le spalle non curante e afferrò le prime cose sotto tiro dal cassettone: un jeans chiaro e una maglietta a righe bianca e nera. Controllò l'orario sul'orologio, le sette e trenta, aveva tutto il tempo per fare colazione.
Erano ormai le otto passate quando la figura di suo fratello entrò in cucina. Un sorriso smagliante incorniciava il suo volto, i capelli rosso fuoco cadevano umidi e disordinati sulla sua fronte. Gocce sfuggenti bagnavano la maglietta bianca che indossava, infilata dentro un pantalone della tuta grigio.
''Buongiorno Georgino del mio cuore''
Sentenziò allegramente Fred. Diede una pacca vigorosa sulla schiena del fratello e afferrò una tazza dalla credenza, la quale venne immediatamente riempita fino all'orlo di caffè nero.
''Come mai così di buon umore? Non sei la stessa persona che mi ha lanciato un cuscino in faccia questa mattina?''
Chiese George con un sopracciglio alzato e lo sguardo divertito. Fred stava per ribattere quando passi veloci e costanti rimbombarono nelle scale, pochi secondi dopo Rae comparve sulla soglia della cucina. Era avvolta in un leggero vestitino bianco fatto all'uncinetto, i capelli ancora completamente bagnati che le ricadevano disordinatamente sulla schiena. George sgranò gli occhi, passando lo sguardo più volte tra suo fratello e la ragazza, entrambi con un ghigno colpevole impresso sul volto.
''Non voglio sapere''
Ghignò divertito George, scosse la testa e si infilò un biscotto alla cannella in bocca.
''Tanto non lo avresti saputo comunque!''
Sentenziò Fred sedendosi al suo fianco. Afferrò un muffin ai mirtilli dal piatto in ceramica e, dopo aver aperto l'involucro, lo addentò affamato.
''Oh si che l'avresti saputo''
Mormorò divertita Rae guardando il suo migliore amico, entrambi scoppiarono in una fragorosa risata. Si erano sempre raccontati ogni singolo dettaglio delle rispettive notti di fuoco, non tralasciando assolutamente nulla e il fatto che il soggetto ora fosse suo fratello non avrebbe cambiato niente. Fred accartocciò la carta del muffin in una pallina e la lanciò tra i capelli della sua ragazza.
''Guai a te!''
Rae ridacchiò e incrociò le braccia al petto.
''Paura, Weasley?''
''Non di te, Phelps''
Rispose immediatamente il rosso guardandola con aria di sfida mentre si passava la lingua tra i denti. George roteò gli occhi e alzò la mano destra in aria.
''Basta cosi, mammocci, dobbiamo andare''
Fred annuì e si infilò l'ultimo boccone di muffin in bocca mentre George lasciava un bacio tra i capelli della sua migliore amica. Anche Fred, dopo che suo fratello sparì in salotto, si avvicinò alla ragazza e le lasciò un veloce bacio sulle labbra facendola ridacchiare.
''Sai di mirtilli''
Fred sorrise divertito e le premette l'indice sulla punta del naso, che lei subito arricciò. Sul suo viso si formò un'espressione così tenera che il cuore del ragazzo fece una giravolta. Le lasciò altri baci veloci e poi sussurrò sulle sue labbra ''Quando torno sta sera fatti trovare pronta, ti porto in un posto che ti piacerà da impazzire''. Un sorriso smagliante crebbe sul viso della ragazza che annuì entusiasta, facendo balzare qua e là i riccioli ancora umidi. Il rosso le fece un veloce occhiolino e si infilò lo zaino in spalla, correndo per raggiungere suo fratello.
La giornata al negozio fu più stressante del previsto. I due gemelli si resero conto che tra gli scaffali c'erano veramente troppe cose da fare: riorganizzare la merce, sistemare quella nuova e modificare il listino prezzi. Tutto questo circondati da numerosi clienti che desideravano essere serviti dai gemelli Weasley in persona. In un momento di pausa George si avvicinò a suo fratello, accovacciato per etichettare le numerose pozioni d'amore.
''Dobbiamo assumere qualcun altro Fred''
Disse in un sospiro. Gli occhi iniziarono a vagare sugli scaffali di fronte al suo naso, alla ricerca del minimo errore.
''Hai ragione, non so come abbiamo potuto pensare di lasciare Verity da sola in questo periodo di pausa''
Annunciò Fred rimettendosi in piedi, afferrò la bacchetta dalla tasca e trasfigurò uno degli scatoloni vuoti in un cartellone. George sfilò la sua bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni e scrisse l'annuncio su uno dei due lati.
''Dallo a me, lo metto in vetrina.''
Disse il gemello minore. Prese il cartellone tra le mani e si avvicinò all'ampia finestra accanto la porta, sicuramente qualcuno avrebbe risposto subito.
''Mando un gufo a Rae, le dico che prima dell'orario di cena non riusciamo a tornare''
La voce di Fred era delusa nel dire quella frase. Lui e Rae non avevano mai avuto un vero ''primo appuntamento'' e voleva che tutto fosse perfetto. Aveva pensato ad ogni minimo dettaglio: nessun banale ristorante, niente vestiti sontuosi ed eleganti. Voleva che ogni parte di quella serata rispecchiasse il loro essere e, grazie ad un piccolo consiglio di suo padre, aveva trovato il luogo perfetto.
Rae era distesa sull'erba sotto la solita quercia. Le margherite spuntavano sporadiche tra i suoi riccioli che si allungavano disordinati sul prato. Il sole trapelava flebile attraverso il folto fogliame della chioma del possente albero. La sua mente era totalmente immersa tra le righe nere del libro che stava leggendo, tenuto saldamente davanti il viso per creare un po' d'ombra. Un battito d'ali fu l'unica cosa che riuscì a distrarla. Girò il volto verso sinistra e vide Errol, il gufo grigio dei Weasley. La mora si mise seduta e posò il libro al suo fianco, l'uccello le si avvicinò saltellando, una lettera stretta nel becco. La afferrò con delicatezza e diede all'animale qualche biscotto di quelli che stava mangiando.
''Scheggia, non riusciamo a tornare prima di cena purtroppo. Il nostro appuntamento però non è annullato! Vestiti comoda!
Ti amo, Fred.''
Sentì il calore diffondersi sulle sue guance e ringraziò Merlino per essere da sola. Non capiva come fosse possibile sentire le ossa tremare al solo pensiero di lui, anche attraverso una semplice lettera. Non si era ancora abituata a sentire quelle due paoline uscire dalle sue labbra, ma vederle lì, impresse nero su bianco, la fece sorridere come non mai. Impresse per sempre su carta. Strappò accuratamente la pergamena attorno a quell'ultima frase e la infilò tra le pagine del suo libro. L'avrebbe tenuta per sempre.
Un bubbolio e uno spostamento d'aria l'avvertirono della ripartenza di Errol. Rae si passò la lingua tra le labbra e sorrise ancora. ''Ti amo, Freddie.'' Pensò tra sé e sé mentre si stendeva a pancia in giù, riprendendo la lettura, con la mente che però viaggiava in tutt'altri universi.
I due gemelli si smaterializzarono nel salotto verso le ventuno. La pesantezza di quella giornata irrompeva sulle loro spalle. L'unico desiderio che aveva permesso a George di arrivare a casa era quello del suo letto caldo che aspettava solo le sue ossa stanche. L'unico pensiero di Fred, invece, era Rae.
Il rumore delle posate che sbattevano contro i piatti e delle risate arrivava forte alle loro orecchie. Probabilmente erano ancora tutti seduti a cenare. Con un cenno del capo George fece segno al fratello di andare dal resto della famiglia, non avevano messo niente sotto i denti e i loro stomaci brontolavano costantemente.
''Ciao bambini miei! Vi ho messo un po' di lasagna da parte!''
Esclamò Molly facendo segno ai suoi figli di accomodarsi. George non se lo fece ripetere due volte e si fiondò sul suo piato come un cane randagio su un osso. Fred rimase in piedi, lo sguardo incatenato in quello di Rae. La mora era in piedi davanti al lavandino e il ragazzo pensò, ancora una volta, di non aver mai visto niente di più bello. I suoi folti riccioli erano stati lasciati morbidi lungo la schiena, tranne la parte superiore che era stata legata in due piccoli chignon. I suoi occhi neri erano messi in risalto da un leggero strato d'ombretto color carne e del mascara. Le labbra carnose spiccavano, rosso fuoco, chiamandolo a sé come se fossero stregate. Il suo petto era avvolto in un top color crema, era legato dietro il collo e scendeva a triangolo sui seni, allargandosi poi in una fascia che le circondava la vita, sopra l'ombelico. Dei Jeans a caramella le cadevano morbidi sulle gambe sottili. I piccoli piedi avvolti nelle sue solite converse.
Fred ignorò completamente ogni altra persona nella stanza, lasciò cadere lo zaino a terra, non curandosene minimamente. Con due grandi falcate la raggiunse, le avvolse il viso con entrambe le mani e posò le labbra sulle sue.
A quel contatto improvviso lo stomaco di Rae si sciolse come un cubetto di ghiaccio sotto il sole. I suoi occhi si chiusero e il suo corpo si abbandonò contro quello del ragazzo. Posò le mani sul suo petto e strinse la sua maglietta, doveva aggrapparsi a lui per sentire che era tutto vero.
Il momento fu interrotto da Ron e Harry che si lasciarono andare ad applausi e grida entusiasta. Rae e Fred ridacchiarono, l'uno contro le labbra dell'altra, prima di interrompere quel bacio.
''Aspettami, vado a cambiarmi''
Le sussurrò Fred. Lei annuì semplicemente, anche se avrebbe voluto sussurrargli che lo avrebbe aspettato sempre, per tutta la vita. Il rosso sparì velocemente per le scale, riuscendo a salirli due a due grazie alle sue gambe lunghe. Quando tornò con lo sguardo sui commensali Rae subito arrossì, trovandosi lo sguardo di tutti loro addosso, anche Arthur e Molly. Quest'ultima si alzò, prima che la mora riuscisse a dire qualsiasi cosa, e la avvolse in un caldo abbraccio.
''Benvenuta ufficialmente in famiglia, bambina mia''
Gli occhi della ragazza si fecero lucidi e il labbro inferiore le tremò appena mentre le sussurrava un ''Grazie'' con voce flebile.
Fred ci mise meno di dieci minuti per sistemarsi, non voleva attendere ancora per quella serata. Scese velocemente le scale e con un sorriso smagliante si appoggiò allo stipite della porta.
''Andiamo?''
Mormorò allegro guardando la mora negli occhi che subito annuì. Rae non smise di osservare, guardare e ammirare ogni minimo dettaglio del suo amato mentre uscivano dalla casa. Era tremendamente bello. Indossava un pantalone nero molto morbido, con la vita leggermente alta. Lei amava quando indossava quel genere di pantaloni, cadevano dannatamente bene sulle sue gambe lunghe e muscolose. Il suo busto era avvolto in una leggera camicia di lino bianco, rigorosamente infilata nei pantaloni e, come sempre, sbottonata fino al quarto bottone. Sul suo petto si intravedeva una sottile catenina in argento, alla fine della quale vi era un ciondolo, una runa antica che rappresentava la famiglia. Il pollice della mano destra era decorato con un anello in acciaio, largo più o meno un centimetro. Attorno al medio della mano sinistra invece aveva un anello squadrato, nel quale vi era incastonata una Malachite. Fred aveva comprato quell'anello il giorno dopo lo smistamento, Rae era stata messa in Serpeverde e, in quel modo, era come se lei fosse sempre al suo fianco.
''Dove mi porti?''
Disse allegramente la mora saltellando al fianco del suo ragazzo, aveva sempre amato le sorprese e lui lo sapeva bene. Fred ridacchiò divertito e fece scorrere la sua mano in quella della ragazza. Le loro dita si incastrarono perfettamente, come pietre di un mosaico.
''Non essere impaziente!''
Rae strinse la sua mano e si avvicinò con il viso al suo braccio, lasciandoli un morso sulla pelle scoperta.
'' Sai che la pazienza non è una mia virtù!''
Fred sussultò al contatto leggero dei suoi denti e scosse la testa divertito.
'' E secondo te a me importa?''
Mormorò girandosi verso di lei, con un sopracciglio alzato. Rae alzò la mano libera, pronta a ribattere, ma prima di riuscirci sentì una stretta allo stomaco e la sensazione di essere tirata per l'ombelico la invase. Si stavano smaterializzando.
''Potevi almeno avvertirmi, stupido!''
Brontolò la mora cercando di mantenersi in equilibrio, non era psicologicamente pronta a quello sballottamento.
''Zitta e girati''
Mormorò il rosso dopo aver roteato gli occhi, il giorno in cui lei avrebbe smesso di commentare qualsiasi cosa avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi. Posò le mani sulle spalle di lei e la fece voltare. Davanti ai loro occhi si estendeva un immenso Luna Park, stracolmo di qualsiasi giostra che riuscissero ad immaginare. Era avvolto in da un bagliore quasi mistico grazie alle innumerevoli luci colorate che lo abbellivano. Rae iniziò a saltare sul posto entusiasta. Amava i parco giochi. Strinse vigorosamente la mano di Fred e iniziò a correre verso l'ingresso, fermandosi solo una volta superata l'arcata di benvenuto. Il ragazzo sorrise nel vedere gli occhi di lei brillare in quel modo, le aveva visto quello sguardo anche la prima volta che era venuta nel suo negozio.
''Da dove iniziamo?''
Chiese entusiasta la mora. Fred si portò la mano libera sotto il mento e iniziò a scrutare le varie bancarelle.
''Andiamo lì!''
Urlò allegro tirandola verso uno stand in legno bianco. Sulla cima vi era una tenda a righe verticali, rosse e verdi. Davanti a loro c'era un bancone sul quale vi erano posate diverse pistole a piombini. Dalla tenda pendevano numerosi orsacchiotti e peluche di ogni genere, dietro le quali cinque file di lattine di bevande, tutte ammaccate, aspettavano di cadere.
''Salve ragazzi, una o due pistole?''
Chiese cordiale il ragazzo dietro il bancone, aveva circa la loro età ed indossava un simpatico completo azzurro, con tanto di cappellino abbinato.
''Due ovviamente!''
Sentenziò sicura Rae. Fred ridacchiò insieme al ragazzo. Quest'ultimo, dopo che Rae posò dieci sterline sul bancone, caricò i proiettili in plastica nelle pistole. Il ragazzo dai capelli fiammeggianti non dibatté quando lei pagò, aveva rinunciato a combattere quella battaglia tanti anni prima, non gli aveva mai permesso di pagare sempre tutto lui.
''Pronto, pisellino?''
Disse lei facendolo ridacchiare divertito. Fred non aveva mai avuto dubbi: non avrebbe mai rinunciato a quel soprannome.
''Pronto, scheggia!''
Quando il ragazzo diede loro il via iniziarono a sparare. Concentrandosi come non mai. Il rumore violento della plastica contro il metallo era costante. Palline giallo fluorescente volavano in tutte le direzioni, fortunatamente avevano indossato degli enormi occhialoni trasparenti per proteggersi. Le lattine cadevano numerose sotto lo sguardo allibito del ragazzo in blu, probabilmente tutti quelli che giocavano a quel gioco avevano una mira penosa. La tensione era alta tra i due, anche una semplice giocata diventava una vera e propria sfida all'ultimo sangue. Le loro pistole si scaricarono contemporaneamente, iniziando a fare un rumore d'aria ogni volta che premevano a vuoto il grilletto. La battaglia era finita. Fred colpì con successo diciotto lattine su venti, Rae venti su venti.
''Sono troppo forte!''
Esclamò la mora entusiasta. Posò la pistola sul bancone e Fred le avvolse un braccio intorno alle spalle stringendola al suo fianco. Quella volta le avrebbe concesso di godersi la vittoria, d'altronde ovviamente lui l'aveva lasciata vincere solo perché si considerava un gentiluomo!
''Se volete potete unire i punti e scegliere un premio più grande''
Annunciò il commerciante mentre indicava la fila più in alto di peluche, notevolmente più grandi e belli degli altri.
''Scegli quello che vuoi, amore mio''
Mormorò Fred tra i suoi capelli, dopo averle lasciato un bacio. Sul volto di Rae si aprì un enorme sorriso e fece un piccolo saltello sul posto. Con occhi grandi e allegri scrutò i vari giocattoli fino a quando non individuò quello perfetto. Un peluche a forma di unicorno con una lunga criniera e una lunga coda rosso fuoco.
''Quello lì''
Disse soddisfatta puntando l'indice verso la sua preda, lo smalto bianco brillò sotto le luci al neon. Il ragazzo le sorrise e le mise tra le mani l'animaletto di stoffa.
''Si chiamerà Fredorno, ha i capelli rossi come i tuoi!''
Mormorò ancora girandosi verso il suo ragazzo. Fred scoppiò in una fragorosa risata e scosse la testa. Le prese il naso tra le nocche dell'indice e del medio e lo tirò piano.
''Sei proprio stupida!''
Passarono almeno tre ore a girare e correre tra le varie giostre e i vari stand. Le stelle erano alte in cielo decorando ancor di più quella notte piena di luce. La calca di persone si stava pian piano dissolvendo ma i due non ci fecero molto caso. Le loro risate e le loro grida allegre riecheggiavano nell'aria insieme alla musica delle bancarelle. Baci erano stati rubati sulle tazze ballerine. Le mani intrecciate sui cavallucci della giostra. Spinte e schiaffi per lo spavento erano volati nella casa degli orrori: Fred aveva sferrato un bel cazzottone sul naso rosso di un Clown fantasma.
''Io ho fame!''
Brontolò il ragazzo portandosi una mano sul ventre, non aveva toccato cibo a cena ed ora la mancanza si faceva sentire. Rae gli lasciò un bacio sulla spalla e strinse la sua mano.
''Vieni amore mio, lì si mangia.''
Il rosso sorrise a quelle parole, solo Merlino poteva sapere che cosa sentisse ogni volta che lei lo chiamava in quel modo. Rae si avviò verso la bancarella ma lui non la lasciò andare, le strinse la mano e la tirò a sé, contro il suo petto.
''Dammi un bacio prima.''
Mormorò poggiando la fronte sulla sua. Avvolse le braccia attorno la sua vita sottile, reggendo il peluche con una mano. I loro corpi talmente vicini da non essere distinguibili, nemmeno un filo di vento riusciva a passare. Rae ridacchiò e posò una mano al centro del suo petto, tra i lembi della sua camicia aperta. Fece scorrere l'altra tra i suoi capelli, scendendo fino alla nuca.
''Chiedimelo ancora''
Sussurrò lei con voce sottile. Si alzò sulle punte e strofinò il suo naso freddo contro quello del ragazzo. Da quella vicinanza il suo viso era qualcosa di indescrivibile. Poteva contare le pagliuzze verdi nei suoi occhi dorati. Poteva contare le sue lunghe ciglia rosse. Poteva contare le sue innumerevoli lentiggini.
Fred rabbrividì, il respiro di lei sulle sue labbra era caldo. Sentiva i loro cuori battere insieme attraverso le casse toraciche.
''Baciami''
Mormorò lui, così piano da poter essere udito solo dalle orecchie di Rae. Lei sorrise e strinse i capelli dietro la sua testa, avvicinandolo a sé e annullando completamente ogni distanza. Le loro labbra, morbide e calde, si muovevano naturali le une contro le altre. Le loro lingue si sfioravano, bramando quel sapore unico dei loro gusti uniti. Irruenti, bisognosi e necessari quei baci. Fuoco e tempesta inglobati insieme.
Decisero di tenere la ruota panoramica come giostra finale. Erano seduti l'uno accanto all'altra sul seggiolino color blu elettrico. I gomiti di Fred erano poggiati sull'asta in metallo che li assicurava ai sedili. In una mano teneva un lungo stecco attorno al quale era avvolta una enorme nuvola di zucchero filato azzurro.
''Secondo te a che gusto è?''
Chiese il rosso strappando un pezzo di zucchero cotonato e portandoselo tra le labbra. Al contatto con la saliva subito si sciolse facendo attoricigliare la sua lingua al sapore dolce.
''Non credo abbia un sapore Freddie, penso siano solo quintali e quintali di colorante per cibo!''
Mormorò lei ridacchiando. Potò l'indice all'angolo delle sue labbra e lo pulì da una macchia azzurrina che era rimasta.
''Secondo me ha un sapore, assaggia!''
Esclamò Fred staccando un altro pezzo e avvicinandolo al viso di lei. Rae ridacchio e spalancò la bocca il più possibile mentre lui, ridendo, la riempiva di zuccheri.
''Forse sa di qualcosa..''
Disse lei pensierosa. Fece scorrere la lingua attorno al palato per togliere ogni residuo.
''Vedi! Di cosa sa?!''
Esclamò alzano una mano in aria soddisfatto.
''Di zucchero, Fred!''
Rae scoppiò a ridere non appena sul viso di Fred si formò un broncio per la sua risposta. Scosse la testa e gli afferrò le guance tra le mani, stampandogli un sonoro bacio a schiocco sulle labbra.
''Forse hai ragione, sa di zucchero! Ma devo riprovare!!''
Esclamò con un ghigno malandrino sul volto. Fred iniziò a lasciare numerosi baci sulle labbra di lei, spostandosi poi su ogni singolo punto del suo viso. Ridevano come non mai con i cuori che esplodevano dalla gioia. Le gambe che penzolavano nel vuoto sotto di loro e la luna che accompagnava il loro amore felice.
Buon pomeriggio!!
Ecco a voi il capitolo sedici! Mi sono divertita molto a scriverlo sinceramente.
L'idea di quei due che fanno i pazzi in un Luna Park mi sembrava molto carina 💕
Come sempre spero vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate 💕
-R
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top